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Cosa è incluso
- Acqua in bottiglia illimitata
- Aereo internazionale, se non espressamente pagato
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- Facchinaggio per un massimo di due bagagli a persona
- Mappa souvenir splendidamente illustrata
- Servizi non espressamente indicati nell'itinerario
Questo viaggio è l’ideale per chi riesce a trovare appagamento tra la natura e i panorami mozzafiato che offrono tutte queste località in provincia di Lucca e le tradizioni materiali e non. In questo viaggio emozionante e dinamico scoprirete alcuni tra i borghi più belli d’Italia come Casoli che ha da offrire anche i suoi suggestivi graffiti. Ma il tour non si ferma solo alla visita di borghi ma anche di vere e proprie meraviglie architettoniche come il Ponte della Maddalena, il Tunnel del Cipollaio che oltre al loro aspetto sorprendente hanno anche una storia dietro molto interessante.
Ovviamente dopo essersi immersi nella natura incontaminata attraverso la visita dell’Isola Santa e Camaiano si darà spazio anche ad un pò di sana cultura, ovviamente dove, se non nei musei come quello della Resistenza a Sant’Anna di Stazzema…che va a tramandarci l’orribile tragedia dell’eccidio avvenuto nel ’44.
LA TRADIZIONE DEI TAPPETI ARTISTICI DI CAMAIORE È UNICA IN ITALIA
Stiamo parlando di tappeti di Segatura ovvero meravigliosi strati di segatura colorata che danno vita a sontuosi e pregiati tappeti colorati e differenti per forme e raffigurazioni.
Si tratta di uno spettacolo unico in Italia. Ogni anno tantissime persone corrono ad ammirare perché è davvero meraviglioso. La notte precedente alla festa religiosa del Corpus Domini, a Camaiore, gli abitanti del posto scendono in strada e tessono tappeti di segatura. Questi hanno vita davvero breve. Vengono, infatti, cancellati poi dalla processione religiosa che attraversa il centro storico il giorno seguente.
UN ARTE CHE SI DISSOLVE IN UNA NOTTE MA CHE DURA SECOLI
Ma si andranno a visitare pure gli scavi archelogici di Luni cui conservano secoli di storia romana. Concludendo in poche parole questo è un itinerario che nonostante comprenda località tristemente note sono comunque ricche di storia da raccontare per non dimenticare ciò che è successo negli anni passati, ed anche un fiore all’occhiello giustamente per i visitatori.
Immaginate una falce di luna montuosa che divide la costa tirrenica della Toscana, dalla sua anima più aspra e alpina: la Garfagnana. Uno spicchio di rocce accigliate che si vedono ad occhio nudo, dal mare della Versilia. Stiamo parlando del Parco delle Alpi Apuane, una delle aree montane più importanti della regione. Ospita paesaggi e ambienti naturali di insolita bellezza.
La Garfagnana è situata nel nord della Toscana, al confine fra la Lunigiana ed i territori di Matilde di Canossa in Emilia: è una Toscana diversa, selvaggia e autentica. La Garfagnana è una verdissima valle incantata ricca di perle meravigliose da visitare.La Garfagnana, racchiusa tra Alpi Apuane ed Appenini, seppur vicina a città importanti come Lucca, Pisa, Firenze e alla Versilia, è rimasta nel tempo autentica.
La Versilia è quella parte della Toscana nord-occidentale che fa capo alla provincia di Lucca e si estende tra le Alpi Apuane e la costa bagnata dal Mare Tirreno.
Oggi la Versilia moderna, comprende sette comuni toscani: Camaiore, Forte dei Marmi, Massarosa, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema e Viareggio.
Un tempo invece la situazione era diversa. La cosiddetta “Versilia storica” o “Versilia medicea” comprendeva le comunità di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza e Stazzema. Si trattava di un vero e proprio territorio riconosciuto nel 1513 da Papa Leone X, come possedimento della famiglia fiorentina dei Medici.
Ci piace pensare alla Versilia non solo come ad una terra benedetta da un clima mite e dalla sabbia fine, ma come un mondo a parte, fatto di cultura, mare e montagna in grado di suscitare forti emozioni in chiunque passi di qui, anche solo per un giorno.
Un mondo affascinante ruota intorno alle Alpi Apuane. Un universo composto di panorami straordinari, sentieri e passeggiate nel verde. Non è stato facile selezionare alcune delle attrattive da vedere. Contiamo che gli itinerari scelti possano farvi davvero apprezzare il paesaggio e regalarvi un’esperienza unica da vivere. Allacciate le cinture, si parte.
BARGA: LO SAPEVI CHE C’È UN’OPERA UNICA IN TOSCANA?
Per non dimenticare
Gli orrori di una guerra, di tutte le guerre
A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.
La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.
Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.
La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.
LA MEMORIA
Siccome eravamo bambini tutti piccoli, la mi mamma ci nascose in un bosco e si rimase in quel bosco fino a che non si sentì degli spari. Finiti gli spari, quando fu tutto calmo, si sparse la voce che avevan distrutto il paese e che avevano ammazzato la gente.
Luciano Lazzeri, superstite dell’eccidio
1° GIORNO: ROMA – CASOLI 31 maggio
Ritrovo dei partecipanti in luogo e orario da definire e partenza in direzione di Casoli. Casoli è tra i Borghi più belli d’Italia e ha scorci suggestivi che si svelano a chi girovaga senza meta tra i suoi vicoli, è diventato particolarmente famoso negli ultimi anni per i bellissimi graffiti, realizzati in ogni angolo del paese da artisti e studenti della scuola d’arte. Dalla Piazza si può iniziare una passeggiata addentrandosi nel paese verso la Chiesa, trovando molti graffiti lungo la stradina e passando davanti alla Casa Museo Murabito. Sono proprio dedicati al grande artista Rosario Murabito, che ha abitato a Casoli per lungo tempo, i graffiti che negli ultimi anni sono stati fatti durante le edizioni dell’evento “Sgraffiti a Casoli”, celebrando il primo graffito fatto da Murabito nella piazza principale nella metà del ‘900.
Proseguendo lungo la strada si trova una bella Chiesa con piazzale, la Chiesa di San Rocco.
Accanto alla chiesa c’è una stradina che porta fino alla località di Rombolo in circa 5 minuti a piedi. E’ un viottolo nel bosco ma fattibile anche con bimbi piccoli, a metà strada si trova una marginetta con la Madonna molto suggestiva, mentre più avanti arriverete al famoso “lavatoio” utilizzato un tempo per lavare i panni. Tornando alla Chiesa e ripercorrendo il cammino si raggiunge di nuovo la piazza.
Da qui si può percorrere la via principale verso Trescolli e scendere dalla via della Margina per raggiungere dopo alcuni scalini il Lavatoio, un luogo molto particolare dove un tempo le donne andavano a lavare i panni. Proprio qui c’è uno dei più bei graffiti, anche se con gli anni si è un po’ sciupato con l’umidità. Scendendo si trova la località della “Margina”, dalla raffigurazione della Madonna, accanto ci sono degli scalini che portano verso un sentiero nel bosco, dal quale si raggiunge in circa 5-10 minuti il cimitero del paese. E’ un bel sentiero che passa accanto ad un piccolo fiume, ricco di vegetazione, in mezzo alla natura.
Trasferimento in hotel cena e pernottamento.
2°GIORNO: SANT’ANNA DI STAZZEMA – CAMAIORE
Prima colazione e partenza verso Sant’Anna di Stazzema.
Nell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, compiuto dai nazifascisti, vennero uccisi 560 civili, tra cui 130 bambini. La memoria della strage è conservata in un museo ricavato sulla vecchia struttura delle scuole elementari del paese ed inaugurato nel 1982. Il percorso museale accompagna i visitatori con una narrazione che parte dalla data dell’armistizio del settembre 1943 per arrivare ai terribili eventi dell’eccidio. Al suo interno il Museo è ricco di contenuti multimediali e di un importante centro di documentazione (Archivio e Biblioteca). Lo spazio museale è immaginato come l’articolarsi di un percorso aperto, con elementi di corrispondenza e punti di visuale che evidenziano il rapporto spaziale tra le esposizioni interne ed il paesaggio circostante, dove gli eventi descritti di verificarono.
Visita al Museo Storico della Resistenza, All’alba del 12 agosto 1944, sui monti dell’Alta Versilia, si consumò una delle pagine più tragiche della Seconda guerra mondiale.
Il Museo Storico di Sant’Anna di Stazzema è stato inaugurato nel 1982, dal Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini, ed è dedicato ai temi della Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza e degli atroci eccidi nazi-fascisti.
Il percorso museale accompagna i visitatori con una narrazione che parte dalla data dell’armistizio del settembre 1943 per arrivare ai terribili eventi dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, avvenuto all’alba del 12 agosto 1944, in cui morirono per mano dei nazi-fascisti circa 540 persone tra uomini, donne e bambini.
Al suo interno il Museo è ricco di contenuti multimediali e di un importante centro di documentazione (Archivio e Biblioteca) E’ possibile visitare i luoghi che furono il doloroso teatro dell’eccidio: la piazza della Chiesa e i borghi del paese su cui si abbatté la furia omicida dei nazi-fascisti. Nel percorso è possibile seguire delle opere artistiche che raffigurano la via Crucis, ponendo a parallelo tra la passione di Gesù Cristo e i principali avvenimenti della strage di Sant’Anna, luogo simbolico è il Monumento Ossario, il sacrario dove riposano le vittime della strage, in un punto panoramico che abbraccia idealmente tutta la Versilia.
Sulla facciata esterna, al fianco della lapide che riporta l’epigrafe di Calamandrei a Kesselring, è posta una riproduzione scultorea di un particolare di “Guernica” di Picasso.
Pranzo libero a Camaiore.
Passeggiare tra le vie di Camaiore vuol dire fare un salto indietro nel tempo e scoprire la sua anima medievale. Infatti, nel lontano 1374 Lucca decise di trasformare la città in un castello fortificato e fece costruire un’imponente cinta muraria. Le mura avevano 13 torri e 4 diverse porte cittadine.
L’unica porta ancora in piedi è la Porta di San Pietro, chiamata anche Porta Lombricese, che si trova nell’incrocio tra via Tabarrani e via Sterni, nel centro storico. Anche le mura sono ormai andate perse in gran parte, l’unica parte della struttura difensiva rimasta è un piccolo tratto sempre vicino la porta.
Colleggiata Santa Maria Assunta E’ una delle attrazioni principali, nonché principale luogo di culto. Si trova proprio nel centro della città, è un vero punto di riferimento e anche il punto di partenza perfetto per sviluppare un itinerario alla scoperta della centro storico.
Costruita nel 1278, è in stile romanico e al suo interno custodisce dei bellissimi affreschi, come l’Incoronazione della Vergine di Benedetto Brandimarte, dipinto sulla cupola, e la Comunione degli apostoli di Piero Dandini. Fuori la chiesa si trova l’imponente campanile che fu costruito in seguito, nel 1365.
Dopo questa bella passeggiata a Camaiore,rientro in hotel cena e pernottamento.
Oggi a c’è la possibilità di assistere ad un evento UNICO in Italia:
LA TRADIZIONE DEI TAPPETI ARTISTICI DI CAMAIORE È UNICA IN ITALIA
Stiamo parlando di tappeti di Segatura ovvero meravigliosi strati di segatura colorata che danno vita a sontuosi e pregiati tappeti colorati e differenti per forme e raffigurazioni.
Lo abbiamo anticipato poco sopra, per realizzare il tappeto di segatura ci vuole una sola notte.
Il lavoro di progettazione, però, inizia molti mesi prima, solitamente a gennaio. Dapprima viene stabilito un tema che dovrà essere rievocato in ogni tappeto. In base al tema i vari gruppi iniziano con la stesura del progetto.
La segatura viene preparata e colorata nel corso dei mesi, così come gli “stampi” da utilizzare durante la notte. Un lavoro minuzioso frutto dell’esperienza dei responsabili dei singoli gruppi cittadini.
LA SCELTA DEI TEMI DI ANNO IN ANNO
Ogni gruppo di tappetari è libero di interpretare il tema a proprio piacimento, anche se in molte edizioni tutti i gruppi si sono accordati per realizzare tappeti che avessero un proseguimento logico tra loro, come ad esempio l’edizione del 2018 a tema “Via Francigena”.
Ogni gruppo di lavoro ha realizzato due delle tappe del cammino della via Francigena come se ogni tappeto fosse il passaggio per una delle città che compongono il percorso.
Quindi , fare visita a Camaiore durante questa festività per ammirare uno degli spettacoli più suggestivi e particolari che offre il panorama delle tradizioni religiose italiano,è una grand fortuna.
Al momento della pubblicazione di quest’itinerario,non è stato ancora pubblicato il programma con orari,ecc.Pertanto se dovesse essere effettuato ad un orario,non consono per le ore di guida dell’autista,si provvederà con il Vostro accompagnatore,a trovare una soluzione che permetta di assistere alla manifestazione,prenotando un mezzo di trasporto,cui costo non è incluso,per tornare in hotel.
3° GIORNO: PONTE DEL DIAVOLO ( BORGO A MOZZANO )BARGA-
Prima colazione e partenza verso Il ponte “del Diavolo” conosciuto principalmente come Ponte della Maddalena. Il suo profilo singolare, con la grande arcata a tutto sesto affiancata agli altri tre archi minori, ha ispirato numerosi artisti e fatto fiorire leggende sulla sua costruzione.
Il suo aspetto slanciato, che tuttora colpisce chi lo ammira, doveva essere ancora più suggestivo in passato, quando non era stata ancora costruita la diga che, dal secondo dopoguerra, ha innalzato il livello dell’acqua nei pressi del ponte. Secondo la leggenda il ponte fu costruito da San Giuliano che, non riuscendo a completarlo per l’eccessiva difficoltà, chiese aiuto al Diavolo in persona, promettendogli in cambio l’anima del primo essere vivente che l’avesse attraversato. Una volta terminato il ponte però, San Giuliano vi tirò sopra un pezzo di focaccia, attirandovi un cane e ingannando così Satana.
A proseguire visita di Barga, la chiamano la perla della Valle del Serchio, ed effettivamente Barga è una tappa irrinunciabile se vi trovate ad esplorare la verdissima vallata che si apre a nord di Lucca. Annoverata tra I Borghi più belli d’Italia, Barga è anche Città Slow ed è stata insignita della Bandiera Arancione per la vivacità culturale e per il ricco calendario di eventi.
Tutto ciò fa sì che ogni anno la cittadina riesca ad attrarre un pubblico sempre maggiore ed eterogeneo, dagli amanti del jazz e dell’opera ai cultori delle tradizioni e del buon cibo.
Arrivati in città visita del Duomo di San Cristoforo, uno dei migliori esempi di Romanico presenti in Toscana. Si trova nel punto più alto della città vecchia, al centro di uno spiazzo erboso conosciuto come il prato dell’Arringo per via che i cittadini vi si riunivano in assemblea ai tempi del libero Comune. Inizialmente l’edificio era a navata unica e non molto grande a dire il vero. Nasce infatti come chiesa castellana, mentre le funzioni principali avvenivano nella vicina Pieve di Loppia. Dal XIV secolo, però, col passaggio di Barga sotto la tutela di Firenze, la chiesa aumentò di importanza e dimensioni fino a diventare monumentale.
Il pulpito istoriato del duomo di Barga fa parte dei più bei e completi pulpiti istoriati di Toscana. L’opera è databile al secolo XIII, fra 1235 e 1245 realizzata da maestri scalpellini del ambito di Guida Bigarelli da Como. Si tratta di un’opera composta da un pulpito, un recinto presbiterale e una vasca battesimale, elaborata in marmo colorato intarsiato e decorato di motivi, rilievi e sculture.
Punto di congiunzione fra il presbiterio sopraelevato e la dove stavano i fedeli sulla parte anteriore della navata, il pulpito diventò un mezzo di comunicazione per i predicatori e una « bibbia pauperum » per i fedeli che non sapevano leggere ne scrivere. Col passare del tempo il pulpito diventò oggetto d’arte pregiato per il quale venivano chiamati i più grandi scultori. La sua trasformazione segue il lento movimento della predicazione nelle Chiese : semplice « cassa » sopraelevata a motivi geometrici, si copre di rappresentazioni per poi saturarsi in un « Horror vacui « tipico del medioevo. Il pulpito assume la funzione di « alto-parlante” permettendo al predicatore di dominare la folla e di essere sentito meglio nella lettura sacra delle profezie, delle epistole e dei Vangeli. I pulpiti illustrano un momento chiave nella storia dell’arte in Italia per vari motivi. Testimoniano il passaggio dal romanico al gotico, della crescita degli ordini mendicanti e il cambiamento nel modo di predicare, la transizione della riforma gregoriana e infine la nascita della scultura in Italia quasi sparita dopo i romani (476 dc).
Dopodichè si procede alla visita della Fondazione Giovanni Pascoli, costituita nel 1998, si occupa della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale lasciato dal grande poeta italiano. Suoi scopi sono diffondere e mantenere viva la produzione lettera a pascoliana, promuovere la Casa Museo di Castelvecchio – lasciata in eredità da Giovanni e dalla sorella Maria alla comunità barghigiana, insieme all’archivio e alla biblioteca – e divulgare la conoscenza del territorio di Barga e della Valle del Serchio, di cui il poeta amò e studiò così profondamente la lingua, la storia e le tradizioni.
Pranzo libero.
Giro in bus attraverso Castelnuovo, cuore pulsante della regione della Garfagnana, Castelnuovo è uno dei borghi più interessanti da visitare per chi si trova da queste parti. Situata in provincia di Lucca, questa amena località abitata da quasi 6000 persone rappresenta una delle principali attrazioni della Garfagnana. Castelnuovo di Garfagnana coniuga infatti un bel borgo medievale con una serie di servizi moderni, scuole, la biblioteca, il teatro sono elementi che fanno di questa cittadina il centro di riferimento per tutto il territorio.
Proseguimento in bus verso Isola Santa una meraviglia sconosciuta della Toscana affacciato su acque verdi, circondato da boschi di castagno e protetto dalle cime della Alpi Apuane, un luogo incantevole di villeggiatura in ogni stagione dell’anno.
Come destinazione finale vedremo il Tunnel del Cipollaio. Lunga 1.135 metri, la storica galleria del Cipollaio, aperta al traffico pedonale e ferroviario nel 1926, costituiva l’opera più notevole della vecchia linea ferroviaria Forte dei Marmi-Arni di Stazzema: scavata nel ventre dell’omonimo colle, infatti, permetteva di mettere in collegamento il versante versiliese delle Apuane con quello arnino-garfagnino, assicurando rapidi scambi di merci e passeggeri fra la montagna ed il mare.
Cena e pernottamento in hotel.
4° GIORNO: LERICI -SCAVI DI LUNI-ROMA
Prima colazione e visita a Lerici.Questa località è famosa per le sue splendide spiagge, il suo mare cristallino, e per il soggiorno, tra 1913 e 1914, dello scrittore inglese David Lawrence. Dalla spiaggia di possono ammirare i tramonti più romantici del Golfo.Il centro storico di Lerici è costituito dai classici carrugi e dalle casette colorate.
Passeggiando si giunge al centro nevralgico che è Piazza Garibaldi, una delle piazze più belle del borgo marinaro vicino a La Spezia, affollata da tavolini all’aperto e turisti, e alla famosa Torre di San Rocco con l’annesso oratorio. La torre ebbe la funzione di difesa e di avvistamento, per poi divenire il campanile della chiesa dell’oratorio. L’oratorio, invece, venne costruito laddove si trovava un ospitale per i pellegrini della Via Francigena.
A circa 300 metri dall’oratorio di San Rocco è da vedere una chiesa di notevole interesse artistico, ovvero la Chiesa di San Francesco. L’aspetto esterno è sobrio, con la facciata in tipica pietra rosa ligure. L’interno è costituito da una sola grande navata mentre ai lati le nicchie accolgono altari settecenteschi in marmo. Diverse sono le opere ospitate nella Chiesa di San Francesco, di artisti come Domenico Piola e Domenico Fiasella.
Prezioso il dipinto della Madonna di Maralunga, patrona di Lerici, posto nella cappella dedicata alla Vergine.
Tra le cose da vedere a Lerici ci sono le tante residenze settecentesche, la maggior parte situate nel centro storico, appartenute alle ricche famiglie, che costituiscono parte cospicua della ricchezza complessiva cittadina.Tra quelle più interessanti Villa Magni, ammirata da molti perché considerata una terrazza a picco sul mare.
Pranzo libero.
Infine visita nel pomeriggio agli Scavi Archeologici di Luni.
A Luni spunta un tempio nel quartiere di Porta Marina
L’antica città di Luna alle foci del fiume Magra continua a riservare sorprese.
Una recente campagna archeologica dell’Università di Pisa volta a ricostruire le diverse fasi di vita della città, ha portato alla luce non solo i vari ambienti di due domus individuate negli scavi degli anni precedenti, ma anche un tempio della seconda metà del I secolo d.C. Principale istituzione archeologica del Levante ligure per dimensioni e importanza scientifica delle sue raccolte, l’antica colonia romana di Luni è nota da sempre. Gli storici e i poeti romani ricordano, infatti i suoi vini e i formaggi, i tronchi delle foreste dell’Appennino, eccellenti come travi da costruzioni, e soprattutto il marmo delle cave apuane.
Il Museo archeologico nazionale di Luni conserva i resti della storia, lunga 1400 anni, della colonia romana di Luna. La colonia romana di Luna viene fondata nel 177 a.C. nel territorio dei Liguri Apuani lungo la sponda occidentale dell’ampio bacino di un porto oggi interrato.
Numerose campagne di scavo hanno riportato in luce gran parte dell’area pubblica centrale, edifici di culto, di spettacolo e ricche domus.
La città deve la sua fama allo sfruttamento delle vicine cave di marmo che oggi chiamiamo di Carrara, ma in epoca romana era definito “lunense”.
Al termine della visita rientro a Roma. Fine dei servizi
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Maggiori informazioni su questo tour
La quota comprende :
Bus per la durata del tour.
3 pernottamenti in hotel 3*** in mezza pensione.
Visite guidate come programma con guide autorizzate Regione Toscana
Assicurazione medica e bagaglio
Assicurazione ANNULLAMENTO AL VIAGGIO
Accompagnatore dei Viaggi di Giorgio
Kit da viaggio
Iva di legge
Non comprende:
Eventuali ingressi a siti e monumenti ove previsti
Eventuale tassa di soggiorno
Bevande ai pasti
Mance
I tappeti artistici di Camaiore
Camaiore è una località della provincia di Lucca che oltre alla bellezza del posto e alla vicinanza al mare offre anche una particolare attrazione turistica di tipo storico-culturale. Stiamo parlando dei famosi tappeti artistici di Camaiore.
I festeggiamenti tradizionali di cui stiamo per parlarvi risalgono forse al 1495 quando si ha nota del costo delle torce impiegate per i festeggiamenti di questa tradizionale cerimonia.
Dopo aver parlato della Pieve e della Chiesa di San Michele parliamo di una festa religiosa che vede nascere i tappeti artistici di Camaiore. Sono realizzati, infatti, in occasione del Corpus Domini. Come vedremo tra poco durano una sola notte ma i cittadini impiegano un anno di intensi preparativi.
[Testimonianze]
Enio Mancini
6 anni
Non avevo ancora compiuto sette anni all’alba di quello splendido sabato estivo; niente faceva presagire ai circa quattrocento abitanti di Sant’Anna e agli oltre mille sfollati che si trattasse di un cupo giorno di terrore e di morte, il giorno del massacro di cinquecentosessanta vittime innocenti, delle quali circa centocinquanta erano bambini sotto i quattordici anni.
Mio padre aveva scorto le colonne naziste che scendevano dai passi montani sui borghi di Sant’Anna.
Prima di andare a nascondersi con gli altri uomini nel bosco, ci sveglio’ e ci invito’ a mettere in salvo la nostra "roba".
Pensavamo si trattasse di un rastrellamento e temevamo l’incendio delle nostre case, come era avvenuto nel vicino paese di Farnocchia.
Nessuno immaginava che donne, vecchi e bambini avessero a subire violenze.
Poco dopo ecco entrare in casa un gruppetto di S.S., indossavano la tuta mimetica, erano armati fino ai denti e portavano l’elmetto sul capo; notammo che due nascondevano il volto con una specie di maschera e parlavano come noi.
Ci buttarono letteralmente fuori, non permettendoci di prendere nemmeno gli zoccoli e, mentre alcuni con strani attrezzi che lanciavano lunghe lingue d fuoco incendiavano la casa, altri ci condussero sull’aia che dominava il borgo di Sennari.
Li’ trovammo gia’ molte persone, ci addossarono contro un muro di una casa e iniziarono ad installare, su un poggio sovrastante, degli strani attrezzi, tipo treppiedi.
Qualcuno comincio’ a piangere e ad implorare per la disperazione; una vecchina, forse per ingenuita’ o per sdrammatizzare il momento, disse di non preoccuparci che forse stavano per farci una fotografia.
Quando anche la mitragliatrice fu montata e lo sgomento e la paura erano ormai generali, arrivo’ nell’aia un ufficiale tedesco, forse un generale, che imparti’ degli ordini in tedesco: "Raus... Valdicastello", ripeteva.
Le spregevoli belve con il volto mascherato tradussero: l’ordine era quello di scendere verso Valdicastello.
Al nostro nucleo familiare si erano aggiunti la nonna materna, la zia e gli altri.
Scendendo, passammo davanti alle nostre case, ormai quasi completamente incendiate (si udiva ancora il muggito della mucca rimasta intrappolata nella stalla).
Decidemmo di non ubbidire all’ordine di scendere a Valdicastello, ma di nasconderci nei pressi, con la speranza di poter fare presto ritorno alle nostre case per salvare il salvabile.
Ci nascondemmo in un anfratto naturale che si trovava nella selva, duecento metri sotto casa.
Dopo circa mezz’ora si udirono quelle voci gutturali che si avvicinavano al nostro nascondiglio; lo sgomento fu totale, ci videro, erano una decina, alzammo le mani in segno di resa.
Ci incolonnarono e ci spintonarono lungo il sentiero che portava verso il centro del paese, verso la chiesa di Sant’Anna.
Malgrado le pedate e i colpi coi calci dei fucili nella schiena, si riusciva a procedere molto lentamente.
Alcuni, infatti, erano scalzi ed il sentiero era pieno di rovi e ricci di castagno.
Ad un certo punto decisero di proseguire (sembrava avessero molta fretta), lasciando di guardia un solo soldato che, nel frattempo, si era tolto l’elmetto dal capo; era molto giovane, quasi un adolescente e non ci faceva piu’ tanta paura.
Quando il gruppo dei tedeschi scomparve dalla nostra vista, il giovane soldato comincio’ ad impartirci degli ordini, che non capivamo, ma ci faceva anche dei gesti eloquenti.
Questi si’ erano facilmente intuibili: ci diceva di tornare velocemente indietro.
Salimmo il ripido pendio, si udi’ una scarica di arma automatica che ci fece trasalire, ci girammo di scatto temendo che ci stesse sparando addosso ed invece imbracciava il fucile verso l’alto e sparava verso le fronde dei castagni.
Si continuo’ a salire verso Sennari, mentre sul versante opposto, verso la chiesa, si udivano in un frastuono generale crepitio di spari, scoppi di bombe, tetti di case che crollavano, lamenti di animali che stavano bruciando vivi nelle stalle e poi si scorgeva il fuoco ed il fumo nero che proveniva da ogni direzione, da ogni borgo del paese.
Non ci rendevamo pero’ conto di tutto quello che realmente stava accadendo.
Giungemmo a casa poco prima delle dieci e tutti ci adoperammo per salvare dal fuoco quella parte non ancora completamente distrutta.
Ci sembrava cosa gravissima aver perso gran parte della nostra roba e soprattutto la mucca che, in quel periodo, ci aveva permesso di sopravvivere.
Verso le cinque del pomeriggio, pero’, la tremenda notizia.
Un giovane della borgata, allontanatosi al mattino con gli altri uomini per nascondersi nei boschi e che, al ritorno, aveva attraversato il centro e gli altri borghi, arrivo’ a Sennari urlando, sembrava impazzito: "Una strage! Sono tutti morti! Sono bruciati!" ripeteva.
Lasciammo le nostre case che ancora fumavano per correre verso il centro, verso la chiesa.
Ogni gruppo andava la’ dove abitavano i propri congiunti, i propri parenti.
Passammo al "Colle".
Ne avevano uccisi diciassette (una ragazza, ferita, ed un uomo anziano si erano miracolosamente salvati sotto il cumulo dei cadaveri).
Arrivammo alle "Case" dove abitavano i nostri parenti: cadaveri sparsi dappertutto, rovine, fuoco e i pochi sopravvissuti impietriti dal dolore.
In una casa, sventrata dal fuoco, su una trave che ancora ardeva - incastrata - una rete di un letto e sopra tre corpi quasi completamente consumati.
Al nero dei tessuti carbonizzati faceva contrasto il bianco dello scheletro; uno dei corpi era piccolo, il corpo di un bambino.
E poi l’odore acre, intenso, della carne arrostita.
Una nonna, per fortuna, riprese noi bambini per riportarci verso Sennari.
Avevamo visto molto, troppo per la nostra tenera eta’.
Una esperienza drammatica che segna per sempre un’esistenza, ma comunque meno tragica di altri giovani ragazzi sopravvissuti nell’eccidio che, feriti o incolumi, videro massacrare i propri cari.
Poi ci fu il dopo, ma quella e’ un’altra storia.
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