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Cosa è incluso
Nel Paese delle Cicogne….si proprio cosi….delle Cicogne….venite e capirete perché….
“Romania, l’Europa d’Oriente, un’isola latina in un continente slavo. Viaggio tra spiritualità e gente comune”
Dopo tanti anni ancora adesso, quando si avvicina Pasqua o Natale, mi si chiede se gli ortodossi, festeggiano e cosa celebrano, se è la stessa nascita di Gesù e la stessa Resurrezione. Cambiano ovviamente i rituali religiosi e le tradizioni ma il significato delle feste è praticamente lo stesso. La Pasqua Ortodossa in particolare, non si festeggia quasi mai nello stesso giorno di quella Cattolica.
Può capitare qualche rara coincidenza di date ma più spesso cade una settimana dopo la Pasqua Cattolica e qualche altra volta anche un mese dopo.
Nel 2025 CADONO STESSO GIORNO PASQUA ORTODOSSA E QUELLA CATTOLICA
Con soli 2 giorni di ferie,per chi lavora,o insegna,potete fare questo tour abbinato al 25 aprile.
La spiegazione è legata ai diversi calendari che sono riconosciuti dagli stati e dalle chiese. La Pasqua cattolica viene calcolata secondo il calendario gregoriano mentre quella ortodossa tiene conto del calendario giuliano (da Giulio Cesare). Inoltre, il calcolo delle date per la Pasqua tengono in considerazione le fasi della luna: luna piena dopo l’equinozio primaverile, per i cattolici, e luna nuova per gli ortodossi.
Per gli ortodossi, la Pasqua è la festa delle feste, tanto da non essere neppure inserita tra le dodici grandi feste dell’anno liturgico, occupa di fatto un posto a parte. E’ una festa molto sentita, vissuta con intensità e sacrificio, che prevede una lunga e difficile quaresima (che dura 7 settimane), nella quale molti fedeli decidono di non mangiare carne, uova, latticini e bere alcol, per tutti i 48 giorni, intesi come purificazione assoluta del corpo e dello spirito
Viaggio in Romania attraverso il Maramures, Transilvania e le altre regioni visitando le bellezze naturali i luoghi storici e di culto di una nazione poco conosciuta e che si nasconde al turismo.
Visita alle chiese di legno del Maramures, i monasteri della Bucovina, le città. Il cimitero……..
ROMANIA PARTICOLARE “Tour della Romania particolare”
“Particolare” è una parola che spesso viene associata alla Romania. Particolare perché è un’isola latina in un continente slavo. Perché sta in un crocevia culturale: guarda da una parte all’Occidente, di cui ha sempre avvertito il fascino, e dall’altra alla chiesa ortodossa di cui sembra subire il rigore. Particolare è la gente, mentalità bizantina e cuore europeo. Particolare è la natura, di orsi e di lupi in un continente ormai interamente popolato da una fauna pacifica. L’impressione è quella di un Paese difficile da decifrare, perché fatto di troppi “particolari”. E dunque questa la Romania? Davvero gioca a nascondersi al viaggiatore? Forse sta proprio qui, invece, il suo fascino: nel suo essere “tanta”. C’è molta natura, selvaggia e dolce: la più grande zona umida d’Europa dove il Danubio finisce il suo viaggio – Delta del Danubio , i Carpazi appena usciti da un secolare isolamento turistico, la Transilvania che non e quella dei film horror ma campagna dai ritmi antichi. C’è tanta preziosità d’arte, nelle chiese dipinte in Bucovina, nel “gotico” in legno in Maramures, mete tradizionali del turismo, ma anche in piccoli gioielli nascosti: un cimitero capace di strappare un sorriso (il Cimitero Allegro a Sapanta – Maramures ), un villaggio di case effimere costruite da gente nomade ( villaggio Buzescu) . C’è Bucarest dove le follie architettoniche di Ceausescu guardano in faccia palazzi d’ispirazione parigina e SIBIU nome quasi sconosciuto che è diventato capitale europea della cultura nel 2007. Un Paese difficile da decifrare, con troppe particolarità, troppe contraddizioni. Non pretendiamo sempre di capire tutto subito della Romania: lasciamoci catturare dalle sue magie, dai suoi misteri. Dopotutto è “Europa d’Oriente”: qui arrivano echi di mondi lontani.
Voli da tutta Italia
1° giorno: ROMA – BUCAREST
Ritrovo dei partecipanti presso aeroporto volo per Bucarest. Arrivo incontro con la guida in lingua italiana e city tour della capitale, con le attrazioni più importanti della città di Bucarest, “La Parigi dell’Est”, un tour panoramico l’Arco di Trionfo (Arcul e Triumf), “piccolo fratello” di quello di Parigi, il fiume Dambovita con il suo splendido Palazzo di Giustizia e l’impressionante Accademia Militare, la Piazza dell’Università e la Piazza della Rivoluzione. Visita al Palazzo del parlamento.
Cena in un ristorante tipico e pernottamento in hotel.
2° giorno: BUCAREST – SIBIU – ALBA IULIA
Prima colazione in albergo. Partenza per Sibiu. Arrivo e pranzo tipico dai contadini a Sibiel, un grazioso villaggio vicino a Sibiu, pronti per una immersione nel mondo rurale e nei sapori della cucina tradizionale. Cominciamo la visita del centro storico di quella che è stata la capitale culturale europea nel 2007, una città con un miscuglio di culture, ma anche con un glorioso passato, nota all’epoca per il suo sistema di fortificazione considerato il più grande della Transilvania con oltre 7 km di cinta muraria della quale oggi si conservano importanti vestigia. Si potrà ammirare la Piazza Grande, la piazza Piccola con il ponte delle Bugie e l’imponente chiesa evangelica in stile gotico del XIV secolo. Si continua la strada per Alba Iulia dove alloggeremo nelle stanze ricavate proprio dalla vecchia struttura di difesa della cittadella.
Cena e pernottamento in hotel.
3° giorno: ALBA IULIA – CLUJ NAPOCA – BAIA MARE
Prima colazione in albergo. Siamo ad Alba Iulia (o Apulum come si chiamava durante il periodo dei romani o Alba Carolina sotto la dominazione ungarica). Visiteremo l’imponente cittadella costruita nel XIII° sec. nello stile Vauban con la porta spettacolare e la cattedrale ricca di storia e significati (ortodossa –chiesa di incoronazione per i re di Romania e cattolica dove tanti principi transilvani sono sepolti). Si continua per Cluj Napoca, una città che ricorda un grande impero. Vecchia città dacica nominata Napoca con lo status di municipio sotto Marcus Aurelius, oggi una città trilingue con dei palazzi imponenti, con 2 piazze importanti che ricordano 2 diverse pagine di storia e anche il tumulto di una delle più importante città della Romania attuale. Si continua la strada per arrivare a Baia Mare. Si entra in Maramures, una zona ricca di tradizioni, con un’architettura particolare e la gente per la quale ancora i vecchi valori morali sono gli attributi di una vita normale. E’ una zona famosa per le chiese lavorate interamente in legno, dove pure i chiodi sono in legno.
Cena e pernottamento in hotel.
Nota: possibilità di partecipare alla Santa Messa di mezzanotte nella chiesa della zona.
La Pasqua ortodossa comincia in chiesa a luci spente, alle ore 24.00. Il sacerdote esce dalle porte centrali dall’iconostasi sul presbiterio con una candela ed invita a prendere la luce. Tutti escono dalla chiesa con un lumino ed ascoltano il vangelo di Matteo 23,1-16. Si intona il canto Cristo è risorto e si ritorna in chiesa per proseguire la messa. Le parole del tropario pasquale – l’inno di Pasqua – ripetute moltissime volte in tono sempre più esultante, ripetute fino ad una travolgente ma composta gioia mistica – con la tua morte hai calpestato la morte – sono il grande messaggio della Chiesa Ortodossa: la gioia di Pasqua, l’aver bandito l’antico terrore che assediava la vita dell’uomo.
4° giorno: BAIA MARE – MARAMURES – BISTRITA
Prima colazione e trasferimento per assistere alla Messa della Pasqua ortodossa nel cuore della cristianità romena in mezzo alla gente del villaggio. Sarà un esperienza da ricordare.
Attraversando la Valle d’Iza, visitando le chiese del Maramureş, edificate tra il XVII e il XVIII secolo, che sono state iscritte nel 1999 nell’Heritage List dell’Unesco, come Patrimonio dell’Umanità. Faremo una sosta fotografica, ad un complesso monastico di recente costruzione, edificato con la vecchia tradizione della zona. Durante questa giornata, di certo vorrete e lo faremo, fermarvi nei villaggi dove potrete ammirare ancora, gli abitanti dei villaggi nei tipici costumi che non sono a uso e “consumo dei turisti”.
Benvenuti nella zona di Maramures che merita un approfondimento
Maramureş è nota per la permanenza delle sue tradizioni agricole, che non risentono ancora gli effetti dell’industrializzazione. La regione rinunciò alla collettivizzazione nel periodo della dittatura comunista di Nicolae Ceauşescu, con il risultato che la popolazione ancora oggi mantiene una forte legame con la terra. L’aratura, la piantumazione, il raccolto delle messi, la falciatura del fieno e molte delle attività agricole sono eseguite tramite il lavoro manuale. La regione vanta anche una forte presenza mineraria. La visita delle chiese in legno di Poienile Izei, considerate Patrimonio dell’Umanitá dall’UNESCO, sono un ottimo fattore in termini di crescita turistica. La regione è nota per il radicamento delle sue tradizioni daco-traciche, per la musica e i costumi popolari, specialmente nelle aree rurali. Molto note sono le sue lavorazioni in legno; chiese, case e porte e la grande ospitalità. Alcune aree rurali sono attraversate da strade, in terra battuta, sulle quali si possono vedere anche oggi i carri trainati da cavalli o forti bufali neri.
Qui visiteremo anche il cimitero elice di SAPANTA. Questo cimitero è l’unico al mondo ad avere la denominazione di cimitero felice, poiché su ognuna delle tombe vi si trova scritta una barzelletta oppure una riflessione sulla vita in chiave divertente, a testimonianza che le tradizioni di questa località non sono cambiate, ma rimaste inalterate anche nel corso dei secoli.
I villaggi di Maramures sono una galleria grande d’arte popolare. Fra di loro, il villaggio con il cimitero felice rappresenta un posto di un’ originalità stupefacente. Il contadino romeno non ha mai temuto la morte, perché morire è come attraversare un cancello verso l’eternità e quindi verso la vita eterna. La morte è un fenomeno naturale che deve accettare. Il cimitero è stato, per più di cinquanta anni, la creazione di uno scultore successore di parecchie generazioni di artisti del legno che hanno tramandato per testamento il loro commercio di padre in figlio. Il metodo di lavoro è rimasto invariato. Il legno di quercia è tagliato in fasci che sono messi ad asciugare uno o due anni, lo scultore può cominciare il suo lavoro: in primo luogo disegna i motivi geometrici a basso rilievo dedicati al defunto, poi li dipinge di blu e scolpisce un simbolo di speranza e di libertà. Nel 1934, lo scultore stesso ha cominciato a scrivere sulle lapidi. È solitamente una poesia breve scritta in prima persona, punteggiata di ironia, frasi sarcastiche e…errori di ortografia, la cui ispirazione poteva avvenire durante la notte. I parenti della persona deceduta non si addolorano, ma bevono e si rallegrano. In questo cimitero é descritta l’intera vita del villaggio: il pastore, il coltivatore, il boscaiolo, il tessitore, il filatore, la casalinga, il commerciante, il carpentiere, il medico, il musicista o l’ubriaco sono tutti vicini in questo cimitero. Questa memoria collettiva, questo insieme di tombe piene di colori dove ogni persona morta racconta ironicamente la sua esistenza con le relative gioie e dispiaceri, genera serenità e un’atmosfera allegra, una specie di sfida alla morte, un inno alla vita. Lo spirito creativo aleggia ancora sopra il cimitero e oggi molte delle lapidi sono inventate dai suoi allievi. Il cimitero è un «plein air» del trionfo della vita sulla morte, un museo dove la gente parlerà “dell’azzurro” come parla già del famoso azzurro di Voronet; un azzurro caldo, liscio, quasi fosforescente. Chiedendo all’artigiano che cosa lo ha ispirato, ha risposto chiaramente: il cielo. “vicino agli altri quattro colori (nero, rosso, giallo e verde) l’azzurro é dappertutto, visto che è il quinto colore della terra del Maramures.
Pranzo di Pasqua con menu tipico e bevande incluse.
Vivremo questa festa importante insieme alla gente del posto.
L’uovo è uno dei simboli pasquali più diffusi in tutto il mondo.
L’uovo è considerato da sempre il simbolo della rinascita e della vita in moltissime culture e in diverse tradizioni. I fedeli rito ortodosso e bizantino hanno la tradizione di tingere le uova sode di rosso e benedirle in chiesa il giorno di Pasqua.
Uova pasquali: perché sono colorate di rosso?
Una tradizione prettamente greca della Pasqua è quella di colorare e decorare le uova di rosso. La scelta del colore si rifà ad un’antica leggenda secondo cui Maria Maddalena, dopo essere stata al Sepolcro di Gesù e avendolo trovato vuoto, si recò dove erano riuniti i discepoli e annunciò loro la straordinaria notizia. Pietro, però, incredule le disse: “Crederò a quello che dici solo se le uova che hai nel paniere diventeranno rosse”. E subito le uova si tinsero di un rosso intenso.
Il rosso è inoltre il colore del sangue di Cristo, della festa ed è considerato un modo per tenere lontano il male.
Decorare le uova pasquali in casa
L’uovo decorato è simbolo di vita e di fertilità, ma anche segno di resurrezione. Molto importane è il cosiddetto uovo della Madonna, ovvero il primo uovo che viene decorato e colorato in una casa e che viene messo nell’angolo bello .
Prima del pranzo della Pasqua, inizia la tradizionale rottura delle uova. Ogni ospite gioca, tenendo l’uovo stretto nella mano e colpendo con la punta dell’uovo quello del vicino, pronunciando la frase di rito, Christos anesti (Cristo è risorto), a cui l’altro deve rispondere alithos anesti (è veramente risorto). Tradizione vuole che alla futura sposa l’uovo venga rotto in fronte come augurio di fertilità.
Questo gesto nasconde in realtà un simbolismo molto profondo. Il guscio dell’uovo pasquale che viene rotto rappresenta, infatti, la tomba di Cristo. Il gesto di rompere il guscio indica, di conseguenza, la distruzione della tomba, simbolo a sua volta di morte, per lasciare spazio all’uovo, simbolo di vita e della Resurrezione di Gesù Cristo.
Si prosegue per Bistrita.
Cena e pernottamento presso in hotel di lusso.
5° giorno: BISTRITA – MONASTERI DELLA BUCOVINA – RADAUTI
Prima colazione in albergo. Il paesaggio che potrete vedere dai finestrini del vostro bus cambia rapidamente, se le case in Maramures sono finemente intarsiate e tutte in legno, qui hanno le decorazioni in tutta la casa, sembra di essere nel mondo delle fiabe. Entriamo in Bucovina attraverso un bellissimo paesaggio passando da Passo Borgo a 1201 mt. La Bucovina è una regione situata nel nord della Romania (Moldavia) il cui nome, risalente al 1774, significa “paese coperto da foreste di faggi“. Infatti la Bucovina fu parte del principato di Ştefan cel Mare (Stefano il Grande), che combatté a lungo contro gli invasori Ottomani. Nel 1775 la Bucovina venne annessa all’Impero austriaco che le diede il nome. Nel 1918, dopo la Prima guerra mondiale la Bucovina insieme alla Bessarabia e alla Transilvania entrò a far parte della Grande Romania. Nel 1940 l’Unione Sovietica, a seguito di un ultimatum, si annesse la Bessarabia con il consenso della Germania nazista sulla base dei protocolli segreti firmati nel Patto Ribbentrop-Molotov) del 23 agosto 1939, ma si impadronì anche della Bucovina settentrionale, che in tali protocolli non era menzionata (si indicava esplicitamente la Bessarabia in un generico contesto di Europa sud-orientale, mentre la Bucovina era considerata Mitteleuropa). Famosa per i suoi bellissimi paesaggi, la Bucovina lo è ancora di più per i suoi monasteri affrescati costruiti nei sec. XV-XVI sotto i principi moldavi Stefano il Grande e suo figlio Petru Rares. Attualmente i monasteri della Bucovina sono posti sotto la protezione dell’Unesco come patrimonio dell’umanità.
Visita del monastero Moldovita, del 1532, circondato da fortificazioni ed affrescato esternamente. Gli affreschi esterni esaltano l’impronta moldava per ottenere il massimo realismo nelle scene di vita quotidiana, umanizzando i personaggi. Sulla parete sud possiamo ammirare L’Assedio di Costantinopoli, l’Albero di Gesù, un gruppo di alcuni famosi filosofi antichi. Il monastero Moldovita ospita un museo importante in cui fa bella mostra Il Golden Apple, un premio consegnato dall’Associazione Internazionale dei Giornalisti a tutti e cinque i monasteri moldavi come riconoscimento per il valore artistico e culturale degli affreschi sulle pareti esterne. Il monastero di Moldovita è un monumento protetto dall’Unesco. Si continua con la visita del monastero Sucevita, (1582-84) rinomato per l’importante affresco “la Scala delle Virtù” e per le sue imponenti mura di cinta. Si continua per arrivare a Radauti.
Cena e pernottamento in hotel.
6° giorno: RADAUTI – IASI
Prima colazione in albergo. Non lasciamo “la dolce Bucovina” senza visitare il famosissimo – Voronet del 1488, nominato la Cappella Sistina dell’Est Europa e considerato il gioiello della Bucovina per il famoso ciclo di affreschi esterni che decorano la chiesa, il più celebre fra questi è ”Il Giudizio Universale”. Si continua in direzione di Iasi. Arrivando a Iasi, la più importante città dell’est della Romania, ammireremo il maestoso Palazzo della Cultura, un gigante neo-gotico costruito sulle rovine del vecchio palazzo principesco. Continueremo con la visita della chiesa dei 3 gerarchi, un vero ricamo in pietra e poi con la visita della cattedrale metropolitana dove troveremo le reliquie della Santa Paraschiva – santa protettrice della Moldova.
Cena e pernottamento in hotel.
7° giorno: IASI – LAGO ROSSO – BIERTAN
Prima colazione in albergo. Proseguimento per Lago Rosso, tra le Gole di Bicaz, il più bel canyon del Paese, situato nella catena dei Carpazi, lungo 10 km., formato da rocce calcaree mesozoiche, alte 300-400 mt.
Continueremo il nostro tragitto incontrando un’altra nazionalità – i Csángó – visitandoli a casa, ascoltando la loro musica e cercando di capire da dove sono arrivati e come si sono integrati. Una delle minoranze più spettacolari della Romania :”I nipoti di Attila”, sono gli Csàngò , arrivati qui dalle lontane steppe dell’Asia. Vivono in piccole comunità nelle alte valli dei Carpazi e nella pianura della Moldavia, a poche centinaia di km dell’Unione Europea (e tra poco ne entreranno a far parte) ma per adesso continuano a vivere in un universo parallelo fuori del tempo, distante molti secoli e molte migliaia di km. Una realtà inconsueta nell’Europa di oggi, da cui affiorano riti e credenze collegabili a quelle dei clan kazaki della Mongolia, tracce di sincretismi in cui la Madonna si confonde con le antiche fate della tradizione ungherese legate ai culti del Sole.
Parlano un ungherese arcaico con vocaboli di origine turca o persiana. Sono cattolici ma nei ricami dei loro costumi si ritrovano il Sole, la Terra e l’Acqua, tracce della loro antica religione pagana. Un mondo a parte che sopravvive fra mille difficoltà in piena Europa. Sono loro gli ultimi “Figli del Vento” d’Europa, eredi di una storia che riemerge dai ricami dei loro abiti che indossano nei giorni di festa, quando il suono dolce e aspro dei violini accende di vita i villaggi sparsi tra le colline della Moldavia e le rive del fiume Siret che in ungherese significa amore, e in romeno non ha nessun significato, ma loro sono arrivati anche prima degli ungheresi, forse con gli Unni.
“Qui pure le pietre parlano: se guardi bene con attenzione, vicino a ogni chiesa (gli Csàngò si professano cattolici in mare ortodosso, un modo per dichiararsi diversi senza sfidare le autorità), si vedono massi apparentemente privi di significato che in realtà sono quel che rimane dell’antica religione legata al Sole. Se osservi bene, i nostri villaggi sono sempre orientati secondo una linea che va a ripercorrere il cammino del Sole: ancora oggi il più importante pellegrinaggio a Cleja, Klèse per noi, si svolge il giorno in cui il Sole non crea ombra intorno alla pietra”.
Ecco da questa poche righe avrete capito in che mondo affascinante ci immergeremo per qualche ora (non è ancora certo che riusciremo a visitarli, non sono luoghi frequentati dal turismo e non sono abituati alle visite). Se volete saperne di più su questo popolo, visitate il sito dell’associazione dei popoli minacciati: www.gfbv.it/3dossier/eu-min/csango.html. Si attraversano le belle colline di Transilvania toccando località famose per le acque termali. Partenza verso Biertan dove si visita la chiesa fortificata, patrimonio UNESCO dove, se saremo tra i fortunati potremo ascoltare un concerto da uno degli organi più grandi del sud Europa.
Cena e pernottamento in hotel.
8° giorno: BIERTAN – SIGHISOARA – PREJMER – BRASOV o SINAIA
Partenza in direzione di Brasov. Durante il tragitto sosta a Sighisoara, visita guidata della città detta “La Perla della Transilvania”, considerata una delle città-fortezza meglio conservate d‘Europa (partrimonio dell’umanità UNESCO). I colonizzatori tedeschi vi fondarono il primo abitato nel 1191, che però tu distrutto dai tartari cinquant’anni dopo. Nel Quattrocento, il pericolo ottomano determinò la costruzione delle torri di difesa che circondano tutta la Collina della Città. Dal Cinquecento Sighişoara s’impose anche sotto aspetto culturale: nella scuola della città insegnano professori “di tutte le specializzazioni e di tutte le scienze”. La città risale in gran parte al sec XIV, quando fu ampliata e rafforzata la costruzione affrettatamente eretta dopo le distruzioni tartare del 1241. Si conservano nove delle quattordici torri originarie: torre dei fabbri, torre dei calzolai, torre dei macellai, torre dei sarti, torre dei pellai, torre dei ramai, ecc. Nella Piazza della Città si trovano la Casa del Cervo, una dimora nobiliare seicentesca in stile rinascimentale transilvano e la Casa Veneziana del Cinquecento, con una facciata in stile gotico veneziano. Una delle attrazioni più affascinanti della città è la Torre con Orologio. Alta 64 metri la torre ha all’ultimo livello quattro torticene e una galleria di legno per la guardia; essa costituisce la più vecchia testimonianza della penetrazione del barocco austriaco in Transilvania. Nel XII° secolo un artigiano locale installò sulla torre un orologio con due quadranti, l’uno volto verso la Città Bassa, l’altro verso la rocca. Il meccanismo mette in azione gruppi di figurine di legno che rappresentano i giorni della settimana. Ma Sighişoara è famosa soprattutto perché diede i natali (nel 1431) al Principe di Valacchia Vlad III° Dracul (Vad l’impalatore) o meglio conosciuto come Dracula (il vampiro di Bram Stoker).
Qui potrete vistare la Casa Vlad Dracul in cui abitò tra gli anni 1431-1435, prima di diventare principe della Valacchia. Pranzo in ristorante. La più bella e meglio conservata cittadella medievale della Romania, Sighisoara. Continuiamo la strada fermandoci per la strada per la visita della impressionante chiesa fortificata a Prejmer (patrimonio Unesco) costruita dalla popolazione sassone del posto nel sec.13 e che riprende in piccolo il villaggio che è al di fuori delle mura. Si continua per Brasov visitando il centro storico della citta medievale con la Chiesa Nera e la prima scuola romena, ammirando la Piazza del Consiglio dove si respira un’aria cosmopolita. Continuazione per Sinaia sopranominata anche “La Perla dei Carpazi” (quante perle in questo tour!)
Cena e pernottamento in hotel
9° giorno: SINAIA – BUZESCU – BUCAREST
Prima colazione in hotel. Visita del Castello Peles. Costruito tra il 1873 – 1883 (primo piano) e tra il 1896 e il 1914 (secondo piano), da parte di Carol I Hohenzolleren – il primo re di Romania (1866 – 1914) in stile rinascimentale tedesco, dall’architetto viennese Wilhelm von Doderer e il tedesco Johann Schultz in Lemberg , si compone di 160 camere e di una torre centrale di 66 m di altezza. In Europa, il Castello di Peles in Sinaia, residenza estiva dei re di Romania, è stato modello di altri importanti castelli e può essere considerato il più importante della Storia della Romania. Inoltre è uno dei monumenti più importanti di questo genere in Europa per la seconda metà del XIX secolo. Potrete ammirare numerose statue, balaustre, vasi, fontane, nicchie e mosaici. L’interno del castello Peles con le sue 160 stanze, sistemate ed arredate in tutte le fogge possibili, con netto predominio dell’intaglio in legno. E’ stato incluso nella lista dei 5 castelli più belli del mondo.
Si parte in direazione di Buzescu – villaggio rom – impressionante per l’architettura bizzarra e per le abitudini degli zingari che vi abitano e dove troveremo un strano miscuglio di ricchezza e miseria. I rom, che secondo le statistiche sono 3% dell’intera popolazione, conservano con tanta tenacia la loro identità. Una visita “insolita” non inserita in nessun programma di viaggio: la visita di un villaggio Rom, ad un comune con un’elevata presenza di Rom ed è infatti piuttosto noto per il buon numero di case costruite nello stile caratteristico di questo popolo.
“Il paese era formato da una strada asfaltata principale e da traversine laterali in terra battuta. In tutto 500 metri da capo a piedi. Una chiesa in stile cristiano-ortodossa, dipinta di giallo e di verde, con annesso cimitero zingaro, vegliava l’entrata in paese. Architetture molto particolari che oltre la comune immaginazione, architetture che sembravano riprese da fiabe del nord Europa, come “Hansel e Gretel”. Ogni costruzione appartiene ad una sola famiglia, sia che si tratti di una palazzina a quattro piani che di una villetta con giardino. Lungo la strada del villaggio, tutti hanno diritto ad una casa, tutti hanno spazio per testimoniare della loro esistenza, ma non tutte le case sono uguali. Per un Rom, la casa è un concetto nuovo, ben lontano da ciò che invece rappresenta per noi popoli stanziali: una casa equivale alla nostra automobile, più è grande e bella e luccicante e accessoriata, più si lascia intendere quanto il proprietario sia proporzionatamente ricco. Così il villaggio ha case più o meno sfarzose, più o meno imponenti, e tutte riportano sui tetti, rigorosamente rivestiti in zinco, grandi placche di rame con inciso il nome della famiglia intestataria della costruzione.
Gli interni sono molto curati nei dettagli ed ogni elemento decorativo, come marmi, stucchi, ori, mobilio, cristalli, porcellane, lampadari, è stato importato dall’estero senza badare a spese. La moltitudine di stanze non viene sfruttata, l’importante è averle, non arredarle, non viverle, l’importante è ostentare. Di fatto molte famiglie vivono principalmente in un paio di ambienti della casa, tra cui la cucina, lasciando il resto della casa vuoto e disadorno. Alcune famiglie dormono addirittura con la tenda nel giardino. Durante la mia breve passeggiata avevo constatato la presenza di diversi operai rumeni al lavoro nei vari cantieri edili, intenti a costruire nuove case. Il disegno architettonico è opera degli zingari, mentre la costruzione vera e propria è relegata ai rumeni, che i Rom considerano inferiori!”
Arrivo a Bucarest e pranzo in ristorante.
Nel pomeriggio trasferimento in aeroporto per il rientro nelle città di partenza.
Fine dei nostri servizi.
LA QUOTA COMPRENDE
- Voli Roma – Bucarest-Roma bagaglio incluso con possibilità di collegamenti da tutta Italia (nota bene: tariffa da riconfermare ad emissione dei biglietti)
- Pernottamenti in hotel 4****S e 5*****Lusso
- Trasferimenti in bus privato
- Guida locale in lingua italiana per tutta la durata del viaggio
- Pensione completa con acqua minerale inclusa dalla cena del primo giorno fino al pranzo dell’ultimo giorno
- Pranzo di Pasqua con menù tipico
- Pranzo tipico presso i contadini a Sibiel
- Ingressi per le visite previste nel programma
- Auricolari per la durata del tour
- Assicurazione annullamento e spese mediche (massimale 10.000), bagaglio massimale 1.500) e covid 19
LA QUOTA NON COMPRENDE
- Tasse aeroportuali euro 135,00 (soggette a riconferma sino emissione dei biglietti aerei)
- Mance
- Extra di carattere personale
- Tutto quanto non espressamente indicato nella voce “La Quota Comprende”
Di più EUROPA
Maggiori informazioni su questo tour
DOCUMENTI: Passaporto oppure Carta di Identità in corso di validità.
Perché Viaggio tra spiritualità e gente comune
La Pasqua in Romania è una festa molto colorita e gioiosa, ma soprattutto ricca di usanze tradizionali. La preparazione dei cibi a base di carne di maiale per le feste e dopo le feste è un'occasione di allegria, di lavoro condiviso con i parenti e gli amici, quasi un antico rito. Nella notte di Pasqua le strade sono piene di gruppi di giovani (e non solo) che si spostano da una casa all'altra cantando. I canti (“colinde” che si cantano anche nel periodo natalizio) sono dei testi epici rituali cantati che evocano i momenti centrali della Resurrezione di Gesù. I gruppi sono ricompensati da chi li riceve con della frutta, dei dolci tradizionali, vino o grappa e a volte, con dei soldi. I canti pasquali come quelli per il natale,sono presenti anche ad altri popoli e si pensa che sia un'usanza del periodo conseguente al processo di romanizzazione. Un' altra tradizione è l'andare con la capra addobbata- rito che ha a che fare con l'augurio di un' anno più ricco (specialmente per il gregge, all'inizio). Gli antichi consideravano la capra come l'animale che può indicare attraverso il suo comportamento se il tempo sarà buono oppure brutto. In origini, il “gioco della capra” era un cerimoniale grave, di culto. Poi si è trasformato diventando un rito della prosperità e una buona occasione per presentare i costumi tradizionali, i tappeti, gli asciugamani decorati e molto colorati. Il gioco è accompagnato da canti e versi declamati in un modo molto teatrale. Questo tour, ha per Voi che parteciperete a questo Viaggio in Romania,che coincide con la Pasqua Ortodossa Rumena, la fortuna di poter assistere in particolare nella zona di Maramures ai balli, i canti e alle manifestazioni religiose che si svolgono nei villaggi e lungo il percorso. Tutte queste usanze reiterano un tempo storico e spirituale dei romeni, collegando il presente di festa ad una dimensione sacra, alla Luce.
Pasqua Ortodossa
La Pasqua è per i cristiani ortodossi la festa più importante dell’anno liturgico, la Resurrezione del Signore che coincide con il risveglio della natura e invita a un profondo rinnovamento dello spirito umano. Lo scorrere del tempo non è un movimento continuo e ripetitivo, ogni anno il miracolo della Resurrezione si pone come un nuovo inizio che coinvolge tutto l’universo esistenziale umano. Nella tradizione ortodossa tutto il creato si prepara al grande evento, la natura, in ogni sua forma diventa un gigantesco filtro che aiuta l’uomo nel processo di purificazione. Questo processo inizia con la Quaresima che consiste nell’osservanza del digiuno confortato dalle preghiere e da una accurata pulizia delle case, da parte delle donne, delle stalle, degli attrezzi e l’inizio dei lavori agricoli , da parte degli uomini. Il Giovedì Santo è dedicato alla raccolta della legna, alla pulizia dei cortili e all’uccisione dell’agnello. Le donne, in questo giorno, preparano la pasca (dolce tradizionale) e dipingono le uova; una volta lo facevano con tinture vegetali.“Le uova rosse” non mancano mai dalle nostre tavole e su quest’argomento sono fiorite molte leggende: Si dice che le pietre che hanno colpito Gesù, durante la flagellazione, si siano trasformate in uova rosse e che anche le uova portate da Maria al Figlio morente si siano colorate di rosso. Un’altra leggenda racconta che, mentre i Farisei festeggiavano la morte del Cristo, dicevano con scherno: “ quando questo gallo di cui ci nutriamo riprenderà a volare, e le uova sul nostro desco diventeranno rosse, allora risusciterà Gesù”. Finite queste parole, le uova diventarono rosse e il gallo comincio a svolazzare.
L’uovo, per i romeni, è simbolo di rigenerazione e di purificazione. La tradizione popolare attribuisce alle uova rosse poteri taumaturgici: i bambini, nel giorno di Pasqua, si lavano il viso con acqua, nella quale è stato immerso un uovo tinto di rosso e un soldo d’argento. Il Venerdì Santo è giorno di digiuno assoluto. Si crede che coloro che lo osservano beneficeranno di buona salute e di fortuna per tutto l’anno. Si crede anche che nel Venerdì Santo coloro che si immergeranno tre volte nell’acqua fredda godranno di buona salute. Il Venerdì Santo, se piovoso è di buon augurio per un’annata ricca di raccolto, se di clima asciutto, prevede un anno arido. Nel giorno di Pasqua si indossano abiti nuovi come simbolo di purificazione. Il pranzo riunisce tutta la famiglia e dalla tavola non possono mancare: uova rosse, ricotta di pecora, cipollotti e ravanelli, una torta salata ripiena di interiora di agnello, arrosto di agnello, la pasca. Il saluto che ci si scambia dal primo giorno di Pasqua fino all’Ascensione, e un’espressione di giubilo: “ Cristo è risorto “ E’ vero che è risorto”. Per l'Ortodossia, la Pasqua è la festa delle feste, tanto da non essere neppure annoverata tra le dodici grandi feste del ciclo cristologico, e da occupare un posto a parte, di assoluta centralità. Secondo il Cristianesimo ogni Domenica è Pasqua. Questa comprensione è vissuta in modo particolare all'interno dell'Ortodossia. Per il cristiano ortodosso, Cristo ha sofferto veramente come uomo e, come tale, è morto e risorto. Tale morte e resurrezione non riguarda solo Lui ma, in Lui, viene associata tutta l'umanità passata e futura. La morte viene distrutta. Il fatto riveste un significato profondo e permanente nella vita. I cristiani non divennero tali perché erano più morali o pii dei pagani. Non divennero tali per riscattare l'umanità dai dispotismi politici o da eventuali ingiustizie economico-sociali. Lo divennero semplicemente perché Cristo portò loro la liberazione dalla morte. Questa gioia Pasquale si affaccia perfino durante la celebrazione della Passione di Cristo. Così il Venerdì Santo ai vespri, nel momento stesso in cui Cristo rese lo spirito, già risuonano i primi inni di resurrezione: La mirra conviene ai morti, ma Cristo si è mostrato libero dalla corruzione. E' per tale gioia pasquale che l'icona di Cristo in croce non ha alcun segno di tragicità ma rappresenta un uomo serenamente addormentato. Il trionfo sulla morte, nascosto ma decisivo, permea pure la celebrazione liturgica del Sabato Santo: Benché il tempio del tuo corpo fosse distrutto al momento della passione, pure anche allora unica era l'ipostasi della tua divinità e della tua carne (Sabato Santo, Mattutino, Canone, Ode 6). Questa radiosa prospettiva ha creato nei paesi di fede cristiano-ortodossa una cultura nella quale non si riflette alcun terrore della morte. Ad esempio nei tradizionali canti popolari greci la morte viene semplicemente canzonata e la si considera in modo sereno. Nello stesso modo a Sapanta, in Romania, esiste un cimitero allegro. Questa memoria collettiva di Sapanta, questo insieme di tombe piene di colori dove ogni persona morta racconta ironicamente la sua esistenza con le relative gioie e dispiaceri, genera serenità e un’atmosfera allegra, una specie di sfida alla morte, un inno alla vita. Simpatia e curiosità si impossessano immediatamente di chi ci entra, con una strana sensazione di allegria e gioia, che generalmente poco s'addice ad un cimitero. Il contadino romeno non ha mai temuto la morte, perché morire é come attraversare un cancello verso l'eternità e quindi verso la vita eterna. La morte è un fenomeno naturale che deve accettare nella prospettiva della resurrezione.
Ancora oggi la Pasqua, festa delle feste, ha una solennità particolare. Lungo tutto il periodo della Grande e Santa Settimana che precede la Domenica di Resurrezione la Chiesa Ortodossa celebra ogni giorno delle lunghe liturgie nelle quali commemora con alta poesia e pathos la passione e morte del Signore. I segni e i simboli presenti sono pieni di forza e di significato. Fiori, foglie, acqua, processioni, incensazioni, canti, prosternazioni sono solo alcuni degli elementi inseriti nella liturgia che chiunque può osservare visitando una chiesa ortodossa nel periodo della Grande e Santa Settimana.
Tradizioni popolare di Pasqua. Nel lungo periodo di attesa della Pasqua uno dei simboli che viene preparato e donato come augurio è l’uovo decorato: di per sé simbolo di vita e di fertilità, è sempre stato visto come segno di resurrezione. La tradizione contadina dice che le uova prodotte a Pasqua hanno un potere speciale di proteggere gli animali della fattoria e la famiglia che vi abita. I bambini si lavano il viso in un catino d’acqua con delle uova colorate di rosso. Le uova rosse (colorate coi pigmenti delle foglie di cipolla) sono su tutti i tavoli per essere donate. Nella regione di Suceava, in Romania, soprattutto si preparano le famose uova decorate (incondoiate) per le quali si usa una tecnica con strati di cera colorati, che alla fine del processo lasciano elegantissimi ornamenti sul guscio vuoto dell’uovo destinato ad essere omaggio pasquale. L'importanza della Pasqua ortodossa in Europa. Di recente, grazie alle loro insistenze, gli europarlamentari rumeni hanno ottenuto che le sessioni di lavoro del Parlamento Europeo, a partire dal 2009, siano sospese nel secondo giorno della Pasqua ortodossa, un segno che le Chiese ortodosse dell’Europa dell’est cominciano a essere attivamente presenti a livello continentale là dove la grande festa della Resurrezione di Cristo continua a segnare il ritmo del tempo e a caratterizzare la cultura, le tradizioni, gli usi e i costumi di molti popoli.
Conosciamo il patrimonio UNESCO della Romania
La lista dei monumenti dichiarati dall’ Unesco “Patrimonio dell’umanità” comprende anche 31 siti sparsi in tutta la Romania che possono essere raggruppati i in 7 categorie: le chiese in legno del Maramures: si tratta di otto monumenti inseriti nella lista dei monumenti protetti dall’Unesco nel 1999: Barsana (1720), Josani (1642), Desesti, (eretta nel1770 al posto di una chiesa menzionata per la prima volta in un documento del 1360; Ieud (1717); Sisesti (villaggio Plopis) – dedicata ai Santi Arcangeli, la chiesa è eretta nel 1796 con un piano rettangolare e con un porticato nella parte ovest; la torre è alta 47 metri; Poienile Izei eretta nel 1604, la pittura interna risale al 1794; La chiesa di Targul Lapus (villaggio Rogoz) fu eretta nel 1663; la chiesa Sisesti del villaggio Surdesti è dedicata ai Santi Arcangeli; eretta nel 1767 la chiesa è costruita in legno di rovere su una base di pietra; la torre alta 54 metri è fiancheggiata da quattro piccole torri. I monasteri della Moldavia; I siti monastici della Moldova (inclusa la Bucovina) sono stati inseriti nel 1993 nella lista dei monumenti protetti dall’Unesco. Si tratta di otto monumenti per lo più affrescati sia all’interno che all’interno: Voronet – eretta nel 1488 dal Principe Stefano il Grande (Stefan cel Mare); gli affreschi esterni come anche il porticato chiuso risalgono al 1547; il tema principale degli affreschi dipinti su uno sfondo azzurro è il Giudizio Universale; grazie ai suoi affreschi, la chiesa del monastero viene chiamata “la Cappella Sistina dell’Oriente” viene paragonata a monumenti celebri come la Cappella Sistina oppure la Cappella degli Scrovegni di Padova;
Sucevita è la più “giovane” delle chiese dipinte della parte nord della Romania; eretta tra il 1583 e il 1586; Moldovita è uno dei più importanti monumenti di arte medievale della Romania: gli affreschi interni e esterni raffiguranti l’Assedio di Costantinopoli risalgono al 1537; la chiesa del monastero Humor fu eretta nel 1530 al posto di un altro insediamento religioso del secolo XIV; è un esempio di architettura moldava con porticato aperto; eretta nel 1503 la chiesa del monastero Arbore ha un piano longitudinale senza torre; nel nao ci sono due nicchie grosse a mo’ di absidi; all’esterno si trova un’ampia abside per il tavolo per la celebrazione della memoria dei morti; la chiesa dedicata alla Santa Croce eretta da Stefano il Grande nel 1487 a Patrauti; gli affreschi interni sono di un grande valore estetico; la chiesa di Probota d fu eretta dal principe Petru Rares nel 1530 e conserva soltanto la pittura interna che risale al 1532 mentre la pittura esterna è totalmente distrutta; la chiesa San Giorgio di Suceava risale al 1514/1522; I siti sassoni con chiese fortificate della Transilvania: raggruppano sette monumenti inseriti nella lista Unesco dei monumenti patrimonio mondiale nel 1993 e nel 1999; Biertan; la chiesa fu eretta tra il 1492 e 1515 in tardo gotico con elementi rinascimentali; la porta della sacrestia è considerata un capolavoro del genere; Calnic; la fortezza fu menzionata per la prima volta in un documento nel secolo XII°; conserva un dongione parallelepipedo del 1270 chiamato la torre Siegfried; Darjiu; la chiesa unitariana risalente al XIV – XV viene fortificata nel secolo XVI°; all’interno presenta pitture murali di un grande valore artistico; Prejmer è la più forte roccaforte contadina della Transilvania; molto interessante è la chiesa evangelica costruita in stile gotico con influenze cistercensi eretta il 1250 con un piano a croce; la chiesa evangelica di Saschiz eretta tra il 1493 e il 1496 è interessante per la sua fortificazione; la chiesa San Pietro ampliata e fortificata tra il XV e Il XVI secolo la chiesa ha l’aspetto di una torre di difesa ed è circondata di mura possenti; la cittadella di Viscri fu eretta nel XVI secolo e presenta una doppia mura di cinta; la chiesa evangelica costruita in stile gotico ha subito una serie di trasformazioni dal punto di vista architettonico tra il XV e il XVII secolo.
Città daciche nei Monti Orastie: si tratta di sei monumenti inseriti nei 1999 nella lista dei monumenti patrimonio dell’umanità. Tutti e sei si trovano nei Monti Orastiei, a pochi chilometri al Sud della città Orastie. Tra questi spiccano: Blidaru (Costesti Blidaru), città eretta nel secondo secolo A.C. residenza del re daco Burebista; Capalna è una cittò dacica che si erge a 610 m altezza
Costesti è una città che conserva le torri di difesa, sita sulla collina Cetatuia a 561 m di altezza; Lucani Piatra Rosie si trova nel villaggio Bosorod. La città fu eretta in pietra con cinque torri di difesa tra il I° secolo A.C. e il I° secolo D.C. e distrutta in 106 in seguito alla guerra daco-romana.
Sarmizegetusa Regia fu la capitale dello stato dacico, centro amministrativo, politico e militare dalla fine del I° secolo A.C. fino alla fine del I° secolo D.C. Molto interessanti sono i santuari che possono essere raggiunti dalla città attraverso una strada con lastre di pietra (la via sacra), uno dei santuari è di forma rettangolare composto da sei file di dieci colonne ognuna, mentre l’altro è circolare e in realtà si trattava del calendario dacico composto da 360 giorni. Il Monastero Horezu è stato inserito tra i monumenti patrimonio dell’umanità nel 1999. Si tratta del più ampio complesso architettonico medievale conservatosi nella Valacchia, eretto per volontà del Principe Constantin Brancoveanu. Il complesso comprende la chiesa (eretta tra 1690 e 1693), la torre, la cappella e il refettorio. Sighisoara è la più bella città medievale della Romania eretta tra il Trecento e il Quattrocento che si è conservata tale fino ai nostri giorni: vie strette, case massicce con le finestre abbellite dai gerani rossi, mura di cinta e torri di difesa. Spiccano la torre dell’orologio, la chiesa della collina e, ovviamente, la casa dové è nato il Principe Vlad Tepes, attualmente ristorante.
Ci auguriamo sempre un vissuto intenso delle festività pasquali , spesso senza curarci del mistero e del silenzio racchiuso in questa data. Mircea Eliade- il famoso storico delle religioni e filosofo romeno- affermava che la festa è un momento di rottura nel quotidiano, nel profano, attraverso il rivivere ciclico, rituale dei momenti sacri. La festa ci ricollega ad un passato mistico, significativo, al sacro.
Non solo Dracula: la Transilvania tra cielo e terra
Maramureş è probabilmente una delle regioni più conosciute della Romania, ma non è una delle più visitate. I suoi ben conservati villaggi e chiese in legno, il suo tipico stile di vita, ed i vestiti locali tuttora in uso rendono Maramureş un museo vivente. Gli estesi prati, cosparsi di fattorie e villaggi, colpiscono la vista di coloro che si avvicinano all'area. Le famose chiese lignee della regione furono erette durante il diciassettesimo e diciottesimo secolo sulle fondazioni di vecchie chiese ormai scomparse. Le Chiese lignee del Maramureş si trovano nel nord della Transilvania e rappresentano otto tecniche architetturali risalenti a diversi periodi e relativi a diverse zone. Tutte queste chiese sono affiliate alla chiesa ortodossa rumena. Sono costruzioni in legno strutturale strette ed alte, con campanili particolarmente alti e sottili situati sul lato occidentale dell'edificio. Sono una particolare espressione di architettura vernacolare tipica dell'ambiente culturale di questa zona montuosa della Romania. La scelta di utilizzare il legno nella costruzione derivò dal divieto ungherese di creare chiese ortodosse in pietra. Le chiese sono formate da pannelli spessi, all'interno sono piccole e buie e dipinte con scene bibliche in stile naif. La sua principale caratteristica è l'altezza delle torri che sovrastano l'entrata ed i possenti tetti che fanno sembrare piccolo il resto della chiesa.
Nel 1999 l'UNESCO inserì questo sito tra i patrimoni dell'umanità per la particolare architettura religiosa e la tradizionale tecnica costruttiva in legno. Bucovina, terra dei duemila monasteri, terra di Stefan cel Mare (Stefano il Grande) di Petru Rares, un area sacra cielo aperto, protetta dall' UNESCO, patrimonio dell’umanità. Vi invitiamo a prendere parte di questo tour dei Monasteri per perdervi nel tempo e nello spazio, perfetta unione tra natura e sacralità. In Bucovina si trovano dei pregevolissimi monasteri risalenti al XV-XVI secolo; tra i più famosi i monasteri di Voronet, nella cittadina omonima e Suceviţa, presso Gura Humorului. I monasteri hanno la particolarità di essere affrescati all'esterno ed in quelli restaurati oggi questi affreschi si mostrano in tutta la loro bellezza. Da qualche anno fanno parte del Patrimonio dell'umanità dell' UNESCO. Questa regione dei Carpazi assunse nome ufficialmente il nome di Bucovina nel 1775, quando divenne un dominio asburgico. I tedeschi gli conferirono questo nome partendo da quello polacco di Bukowina, che a sua volta derivava dal termine slavo buk che significa "albero di faggio".
POSSIBILI VOLI DIRETTI A BUCAREST DA ALTRI AEREOPORTI ITALIANI
LA QUOTA COMPRENDE
- Voli Roma - Bucarest-Roma bagaglio incluso con possibilità di collegamenti da tutta Italia (nota bene: tariffa da riconfermare ad emissione dei biglietti)
- Pernottamenti in hotel 4****S e 5*****Lusso
- Trasferimenti in bus privato
- Guida locale in lingua italiana per tutta la durata del viaggio
- Pensione completa con acqua minerale inclusa dalla cena del primo giorno fino al pranzo dell'ultimo giorno
- Pranzo di Pasqua con menù tipico
- Pranzo tipico presso i contadini a Sibiel
- Ingressi per le visite previste nel programma
- Auricolari per la durata del tour
- Assicurazione annullamento e spese mediche (massimale 10.000), bagaglio massimale 1.500) e covid 19
LA QUOTA NON COMPRENDE
- Tasse aeroportuali euro 135,00 (soggette a riconferma sino emissione dei biglietti aerei)
- Mance
- Extra di carattere personale
- Tutto quanto non espressamente indicato nella voce “La Quota Comprende”
Per gli ortodossi, la Pasqua è la festa delle feste, tanto da non essere neppure inserita tra le dodici grandi feste dell’anno liturgico, occupa di fatto un posto a parte. E’ una festa molto sentita, vissuta con intensità e sacrificio, che prevede una lunga e difficile quaresima (che dura 7 settimane), nella quale molti fedeli decidono di non mangiare carne, uova, latticini e bere alcol, per tutti i 48 giorni, intesi come purificazione assoluta del corpo e dello spirito. Alcuni scelgono anche di seguire quella che viene chiamata quaresima nera, che prevede un digiuno assoluto, senza cibo ne acqua, da giovedì santo fino a sabato notte, dopo la messa di resurrezione. L’ultima settimana, Săptămâna mare, la Grande settimana, è anche di lutto, di meditazione e di sofferenza. Le messe che si svolgono questi giorni sono particolari: il Giovedì Santo vengono letti i 12 vangeli, uno per ogni ora del giorno, mentre il Venerdì Santo, o Venerdì nero, come lo chiamano i credenti, si celebra la messa di requiem, Prohodul, una messa funebre che include un momento particolarmente emozionante, in cui i fedeli circondano la chiesa, con le candele accese, ripercorrendo simbolicamente la Via Crucis, con le sue 14 stazioni. Al nuovo ingresso nella chiesa, i credenti passano sotto l’epitaffio, un pezzo di stoffa, mantenuto da quattro uomini, che porta ricamato o dipinto la sepoltura di Cristo.
La messa della risurrezione inizia sabato a mezzanotte, quando nelle chiese si spengono le luci e il prete esce dall’altare portando la candela accesa e invita tre volte i fedeli ad attingere la luce con le loro candele: “Venite a prendere la luce! (Veniţi de luaţi lumină!). Questo invito ha un valore simbolico sia per la funzione liturgica, che prosegue poi anche fuori la chiesa, sia per i fedeli che si passano l’un l’altro la fiammella, un gesto che crea un avvicinamento spirituale tra le persone. Dopo il rituale iniziale il sacerdote si rivolge ai fedeli dicendo “Cristo è risorto!” (Hristos a Ȋnviat!), e loro rispondono “E’ veramente risorto!” (Adevărat a Ȋnviat!). Tutta la messa viene accompagnata dai canti bizantini, intonati non solo dal coro ufficiale della chiesa ma anche dalla folla. I fedeli tornano a casa con la candela accesa, perché si dice che coloro che riescono a tenere accesa sempre la luce presa in chiesa fino all’arrivo a casa avranno un anno benedetto.
La tradizione vuole che, ritornate dalla messa, le famiglie si siedano intorno al tavolo bandito e, prima di iniziare lo “strano” pranzo pasquale nel cuore della notte, mangino il pane benedetto imbevuto nel vino, come simbolo del corpo e del sangue di Cristo. In mezzo al tavolo c’è il simbolo pasquale per eccellenza: le uova rosse. Colorare le uova di rosso è un rituale che simboleggia il sacrificio, il sangue di Cristo. Una leggenda racconta che, dopo la crocifissione di Gesù, i rabbini e i farisei abbiano organizzato un pranzo festivo e uno di loro abbia detto: “Quando questo gallo che mangiamo ritornerà in vita e queste uova diventeranno rosse, solo allora Gesù risorgerà“. All’improvviso, come per miracolo, le uova si sarebbero dipinte di rosso.
L’uovo, già di per sé simbolo di vita e di fertilità, è sempre stato visto come segno di resurrezione. La tradizione contadina dice che le uova di Pasqua hanno il potere speciale di proteggere gli animali della fattoria e la famiglia che vi abita. Infatti, è vietato buttare via il guscio, che invece viene seppellito alla radice degli alberi, per dare fertilità alla terra. Nei villaggi, la mattina di Pasqua la gente si lava il viso in un catino d’acqua con un uovo rosso e una monetina dentro, per essere sani e ricchi tutto l’anno.
Inizialmente, le uova venivano colorate solo di rosso, coi pigmenti delle foglie di cipolla, ma oggi sono dipinte in colori vari e si ritrovano su tutti i tavoli per essere donate, nel giorno di Pasqua. La tradizione delle uova dipinte, così antica, è stata portata al rango di arte da molti artigiani rumeni, che dipingono le uova in maniera fantasiosa, con simboli tradizionali o moderni. In Romania ci sono vari centri artigianali che conservano questo mestiere ancora vivo, e sono stati addirittura aperti vari musei delle uova dipinte, încondeiate. Spesso sono delle vere e proprie opere d’arte.
Le uova colorate sono anche i protagonisti di una tradizione popolare caratteristica, molto amata dai bambini: la battaglia delle uova. Il pranzo pasquale inizia proprio con questa strana gara delle uova: ognuno impugna in mano il proprio uovo sodo, lasciando la parte appuntita dell’uovo verso l’alto, scoperta. A questo punto si colpisce l’uovo dell’avversario e viceversa. Il grido di “battaglia” è: “Il Cristo è risorto!” e “Davvero è risorto!”. Dal primo uovo che si rompe devono mangiare tutti i membri della famiglia, perché si dice che in questo modo rimarranno sempre insieme. Dopo innumerevoli sfide con i commensali, vince l’uovo più resistente, ovvero colui che a fine del giro avrà l’uovo meno danneggiato. Gli anziani credono che il proprietario di questo uovo sia il più forte ed è quello che resisterà maggiormente alle malattie. Una variante di questa tradizione prevede che il perdente, ovvero quello con l’uovo maggiormente danneggiato, debba poi mangiare tutte le uova in gara. Nonostante si tratti di una gara piuttosto impegnativa per il fegato, sono ancora in molti a rispettarne le regole!
A dispetto del motto italiano, la Pasqua romena si passa per tradizione in famiglia. Uova sode a parte, il menù prevede una zuppa acida chiamata ciorba, insalata, sottaceti, agnello al forno o arrosto e un particolare polpettone chiamato drob, una specie di coratella d’agnello, fatta con le frattaglie, pane umido, molto prezzemolo, aglio e cipolla verde. I dolci tipici sono la pasca, una torta a base di pasta frolla, uvetta sultanina e ricotta, che viene preparata solo una volta all’anno, per la Pasqua appunto. Ha una forma circolare, per simboleggiare la culla di Gesù e sopra viene fatto il segno della croce. Un altro dolce casalingo che si ritrova sulla tavola di Pasqua è il cozonac, una sorta di panettone fatto in casa, riempito con semi di papavero o noci. In cucina, nella settimana santa, si radunano le donne della famiglia che di generazione in generazione imparano le ricette tradizionali, con un sentimento di profonda sacralità oltre e calore domestico.
Il Lunedì di Pasqua, l’italiana “pasquetta”, si svolge un’altra antica tradizione, soprattutto in Transilvania, al nord, chiamata udatul (l’annaffiare). Nei villaggi le ragazze e le donne vengono “annaffiate” con acqua di sorgente. Nelle città invece, dove le sorgenti scarseggiano, si utilizza del profumo, augurio di bellezza, freschezza, salute. Che tutte le “donne siano tutto l’anno come la primavera”! Dalle prime ore del pomeriggio, le città si riempiono di gruppi di uomini e ragazzi, che suonano alla porta della donne, muniti di bottigliette di profumo, pronunciando frasi del tipo: “Ho sentito che qui c’è un fiore, sono venuto ad annaffiarlo“, e le ragazze vengono così profumate. Ai ragazzi gli si offre un bicchiere di grappa e un dolce. Il rituale si protrae fino alla tarda serata, quando, per via dell’alcol, sono in pochi a ricordarsi la strada di ritorno.
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