GRAN TOUR ROMANIA PASQUA ORTODOSSA

Nel Paese delle Cicogne….si proprio cosi….delle Cicogne….venite e capirete perché….
“Romania, l’Europa d’Oriente, un’isola latina in un continente slavo. Viaggio tra spiritualità e gente comune”
Dopo tanti anni ancora adesso, quando si avvicina Pasqua o Natale, mi si chiede se gli ortodossi, festeggiano e cosa celebrano, se è la stessa nascita di Gesù e la stessa Resurrezione. Cambiano ovviamente i rituali religiosi e le tradizioni ma il significato delle feste è praticamente lo stesso. La Pasqua Ortodossa in particolare, non si festeggia quasi mai nello stesso giorno di quella Cattolica.
Può capitare qualche rara coincidenza di date ma più spesso cade una settimana dopo la Pasqua Cattolica e qualche altra volta anche un mese dopo.
Nel 2025 CADONO STESSO GIORNO PASQUA ORTODOSSA E QUELLA CATTOLICA
Con soli 2 giorni di ferie,per chi lavora,o insegna,potete fare questo tour abbinato al 25 aprile.
La spiegazione è legata ai diversi calendari che sono riconosciuti dagli stati e dalle chiese. La Pasqua cattolica viene calcolata secondo il calendario gregoriano mentre quella ortodossa tiene conto del calendario giuliano (da Giulio Cesare). Inoltre, il calcolo delle date per la Pasqua tengono in considerazione le fasi della luna: luna piena dopo l’equinozio primaverile, per i cattolici, e luna nuova per gli ortodossi.
Per gli ortodossi, la Pasqua è la festa delle feste, tanto da non essere neppure inserita tra le dodici grandi feste dell’anno liturgico, occupa di fatto un posto a parte. E’ una festa molto sentita, vissuta con intensità e sacrificio, che prevede una lunga e difficile quaresima (che dura 7 settimane), nella quale molti fedeli decidono di non mangiare carne, uova, latticini e bere alcol, per tutti i 48 giorni, intesi come purificazione assoluta del corpo e dello spirito
Viaggio in Romania attraverso il Maramures, Transilvania e le altre regioni visitando le bellezze naturali i luoghi storici e di culto di una nazione poco conosciuta e che si nasconde al turismo.
Visita alle chiese di legno del Maramures, i monasteri della Bucovina, le città. Il cimitero……..
ROMANIA PARTICOLARE “Tour della Romania particolare”
“Particolare” è una parola che spesso viene associata alla Romania. Particolare perché è un’isola latina in un continente slavo. Perché sta in un crocevia culturale: guarda da una parte all’Occidente, di cui ha sempre avvertito il fascino, e dall’altra alla chiesa ortodossa di cui sembra subire il rigore. Particolare è la gente, mentalità bizantina e cuore europeo. Particolare è la natura, di orsi e di lupi in un continente ormai interamente popolato da una fauna pacifica. L’impressione è quella di un Paese difficile da decifrare, perché fatto di troppi “particolari”. E dunque questa la Romania? Davvero gioca a nascondersi al viaggiatore? Forse sta proprio qui, invece, il suo fascino: nel suo essere “tanta”. C’è molta natura, selvaggia e dolce: la più grande zona umida d’Europa dove il Danubio finisce il suo viaggio – Delta del Danubio , i Carpazi appena usciti da un secolare isolamento turistico, la Transilvania che non e quella dei film horror ma campagna dai ritmi antichi. C’è tanta preziosità d’arte, nelle chiese dipinte in Bucovina, nel “gotico” in legno in Maramures, mete tradizionali del turismo, ma anche in piccoli gioielli nascosti: un cimitero capace di strappare un sorriso (il Cimitero Allegro a Sapanta – Maramures ), un villaggio di case effimere costruite da gente nomade ( villaggio Buzescu) . C’è Bucarest dove le follie architettoniche di Ceausescu guardano in faccia palazzi d’ispirazione parigina e SIBIU nome quasi sconosciuto che è diventato capitale europea della cultura nel 2007. Un Paese difficile da decifrare, con troppe particolarità, troppe contraddizioni. Non pretendiamo sempre di capire tutto subito della Romania: lasciamoci catturare dalle sue magie, dai suoi misteri. Dopotutto è “Europa d’Oriente”: qui arrivano echi di mondi lontani.
Voli da tutta Italia
1° giorno: ROMA – BUCAREST
Ritrovo dei partecipanti presso aeroporto volo per Bucarest. Arrivo incontro con la guida in lingua italiana e city tour della capitale, con le attrazioni più importanti della città di Bucarest, “La Parigi dell’Est”, un tour panoramico l’Arco di Trionfo (Arcul e Triumf), “piccolo fratello” di quello di Parigi, il fiume Dambovita con il suo splendido Palazzo di Giustizia e l’impressionante Accademia Militare, la Piazza dell’Università e la Piazza della Rivoluzione. Visita al Palazzo del parlamento.
Cena in un ristorante tipico e pernottamento in hotel.
2° giorno: BUCAREST – SIBIU – ALBA IULIA
Prima colazione in albergo. Partenza per Sibiu. Arrivo e pranzo tipico dai contadini a Sibiel, un grazioso villaggio vicino a Sibiu, pronti per una immersione nel mondo rurale e nei sapori della cucina tradizionale. Cominciamo la visita del centro storico di quella che è stata la capitale culturale europea nel 2007, una città con un miscuglio di culture, ma anche con un glorioso passato, nota all’epoca per il suo sistema di fortificazione considerato il più grande della Transilvania con oltre 7 km di cinta muraria della quale oggi si conservano importanti vestigia. Si potrà ammirare la Piazza Grande, la piazza Piccola con il ponte delle Bugie e l’imponente chiesa evangelica in stile gotico del XIV secolo. Si continua la strada per Alba Iulia dove alloggeremo nelle stanze ricavate proprio dalla vecchia struttura di difesa della cittadella.
Cena e pernottamento in hotel.
3° giorno: ALBA IULIA – CLUJ NAPOCA – BAIA MARE
Prima colazione in albergo. Siamo ad Alba Iulia (o Apulum come si chiamava durante il periodo dei romani o Alba Carolina sotto la dominazione ungarica). Visiteremo l’imponente cittadella costruita nel XIII° sec. nello stile Vauban con la porta spettacolare e la cattedrale ricca di storia e significati (ortodossa –chiesa di incoronazione per i re di Romania e cattolica dove tanti principi transilvani sono sepolti). Si continua per Cluj Napoca, una città che ricorda un grande impero. Vecchia città dacica nominata Napoca con lo status di municipio sotto Marcus Aurelius, oggi una città trilingue con dei palazzi imponenti, con 2 piazze importanti che ricordano 2 diverse pagine di storia e anche il tumulto di una delle più importante città della Romania attuale. Si continua la strada per arrivare a Baia Mare. Si entra in Maramures, una zona ricca di tradizioni, con un’architettura particolare e la gente per la quale ancora i vecchi valori morali sono gli attributi di una vita normale. E’ una zona famosa per le chiese lavorate interamente in legno, dove pure i chiodi sono in legno.
Cena e pernottamento in hotel.
Nota: possibilità di partecipare alla Santa Messa di mezzanotte nella chiesa della zona.
La Pasqua ortodossa comincia in chiesa a luci spente, alle ore 24.00. Il sacerdote esce dalle porte centrali dall’iconostasi sul presbiterio con una candela ed invita a prendere la luce. Tutti escono dalla chiesa con un lumino ed ascoltano il vangelo di Matteo 23,1-16. Si intona il canto Cristo è risorto e si ritorna in chiesa per proseguire la messa. Le parole del tropario pasquale – l’inno di Pasqua – ripetute moltissime volte in tono sempre più esultante, ripetute fino ad una travolgente ma composta gioia mistica – con la tua morte hai calpestato la morte – sono il grande messaggio della Chiesa Ortodossa: la gioia di Pasqua, l’aver bandito l’antico terrore che assediava la vita dell’uomo.
4° giorno: BAIA MARE – MARAMURES – BISTRITA
Prima colazione e trasferimento per assistere alla Messa della Pasqua ortodossa nel cuore della cristianità romena in mezzo alla gente del villaggio. Sarà un esperienza da ricordare.
Attraversando la Valle d’Iza, visitando le chiese del Maramureş, edificate tra il XVII e il XVIII secolo, che sono state iscritte nel 1999 nell’Heritage List dell’Unesco, come Patrimonio dell’Umanità. Faremo una sosta fotografica, ad un complesso monastico di recente costruzione, edificato con la vecchia tradizione della zona. Durante questa giornata, di certo vorrete e lo faremo, fermarvi nei villaggi dove potrete ammirare ancora, gli abitanti dei villaggi nei tipici costumi che non sono a uso e “consumo dei turisti”.
Benvenuti nella zona di Maramures che merita un approfondimento
Maramureş è nota per la permanenza delle sue tradizioni agricole, che non risentono ancora gli effetti dell’industrializzazione. La regione rinunciò alla collettivizzazione nel periodo della dittatura comunista di Nicolae Ceauşescu, con il risultato che la popolazione ancora oggi mantiene una forte legame con la terra. L’aratura, la piantumazione, il raccolto delle messi, la falciatura del fieno e molte delle attività agricole sono eseguite tramite il lavoro manuale. La regione vanta anche una forte presenza mineraria. La visita delle chiese in legno di Poienile Izei, considerate Patrimonio dell’Umanitá dall’UNESCO, sono un ottimo fattore in termini di crescita turistica. La regione è nota per il radicamento delle sue tradizioni daco-traciche, per la musica e i costumi popolari, specialmente nelle aree rurali. Molto note sono le sue lavorazioni in legno; chiese, case e porte e la grande ospitalità. Alcune aree rurali sono attraversate da strade, in terra battuta, sulle quali si possono vedere anche oggi i carri trainati da cavalli o forti bufali neri.
Qui visiteremo anche il cimitero elice di SAPANTA. Questo cimitero è l’unico al mondo ad avere la denominazione di cimitero felice, poiché su ognuna delle tombe vi si trova scritta una barzelletta oppure una riflessione sulla vita in chiave divertente, a testimonianza che le tradizioni di questa località non sono cambiate, ma rimaste inalterate anche nel corso dei secoli.
I villaggi di Maramures sono una galleria grande d’arte popolare. Fra di loro, il villaggio con il cimitero felice rappresenta un posto di un’ originalità stupefacente. Il contadino romeno non ha mai temuto la morte, perché morire è come attraversare un cancello verso l’eternità e quindi verso la vita eterna. La morte è un fenomeno naturale che deve accettare. Il cimitero è stato, per più di cinquanta anni, la creazione di uno scultore successore di parecchie generazioni di artisti del legno che hanno tramandato per testamento il loro commercio di padre in figlio. Il metodo di lavoro è rimasto invariato. Il legno di quercia è tagliato in fasci che sono messi ad asciugare uno o due anni, lo scultore può cominciare il suo lavoro: in primo luogo disegna i motivi geometrici a basso rilievo dedicati al defunto, poi li dipinge di blu e scolpisce un simbolo di speranza e di libertà. Nel 1934, lo scultore stesso ha cominciato a scrivere sulle lapidi. È solitamente una poesia breve scritta in prima persona, punteggiata di ironia, frasi sarcastiche e…errori di ortografia, la cui ispirazione poteva avvenire durante la notte. I parenti della persona deceduta non si addolorano, ma bevono e si rallegrano. In questo cimitero é descritta l’intera vita del villaggio: il pastore, il coltivatore, il boscaiolo, il tessitore, il filatore, la casalinga, il commerciante, il carpentiere, il medico, il musicista o l’ubriaco sono tutti vicini in questo cimitero. Questa memoria collettiva, questo insieme di tombe piene di colori dove ogni persona morta racconta ironicamente la sua esistenza con le relative gioie e dispiaceri, genera serenità e un’atmosfera allegra, una specie di sfida alla morte, un inno alla vita. Lo spirito creativo aleggia ancora sopra il cimitero e oggi molte delle lapidi sono inventate dai suoi allievi. Il cimitero è un «plein air» del trionfo della vita sulla morte, un museo dove la gente parlerà “dell’azzurro” come parla già del famoso azzurro di Voronet; un azzurro caldo, liscio, quasi fosforescente. Chiedendo all’artigiano che cosa lo ha ispirato, ha risposto chiaramente: il cielo. “vicino agli altri quattro colori (nero, rosso, giallo e verde) l’azzurro é dappertutto, visto che è il quinto colore della terra del Maramures.
Pranzo di Pasqua con menu tipico e bevande incluse.
Vivremo questa festa importante insieme alla gente del posto.
L’uovo è uno dei simboli pasquali più diffusi in tutto il mondo.
L’uovo è considerato da sempre il simbolo della rinascita e della vita in moltissime culture e in diverse tradizioni. I fedeli rito ortodosso e bizantino hanno la tradizione di tingere le uova sode di rosso e benedirle in chiesa il giorno di Pasqua.
Uova pasquali: perché sono colorate di rosso?
Una tradizione prettamente greca della Pasqua è quella di colorare e decorare le uova di rosso. La scelta del colore si rifà ad un’antica leggenda secondo cui Maria Maddalena, dopo essere stata al Sepolcro di Gesù e avendolo trovato vuoto, si recò dove erano riuniti i discepoli e annunciò loro la straordinaria notizia. Pietro, però, incredule le disse: “Crederò a quello che dici solo se le uova che hai nel paniere diventeranno rosse”. E subito le uova si tinsero di un rosso intenso.
Il rosso è inoltre il colore del sangue di Cristo, della festa ed è considerato un modo per tenere lontano il male.
Decorare le uova pasquali in casa
L’uovo decorato è simbolo di vita e di fertilità, ma anche segno di resurrezione. Molto importane è il cosiddetto uovo della Madonna, ovvero il primo uovo che viene decorato e colorato in una casa e che viene messo nell’angolo bello .
Prima del pranzo della Pasqua, inizia la tradizionale rottura delle uova. Ogni ospite gioca, tenendo l’uovo stretto nella mano e colpendo con la punta dell’uovo quello del vicino, pronunciando la frase di rito, Christos anesti (Cristo è risorto), a cui l’altro deve rispondere alithos anesti (è veramente risorto). Tradizione vuole che alla futura sposa l’uovo venga rotto in fronte come augurio di fertilità.
Questo gesto nasconde in realtà un simbolismo molto profondo. Il guscio dell’uovo pasquale che viene rotto rappresenta, infatti, la tomba di Cristo. Il gesto di rompere il guscio indica, di conseguenza, la distruzione della tomba, simbolo a sua volta di morte, per lasciare spazio all’uovo, simbolo di vita e della Resurrezione di Gesù Cristo.
Si prosegue per Bistrita.
Cena e pernottamento presso in hotel di lusso.
5° giorno: BISTRITA – MONASTERI DELLA BUCOVINA – RADAUTI
Prima colazione in albergo. Il paesaggio che potrete vedere dai finestrini del vostro bus cambia rapidamente, se le case in Maramures sono finemente intarsiate e tutte in legno, qui hanno le decorazioni in tutta la casa, sembra di essere nel mondo delle fiabe. Entriamo in Bucovina attraverso un bellissimo paesaggio passando da Passo Borgo a 1201 mt. La Bucovina è una regione situata nel nord della Romania (Moldavia) il cui nome, risalente al 1774, significa “paese coperto da foreste di faggi“. Infatti la Bucovina fu parte del principato di Ştefan cel Mare (Stefano il Grande), che combatté a lungo contro gli invasori Ottomani. Nel 1775 la Bucovina venne annessa all’Impero austriaco che le diede il nome. Nel 1918, dopo la Prima guerra mondiale la Bucovina insieme alla Bessarabia e alla Transilvania entrò a far parte della Grande Romania. Nel 1940 l’Unione Sovietica, a seguito di un ultimatum, si annesse la Bessarabia con il consenso della Germania nazista sulla base dei protocolli segreti firmati nel Patto Ribbentrop-Molotov) del 23 agosto 1939, ma si impadronì anche della Bucovina settentrionale, che in tali protocolli non era menzionata (si indicava esplicitamente la Bessarabia in un generico contesto di Europa sud-orientale, mentre la Bucovina era considerata Mitteleuropa). Famosa per i suoi bellissimi paesaggi, la Bucovina lo è ancora di più per i suoi monasteri affrescati costruiti nei sec. XV-XVI sotto i principi moldavi Stefano il Grande e suo figlio Petru Rares. Attualmente i monasteri della Bucovina sono posti sotto la protezione dell’Unesco come patrimonio dell’umanità.
Visita del monastero Moldovita, del 1532, circondato da fortificazioni ed affrescato esternamente. Gli affreschi esterni esaltano l’impronta moldava per ottenere il massimo realismo nelle scene di vita quotidiana, umanizzando i personaggi. Sulla parete sud possiamo ammirare L’Assedio di Costantinopoli, l’Albero di Gesù, un gruppo di alcuni famosi filosofi antichi. Il monastero Moldovita ospita un museo importante in cui fa bella mostra Il Golden Apple, un premio consegnato dall’Associazione Internazionale dei Giornalisti a tutti e cinque i monasteri moldavi come riconoscimento per il valore artistico e culturale degli affreschi sulle pareti esterne. Il monastero di Moldovita è un monumento protetto dall’Unesco. Si continua con la visita del monastero Sucevita, (1582-84) rinomato per l’importante affresco “la Scala delle Virtù” e per le sue imponenti mura di cinta. Si continua per arrivare a Radauti.
Cena e pernottamento in hotel.
6° giorno: RADAUTI – IASI
Prima colazione in albergo. Non lasciamo “la dolce Bucovina” senza visitare il famosissimo – Voronet del 1488, nominato la Cappella Sistina dell’Est Europa e considerato il gioiello della Bucovina per il famoso ciclo di affreschi esterni che decorano la chiesa, il più celebre fra questi è ”Il Giudizio Universale”. Si continua in direzione di Iasi. Arrivando a Iasi, la più importante città dell’est della Romania, ammireremo il maestoso Palazzo della Cultura, un gigante neo-gotico costruito sulle rovine del vecchio palazzo principesco. Continueremo con la visita della chiesa dei 3 gerarchi, un vero ricamo in pietra e poi con la visita della cattedrale metropolitana dove troveremo le reliquie della Santa Paraschiva – santa protettrice della Moldova.
Cena e pernottamento in hotel.
7° giorno: IASI – LAGO ROSSO – BIERTAN
Prima colazione in albergo. Proseguimento per Lago Rosso, tra le Gole di Bicaz, il più bel canyon del Paese, situato nella catena dei Carpazi, lungo 10 km., formato da rocce calcaree mesozoiche, alte 300-400 mt.
Continueremo il nostro tragitto incontrando un’altra nazionalità – i Csángó – visitandoli a casa, ascoltando la loro musica e cercando di capire da dove sono arrivati e come si sono integrati. Una delle minoranze più spettacolari della Romania :”I nipoti di Attila”, sono gli Csàngò , arrivati qui dalle lontane steppe dell’Asia. Vivono in piccole comunità nelle alte valli dei Carpazi e nella pianura della Moldavia, a poche centinaia di km dell’Unione Europea (e tra poco ne entreranno a far parte) ma per adesso continuano a vivere in un universo parallelo fuori del tempo, distante molti secoli e molte migliaia di km. Una realtà inconsueta nell’Europa di oggi, da cui affiorano riti e credenze collegabili a quelle dei clan kazaki della Mongolia, tracce di sincretismi in cui la Madonna si confonde con le antiche fate della tradizione ungherese legate ai culti del Sole.
Parlano un ungherese arcaico con vocaboli di origine turca o persiana. Sono cattolici ma nei ricami dei loro costumi si ritrovano il Sole, la Terra e l’Acqua, tracce della loro antica religione pagana. Un mondo a parte che sopravvive fra mille difficoltà in piena Europa. Sono loro gli ultimi “Figli del Vento” d’Europa, eredi di una storia che riemerge dai ricami dei loro abiti che indossano nei giorni di festa, quando il suono dolce e aspro dei violini accende di vita i villaggi sparsi tra le colline della Moldavia e le rive del fiume Siret che in ungherese significa amore, e in romeno non ha nessun significato, ma loro sono arrivati anche prima degli ungheresi, forse con gli Unni.
“Qui pure le pietre parlano: se guardi bene con attenzione, vicino a ogni chiesa (gli Csàngò si professano cattolici in mare ortodosso, un modo per dichiararsi diversi senza sfidare le autorità), si vedono massi apparentemente privi di significato che in realtà sono quel che rimane dell’antica religione legata al Sole. Se osservi bene, i nostri villaggi sono sempre orientati secondo una linea che va a ripercorrere il cammino del Sole: ancora oggi il più importante pellegrinaggio a Cleja, Klèse per noi, si svolge il giorno in cui il Sole non crea ombra intorno alla pietra”.
Ecco da questa poche righe avrete capito in che mondo affascinante ci immergeremo per qualche ora (non è ancora certo che riusciremo a visitarli, non sono luoghi frequentati dal turismo e non sono abituati alle visite). Se volete saperne di più su questo popolo, visitate il sito dell’associazione dei popoli minacciati: www.gfbv.it/3dossier/eu-min/csango.html. Si attraversano le belle colline di Transilvania toccando località famose per le acque termali. Partenza verso Biertan dove si visita la chiesa fortificata, patrimonio UNESCO dove, se saremo tra i fortunati potremo ascoltare un concerto da uno degli organi più grandi del sud Europa.
Cena e pernottamento in hotel.
8° giorno: BIERTAN – SIGHISOARA – PREJMER – BRASOV o SINAIA
Partenza in direzione di Brasov. Durante il tragitto sosta a Sighisoara, visita guidata della città detta “La Perla della Transilvania”, considerata una delle città-fortezza meglio conservate d‘Europa (partrimonio dell’umanità UNESCO). I colonizzatori tedeschi vi fondarono il primo abitato nel 1191, che però tu distrutto dai tartari cinquant’anni dopo. Nel Quattrocento, il pericolo ottomano determinò la costruzione delle torri di difesa che circondano tutta la Collina della Città. Dal Cinquecento Sighişoara s’impose anche sotto aspetto culturale: nella scuola della città insegnano professori “di tutte le specializzazioni e di tutte le scienze”. La città risale in gran parte al sec XIV, quando fu ampliata e rafforzata la costruzione affrettatamente eretta dopo le distruzioni tartare del 1241. Si conservano nove delle quattordici torri originarie: torre dei fabbri, torre dei calzolai, torre dei macellai, torre dei sarti, torre dei pellai, torre dei ramai, ecc. Nella Piazza della Città si trovano la Casa del Cervo, una dimora nobiliare seicentesca in stile rinascimentale transilvano e la Casa Veneziana del Cinquecento, con una facciata in stile gotico veneziano. Una delle attrazioni più affascinanti della città è la Torre con Orologio. Alta 64 metri la torre ha all’ultimo livello quattro torticene e una galleria di legno per la guardia; essa costituisce la più vecchia testimonianza della penetrazione del barocco austriaco in Transilvania. Nel XII° secolo un artigiano locale installò sulla torre un orologio con due quadranti, l’uno volto verso la Città Bassa, l’altro verso la rocca. Il meccanismo mette in azione gruppi di figurine di legno che rappresentano i giorni della settimana. Ma Sighişoara è famosa soprattutto perché diede i natali (nel 1431) al Principe di Valacchia Vlad III° Dracul (Vad l’impalatore) o meglio conosciuto come Dracula (il vampiro di Bram Stoker).
Qui potrete vistare la Casa Vlad Dracul in cui abitò tra gli anni 1431-1435, prima di diventare principe della Valacchia. Pranzo in ristorante. La più bella e meglio conservata cittadella medievale della Romania, Sighisoara. Continuiamo la strada fermandoci per la strada per la visita della impressionante chiesa fortificata a Prejmer (patrimonio Unesco) costruita dalla popolazione sassone del posto nel sec.13 e che riprende in piccolo il villaggio che è al di fuori delle mura. Si continua per Brasov visitando il centro storico della citta medievale con la Chiesa Nera e la prima scuola romena, ammirando la Piazza del Consiglio dove si respira un’aria cosmopolita. Continuazione per Sinaia sopranominata anche “La Perla dei Carpazi” (quante perle in questo tour!)
Cena e pernottamento in hotel
9° giorno: SINAIA – BUZESCU – BUCAREST
Prima colazione in hotel. Visita del Castello Peles. Costruito tra il 1873 – 1883 (primo piano) e tra il 1896 e il 1914 (secondo piano), da parte di Carol I Hohenzolleren – il primo re di Romania (1866 – 1914) in stile rinascimentale tedesco, dall’architetto viennese Wilhelm von Doderer e il tedesco Johann Schultz in Lemberg , si compone di 160 camere e di una torre centrale di 66 m di altezza. In Europa, il Castello di Peles in Sinaia, residenza estiva dei re di Romania, è stato modello di altri importanti castelli e può essere considerato il più importante della Storia della Romania. Inoltre è uno dei monumenti più importanti di questo genere in Europa per la seconda metà del XIX secolo. Potrete ammirare numerose statue, balaustre, vasi, fontane, nicchie e mosaici. L’interno del castello Peles con le sue 160 stanze, sistemate ed arredate in tutte le fogge possibili, con netto predominio dell’intaglio in legno. E’ stato incluso nella lista dei 5 castelli più belli del mondo.
Si parte in direazione di Buzescu – villaggio rom – impressionante per l’architettura bizzarra e per le abitudini degli zingari che vi abitano e dove troveremo un strano miscuglio di ricchezza e miseria. I rom, che secondo le statistiche sono 3% dell’intera popolazione, conservano con tanta tenacia la loro identità. Una visita “insolita” non inserita in nessun programma di viaggio: la visita di un villaggio Rom, ad un comune con un’elevata presenza di Rom ed è infatti piuttosto noto per il buon numero di case costruite nello stile caratteristico di questo popolo.
“Il paese era formato da una strada asfaltata principale e da traversine laterali in terra battuta. In tutto 500 metri da capo a piedi. Una chiesa in stile cristiano-ortodossa, dipinta di giallo e di verde, con annesso cimitero zingaro, vegliava l’entrata in paese. Architetture molto particolari che oltre la comune immaginazione, architetture che sembravano riprese da fiabe del nord Europa, come “Hansel e Gretel”. Ogni costruzione appartiene ad una sola famiglia, sia che si tratti di una palazzina a quattro piani che di una villetta con giardino. Lungo la strada del villaggio, tutti hanno diritto ad una casa, tutti hanno spazio per testimoniare della loro esistenza, ma non tutte le case sono uguali. Per un Rom, la casa è un concetto nuovo, ben lontano da ciò che invece rappresenta per noi popoli stanziali: una casa equivale alla nostra automobile, più è grande e bella e luccicante e accessoriata, più si lascia intendere quanto il proprietario sia proporzionatamente ricco. Così il villaggio ha case più o meno sfarzose, più o meno imponenti, e tutte riportano sui tetti, rigorosamente rivestiti in zinco, grandi placche di rame con inciso il nome della famiglia intestataria della costruzione.
Gli interni sono molto curati nei dettagli ed ogni elemento decorativo, come marmi, stucchi, ori, mobilio, cristalli, porcellane, lampadari, è stato importato dall’estero senza badare a spese. La moltitudine di stanze non viene sfruttata, l’importante è averle, non arredarle, non viverle, l’importante è ostentare. Di fatto molte famiglie vivono principalmente in un paio di ambienti della casa, tra cui la cucina, lasciando il resto della casa vuoto e disadorno. Alcune famiglie dormono addirittura con la tenda nel giardino. Durante la mia breve passeggiata avevo constatato la presenza di diversi operai rumeni al lavoro nei vari cantieri edili, intenti a costruire nuove case. Il disegno architettonico è opera degli zingari, mentre la costruzione vera e propria è relegata ai rumeni, che i Rom considerano inferiori!”
Arrivo a Bucarest . Cena e pernottamento in hotel.
10° Giorno: Bucarest – Roma
Trasferimento in aeroporto per imbarco sul volo diretto a Roma e fine dei servizi.
LA QUOTA COMPRENDE
- Voli Roma – Bucarest-Roma bagaglio incluso (nota bene: tariffa da riconfermare ad emissione dei biglietti)
- Pernottamenti in hotel 4**** e 5*****
- Trasferimenti in bus privato
- Guida locale in lingua italiana per tutta la durata del viaggio
- Pensione completa con acqua minerale inclusa dalla cena del primo giorno fino alla colazione dell’ultimo giorno
- Ingressi per le visite previste nel programma
- Assicurazione annullamento e spese mediche (massimale 10.000), bagaglio massimale 1.500) e covid 19
LA QUOTA NON COMPRENDE
- Tasse aeroportuali euro 135,00 (soggette a riconferma sino emissione dei biglietti aerei)
- Mance
- auricolari
- Extra di carattere personale
- Tutto quanto non espressamente indicato nella voce “La Quota Comprende”