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Cosa è incluso
Pompei e dintorni:
insoliti itinerari e nuove scoperte
Dopo oltre 30 anni di progetti annunciati ha aperto , negli spazi della Reggio di Quisisana a Castellammare di Stabia (Napoli), il nuovo Museo archeologico di Stabiae Libero D’Orsi, intitolato ad una delle figure più rappresentative dell’archeologia del Mediterraneo ed in particolare dell’area vesuviana.
Il Museo Archeologico di Stabia Libero d’Orsi riapre nel suo rinnovato allestimento, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione.
Grazie al Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che ha recuperato circa 125 reperti archeologici di produzione campana,in sinergia con il Parco Archeologico di Pompei – Area Tutela,potremo ammirare questi reperti,che saranno tutelati e valorizzati nel contesto del rinnovato Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi.
Torre Annunziata – Il quartiere Provolera torna a vivere con i “murales gentili”..
Far rinascere un quartiere degradato non è cosa da poco. Ci vogliono risorse, passione, costanza, impegno e determinazione, ma soprattutto il coinvolgimento degli abitanti del posto, che devono diventare parte attiva del processo di cambiamento.
Certo, nessuno ha la bacchetta magica. Innanzitutto occorre che le Istituzioni investano risorse per riqualificare il quartiere (strade, impianto di illuminazione, verde pubblico, palazzi fatiscenti, ecc.), ma si può iniziare anche dalle piccole cose, da un progetto, da un’idea.
Ed è questo il caso del quartiere Provolera di Torre Annunziata. Rosaria Langella, imprenditrice, è nata e vissuta per molto tempo in questo rione, noto tristemente per episodi di cronaca nera…
…e così è partita l’iniziativa dei “Murales Gentili” nel quartiere Provolera. Abbiamo coinvolto gli abitanti della zona, che in un primo momento sembravano alquanto scettici, ma poi si sono lasciati prendere dall’entusiasmo ed ora partecipano attivamente a questo progetto. La cosa sorprendente e vedere tanti bambini coinvolti in ogni genere di iniziativa. Ieri sera, mercoledì 2 agosto, tutti assieme abbiamo ripulito di rifiuti, plastica e pietrame lo spazio lasciato libero dall’abbattimento recente di un palazzo . In questa zona sono nati diversi Bed and Breakfat e molti turisti si fermano per farsi le foto vicino ai murales. Ed apprezzano molto le antiche tradizioni dei nostri quartieri storici, con il vociare delle donne sedute fuori alle proprie abitazioni a conversare. Ecco, si può partire anche dalle piccole cose per far rinascere il nostro centro storico”.
Nel 2019 a Civita Giuliana località a nord dell’antica città di Pompei, in una villa suburbana già in parte individuata e indagata agli inizi del ‘900 e tornata all’attenzione per gli scavi clandestini condotti da tombaroli, si avvia un’attività di scavo senza precedenti per la sua genesi e per le sue straordinarie scoperte. Tra queste un carro cerimoniale con il lussuoso rivestimento in bronzo e le decorazioni in argento, in ottimo stato di conservazione.
Oggi il carro ricostruito nelle sue parti mancanti – che lasciarono impronte nella cenere e furono recuperate grazie alla tecnica del calco – è finalmente percepibile nelle sue reali forme e dimensioni e sarà fruibile presso l’Antiquarium di Boscoreale.
“Questa è un’autentica perla che dimostra ancor più, ove ve ne fosse bisogno, l’unicità del nostro patrimonio. – Il restauro e l’esposizione non rappresentano solo la restituzione di un reperto eccezionale ai cittadini e agli studiosi, ma anche il coronamento di uno sforzo che, in questo caso, ha visto operare insieme Parco archeologico di Pompei, Procura della Repubblica di Torre Annunziata e Carabinieri del TPC. Tutto ciò ci spinge a lavorare con sempre maggior impegno, consapevoli del valore del nostro patrimonio, eredità di un grande passato ma anche opportunità di crescita civile e socioeconomica per il futuro”.
“La scoperta all’epoca dello scavo fu eccezionale per le informazioni che rivelava per la tipologia di veicoli di trasporto, di tipo cerimoniale, che non trovava confronti in Italia con simili reperti. Un carro simile era stato ritrovato anni fa in Grecia, nei luoghi dell’antica Tracia, in una tomba appartenuta a una famiglia di alto rango, ma lasciato in situ. Questa è invece la prima volta al mondo che un pilentum viene ricostruito e studiato. – dichiara il Direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, sotto la cui Direzione del Parco di Pompei nel 2018 si sono avviate tutte le attività e la firma del protocollo d’Intesa con la Procura – Inoltre, le indagini a Civita Giuliana hanno sancito l’ attuazione di una metodologia di scavo di tutto il contesto, ormai ordinaria a Pompei, che ha visto coinvolto un team interdisciplinare di archeologi, architetti, ingegneri, restauratori, vulcanologi, antropologi e archeobotanici. L’attuale restituzione del carro al pubblico racchiude una storia ben più ampia di cura del patrimonio culturale italiano”
“Il carro oltre al suo valore scientifico, costituisce il simbolo di un processo virtuoso di legalità, tutela e valorizzazione non solo dei singoli reperti, ma di tutto il territorio vesuviano. – aggiunge Gabriel Zuchtriegel, attuale Direttore del Parco – Quell’attività ha dato avvio a operazioni di esproprio di strutture illecite, per consentire di proseguire l’indagine e ha visto più enti collaborare per un intento univoco. Oltre alla Procura e ai Carabinieri, anche il Comune di Pompei, ha dato la sua disponibilità nella gestione della viabilità urbana inevitabilmente compromessa dal prosieguo dello scavo. L’esposizione dei preziosi reperti è un punto di partenza verso l’obiettivo più ambizioso di rendere presto fruibile l’intera villa al pubblico.”
Pompei: nuove scoperte e un percorso sopraelevato sull’Insula dei Casti Amanti.
Non finisce mai di stupirci il Parco Archeologico di Pompei: aperto uno straordinario percorso sopraelevato, su passerelle sospese, che permetterà una eccezionale visita e una vista inedita, dall’alto, delle strutture e del cantiere di scavo e restauro in corso. Aperte anche tre nuove domus nella Regio IX, uno dei quartieri pompeiani, dove gli scavi proseguono rilevando tesori straordinari
Nuove sorprese a Pompei, emerge un salone decorato con soggetti dalla Guerra di Troia
La sala si aggiunge ai tesori della Regio IX, da poco accessibile al pubblico, offrendo uno spaccato non solo artistico ma anche sociale del tempo. Tra eroismo, destino e libertà
Giorno 1 Roma – Castellamare di Stabia – Torre Annunziata
Ritrovo dei partecipanti presso Stazione Termini e partenza con treno AV diretto a Napoli.
Arrivo e trasferimento in Circumvesuviana a Castellammare,dove all’arrivo i bagagli saranno trasferiti in hotel e trasferimento a piedi per la prima visita.
Il nostro viaggio tra Pompei e i suoi dintorni inizia proprio da Castellammare di Stabia dove un gioiello di architettura settecentesca ospita il nuovo museo Archeologico Libero D’Orsi.
ll Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi ospita 507 reperti tra dipinti murali, arredi marmorei, suppellettili in ceramica e bronzo. Il percorso si integra con tecnologie e apparati multimediali didattici che implementano l’accessibilità fisica e culturale delle opere e dei contenuti. Il Museo è ospitato dal 2020 negli spazi della Reggia di Quisisana – edificio che vanta una storia di oltre sette secoli, poi valorizzato in epoca borbonica – come spazio dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano, insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze finalizzate al riposo, del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simili nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica con “vista” sul Golfo di Napoli.
IL MUSEO
Per la prima volta gli allestimenti mettono insieme gli apparati decorativi delle ville marittime rinvenute sulla collina di Varano durante gli scavi di età borbonica e quelli scoperti da Libero D’Orsi a partire dal 1950. L’allestimento che vede riuniti, dopo oltre 250 anni, i reperti stabiesi conservati al MANN e quelli rinvenuti dal preside, oggi custoditi al Quisisana, è stato possibile grazie all’Accordo siglato con il MANN per la valorizzazione del patrimonio stabiano che consente al museo di avere in prestito per tre anni molti dei reperti rinvenuti a Stabia secondo cicli di rotazione.
Pertanto, per la prima volta sarà possibile fruire degli apparti decorativi organizzati per contesti di provenienza.
IL PERCORSO MULTIMEDIALE
Il percorso è composto da 6 dispositivi multimediali disposti lungo il percorso espositivo che raccontano, attraverso modalità immersive e partecipative, le forti relazioni tra la città antica e quella contemporanea.
Si racconta, infatti, di un sito archeologico straordinario, l’antica Stabiae, due volte distrutta e due volte rinata. Conquistata e devastata nel corso della Guerra Sociale dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, riprende vita come pagus di Nocera e diventa sede di importanti e prestigiose ville marittime, dotate di meravigliosi e lussuosi apparati decorativi. Stabia verrà distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. alla stregua di Pompei ed Ercolano, ma a differenza di queste ultime rinasce già nel 92 d.C. come riporta il poeta Stazio. Stabiae era infatti, sede di una statio della flotta misenate e continuerà ad esserlo anche in età post eruzione, come ci dimostrano i reperti rinvenuti sotto la Cattedrale di Castellammare di Stabia.
Nella prima sala un plastico multimediale entra in relazione con i reperti esposti, raccontando in un lungo arco temporale le trasformazioni del territorio – compreso tra Ercolano, il Vesuvio, Pompei fino a Sorrento sul versante napoletano e Nocera e i Monti Lattari su quello salernitano; e i due diversi momenti di scoperta della città antica di Stabia, la prima in età borbonica (negli anni in cui furono scoperte Pompei ed Ercolano); la seconda ad opera del Preside Libero D’Orsi, negli anni ‘50. Quest’ultimo momento, in particolare, viene ripercorso attraverso un diario multimediale con la voce, le foto e gli appunti del Preside D’Orsi. Un libro cartaceo multimediale che i visitatori possono sfogliare virtualmente per scoprire tutti i particolari che hanno fatto la storia e la fortuna degli scavi.
Gli allestimenti successivi delle sale evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano che rappresentano ancora oggi quinte sceniche proiettate sul mare. Nel museo il paesaggio che era godibile in età pre 79 d.C. è stato riscostruito fedelmente sul fondo della sala, spogliandolo di tutte le costruzioni contemporanee, e riproponendolo in una proiezione dinamica che cambia nell’arco delle 24 ore della giornata. La proiezione diventa la quinta prospettica agli arredi rinvenuti nei peristili e nei giardini delle ville di Varano. Su di essi si affacciavano gli ambienti dedicati al soggiorno e al riposo diurno, all’otium e alla lettura, alla convivialità e all’ospitalità che mantenevano perennemente lo sguardo proiettato sul panorama: Ischia e Capo Miseno, Capri e la penisola sorrentina ma anche le alte e verdi montagne di cui Simmaco elogia la qualità e la salubrità del latte prodotto dagli armenti che qui pascolavano.
Campeggiano sulle pareti delle sale le parole di Cicerone, che scrive una lettera all’amico Marco Mario: «Non ho dubbi in proposito: hai tratto un’apertura nella tua camera da letto e ti sei spalancato un panorama sul golfo di Stabia […]»
Scomparsa Pompei, Stabiae rappresentava l’unico sbocco per Nocera. Le sue vie, quella per terra e quel mare, l’hanno salvata dall’oblio. La rinascita è raccontata mediante un’installazione multimediale interattiva e dai reperti ricevuti in prestito dal Museo Diocesano sorrentino stabiese, che conserva ed espone i reperti rinvenuti sotto il Duomo di Castellammare di Stabia, che risalgono al II e al VI d.C.
La Reggia di Quisisana
La Reggia fu costruita nel XIII secolo dai sovrani angioini come luogo di villeggiatura e di cura, ma fu solo con gli interventi condotti da Carlo III di Borbone tra il 1765 e il 1790 che il palazzo assunse l’aspetto attuale. Il complesso, che rispecchiava l’idea del “palazzo di caccia e villeggiatura”, ha una struttura ad elle così da godere da un lato di una splendida vista sul golfo e dall’altro di essere meglio collegato a Castellammare. Negli anni seguenti anche il parco venne riammodernato e ingrandito sui modelli del giardino all’inglese con grandi viali, scale, fontane e giochi d’acqua che sfruttavano scenograficamente sia la ricca vegetazione delle pendici del Faito che le sorgenti d’acqua. La fama del Palazzo era tale da attrarre moltissimi viaggiatori e personalità straniere a soggiornare nell’area e il suo splendore ci è testimoniato dagli acquerelli e dalle incisioni di Hackert e Dahl nonché dalle vedute della Scuola di Posilippo.
Dopo alcuni decenni di abbandono, il palazzo è stato oggetto all’inizio del 2000 di un grande intervento di restauro terminato nel 2009 e che ha restituito l’antico splendore.
Il sito è di proprietà del Comune di Castellammare di Stabia, che ha concesso parte dell’edificio in comodato d’uso al Parco archeologico di Pompei per ospitare il Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi.
Chi era Libero D’Orsi ?
Libero d’Orsi nacque a Castellammare di Stabia il 30 marzo del 1888. Si laureò in Lettere presso l’Università di Napoli e in Filosofia presso l’Università di Padova. Nel 1946 divenne preside della scuola media Stabiae dove rimase fino al 1958. Nel 1949 fu nominato ispettore onorario alle Antichità e Belle Arti e poi Conservatore Onorario del Museo Statale di Castellammare di Stabia. Fu Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e fu insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Repubblica per la Scuola, la Cultura e l’Arte….continua…
Arrivo in hotel e pranzo .Sistemazione nelle camere riservate. Tempo per il riposo.
Si pernotta nel magnifico storico hotel Stabia fronte mare 4**** eccellenza dell’hotelleria in questa zona.
ESCLUSIVA DEI VIAGGI DI GIORGIO
TORRE ANNUNZIATA QUARTIERE PROVOLERA
Nel pomeriggio ci spostiamo verso Torre Annunziata per vivere una delle esperienze esclusive dei Viaggi di Giorgio, un incontro tra antico e moderno tra passato e presente tra lusso e borghi popolari.
Visita narrata al quartiere Provolera.
Nei mesi scorsi il progetto “Costruiamo la Gentilezza”capitale 2024 aveva già realizzato alcuni murales in giro per la città ma non si è certo fermato a quello ma come afferma Anna Vitiello “Il nostro intento è quello di non fermarci, di continuare e di portare luce e colore nei luoghi grigi della nostra città”.
Il progetto è frutto della collaborazione fra le associazioni: Don Pietro Ottena, Progetto Cripta, Rotaract e Rotary di Torre Annunziata. Le persone del territorio si sono dimostrate molto aperte e disponibili, organizzando anche una colletta per acquistare il materiale necessario agli artisti.
Il nome del quartiere deriva da Polveriera perché proprio qui era presente la reale fabbrica d’armi Borbonica: il dialetto Torrese ha trasformato la Polveriera in Provolera!
Far rinascere un quartiere degradato non è cosa da poco. Ci vogliono risorse, passione, costanza, impegno e determinazione, ma soprattutto il coinvolgimento degli abitanti del posto, che devono diventare parte attiva del processo di cambiamento. Ed è questo ciò che è successo qui in questo quartiere. Riqualificando muri decrepiti di palazzi storici sono nati i murales gentili” Tra queste strade incontreremo la gente del quartiere ascolteremo le loro storie e le storie di questi dipinti e di come dalla cenere, qualunque essa sia, si può sempre rinascere !
L’ondata di trasformazione partita dal Rione Provolera travolgerà tutti i quartieri di Torre Annunziata. Prossimo obiettivo la riqualificazione dell’antico Rione dei Pescatori, uno dei luoghi più simbolici della città. Anche in questa zona i murales gentili cancelleranno il degrado per inaugurare un nuovo capitolo di rinascita.
Nei secoli è diventato un quartiere difficile, ma oggi è un’esplosione di vitalità e voglia di riscatto, come testimoniato dai ragazzi delle scuole del rione che hanno realizzato in pochi minuti, sotto la guida esperta degli artisti Marco Zurlo e Adriana Capizzano e con il Coordinamento di Anna Vitiello, il murale della chiesa del Carmine. Lo skyline di torre Annunziata per chi viene dal mare. Tutto nell’ambito del progetto dei murales gentili, che fanno rinascere i luoghi in preda al degrado, e nell’ambito della Città Metropolitana di Napoli, con i suoi comuni e quelli della Daunia, Capitale nazionale di Costruiamo Gentilezza 2024. Colori, immagini, racconti visivi di storie, persone e personaggi al posto di muri grigi, la vita laddove regnava l’abbandono, e tutto solo con la forza di volontà delle persone del luogo, che hanno messo a disposizione il proprio tempo, la propria arte e anche le risorse materiali per realizzare questi dipinti. Le voci del quartiere, quelle di Colomba Panciulo, simpatica e accogliente, e di Alfonso Pinto, bronzo alle Olimpiadi di Atene 2004 nel pugilato, categoria pesi mosca, epigono di una generazione di campioni olimpici che la palestra “Boxe Vesuviana”, innestata in quei vicoli, ha sfornato, a partire dal compianto Ernesto Bergamasco, Monaco 1972, passando per Pietro Aurino, Atlanta 1996, fino alla campionessa di oggi, Irma testa, bronzo alle ultime Olimpiadi di Tokyo. E poi le voci delle istituzioni, quella di Ilaria Abagnale, Consigliera delegata del Sindaco metropolitano – Gaetano Manfredi – al Progetto di Capitale Nazionale di Costruiamo Gentilezza, curato dalla Rete CUG della Città Metropolitana diretta da Renata Monda, e quella di Luca Nardi, che del progetto Costruiamo Gentilezza è l’ideatore, con la sua Associazione Cor et Amor, nonché il Coordinatore nazionale: “Il progetto dei murales gentili è replicabile liberamente per diffondere bellezza nelle comunità di appartenenza”. E, infatti, il progetto si sta allargando a macchia d’olio: prima la Provolera, poi il Rione dei Pescatori, ma ora Anna Vitiello, insieme con Arcangela De Vivo, ha già portato alla realizzazione di diversi murales gentili nell’area di San Severo, nel foggiano, e prossimi cantieri apriranno presto in Toscana e nel Lazio. Il processo di curare il degrado con i colori della gentilezza è appena iniziato.
Al termine di questa incredibile visita che ci avra’ dato forte commozione,trasferimento in ristorante locale e cena spettacolo dal tema:
A cena con i romani
Divertimento assicurato con attori e attrici in esclusiva per I Viaggi di Giorgio.
Giorno 2 POMPEI – BOSCOREALE – ROMA
Nuove scoperte a Pompei e Carro Matrimoniale Boscoreale.
Prima colazione in hotel e rilascio delle camere.
Una nuova iniziativa del Parco Archeologico di Pompei che permetterà una straordinaria visita e una vista inedita, dall’alto, delle strutture e del cantiere di scavo e restauro in corso, Dalla passarella, infatti, si potrà assistere anche alle attività di indagine e restauro in corso e ammirare gli ambienti emersi durante le recenti attività di scavo.
L’Insula dei Casti Amanti (IX 12) si trova nel quartiere centrale della città antica di Pompei (Regio IX), lungo Via dell’Abbondanza. La zona è stata scavata per circa la metà, ha un’area di circa 2.600 mq (70 x 37 m). Visibili nell’Insula la casa dei Casti Amanti, la casa dei Pittori al lavoro e la casa del Cenacolo colonnato e le facciate e alcuni ambienti dell’insula furono scavati nel 1912. Poi dagli anni ’80 seguirono altri scavi che hanno portato alla luce importanti parti delle strutture interne dell’isolato.
Una visita a Pompei che avrà come obbiettivo le nuove aperture e i nuovi percorsi visitabili che vi lasceranno davvero sbalorditi con un percorso che inizia dalla meravigliosa insula dei Casti Amanti ora è visitabile “dall’alto” grazie a un sistema di passerelle sospese, Il percorso dall’alto consentirà una visione innovativa e globale dell’intera insula, nonché dell’architettura delle case romane con l’alternarsi di ambienti vari adibiti ad usi diversi, dal produttivo al commerciale all’abitativo, oltre che dell’attività di cantiere in atto, nell’ottica di una rinnovata e migliore fruizione al pubblico. Tra gli ambienti portati alla luce nel corso degli scavi archeologici, nella Casa dei Pittori è emerso un muro dalle raffinate pareti affrescate in IV stile. La porzione superiore a fondo bianco è decorata con figure mitologiche (centauri, sirene, grifi) che incorniciano l’immagine di una divinità, presente su ciascun lato. Si riconoscono Afrodite, Apollo e Dioniso e una quarta divinità (molto probabilmente una figura femminile) non ben leggibile, a causa di una breccia sulla parete di riferimento.
Questo ambiente ancora in corso di scavo era interamente obliterato dal flusso cineritico. Il registro di mezzo con pannelli a fondo rosso presenta, invece, quadretti dipinti direttamente sul colore. Nelle scene si riconoscono Perseo e Andromeda da un lato e la purificazione di un eroe dall’altro. Su un’altra parete ancora, un quadretto più piccolo raffigurante, in maniera alquanto inedita, un bambino con cappuccio e mantello da viaggiatore, circondato da grandi grappoli d’uva e melagrane; al suo fianco un cagnolino. Posto vicino all’apertura che affaccia sul triportico (giardino con portico a tre bracci), la scena crea un gioco di illusione prospettica con il giardino. Sempre nella casa dei Pittori al lavoro, un altro ambiente, parzialmente indagato nelle precedenti campagne di scavo, è stato identificato come l’ingresso principale della Casa dei Pittori al Lavoro attraverso il vicolo occidentale. Lo scavo ha qui restituito gli scheletri di due vittime, un uomo e una donna in età avanzata che, entrati dalla porta sul vicolo, avevano cercato rifugio nelle fauces (corridoio di accesso), un piccolo spazio ancora libero dal lapillo caduto durante la prima fase dell’eruzione, trovando successivamente la morte a causa dei lapilli grigi che inevitabilmente vennero ad accumularvisi.
Nella casa del II Cenacolo colonnato, invece, durante le attività di scavo e svuotamento sono stati intercettati alcuni disegni a carboncino, che per la semplicità dell’esecuzione, la natura ingenua del tratto e le semplificazioni degli schemi iconografici, sembrerebbero essere stati eseguiti dalla mano di un bambino, verosimilmente salito su un ponteggio montato per i lavori in corso nella casa. I disegni in questo ambiente raffigurano, nelle parti conservatisi, una scena gladiatoria, con due gladiatori uno di fronte all’altro e una scena di venatio (giochi di caccia), con due bestiarii, provvisti di lunga lancia, intenti ad affrontare probabilmente una coppia di cinghiali.
Lasciata l’insula dei casti amanti ci dirigeremo verso la necropoli di porta Ercolano per arrivare alla Villa di Diomede.
La villa si sviluppa scenograficamente su tre livelli aprendosi con giardini e piscine verso l’antica linea di costa. È uno degli edifici più̀ grandi dell’intera città con un’estensione di 3500 mq. Entrando si accede direttamente al peristilio, attorno a cui si dispongono gli ambienti più̀ importanti della casa come il triclinio. Uno degli spazi più̀ suggestivi è il bellissimo giardino al centro del quale vi era un triclinio coperto da una pergola per i banchetti estivi e una piscina. Vicino alla porta che dava accesso alla zona di servizio sono state trovate due vittime, una delle quali aveva un anello d’oro e una chiave d’argento oltre a un tesoretto di 1356 sesterzi. La villa è stata uno dei primi edifici ad essere scavati a Pompei ed era una meta fondamentale per tutti i viaggiatori ottocenteschi, come testimoniato dai numerosi graffiti che riportano i nomi di famosi viaggiatori, come il Conte di Cavour, in essa è ambientata la novella Marcella di Théophile Gautier. Deve il suo nome a Marcus Arrius Diomedes, la cui tomba si trova di fronte all’ingresso. Dalla finestra del tricliniosi godeva di una splendida vista sul mare.
Intorno al peristilio della villa, con triclinio estivo e piscina, è il quadriportico di diciassette pilastri per lato
La nostra esperienza a Pompei si concluderà con la visita alla meravigliosa villa dei Misteri.
Recentemente riaperta al pubblico dopo un lungo restauro che ha ridato nuova vita e consolidato la straordinaria megalografia del suo triclinio principale, da cui il nome appunto, ubicato nella parte residenziale dell’edificio, che guarda il mare. Un grande affresco continuo che copre le tre pareti, una delle più conservate opere pittoriche dell’antichità, raffigura un rito misterico, cioè riservato ai devoti del culto.
La scena è legata a Dioniso che appare sulla parete centrale insieme alla sua sposa Arianna. Sulle pareti laterali figure femminili, fauni, menadi e figure alate sono impegnate in diverse attività rituali. Oltre la danza e il consumo del vino, espressioni dell’estasi dionisiaca, si vede la flagellazione rituale di una fanciulla appoggiata sulle ginocchia di una donna seduta (nell’angolo in fondo a destra). Anche gli altri ambienti conservano splendidi esempi di decorazione parietale di secondo stile, cioè con raffigurazioni di architetture.
Nel tablino sono invece visibili pitture miniaturistiche di ispirazione egiziana. La villa comprende anche un quartiere destinato alla produzione del vino con un torchio ligneo ricostruito. Il complesso, risale al II secolo a.C., ma ricevette la sua forma attuale negli anni 80-70 a.C., periodo al quale risale anche il fregio dei misteri.
Ci spostiamo a Boscoreale per una pizza verace,bevanda inclusa.
Il nostro viaggio tra le nuove scoperte si conclude visitando un piccolo gioiello. Incastonato fra i palazzi di un rione popolare (di nuovo antico e moderno lusso e povertà che si fondono insieme) si trova il sito archeologico di Villa Regina con annesso il suo antiquarium.
Villa Regina è una fattoria di piccole dimensioni costruita in età sillana (I secolo a.C.), incentrata su una cella vinaria ospitante 18 dolia interrati per la conservazione del mosto ricavato dall’uva prodotta nel vigneto che circondava la villa e della quale è stato possibile ricostruire l’impianto. La fattoria era infatti dotata di un apposito ambiente per la torchiatura dei grappoli, oltre che di locali adibiti alle attività domestiche, a stalla e deposito. Della pars urbana l’unico ambiente signorile era il triclinio ornato da pitture di III stile, mentre altre stanze di alloggio erano poste al piano superiore accessibile mediante una scala.All’epoca dell’eruzione la fattoria doveva essere utilizzata solo durante le lavorazioni agricole, e presenta molte stanze in attesa di essere ripristinate dopo il terremoto del 62 d.C.
L’Antiquarium,invece, istituito nel 1991 ed ospitato in un edificio costruito su un terreno donato dal Comune di Boscoreale, nelle adiacenze dell’area archeologica di Villa Regina, illustra, con l’ausilio di strumenti didattici, la vita e l’ambiente dell’epoca romana nell’agro Vesuviano particolarmente favorevole all’insediamento ed allo sfruttamento umano.Vi sono esposti numerosi reperti di ogni genere, rinvenuti spesso in eccezionale stato di conservazione sotto la coltre di cenere e lava vesuviana durante gli scavi effettuati, tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, in alcune delle case di Pompei e nelle ville rustiche e signorili attestate in questa zona, i quali permettono di acquisire dati notevolmente precisi sul tenore di vita, sulle condizioni economiche, sugli usi e costumi degli abitanti di questo territorio in età romana.
Nelle sale del piano superiore un reperto eccezionale unico nel suo genere: Un grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro, le bellissime decorazioni in bronzo e stagno, i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), è stato rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 equidi, tra cui un cavallo bardato.
Il kamasutra romano sul carro delle nozze. Restaurato il prezioso tiro da cerimonia trovato a Pompei
Un ritrovamento eccezionale che ha reso questo museo una tappa imprescindibile per ogni appassionato di archeologia.
Insieme a un topolino …. in ultimo vi lasceremo anche con il sorriso….ma ora non possiamo svelarvi veramente tutto ma vi lasciamo con le parole del direttore degli scavi di Pompei:
“Fuori le mura di Pompei, esiste un patrimonio che non ha uguali nel mondo: le ville di Stabia, Boscoreale, Torre Annunziata, la villa dei Misteri e quella di Diomede. Un valore inestimabile che con la Grande Pompei diventa parte integrante di un unico parco diffuso, di un vero e proprio paesaggio archeologico-culturale. – dichiara il Direttore Gabriel Zuchtriegel – I siti del territorio sono una specie di Pompei 2 in termini di potenzialità per la ricerca e la fruizione pubblica, ma al tempo stesso raccontano un aspetto complementare rispetto all’area urbana: l’agricoltura, la villeggiatura, i vigneti, i campi e le contrade tra Oplontis, Pompei e Stabia.
Al termine di questi 2 giorni pazzeschi,intensi,ricchi di storia,ci trasferiamo alla Stazione di Napoli Garibaldi in tempo utile prendere il treno rientro a Roma o altre città.Arrivo previsto in serata e fine dei servizi.
La quota comprende:
Treno AV Roma Napoli Roma classe economica
Bus privato dal pomeriggio del sabato alla sera della domenica
1 pernottamento in hotel 4****S in trattamento di camera, colazione e pranzo.
1 pizza verace bevanda inclusa
2 giorni di servizio guida autorizzata Regione Campania
Guida specializzata quartiere Provolera.
Assicurazione medica e bagaglio.
Assicurazione ANNULLAMENTO AL VIAGGIO copre intero valore del viaggio.
Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio.
Iva di legge pari al 22%.
Non comprende:
Eventuale tassa di soggiorno da pagare in hotel.
Ingressi a tutti i siti indicati nel programma euro 26,00
Biglietto Circumvesuviana euro 2,50
Bevande ai pasti (tranne pizzeria 1 bevanda inclusa)
Auricolari per 2 giorni 5,00 euro.
Mance
APPROFONDIMENTI
Chi era Libero D’Orsi ?
Libero d’Orsi nacque a Castellammare di Stabia il 30 marzo del 1888. Si laureò in Lettere presso l’Università di Napoli e in Filosofia presso l’Università di Padova. Nel 1946 divenne preside della scuola media Stabiae dove rimase fino al 1958. Nel 1949 fu nominato ispettore onorario alle Antichità e Belle Arti e poi Conservatore Onorario del Museo Statale di Castellammare di Stabia. Fu Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e fu insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Repubblica per la Scuola, la Cultura e l’Arte….continua…
Sin da ragazzo si era interrogato sulle sorti di Stabia, distrutta dopo la terribile eruzione del Vesuvio, che la rase al suolo insieme alle città di Pompei e Ercolano nel 79 d.C. Secondo le fonti ufficiali dell’epoca, Stabiae era stata distrutta da una guerra ben prima dell’eruzione e che quando il vulcano si risvegliò vennero seppellite solo i resti delle ville. Ma una diversa realtà venne ricavata dagli studi di Michele Ruggero nel 1881; lo studioso riuscì a ritrovare diari dell’era borbonica in cui vennero descritte delle indagini archeologiche compiute tra il 1749 e il 1782. Da queste indagini emerse che i Borboni avevano già esplorato le rovine di Stabiae e avevano trovato resti di ville residenziali, con tanto di opere d’arte, che poi vennero depredate per essere portate a corte. Però, sempre dai diari degli scavatori borbonici, emerse che alcune parti delle ville erano ancora rimaste sotto la cenere e quindi Libero D’orsi decise di impegnarsi per provare a riportare alla luce quello che restava ancora da scoprire. Riuscì quindi ad ottenere un permesso e dei fondi per effettuare degli scavi archeologici sulla collina di Varano, dove alcuni anni prima, tra il 1931 e il 1933, in alcuni fondi agricoli erano riaffiorate parti di mura.
Il 9 Gennaio 1959, con l’aiuto di un bidello della sua scuola e un meccanico, diede inizio ai lavori di scavo partendo da Grotta San Biagio. I risultati non tardarono ad arrivare: nella grotta vennero scoperte delle tombe che vennero datate nel periodo paleocristiano. Queste sepolture erano ricoperte con frammenti di quello che era l’opus reticulatum (intonaco tipico dell’età romana) probabilmente franati durante il terremoto dell’eruzione. Dopo aver avvertito la Soprintendenza Archeologica, il 23 Febbraio 1950 iniziarono gli scavi a Varano e dopo una giornata di lavori venne rinvenuto un piccolo ambiente: una stanzetta di 3,30m per 3,50m, i muri in opus reticulatum con piccole zone di colore giallo e rosso.
In poco tempo riemersero altri tre ambienti, di quella che sembrava una grande villa romana, e si scoprì l’affresco del mito di Arianna che in seguito avrebbe dato il nome alla villa. L’11 Marzo 1950, a circa 550 metri da Villa Arianna, da alcuni resti che emergevano sul ciglio del pianoro di Varano, venne alla luce quella che poi sarà la grandiosa villa San Marco; gli scavi iniziarono nel Novembre 1950 e la villa fu portata alla luce completamente nel 1962. Libero D’Orsi azzardò un collegamento tra le sue scoperte e quelle dell’ingegnere Karl Weber che nel 1759 diresse gli scavi in epoca borbonica e grazie alle sue piantine permise di individuare un impianto urbano connesso con la Villa San Marco.
Il preside si scontrò spesso con il prof. Amedeo Maiuri, Soprintendente Archeologico della Campania, che non solo non era convinto dell’impresa archeologica intrapresa dal D’Orsi ma ipotizzava che sotto il territorio di Stabiae ci fossero ben poche ville….
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