- Informazioni
- Mappa
- Recensioni
- Informazioni aggiuntive
- Tour simili
Cosa è incluso
“Andremo da Dio, lo saluteremo e se si dimostra ospitale rimarremo con lui. Altrimenti monteremo a cavallo e verremo via” (nomade XVIII sec.)
Una delle zone più remote ed incontaminate del nostro mondo, dove la gente vive ancora in maniera nomade nelle loro tipiche abitazioni, Gher, che vengono montate e smontate ad ogni fine stagione.
In poche parole la Mongolia è questa!
Avremo modo di scoprire come questi popoli vivano ancora di allevamento, dai cammelli del deserto Gobi, ai cavalli della steppa e foresta siberiana. Ma questo Paese non offre solo paesaggi spettacolari, è anche ricco di storia, come le rovine di Karakorum, l’antica capitale del temibile Impero Mongolo di Gengis Khan, di cultura, come Erdene Zuu Hiid, il primo monastero buddista in Mongolia.
Lasciamoci pertanto catturare da questo paese dagli orizzonti sconfinati a perdita d’occhio e dai ritmi d’altri tempi, nel Paese spesso definito la “Terra del cielo blu”.
Un incredibile viaggio in una nazione affascinante ed ancora sconosciuta, terra di religione e sciamanesimo, per conoscere la cultura dell’unica popolazione al mondo interamente nomade: i Mongoli. La Mongolia, grande 5 volte l’Italia, ospita solo 3 milioni di abitanti. Ne risulta la nazione a più bassa densità demografica del mondo, dalle genti fiere e riservate ma allo stesso tempo curiose e disposte all’apertura. Un paese dove il sacro si confonde con il profano, dove l’abilità non si misura solo con la forza e la si impara da piccoli. Accompagnati da un’esperta guida locale che farà da interprete e da mediatore culturale visiteremo questa nazione cercando di assaporare i molteplici aspetti che essa offre. Visiteremo Ulaanbaatar, la capitale. Renderemo visita al monastero Amarbayasgalant dove, in fondo ad una vallata chiusa e sorvegliata dalle montagne, attualmente risiedono ancora 70 monaci. Vedremo paesaggi mozzafiato: mandrie di cavalli allo stato brado, laghi incantati e yak che pascolano docili nelle steppe mentre le aquile volteggiano nel cielo. Entreremo nel Parco Nazionale del lago Khuvsugul, uno dei più profondi specchi di acqua dolce dell’Asia Centrale. E’ prevista un’escursione alla catena montuosa di Saridag che raggiunge i 2500 m di altezza. Vedremo il lago di Terkhin Tsagaan che è circondato da crateri di vulcani spenti. Successivamente visiteremo l’antica capitale Kharkhorin, edificata nel 1220 dal grande Genghis Khan, e il suo monastero circondato da 108 magnifici stupa e poi ci addentreremo per circa 30 Km per visitare il monastero di Shank dove si assisterà alla cerimonia sacra. Successivamente, attraversando la sterminata prateria mongola, ci inoltreremo verso sud fino a raggiungere le maestose dune del Deserto del Gobi, nel Parco Nazionale di Khongoryn Els, dette anche “le dune che cantano” per il suono che il vento produce soffiandoci sopra.
Gusteremo lo yogurt di yak, le semplici ma prelibate vivande mongole prevalentemente a base di montone dissetandoci con l’airag (il latte di cavalla fermentato), ascolteremo i canti Kòòmi riscaldati dal crepitio del fuoco nelle gher, le accoglienti tende mongole.
Qui nasce l’antichissima cultura del popolo di Gengis Khan, in una terra selvaggia ed immensa, chiusa solo da Russia e Cina.
Un territorio dai mille contrasti, con boschi selvaggi e laghi isolati dal mondo ed incontaminati al nord, l’enorme vastità della steppa dell’Asia Centrale ed il Deserto del Gobi al sud, con la sua corona dei monti degli Altai.
Mille paesaggi diversi, mille occasioni di emozionarsi con una natura imponente e bellissima.
La Mongolia, il paese al mondo con la minore densità di popolazione, offre tuttavia l’occasione di toccare le antiche tradizioni del popolo nomade più famoso della Terra, dove le persone continuano a vivere nelle loro gher, le tende di forma circolare facili da smontare e rimontare nel loro nomadismo e dove si riuniscono le famiglie e le comunità.
Paese dalla religiosità secolare, testimoniata dai numerosi e bellissimi templi buddisti, giunti fino a noi resistendo ai contrasti della storia, dove comunità di monaci fanno sopravvivere le tradizioni di una religione che ha trovato in questo paese una dimensione originale.
Mongolia: il Naadam festival
Terra di cavalli, di sconfinate steppe, di conquiste e di valorosi guerrieri: questa era la Mongolia di un tempo, il cui condottiero più famoso incuteva una tale paura che bastava solo pronunciare il suo nome per far fuggire i nemici. E questa è anche la Mongolia del Naadam festival, la celebrazione dell’orgoglio nazionale che ha luogo nel paese nella prima metà del mese di luglio.
La manifestazione, che letteralmente significa “Giochi” – ma che viene anche chiamata Eriin gurvan naadam, ovvero “I tre giochi da uomini” – è quanto di più simile a un’olimpiade si possa immaginare. Anzi, si tratta proprio dei secondi giochi olimpici più antichi della storia. Ma non è solo questo: è l’espressione massima della cultura nomadica, la celebrazione delle sue tradizioni artistiche e sportive millenarie e, dal 1921, coincide con la dichiarazione di indipendenza dalla Cina.
Tradizionalmente, il Naadam viene celebrato nella seconda settimana di luglio, il mese più mite dell’anno in questa terra ai limiti delle regioni sub-artiche boreali. La manifestazione principale è fissata ai giorni 11-13 luglio nello stadio centrale e Khui Doloon Khudag nella capitale, Ulaanbaatar. Tuttavia, la ressa è incredibile ed è difficile riuscire ad assistere a una di queste giornate dal vivo. Ci sono però tanti altri tornei minori organizzati in varie parti del paese , a cui è più facile partecipare e, magari, entrare in contatto con lo spirito profondo di questa manifestazione. Verrà riproposta una mini versione in ESCLUSIVA PER I VIAGGI DI GIORGIO.
Se uno pensa alla Mongolia, una delle prime immagini che mette a fuoco è questo deserto del Gobi, che si trova nella parte meridionale del paese, al confine con la Cina. Una sperduta regione desertica fatta di terre aride e sassose, di formazioni rocciose spettacolari come Baga Gazrin Chuluu, dove si possono ammirare anche pitture rupestri, di altissime dune sabbiose come quelle di Hongoryn Els all’interno del parco nazionale di Gurvan Saikhan, nonchè ricca di animali tra cui i famosi cammelli a due gobbe, gazzelle e l’unico orso del deserto esistente al mondo. Inoltre, ospita anche tracce del passaggio di dinosauri. Nato da un mare interno, ai mongoli invece piace raccontare che sia nato in seguito al passaggio dell’esercito del Gengis Khan.
Trascorrere una notte dormendo in una caratteristica Gher, tipica tenda delle popolazioni mongole
Una gher (yurta in russo) è un’abitazione mobile tradizionale mongola. Entrando bisognerebbe rispettare alcuni riti domestici. Mai calpestare lo stipite (porta sfortuna) né appoggiarsi ai pali di sostegno (pessimo auspicio), uomini a sinistra, donne a destra. Anche prima di uscire è d’obbligo percorrere un giro in senso orario attorno alla stufa posta al centro della gher.
1° giorno: ROMA (o altre città) – ULAANBAATAR
Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto per partenza dall’Italia per la Mongolia, con scalo. Operazioni di imbarco e pasti e pernottamento a bordo.
2° giorno: ULAANBAATAR
Arrivo all’aeroporto Gengis Khan di Ulaanbaatar, assistenza del nostro personale e trasferimento in hotel. Dopo un breve riposo dal viaggio è prevista la visita della città di Ulaanbaatar: in lingua mongola significa “Eroe Rosso”.
UB, come viene chiamata dai turisti, è una città strana, singolare, moderna di aspetto e antica d’anima, freddissima d’inverno eppure sempre così accogliente e familiare, intasata da un traffico che gira intorno a se stesso ma sempre pronta a offrire scorci e opportunità degne di una grande capitale. Con il vantaggio di avere intorno il silenzio del vento e della natura più intatta per migliaia di chilometri in ogni direzione. Ricca di palazzi e musei, è sicuramente un’ottima introduzione alla storia e alla cultura di questa nazione remota.
Il city tour della città inizia da Piazza Chinggis Square, la piazza centrale della capitale, il cui nome è stato cambiato nel 2013 in onore del padre fondatore della nazione mongola. Al centro della piazza si trova una statua equestre di Damdin Sükhbaatar, uno dei leader della rivoluzione mongola del 1921, mentre sul lato nord della piazza di fronte al Saaral Ordon, il Palazzo del Governo, si trova un grande monumento colonnato di Genghis Khan, con ai lati le statue di Ögödei e Kublai Khan.
Pranzo in ristorante locale.
Molto interessante è il Museo di Storia (National History Museum), dove si potrà conoscere lo sviluppo della storia umana nelle terre mongole ed i costumi tradizionali delle varie etnie locali. Si prosegue con la visita del Gandan Khiid, uno dei più importanti monasteri della Mongolia dove venne ospitato il tredicesimo Dalai Lama durante la sua permanenza in Mongolia nel 1904. All’interno del monastero spicca il Migjid Janraisig Süm, un magnifico edificio che contiene l’enorme statua di Migjid Janraisig, il dio protettore del paese. Al termine della visita si raggiunge la località di Zaisan, una collina da dove si gode un bellissimo panorama della città e dei dintorni.
Cena. Pernottamento in hotel.
3° giorno: ULAANBAATAR – Riserva Naturale KHUSTAI NURUU
Prima colazione. In mattinata partenza per la Riserva Naturale Khustai Nuruu, situata a circa 100 km a sud-ovest della capitale, venne istituita nel 1993 per salvaguardare i cavalli selvaggi mongoli (chiamati takhi) probabilmente il simbolo più noto dell’originale e variegata fauna della Mongolia.
Noti anche con il nome di cavallo di Przewalski, dal nome di un esploratore polacco che per primo se ne interessò, questi cavalli selvaggi in passato si spostavano liberamente nelle steppe in grandi branchi. Purtroppo, a causa della caccia spietata dei bracconieri, negli anni 60’ la razza rischiò la quasi totale estinzione ma grazie a gruppi ambientalisti internazionali, fu possibile reintrodurre numerosi capi di takhi in aree protette.
Escursione nella Riserva, dove sarà possibile incontrare anche altri animali selvatici come lupi, cervi rossi e l’argali, una pecora selvatica asiatica, che vive su gran parte delle catene montuose dell’Asia centrale.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
4° giorno: Riserva Naturale KHUSTAI NURUU – Monastero AMARBAYASGALANT
Dopo la colazione partenza in direzione nord per raggiungere il monastero Amarbayasgalant, che rientra nella lista dei siti protetti dall’UNESCO .
Visita al monastero che venne costruito tra il 1727 e il 1737 in stile cinese, dove all’interno si trova anche la tomba del grande scultore buddista mongolo Zanabazar, il cui corpo venne portato qui nel 1779. Attualmente il monastero è abitato da circa 50 monaci, ed è possibile visitare alcune sale. La principale caratteristica che rende sorprendente questo monastero è l’architettura del tempio completamente priva di chiodi di ferro, tutto è costruito grazie ad un incastro di blocchi di legno.
Al termine della visita si prosegue verso il campo.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
5° giorno: Monastero AMARBAYASGALANT – Lago Ogij
Colazione al campo. Partenza per l’ovest, in direzione del Lago Ôgij un vero paradiso per gli appassionati di osservazione degli uccelli.
Il lago Ôgij è un lago d’acqua dolce nella provincia dell’Arhangaj orientale, la Mongolia centrale. Il lago è conosciuto per i pesci e per il gran numero di uccelli, tra cui gru e anatre, che migrano nell’area alla fine di aprile
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo.
6° giorno: Lago OGIJ – Parco Nazionale KHORGO – TERKHIIN TSAGAAN NUUR
Colazione al campo. In mattinata partenza in direzione del Parco Nazionale Khorgo.
Lungo giorno di trasferimento al Terkhiin Tsagaan Lake, nel Parco Nazionale Khorgo-Terkhiin Tsagaan nuur. Il Lago è poggiato su un letto di lava a oltre 2000 metri di quota, proprio sotto il vulcano Khorgo. I più coraggiosi potranno provare a immergersi nelle sue acque cristalline e sicuramente… molto fresche! Si possono incrociare anche molti animali come cervi rossi, cinghiali, anatre.
All’arrivo è prevista una camminata alla scoperta del Parco. Successivamente partenza per un’escursione al Lago Bianco, anche conosciuto come Terkhiin Tsagaan Nuur, circondato da crateri di vulcani spenti e a situato sopra i 2000 metri di altitudine.
La zona intorno al lago è stata inclusa nella lista dei siti protetti della Mongolia dal 1965 e fa attualmente parte del “Parco Nazionale Khorgo-Tėrhijn Tsagaan Nuur”.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
7° giorno: Parco Nazionale TERKHIIN TSAGAAN NUUR – Vulcano KHORGO
Visita al vulcano Khorgo, in pochi minuti si raggiunge la sommità del cratere, successivamente visita della Caverna del Cane Giallo (Yellow Dog Cave), della Caverna di Ghiaccio (Ice Cave), e della Caverna Zaluuchuud.
Al termine ritorno al campo passando per le grotte di Shar Nokhoi e di Ghiaccio.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
8° giorno: Parco Nazionale TERKHIIN TSAGAAN NUUR – Sorgenti calde di TSENKHER
Dopo la colazione visita al Gran Canyon del fiume Chuluut, dove si trovano paesaggi creati dai terremoti di origine vulcanica e la Taikhar Rock.
Proseguimento per raggiungere le sorgenti calde di Tsenkher, che si trovano a 1860 metri nella catena montuosa Khangai. Arrivo al campo gher e giornata dedicata al relax presso le sorgenti di Tsenkher, dove le acque sgorgano ad una temperatura che raggiunge gli 80 gradi. Si può fare il bagno nelle terme, oppure provare il massaggio e le cure tradizionali mongole, o ancora effettuare escursioni nei dintorni delle sorgenti. Da provare è un bagno al tramonto tra i vapori nelle piscine lastricate di roccia osservando cavalli e yak che pascolano a pochi metri, con fitti boschi di conifere come sfondo. L’acqua in questa zona esce dal terreno ad 86 gradi, ma è stata deviata a formare vasche e piscinette dove si raffredda ad una temperatura più da bagno e meno da
cottura ….. Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
9° giorno: Sorgenti calde di TSENKHER – KHARKHORIN – KARAKRUM – Monastero ERDENE ZUU
Colazione al campo. Dopo la prima colazione partenza in direzione della cittadina di Kharkhorin, dove si trovano i resti di Karakorum, l’antica capitale dell’Impero mongolo che venne edificata nel 1220 dal grande condottiero Genghis Khan. Dopo la sua morte, la città fu completata dal figlio Ogedai Khan, ma ricoprì il ruolo di capitale solo per 40 anni, quando Kublai Khan decise di trasferire la capitale dell’impero nell’odierna Pechino. Karakorum venne così abbandonata e in seguito, distrutta dai soldati mancesi.
“I mongoli la pronunciano “harhorin”, con le due acca molto aspirate, e letteralmente significa “anello nero”. Karakorum è stata la capitale dell’impero più vasto della storia, utilizzata da Gengis Khan come centro operativo delle sue forze armate nel 1222; divenne la capitale sotto il regno del figlio Ogodei Khan, il secondo grande imperatore, crescendo di prestigio con la successiva generazione e diventando una delle tappe principali della Via della Seta e del pellegrinaggio religioso. La capitale fu poi spostata a Pechino da Kublai Khan e nel 1388 i manchu rasero al suolo i suoi magnifici edifici, tra cui il Palazzo della pace eterna, la dimora di Khan, un complesso di ben 2500 mq. I resti furono utilizzati per erigere l’Erdene Zu, il primo monastero buddista della Mongolia, con 100 templi e 300 gher. Purtroppo il monastero fu poi abbandonato e saccheggiato dai manchu e il regime filosovietico risparmiò tre dei templi, giustiziando i monaci. Dal 1965 il Governo ne ha permesso la riapertura come museo, ma non come luogo di culto, finché, con la caduta del comunismo, poté riprendere le attività religiose. Ad oggi conserva antichi splendori, con i suoi tre templi dedicati alle tre fasi della vita di Buddha – infanzia, adolescenza e maturità – circondati da una possente cinta muraria. All’esterno della cinta si trovano due tartarughe di pietra, che in passato stavano ad indicare il confine dell’antica città di Karakorum (in origine erano quattro).”
Karakorum, da pronunciarsi Harhorin, con le acca molto aspirata, significa “anello nero”. È stata una delle città più stupefacenti di tutti i tempi, punto d’incontro di carovane di mercanti, viaggiatori, artigiani, filosofi. Costruita nel 750 d.C., divenne quartier generale di Gengis Khan nel 1220. Nel 1235, il figlio e successore Ogedei racchiuse la città tra le mura e costruì un palazzo. Perse d’importanza quando Kubilai Khan decise di spostare la capitale a Pechino. Nel Trecento venne rasa al suolo dai cinesi. Ci concentreremo sui templi di Erdene Zuu, costruiti a fine ‘500. Erdene Zuu divenne ben presto il primo grande monastero buddhista della Mongolia. A fine Settecento ospitava diecimila lama in un centinaio di templi ricchi di cimeli religiosi. Negli anni Trenta del Novecento il governo filosovietico distrusse parte degli edifici sacri, uccise tutti i monaci e trafugò i tesori. Oggi sono rimasti solo tre templi, che rappresentano non solo un eccezionale luogo di culto, ma anche uno spazio privilegiato in cui scoprire capolavori dell’arte religiosa mongola.
Dalle sue macerie nel XVI secolo venne costruito il monastero Erdene Zuu (Cento Tesori), il primo centro buddhista in Mongolia. In passato questo complesso comprendeva da 60 a 100 templi, ma venne distrutto a sua volta durante l’epoca delle epurazioni staliniane, vennero risparmiati solo tre dei templi del monastero, mentre un imprecisato numero di monaci vennero assassinati. Il monastero in seguito rimase chiuso fino al 1965, anno in cui il governo ne permise la riapertura come museo e successivamente, con la caduta del comunismo, il monastero riprese le sue attività religiose. Oggi Erdene Zuu conserva ancora parte dei suoi antichi splendori. I tre templi del complesso, circondati da una possente cinta muraria, sono dedicati alle tre fasi della vita del Buddha: l’infanzia, l’adolescenza e la maturità.
Il tempio centrale, quello più importante, è chiamato Zuu di Buddha, e contiene due statue del Buddha fanciullo. Fuori dalle mura del monastero si trovano due “tartarughe di pietra”, che in passato segnavano i confini dell’antica città di Karakorum.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
10° giorno: KHARKHORIN – Monastero di ONGHI
Dopo la prima colazione, partenza per il sud in direzione del Monastero Onghi attraverso le steppe del deserto del Gobi. Visita alle rovine del monastero e possibilità di trekking a piedi o a cavallo. Il Monastero di Onghi: un tempo era il più grande insediamento della Mongolia meridionale con 500 monaci e due monasteri sui due lati del fiume Onghi. Nonostante il monastero sia stato distrutto completamente dal KGB mongolo nel 1937, c’è ancora tanto da esplorare e fotografare.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
11° giorno: Monastero di ONGHI – Falesia di BAYANZAG – Dune di sabbia KHONGOR
Dopo la prima colazione Proseguimento verso la regione del Gobi del sud, dove sono stati ritrovati resti fossili di dinosauro, in direzione di Bayanzag , sito famoso per le cosiddette ripe fiammeggianti.
Attraversamento del suggestivo deserto del Gobi, tra paesaggi di rara bellezza, con soste lungo per incontrare tribù nomadi, osservarne i costumi e partecipare alla loro semplice vita e ai loro giochi. Visita alle maestose dune di sabbia di Khongor , che quando soffia forte il vento pare sprigionino una suggestiva melodia musicale.
Tramonto sulle dune e successiva discesa al campo .
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher
12° giorno: Dune di KHONGOR – Valle di YOLIIN AM
La strada si snoda attraverso le dune di Khongor prima che esse lascino spazio a un’immensa steppa desertica, coronata dall’ultima catena dei monti Altai attraverso il parco Gobi Gurvan Saikhan.
I rapaci perlustrano il cielo alla ricerca di prede, mentre famiglie di nomadi, sotto a loro, si radunano per lavorare il feltro, o si raggruppano con il loro bestiame attorno ai rari pozzi.
Si passa accanto alle Tre Bellezze, le ultime vette della catena montuosa, quindi si attraversano i dirupi dello spettacolare passo del Dungenee,
e si raggiunge la gola di Yolyn Am, dove si trovano spesso dei ghiacciai anche in estate.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher.
13° giorno: Valle YOLIIN AM – TSAGAAN SUVRAGA
Dopo la prima colazione, partenza verso Nord in direzione di Tsagaan Suvarga , uno tra i punti più spettacolari del deserto dove si trovano magnifiche rocce granitiche.
Le affascinanti scogliere bianche di Tsgaan Suvarga si trovavano molte ere fa sotto al livello del mare.
La zona è per questo ricca di fossili marini e conchiglie di molluschi. Numerose pitture rupestri antiche, molto ben conservate si trovano nei dintorni ma difficili da raggiungere.
Pranzo durante l’escursione. Cena e pernottamento nel campo gher
14° giorno: TSAGAAN SUVRAGA – ULAANBAATAR
Dopo la prima colazione partenza in direzione di Ulaanbaatar. All’arrivo è previsto una breve visita della città con incluso il Bogd Khan Winter Palace Museum.
Visita al Palazzo d’Inverno di Bogd Khan, l’ultimo imperatore della Mongolia morto nel 1924 che, come ottavo Jebtsundamba Khutugtu, fu la guida spirituale buddhista tibetana della Mongolia.
Questo palazzo ancora ben conservato è da considerarsi uno dei più importanti monumenti storici di Ulaanbaatar. Pranzo durante l’escursione. Nel pomeriggio tempo a disposizione per gli ultimi acquisti oppure per il riposo. In serata è prevista una cena presso un ristorante locale.
Rientro in hotel e pernottamento in hotel.
15° giorno: Festival NAADAN – ULAANBAATAR
Prima colazione in hotel. Oggi ci godremo il festival tradizionale mongolo Naadam con giochi tra cui il tiro con l’arco e il tiro a segno.
I “tre giochi da uomini” sono strettamente legati alle tradizioni guerriere mongole, e molti secoli fa, prima e dopo le battaglie, venivano organizzati in tornei: sono il tiro con l’arco, la corsa a cavallo e la lotta libera, il momento clou del Naadam. Quest’ultima, chiamata Khapsagay, ha delle caratteristiche non presenti nelle altre competizioni mondiali di lotta libera: non ha limiti di spazio, di tempo né di peso e viene organizzata in un torneo a due con diversi lottatori. Il wrestling mongolo è anche l’unica competizione preclusa alle donne, che possono invece prendere parte ai tornei di corsa a cavallo o tiro con l’arco.
La corsa a cavallo, invece, riassume un po’ l’identità mongola: quella di un popolo che si definisce “nato in sella a un cavallo”, per cui quest’animale è sacro sia nella vita quotidiana che in quella guerriera e viene allevato con estrema cura. Il cavallo è talmente legato all’identità mongola che non c’è bambino sopra ai 5 anni che non sia in grado di cavalcare perfettamente. Il tiro con l’arco, infine, è una pratica legata alla caccia prima e alla guerra poi. Tra le fasi del Naadam c’è anche il tiro con l’arco a cavallo.
Pranzo con grigliata.
Dopo pranzo, trasferimento a Ulaanbaatar e tempo libero per lo shopping.
Nonostante a prima vista possa sembrare una città europea dalla forte influenza russa, Ulan Bator, dove vive circa un terzo dell’intera popolazione della Mongolia, è un misto di modernità e tradizioni. Nei suoi sobborghi infatti la gente vive ancora nelle sue tradizionali sistemazioni, le ger, yurte di feltro in forma circolare. Questa città comunque ha tanto da offrire, dai suoi musei, ai monumenti per Gengis Khan, dal monastero più importante del paese, Gandantegchinlen, agli spettacoli folcloristici.
In serata prima della cena è previsto uno spettacolo folcloristico per scoprire le tradizioni di questo leggendario paese attraverso la musica, la danza e il canto tradizionale della Mongolia accompagnati dalle dolci melodie del “Morin khuur“, leggendario strumento a corde mongolo.
Cena in ristorante e pernottamento in hotel.
16° giorno: ULAANBAATAR – ROMA
Colazione rilascio delle camere, trasferimento in aeroporto e operazioni di imbarco per volo di rientro in Italia con scalo. Arrivo in Italia in tarda serata e fine dei servizi.
LA QUOTA COMPRENDE
- Voli in classe economica Italia/UlaanBaatar A/R con franchigia bagaglio di 23 kg via Istanbul
- N. 3 pernottamenti in Hotel 4**** ad a Ulaanbaatar
- N. 11 pernottamenti in Campi Gher come da programma (5 notti con bagno in comune femmine/maschi nostro e 6 notti con bagno privato)
- Guida altamente professionale in lingua italiana per tutta la durata del tour
- Escursioni e visite come da programma
- Trasferimenti in fuori strada 4×4
- Pensione completa con acqua minerale durante i pasti (1 litro al giorno a persona)
- Preparazione pranzi durante il viaggio a cura della guida e degli autisti.
- Ingressi ai musei, ai monasteri, ai parchi nazionali se previsti dal programma
- Tasse locali
- Trasferimenti in città con bus privato come da programma
- Transfert da e per l’aeroporto con bus privato
- Rappresentazione esclusiva per I Viaggi di Giorgio del Naadam Festival
- Assicurazione medica (massimale 10.000,00) bagaglio (massimale 1.500,00)
- Kit da viaggio
- Accompagnatore dall’Italia
LA QUOTA NON COMPRENDE
- Tasse aeroportuali pari a € 425,00 (soggette a riconferma sino al momento dell’emissione dei biglietti)
- Acqua e bevande durante i pasti
- Pasti non indicati nel programma
- Mance per guide, autisti e facchini pari a 6,00 euro al giorno a persona
- Escursioni facoltative ed eventuali esigenze di carattere personali
- Spese personali
- Tutto quanto non espressamente indicato alla voce La Quota Comprende
Visto: in data 9 gennaio il governo mongolo ha decretato la non necessità di avere il visto di ingresso.Non appena questa informazione sarà ufficiale provvederemo a darne comunicazione.
Di più ASIA
Maggiori informazioni su questo tour
Il nostro tour rispetto ad altri, offre, tra le altre cose, bagni privati in alcune tende e sistemazione 3 persone ogni 4 x 4 e non 4 come altri T.O. La guida salirà a turno su una vettura, quindi per qualche ora, il mezzo avrà 4 persone e non 3.
N.B i bagni se in comune, sono suddivisi ,bagni per le donne e bagni per gli uomini e sono costantemente puliti.
Un accompagnatore esperto dall'Italia.
Tenda tipica gher
LA QUOTA COMPRENDE
- Voli in classe economica Italia/UlaanBaatar A/R con franchigia bagaglio di 23 kg via Istanbul
- N. 3 pernottamenti in Hotel 4**** ad a Ulaanbaatar
- N. 11 pernottamenti in Campi Gher come da programma (5 notti con bagno in comune femmine/maschi nostro e 6 notti con bagno privato)
- Guida altamente professionale in lingua italiana per tutta la durata del tour
- Escursioni e visite come da programma
- Trasferimenti in fuori strada 4x4
- Pensione completa con acqua minerale durante i pasti (1 litro al giorno a persona)
- Preparazione pranzi durante il viaggio a cura della guida e degli autisti.
- Ingressi ai musei, ai monasteri, ai parchi nazionali se previsti dal programma
- Tasse locali
- Trasferimenti in città con bus privato come da programma
- Transfert da e per l'aeroporto con bus privato
- Rappresentazione esclusiva per I Viaggi di Giorgio del Naadam Festival
- Assicurazione medica (massimale 10.000,00) bagaglio (massimale 1.500,00)
- Kit da viaggio
- Accompagnatore dall’Italia
LA QUOTA NON COMPRENDE
- Tasse aeroportuali pari a € 425,00 (soggette a riconferma sino al momento dell’emissione dei biglietti)
- Acqua e bevande durante i pasti
- Pasti non indicati nel programma
- Mance per guide, autisti e facchini pari a 6,00 euro al giorno a persona
- Escursioni facoltative ed eventuali esigenze di carattere personali
- Spese personali
- Tutto quanto non espressamente indicato alla voce La Quota Comprende
Visto: in data 9 gennaio il governo mongolo ha decretato la non necessità di avere il visto di ingresso.Non appena questa informazione sarà ufficiale provvederemo a darne comunicazione.
Passaporto, con validità di almeno 6 mesi dalla data di partenza .
Non è richiesta alcuna vaccinazione.
Dalla prefazione di Sveva Sagramola:
Latte e terra. L’odore della Mongolia è fatto delle cose che danno la vita, e un viaggio in questa regione nel cuore dell’Asia è in grado di restituirci una fotografia antica di noi stessi, quando, agli albori della nostra umanità, nomadi, ci spostavamo per adattare le nostre esistenze ai cicli stagionali. Ancora non c’era separazione con la natura, e i confini tra la vita e la morte, l’umano e il divino, erano difficili da distinguere, così come il cielo dalla terra, nello sconfinato orizzonte delle steppe. È in questo spazio senza tempo, dove l’essenza del nostro essere al mondo si staglia nitida, che ci conduce il libro di Federico Pistone, un diario di viaggio che avvince e si legge come un romanzo, emozionante, perché racconta non solo le storie, le abitudini e la vita quotidiana di un popolo abituato da oltre cinquemila anni a vivere nelle tende sfidando inverni che arrivano a cinquanta gradi sottozero, ma ne cattura anche i sogni, le credenze, i misteri. Quel senso del sacro, che i mongoli non hanno mai perso, dato dal rapporto quotidiano con una natura ostile e imponente, che può essere assecondata e mai sfidata, e attraverso cui viene naturale sentire di essere una parte del Tutto, strettamente legati al destino delle piante, degli animali, dei fili d’erba, dell’aria, dell’acqua, di ogni essere vivente. Per i mongoli c’è uno spirito in ogni elemento della natura a cui rapportarsi, con rispetto e familiarità; sentimenti che, se fossero stati mantenuti dall’umanità che ha conquistato il mondo nei tempi moderni, avrebbero evitato la catastrofe ecologica che sta investendo il Pianeta. Federico ci accompagna sotto cieli che ancora si accendono di stelle, perché la Mongolia è uno dei Paesi meno abitati al mondo, dove le stelle si vedono, e sono così luminose da rischiarare la notte. Ci fa entrare nelle tende dei nomadi, che chiamano gher la propria casa. Provate a pronunciare questa parola a voce alta e vi accorgerete che ha un suono dolcissimo, caldo, come la loro ospitalità. Ci fa conoscere vite faticose, dove però la mancanza di beni di consumo lascia spazio all’essenziale, alle cose veramente importanti e necessarie, al senso di comunità, di famiglia, di amicizia. Scopriamo insieme a lui le sfide della Mongolia moderna, dove l’urbanizzazione intorno alla capitale crea nuove povertà, e l’allevamento intensivo di capre provoca una desertificazione devastante, mentre la corsa allo sfruttamento delle risorse minerarie rischia di compromettere aree naturali ancora intatte, tra le ultime rimaste al mondo, di cui oggi ne è simbolo e abitante il leopardo delle nevi. È alla ricerca di questo animale meraviglioso, continuamente evocato e quasi mai incontrato, che andremo in queste pagine, inseguendo anche il misterioso «almas», la creatura paurosa e leggendaria, l’uomo selvatico di ogni mitologia di montagna. Un racconto che si fa spesso poetico, perché Federico guida il lettore in un Paese di cui ha una conoscenza profondissima, senza, per questo, essere invadente. Non giudica, ci lascia guardare, come se fossimo accanto a lui, in questo viaggio straordinario nella nostra umanità. Sa che non c’è un punto di appoggio per raccontare il mondo e le altre culture, che la vita è in continuo movimento, sotto ogni sua forma, e che i confini, in fondo, non esistono. Perché, come gli dice, il Santo Jamiyan, che legge Dante, e che Federico incontra a Shambala, il centro delle energie dell’Universo secondo la spiritualità tibetana, «le nostre vite sono un miracolo, così come le nostre trasformazioni, i nostri sensi, la nostra fede». Sveva Sagramola.
L'ospitalità della popolazione della Mongolia
La popolazione della Mongolia è per tradizione ospitale, tranquilla e tollerante. E' consuetudine qui essere contornati da grandi silenzi tipici della steppa e i comportamenti decorosi, ispirati a un’educazione severa e a una profonda spiritualità, che li ha temprati a superare ogni ostacolo e ogni difficoltà. Lo stile di vita è prettamente non sedentario e questa caratteristica li ha abituati ad usufruire dell’essenziale e ad adattarsi a cio' che la natura aveva da offrire. La storia ci parla di una popolazione fiera e orgogliosa che discende dai famosi cavalieri che fanno sempre riferimento al ricordo di Genghis Khan, l'artefice del più grande impero della storia.
Letteratura
Il paese possiede una letteratura molto ricca, ma gran parte dei capolavori mongoli sono pressoché sconosciuti in occidente. I primi saggi di letteratura locale sono rappresentati da poemi epici e cronache storiche, tra cui l’esempio più rappresentativo è costituito dalla Storia Segreta dei Mongoli, un’impressionante testimonianza delle usanze ai tempi di Gengis Khan, scritta nel 1240: una sorta di vangelo mongolo all’insegna di una filosofia di guerra e di competizione esasperata, ma anche di coraggio e generosità. Da segnalare poi Inginash, acuto narratore dell’Ottocento, mentre nel Novecento si assiste ad una letteratura solenne e celebrativa.
Artigianato
E' presente una fiorente produzione di gioielli. Se ne possono trovare di tutti i tipi e di diversi materiali, sebbene principalmente ci siano gioielli in argento, oro, corallo e cuoio, di ornamenti per il corpo e per l’acconciatura, di selle e di altri oggetti, preziosi e funzionali insieme.
Pittura
Nell’arte mongola è difficile distinguere le forme espressive del luogo. Come tutti i popoli nomadi di origine altaica, anche i mongoli sembrano aver mostrato scarsa predisposizione artistica anche se le conquiste territoriali di Genghis Khan e dei suoi successori portarono a contaminazioni espressive di altre etnie, in seguito alle deportazioni di artigiani musulmani, tibetani e cinesi. Nel 1623 nacque Zanabazar, massima espressione della cultura autoctona.
Seguendo gli insegnamenti del Dalai Lama, Zanabazar riuscì ad apportare su queste terre dei significativi cambiamenti culturali. Manifestazioni tangibili che si possono vedere dalla realizzazione di sculture, ma anche attraverso la creazione dell'alfabeto soyombo (la cui prima lettera compare sulla bandiera mongola ed è stato adottato come simbolo di libertà).
Si è rivelato essere anche un politico di notevole spessore morale.
Nei nuclei di culto sono state ritrovate testimonianze di pittura murale e di "tanka" (pittura su seta con cornice di broccato) di ispirazione tibetana. Le tappezzerie trovate nelle tombe a tumulo di Noin Ula presentano temi magici ed emblematici riscontrabili anche nelle placche metalliche nelle quali si trovano simboli di caccia. La stoffa trapuntata e ricamata con scene fantastiche ci riportano all’arte unnica, che si estenderà, anche dopo la fine dell’impero mongolo, nelle regioni dell’Asia nord occidentale.
Musica
Le danze che si possono notare in un tour in Mongolia sono diverse e tutte particolari, molto legate allo spirito ancestrale e mistico di questi luoghi. Ad esempio le danze "tsam", eseguite per esorcizzare gli spiriti maligni, si basano sul nomadismo e sullo sciamanesimo. C'è stato un periodo, sotto il regime comunista, in cui queste credenze religiose sono state bandite, in quanto come ogni dittatura di qualsiasi colore politico, l'obiettivo era quello di annullare usi, costumi e culture già esistenti ricostruendone da capo una nuova. oggi le danze stanno tornando a nuova vita. La musica tradizionale viene suonata con un’ampia gamma di strumenti e di stili vocali. Le principali espressioni musicali sono l’uurtyn duu (canzone lunga), accompagnata dal morin huur (uno strumento a corda di crine di cavallo) e l’hoomy (il canto di gola) con cui vengono imitati i suoni della natura. Un canto questo molto particolare, composto da voci maschili sapientemente impostate in modo da produrre corposi suoni armonici di gola e più note in una stessa emissione. La musica e la danza mongole implicano sempre un certo grado di contorsionismo, un’antica tradizione mongola.
Forniamo qui una selezione di dischi, utili per imparare ad apprezzare la tradizione musicale mongola:
- THE BEST COLLECTION 3-Hurd: Gli Hurd (che significa “veloce”)è il gruppo rock più famoso della Mongolia, si ispirano a Eminem e agli AC/DC ma che compongono brani gradevoli e densi di richiami alla tradizione mongola. I temi più frequentati sono quelli della patria, della famiglia, dei valori antichi degli antenati. Il primo brano di questo cd, “Ich oron”, è stato adottato (e suonato agli altoparlanti fino all’ossesso) nel 2006 durante le manifestazioni nella piazza di Ulaanbaatar contro la corruzione.
- MORE LIVE: Huun-Huur-Tu Splendida testimonianza live di uno dei quartetti più celebri della Repubblica di Tuva. Gli Huun-Huur-Tu si esibiscono in una serie di motivi tradizionali che li vedono impegnati in tutti e tre gli stili principali del loro tipico canto, lo xöömej, il kargyraa e il sygyt.
- Gobi: I migliori interpreti, strumentali e vocali, della musica tradizionale mongola in questo disco che raccoglie celebri melodie di tutto il Paese e in particolare delle regioni occidentali.
- Tengis, songs of the Darkhad people I darkat, o darkhad, sono una popolazione del nord della Mongolia dalla storia particolarmente sofferta che esprimono il loro dolore in alcune struggenti canzoni brevi affidate a un gruppo collaudato.
- Mongolie – Chamanes et Lamas: Due viaggi sciamanici e due messe lamaiste in presa diretta. Il disco è un tipico esempio di musica religiosa mongola Questo cd ci avvicina a un’arte estrema, difficilmente comprensibile a orecchie occidentali , con i canti quasi tribali dei darqad e dei buriati.
- Xoomii music of Mongolia: Brevi canzoni per questo disco del 1996 proposto dallo Jargalant Altai. Si tratta di esempi di tradizionale canto di gola, l’hoomi o xoomi come recita il titolo del cd. La tecnica utilizzata per questo canto è molto difficile e coinvolge la gola, il palato e lo stomaco. Si tratta di una delle forme d’arte più peculiari e affascinanti del popolo mongolo.
- Stepmother city: Nella regione di Tuva, al nord della Mongolia, si concentrano alcune delle tendenze musicali più interessanti del panorama etnico mondiale. Una delle esponenti più autorevoli è Sainkho Namchylak, figlia di nomadi, legata saldamente ai riti dello sciamanesimo. Utilizza la voce come strumento musicale, ora melodioso ora ossessivo, sempre stupefacente. Nel 2003 è uscito un nuovo disco di Sainkho, ormai entrata nel business discografico occidentale.
- Mongolie-Mongolia: 17 brani tradizionali mongoli, affidati all’Ensemble Mandukhai: un’ora di canzoni, pezzi strumentali e danze
CIBI E BEVANDE MONGOLI, I "MUST"
Uno dei modi migliori per scoprire un paese sia il cibo! La carne e il latte sono da sempre la base dell'alimentazione dei mongoli. Gli animalisti possono consolarsi considerando che in Mongolia gli animali sono rispettati, se non addirittura venerati. In Mongolia gli alimenti vengono definiti "grigi" (carni) o "bianchi" (latte e derivati). Gli alimenti grigi, soprattutto montone e pecora (la carne è piuttosto grassa e saporita e costa poco ai mercati mongoli), vengono quasi sempre bolliti e lasciati galleggiare a pezzetti nel brodo. Vengono accompagnati dai buuz, grossi ravioli di carne e cipolla cotti al vapore o dai khushuur, la versione fritta dei buuz. Al mattino e di pomeriggio il tè al latte viene servito con i boortsog, biscotti fritti in olio, e carne lessa.
- Art: sostenere artigiani locali è un buon modo per restituire all'economia locale. Nei mercati e in molte gallerie si possono trovare dipinti vivaci di artisti mongoli.
- Cashmere: il Cashmere della Mongolia è tra i più belli del mondo, perché non acquistare una sciarpa, un maglione prima di tornare a casa?
- Feltro: i prodotti in feltro sono facilmente reperibili nella maggior parte dei negozi e mercati della Mongolia. Le pantofole sono in particolar modo apprezzate, morbide e calde sono sicuramente un dono perfetto per amici e parenti.
HIGHLIGHTS MONGOLIA
Non vorreste mica tornare a casa senza un souvenir della Mongolia? Anche se il paese non offre una grande varietà di produzioni locali, ecco una breve lista di cosa poter comprare:
- Art: sostenere artigiani locali è un buon modo per restituire all'economia locale. Nei mercati e in molte gallerie si possono trovare dipinti vivaci di artisti mongoli.
- Cashmere: il Cashmere della Mongolia è tra i più belli del mondo, perché non acquistare una sciarpa, un maglione prima di tornare a casa?
- Feltro: i prodotti in feltro sono facilmente reperibili nella maggior parte dei negozi e mercati della Mongolia. Le pantofole sono in particolar modo apprezzate, morbide e calde sono sicuramente un dono perfetto per amici e parenti.
Non ci sono ancora commenti.