Data
30/12/2021
Durata
4 giorni 3 notti
Destinazione
Italia
Viaggiatori
Rispettiamo il DCPM che prevede il distanziamento sociale e obbligo di mascherina nei luoghi comuni e sul bus.
Gruppo dotato di auricolari per garantire ulteriore distanziamento e non perdere le spiegazioni della guida.
Utilizziamo tutti i mezzi e opportunità per fare si che la Vostra vacanza si svolga in totale serenità e sicurezza.
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Programma del tour
Molise: la piccola oasi d’Italia
Conosci il Molise? Oltre alla Toscana, l’Umbria, il Lazio e la Sicilia esiste una terra di storia, arte e natura nel centro Italia e nel cuore del Mediterraneo.
Antiche tradizioni e paesaggi mozzafiato, borghi medioevali e castelli, riserve naturali e aree archeologiche sono alcuni motivi per un viaggio unico all’insegna di un’esperienza indimenticabile.
Soprannominato da alcuni “Il Selvaggio West” e da altri scherzosamente “la terra che non esiste”, il Molise è la regione italiana meno conosciuta, anche dagli stessi italiani.
Questo territorio di lupi, cinghiali e di città fantasma, anticamente saccheggiate da pirati e briganti – oggi è in grado di offrire al viaggiatore un’offerta turistica davvero impressionante.
Pur non avendo il blasone dei più noti centri della Toscana, Lazio, Umbria o Campania, i borghi del Molise riescono ancora oggi a trasmettere vivide sensazioni di autenticità e genuinità. Il legame con il territorio, le tradizioni e la cultura contadina infonde un fascino del tutto particolare che merita di essere vissuto appieno.
I borghi del Molise, si prestano benissimo a piacevoli passeggiate che sorprenderanno il trista che per la prima volta visiteranno questi graziosi scrigni ricchi di tesori d’arte.
Esplorare il Molise significa scoprire angoli di Italia inaspettati e pieni della propria individualità. Questa terra conserva ancora una grande diversità di ambienti naturali fra i più intatti e meno conosciuti dell’Italia. Il massiccio del Matese è verde e lussureggiante, abitato dall’uomo da tempo immemorabile. Esso è cosparso di piccoli paesi dall’aspetto arcaico e affascinante, sorti lungo i secolari percorsi stagionali delle greggi al pascolo. L’abbondanza di acqua ha dato vita a numerosi laghi artificiali e tortuosi ruscelli che si formano e poi improvvisamente scompaiono nel sottosuolo.
Storia e cultura
Oltre alle numerose testimonianze preistoriche, il Molise conserva molti resti di età sannitica, essendo stata a lungo roccaforte dei sanniti contro Roma. Notevole importanza rivestono le rovine della città di Saepinum, in località Altilia, in cui spiccano il teatro, il foro e la lunga cinta muraria. Il ruolo culturale è svolto sia dai principali centri, come Campobasso (capoluogo) e Isernia, che dai centri in crescita: Termoli e Venafro. La valorizzazione della cultura locale passa anche attraverso il festival di richiamo internazionale della zampogna, da millenni colonna sonora di questa terra, che si svolge ogni anno….e durante il tour …occhio agli zampognari e Bofù… Capodanno in Molise Arte e Storia Tradizioni,Borghi e Castelli Stretto è il legame tra parchi e attività agricole:secoli di vita legata ad un territorio hanno prodotto un patrimonio unico di ambiente,cultura e sapori,che rappresenta l’identità di un luogo e della sua gente.Un soggiorno in Molise è denso di emozioni sottili,di silenzi tra le rovine romane e una natura rimasta ancora in gran parte intatta.Si ha la sensazione si sentirsi privilegiati quando si visitano i centri storici,le zone archeologiche,le montagne ,i fiumi.Nella sola provincia di Campobasso,in poche decine di km si passa dalla costa adriatica,in gran parte ancora integra,alle montagne del Matese,passando tra santuari,chiese romaniche e paesaggi mozzafiato. A Isernia,patria di Celestino V(il papa del “gran rifiuto”del 1924),da non perdere la visita al Lapidarium,presso ex convento di Santa Maria delle Monache,dove sono conservati i resti fossili di un accampamento dell’Homo erectus il più esteso in Europa e uno dei siti paleontologici più importanti al mondo.Intorno alla città,vestigia romane e teatri sanniti,immersi in una campagna dalla bellezza struggente e in un Appennno sconosciuto. Pietrabbondante, dove necropoli, cinta, templi, teatro, residenza temporanea delle massime cariche sacerdotali e politiche coniugarono strutture italiche, architettura greca e modello romano Il fascino del Molise è nella millenaria storia,nelle numerose citazioni archeologiche,storiche,culturali ed artistiche;nella ricchezza delle arcaiche e genuine tradizioni montanare e pastorali,nelle feste nei riti,nella bellezza delle montagne,dei boschi,dei prati,nei colori della natura.Vario nei paesaggi,ricco d’arte e di storia,solleticante nelle proverbiali prelibatezza enogastronomiche,presenti in questo tour di capodanno,(previsti pranzi tipici molisani,degustazioni di vino,olio,formaggi e dolci..),il Molise è un mix straordinario di combinazioni,che ne fanno uno scrigno di bellezze inedite. Purtroppo,troppo spesso,tutte queste cose non sono “raccolte”dal turista distratto,soprattutto italiano,(gli stranieri che visitano il Molise sono tantissimi),perché il Molise viene spesso considerato,a torto,una regione “minore”,e chi ha già partecipato ai programmi di Capodanno dei Viaggi di Giorgio,sa perfettamente che andiamo alla ricerca,proprio dei centri “minori”che in realtà non sono mai minori ma spesso molto importanti più dei blasonati centri “maggiori”. Questa è l’occasione per visitare questo splendido angolo d’Italia. Nella Terra dei SANNITI, il mito di un popolo “Sanniti Dentro”, oltre le bellezze elencate,c’è un viaggio nel viaggio! UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL PICCOLO IMPERO DEI SANNITI L’immagine e la conoscenza del popolo Sannita vengono associate quasi in maniera automatica alle guerre sannitiche, e, in particolare, all’episodio delle Forche Caudine, quando i soldati romani, a sorpresa sconfitti proprio dai Sanniti, furono costretti ad inchinarsi sotto al più famoso giogo.Per lunghi secoli, il dominio dell’Italia meridionale fu ostacolato ai Romani proprio da questo popolo: nessun avversario seppe dare più problemi e pensieri a Roma, nessuno fu così vicino a contendere ai romani il predominio sul territorio italico.Forse, il seme della sconfitta e della resa ai romani, era già presente nel popolo sannita, il quale, benché fortemente coeso, aveva un altrettanto forte senso della libertà e dell’indipendenza, così che le singole realtà locali non si unirono mai contro i nemici romani per creare uno stato unitario, neanche nei momenti di maggiore difficoltà.Il centro di questo ethnos di uomini fieri e liberi era proprio il Molise, considerando le quattro principali tribù storicamente definite: i Carracini, i Pentri, i Caudini e gli Irpini. La più imponente per numero e importante per identità culturale era sicuramente quella dei Pentri, che occuparono un territorio che corrisponde grosso modo all’attuale provincia di Isernia. La capitale, Bovianum, l’attuale Boiano, era circondata da altre città pentre quali Aesernia (Isernia), Aquilonia (Montaquila), Bovianum Vaetus (Pietrabbondante), Fagifulae (Montagano) Saepinum (Altilia) e Venafrum (Venafro).Per l’epoca storica dei Sanniti si visiteranno alcuni importanti centri.Tra questi il santuario di Pietrabbondante, che costituisce la più cospicua testimonianza del Sannio preromano. Il grande tempio e il teatro, costruiti prima della guerra sociale, erano già in abbandono in epoca augustea, risultavano notevolmente interrati nel II secolo d.C., e furono interessati da sepolture nel III secolo.Tra le città romane, spesso legate alla pastorizia ed alla pratica della transumanza saranno visitate Sepino e Larino. SONO PREVISTI VOLI E TRENI DA TUTTA ITALIA30 Dicembre: Roma-Pietrabbondante-Agnone-Campobasso
Per chi arriva da altre città orario e luoghi da confermare al momento della prenotazione. Ritrovo dei partecipanti in orario e luogo da confermare e partenza in bus privato per il Molise In una terra che agropastorale,non possiamo non iniziare il nostro percorso,se non visitando un caseificio locale,dove potremo apprezzare la trasformazione del latte in “eccellenze gastronomiche”,infatti i premi vinti dai caseifici molisani,in tutto il mondo per i loro formaggi,sono decine e decine.Seguirà degustazione di formaggi e stracciata. La prima sosta si effettuerà per la visita dell’interessantissimo sito di Pietraabbondante.














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Maggiori informazioni su questo tour
LA QUOTA COMPRENDE
Bus G.T.per la durata del tour
3 pernottamenti in mezza pensione in hotel 4 stelle
Cenone del 31 con veglione
3 pranzi tipici molisani e di lusso
Bevande ¼ vino 1/5 minerale
Visite guidate da guide autorizzate Regione Molise
Degustazione di vini e di formaggi
Assicurazione medico bagaglio e annullamento al viaggio
Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio.
Materiale informativo sul Molise
NON COMPRENDE:
Tutto quanto non previsto nella quota comprende
Ingressi dei siti musei previsti nel programma euro 16,00
Mance per guide,autista,camerieri,facchini e altri servizi euro 5,00 al giorno e giorno di partenza.
Il Bufù, lo strumento musicale tipico sepinese
Nella notte di San Silvestro le strade di Sepino si affollano di suonatori che accompagnati dai loro strumenti, girano per le contrade del paese, portando a tutti l’augurio di buon anno, con le famose “serenate” (prima della mezzanotte) e le “matinate” (dopo). E’ questa una delle tradizioni più sentite dai sepinesi, una tradizione le cui origini si perdono nella notte dei tempi. I suonatori si riuniscono in diverse squadre chiamate appunto “bande di bufù” e circa un mese prima dell’atteso evento viene scelto un luogo, solitamente una vecchia casa, dove preparare i bufù.
Il Bufù è lo strumento musicale monopelle costituito da una botte di legno, con il fondo chiuso e con il lato superiore aperto intorno a cui è tesa una pelle di capra o di vitello, al centro della quale è inserita una canna. Lo strumento produce suono quando la canna viene “frizionata” dal suonatore con un panno umido, mettendo in tal modo in vibrazione la pelle che, utilizzando come camera di risonanza la botte, produce un rumore cupo, così caratteristico da averne preso il nome “bufù”.
L’altro strumento utilizzato è il così detto “zingareglie”: questo viene costruito con due aste di legno legate tra loro all’estremità. Sulla parte superiore, che può essere di diverse forme, sono inchiodati pezzi di lamiere. Le due aste battute l’una contro l’altra, producono un allegro suono.
Per armonizzare le serenate ogni banda ha un suonatore di organetto e un capobanda che con un mazzo di fiori in mano dirige “la squadra”!
Spesso sono presenti strumenti come le “traccagnole”, ovvero le nacchere, “gl’iacciarine”, semplicemente un pezzo di acciaio battuto contro un altro pezzo di acciaio e tanti altri piccoli strumenti artigianali.
UN PO DI STORIA
Come nacque il Molise? Quali sono le sue Origini? E’ vero che in questa terra sono stati ritrovati reperti risalenti ad oltre 700 mila anni fa, tanto che oggi viene considerata dagli studiosi come una delle comunità più antiche d’Europa? Una piccola guida sulla Storia del Molise. Com’è noto il Molise si identifica con l’antico Sannio. La regione, considerata la casa ancestrale dei Sanniti (cui la tradizione scritta vuole dicesi dai Sabelli) aveva i suoi confini collocati sui territori della Campania nordorientale (Sannio Caudino e Irpino), dell’alta Puglia, dell’intero Molise (Sannio Pentro, incluso il territorio frentano), del basso Abruzzo (Sannio Carecino) e dell’alta Lucania, venendo così a costituire la Lega o Confederazione sannitica correlata, in origine, agli Osci, popolazione indoeuropea del gruppo osco-umbro. In epoca storica i Sanniti risultano distribuiti su di un vasto territorio delimitato a nord dai monti della Maiella, nell’alto Abruzzo, al confine con gli Umbri, i Piceni (a nord-est) e i Sabini (a nord-ovest); a sud ed a est dal Tavoliere delle Puglie e dalle coste adriatiche; a ovest dal Mar Tirreno, dalle terre dei Volsci, degli Aurunci, dei Sidicini e dei Latini. I Sanniti vengono dunque a costituirsi come una Lega suddivisa in quattro tribù principali:Caudini, Irpini, Pentri e Carricini, cui possono con certezza aggiungersi i Frentani. Secondo la tradizione i Sanniti, originari della Sabina, organizzarono le loro migrazioni nelle forme rituali del ver sacrum, “primavera sacra”. Il ver sacrum consisteva nella dedica ad una divinità, solitamente Ares/Marte di tutti gli uomini e animali nati, o nascituri, in un determinato anno. Raggiunta la maturità (20 anni), i giovani erano costretti a lasciare la comunità d’appartenenza in cerca di nuovi luoghi dove insediarsi stabilmente sotto l’insegna totemica di un animale sacro (toro, lupo, picchio, etc.). All’animale sacro corrispondeva il gruppo etnico emigrato o la nuova comunità che si andava costituendo; talvolta in luogo dell’animale sacro era un condottiero, dux, a guidare la migrazione. La “primavera sacra” sotituiva il più antico e barbaro rito del sacrificio umano. Il dinamismo migratorio è da imputarsi a più cause: migrazione per espulsione ecologica (carestia, popolosità), politica (vittoria in guerra) o più specificatamente militare (occupazione di un territorio, consacrazione ad Ares). Riflessi del ver sacrum compaiono anche nella documentazione numastica del I sec. a. C. in cui nei denari d’argento, oltre al nome Italia in osco (Víteliú), compare sul rovescio la figura di un guerriero stante con pilum (lancia) che appoggia il piede sinistro su una lupa abbattuta; al suo fianco l’animale totemico, il Marte italico del toro sannita, accovacciato, a simbolizzare il trionfo sui romani. All’epoca i Romani dominavano già su Lazio, Campania settentrionale, sulla città etrusca di Veio ed avevano stretto alleanze con diverse altre città e popolazioni minori. I Sanniti dal canto loro erano padroni di quasi tutto il resto della Campania e del Molise, e cercavano di espandersi ulteriormente lungo la costa a discapito delle colonie della Magna Grecia e verso la Lucania nell’entroterra. Essenzialmente fu il corso del fiume Liri a segnare l’ambito di conquista per le rispettive popolazioni, i Romani a nord, i Sanniti a sud. Ogni qual volta, nel corso delle cosiddette tre guerre sannitiche, strinsero un foedus (alleanza) si rifecero a questo confine. Nel 354 a.C. i Sanniti divennero amici et socii dei Romani, sancendo così il loro ingresso nella storia proprio attraverso quel patto di non belligeranza che prevedeva espansione territoriale nelle rispettive zone d’influenza: ma il confronto fu solo rimandato. Ben presto difatti, dopo soli 11 anni dalla stipula del trattato, si scontrarono in una serie di tre guerre (343-341 a.C, 326-304 a.C., 298-290 a.C.). Nel corso delle guerre sannitiche i Romani subirono la più grande umiliazione della storia di Roma: le forche caudine, nell’anno 321 a.C. Stretti nella valle di Caudio due legioni romane, (circa 20.000 uomini) sotto il comando dei consoli T. Veturius Calvinus e Sp. Postumius Albinus, furono accerchiate dall’esercito sannita comandato da Gavio Ponzio, imperator Samnitium. Le condizioni di pace furono tremende, tutti i soldati, compresi i comandanti, furono costretti a denudarsi e passare sotto il giogo sanntico (foto), rimandati a Roma privi delle armi e delle insegne militari. Chi si fosse rifiutato sarebbe stato passato a fil di spada. Fu stipulata così una nuova alleanza che rimandò al trattato del 354 a.C., il che costrinse i Romani a ritirarsi dai territori sannitici e abbandonare le colonie latine fondate nel Sannio. Dopo le guerre sannitiche i Sanniti e altre popolazioni italiche combatterono la loro ultima battaglia, questa volta per ottenere i diritti derivanti dal possesso della cittadinanza romana (parità giuridica e politica con la classe dirigente romana), nella battaglia delle nazioni o bellum sociale del 91-89 a.C. Nell’87 a.C. i Sanniti Pentri, ottenuta la cittadinanza romana, furono ascritti alla tribù Voltinia. Ancora una volta, nell’82 a.C., i Sanniti si schierarono al fianco di Mario contro Silla nella guerra civile, riprendendo le armi ed esibendo tutto il loro odio verso Roma (foto). Sconfitti nei pressi di porta Collina furono massacrati e proscritti, subendo uno tra i primi genocidi della storia, come nelle parole di Silla: “..dall’esperienza aveva imparato che mai uno solo dei Romani avrebbe potuto vivere in pace finchè i Sanniti avesssero formato una comunità a sè! – Strabo 5. 4. 11”. Come tutti i genocidi della storia anche questo fallì, ma le tre guerre sannitiche sancirono la supremazia di Roma dopo un processo durato tre secoli e che portò alla creazione di colonie, prefetture e municipi romani nei principali centri abitati già esistenti nel Sannio: Saepinum-Sepino (CB); Larinum-Larino (CB); Aesernia-Isernia; Venafrum-Venafro (IS), Terventum (Trivento) e Fagifulae (nei pressi di Montagano). Alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, il territorio molisano fu investito dalla guerra greco-gotica (535-553), e poi incluso nel ducato longobardo di Benevento (570 ca.). Dopo aver costituito insieme a parte del territorio abruzzese la Provincia Samnii (IV d.C.) entra sotto l’influenza del ducato longobardo di Benevento e suddiviso in sei gastaldati tra i quali Bojano. Ripopolata la piana tra Sepino, Boiano e San Giuliano dai bulgari di Alzeco (663 d.C.), il ducato di Benevento resistette alla conquista franca ed Arechi, duca di Benevento, si proclama princeps gentis Langobardorum mantenendo la propria indipendenza fino all’arrivo dei normani, nonostante le ripetute incursioni saracene del IX secolo d.C. Nella necropoli di Vicenne (Campochiaro, CB) si è individuata una facies culturale di tipo steppico-nomade confermando la presenza proto-bulgara o forse avara del Molise. Nell’Historia Langobardorum Paolo Diacono riferisce come i discendenti di questi proto-bulgari parlavano, ai suoi tempi (VIII sec.), ancora il loro idioma originario. Dopo la dominazione longobarda nell’XI secolo il territorio molisano sarà assoggettato ai Normanni che, dopo la conquista della contea longobarda di Boiano da parte di Ruggero d’Altavilla, ne daranno connotazione onomastica nella Contea di Molise del 1142. L’integrità del Contado di Molise fu conservata fino al 1230, anno in cui Federico II di Svevia ditrusse Boiano sopprimendone la contea (pace di San Germano’ (23 luglio 1230) ad opera dell’imperatore Federico II di Svevia, è unita al ‘giustizierato’ della Terra di Lavoro ; i feudi in servitio che la compongono non vengono però smembrati. Con la morte dell’imperatore svevo la contea di Molise viene ripristinata e, nel 1254, concessa da Corrado IV al conte Ruggero, costretto però, qualche anno più tardi, a lasciare i suoi domini a causa di un esilio forzato comminatogli da Manfredi tra il 1256 e il 1266. In quell’anno il Molise divenne la sede di un giustizierato (Justitieratus Molisii), cioè di un distretto di giustizia imperiale, dove l’autorità del re si sovrapponeva a quella dei feudatari. La Contea di Molise venne di fatto unita alla Contea di Loritello (attuale Rotello) formando un’unica entità amministrativa e territoriale poi aggregata, dapprima alla Terra di Lavoro e poi, dal 1538, alla Capitanata durante la dominazione spagnola. Il Molise perse così l’identità originaria. L’aggregazione alla Capitanata del Molise cessa nel 1806 dopo che la legge 132 “Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno” varata a Napoli da Re Giuseppe Bonaparte, ridisegnò i confini del Regno del Napoli sul modello francese. Si abolirono i giustizierati e il Contado di Molise venne separato dalla Capitanata consentendone una prima delimitazione dei confini. Il Molise divenne così per la prima volta una provincia autonoma che assunse il nome di Provincia di Molise con Campobasso capoluogo e suddivisa in tre distretti: Campobasso, Isernia e Larino (aggegrato definitivamente al Molise nel 1811). Unito all’Abruzzo fino all’anno 1963, l’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, sancisce la formazione di due distinte regioni. Nel 1963, difatti, grazie a una disposizione transitoria,la provincia di Campobasso venne distaccata dagli Abruzzi. Distaccata dagli Abruzzi (al contempo rinominata Abruzzo), il Molise è elevato al titolo di regione con Campobasso capoluogo. Il 3 marzo 1970 una parte del suo territorio venne scorporato e istituito come Provincia di Isernia. Il Molise costituisce oggi la ventesima e più giovane regione d’Italia. È l’unico caso della storia dell’Italia repubblicana di formazione di una regione per distacco da un’altra.Pur essendo una piccola regione Il Molise ha conservato tradizioni culinarie e difeso e valorizzato il suo prodotto tipico. La cucina è molto varia anche grazie alla presenza di ottimi prodotti agroalimentari. Scopriamoli insieme.
L’olio: Denominazione d’Origine Protetta
Sicuramente uno dei prodotti agroalimentari più rappresentativi del Molise è l’olio di oliva. Il Molise, grazie alla sua natura incontaminata, permette la coltivazione di prodotti naturali nei suoi campi curati secondo metodi antichi. L’olio del Molise è conosciuto ed apprezzato sin dai tempi più antichi. Il prodotto deve essere conservato in ambienti freschi ed asciutti, lontano da fonti di calore che potrebbero inquinarne le proprie qualità organolettiche. Questo olio è molto importante per arricchire e renderla unica la cucina molisana. Usato per condire zuppe e minestre di ceci, fave e fagioli, nonché per insaporire primi, secondi e contorni a base di pesce e di carne. Nel 2003, l’eccellente fattura del prodotto ha fatto guadagnare all’olio molisano il riconoscimento d’Origine Protetta (D.O.P. – regolamento 2081/92 e la legge 169 del 5 febbraio 1992) che assicura uno standard qualitativo elevato, dalla raccolta delle olive fino alla realizzazione del prodotto finito. Tra le varietà (o cultivar) di oliva molisano che hanno ricevuto tale riconoscimento troviamo: la Gentile di Larino, L’Oliva nera e il Leccino.Il tartufo: un’istituzione in Molise!
Se si parla di tartufo in Italia, quali sono i luoghi che vi vengono in mente? Il tartufo è un’istituzione in Molise! Soprattutto nella provincia di Isernia, nel territorio dei Comuni di San Pietro Avellana e Carovilli, si raccoglie, si vende e si trasforma insieme al fungo porcino, anch’esso molto diffuso lungo i pendii dei monti del Matese e delle Mainarde. Non tutti sanno che il Molise è il primo produttore di tartufo bianco in Europa. Le caratteristiche della scorza, della polpa, degli aschi e delle spore, insieme alla dimensione ed ai caratteri organolettici, quali il sapore ed il profumo, permettono l’identificazione della specie di tartufo. Può raggiungere la dimensione di una grossa mela. Il suo sapore e profumo particolare lo hanno portato ad essere il re della cucina. L’uso del tartufo (nero e bianco) viene fatto sempre più spesso in tutta la regione, essendo ormai parecchio tempo che viene cavato dalla terra, specie nell’Alto Molise, grazie ai numerosi cavatori e ai loro cani.Formaggi e latticini
I formaggi molisani sono delle delizie in grado di regalare immense soddisfazioni anche ai palati più esigenti.. I nostri formaggi sono tra i più amati ed apprezzati in ogni parte d’Italia. Tra i migliori formaggi molisani è d’obbligo ricordare la scamorza e la stracciata di Carovilli e il caciocavallo di Agnone. Particolarmente prelibati sono il fior di latte, il pecorino di Capracotta, la tipica mozzarella e il burrino. Grande importanza è data alla produzione di latticini e di formaggi: il caciocavallo di Agnone (IS) quello diVastogirardi (IS) di Frosolone (IS), e di Casacalenda (CB), le mozzarelle di Bojano (CB), e le mozzarelle di bufalache in Molise sono prodotte solo nella zona di Venafro (IS). Nel novembre 2003 La Fonte Nuova si è insignita del premio “Miglior Formaggio d”Italia” al concorso nazionale Formaggi d”Autore a Saint Vincent (Valle D”Aosta) con il suo “Cacio in Asse”. Nell”ottobre 2005 La Fonte Nuova ha partecipato alle Olimpiadi Dei Formaggi di Montagna tenutesi a Verona, dove ha presentato il “Treccione Passito Bianco“, che è stato coronato con Medaglia d”Argento, tra circa 1600 formaggi provenienti da tutto il mondo.I salumi
Possiamo dire che il Molise occupa una notevole posizione nel settore zootecnico in prevalenza quello suinicolo che si finalizza al prodotto finito (Il salume). Come non ricordare la Soppressata un insaccato prodotto con carne di Suino (lombo e capicollo) macinata finemente (tradizionalmente la carne va tagliuzzata a mano), a cui va aggiunta in minime quantità del lardo e condita con sale e pepe in grani. Il Capocollo: Le materie prime sono tagli di carne suina della regione superiore del collo e parte del dorso, sale, peperoncino, pepe nero macinato, budello, velo della sugna, vino bianco. Il pezzo di carne viene rifilato con un coltello per dargli una forma arrotondata e messo in una bacinella nella quale si aggiunge del sale e si lascia riposare per quattro giorni circa; successivamente viene lavato con vino bianco locale, asciugato con panni di lino e ricoperto con pepe nero macinato oppure con peperoncino dolce e/o piccante. La Ventricina di Montenero di Bisaccia, un salume di forma rotonda insaccato nello stomaco del maiale, preparato con Cosce, lombo e spalle, separate, mondate, disossate e private delle parti più dure, sono sezionate in piccoli pezzi di due- tre centimetri, che, dopo aver riposato una notte, vengono conditi con sale, polvere di peperone dolce, finocchietto selvatico e pepe.Il Farro
Protagonista di dolci tradizionali, primi piatti creativi e insalate gustose Il farro dicocco (Triticum dicoccum), noto anche come emmer, farro medio o comunemente anche solo farro, è un cereale, parente stretto del grano. Dopo la coltivazione di altre varietà di cereali, in particolare frumento, mais e riso, la coltura del farro è andata diminuendo nel tempo fin quasi a sparire. Oggi, riscoperto grazie alle sue ottime proprietà dietetiche . Anche per questo cereale il Molise ha ricevuto un riconoscimento come prodotto agroalimentare tradizionale. Ricco di vitamina E, famosa per le sue proprietà antiossidanti. Oltre ad essere il cereale con il maggior contenuto di proteine, il farro fornisce anche buone quantità di ferro e calcio.Il pane molisano
In Italia la storia dell’artigianalità si assaggia a ogni morso!!! Il pane molisano conserva la sua antica manifattura produttiva e viene prodotto ancora in alcuni panifici con lepatate (che, in molisano si chiamano tapane o patane) e la sofficità che lo contraddistinguono. In Molise la cottura del pane un tempo risultava problematica a causa dell’isolamento dei forni ubicati in sperdute località di montagna, e della tassa istituita sul loro utilizzo, il così detto “focatico“. Per queste ragioni il pane veniva prodotto raramente, assumendo dimensioni ragguardevoli, del peso di vari chilogrammi. Nonostante le normative CEE sulla tutela e sicurezza alimentare il Molise continua a portare avanti la tradizione delpane cotto a legna; Sembrerà bizzarro ma mettere a norma tale produzione non è semplice! Bisogna ottenere una certificazione anche sulla qualità della legna. Come non nominare il forno di Macchia di Isernia, Venafro, Cercemaggiore e tanti altri piccoli comuni con la quale ognuno di loro si distingue con una propria ricetta tipica. Premio Roma: Il forno a legna di Anna Lucia De Cesare. L’azienda di Macchiagodena, che ha partecipato alla sezione nazionale del premio, si è aggiudicata il primo e il terzo posto nella sezione pani tradizionali, rispettivamente con il pane con i pomodori secchi e quello con le noci( la lievitazione è naturale e per la cottura utilizziamo esclusivamente il forno a legna). C’è da dire che resta presente anche se in piccola percentuale una produzione del tutto “fatta in casa”.La pasta
Notevole è il settore produttivo della pasta. Questo vede come punta il pastificio La Molisana di Campobasso attivo dal 1912, rilanciato nel 2011 dopo un periodo di crisi, ma da citare sono il Colavita, sempre del capoluogo, e un certo numero di piccoli pastifici artigianali. Un tipo di pasta fresca tipica sono i cavatelli (in molisano, cavatiélle/cavàte), ottenuto con una sfoglia senza uova, che è una delle più importanti specialità della regione Molise e del suo capoluogo Campobasso, dove vengono serviti al pomodoro o alle verdure, ma tipicamente questi vengono conditi con sugo di carne di maiale (in particolare il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate) o con spigatelli e carne macinata. Altrettanto conosciuti sono i fusilli, preparati con lo stesso impasto, ma realizzati con un “fuso” da cui il nome. Dall’impasto vengono staccati dei dadini di pasta, avvolti intorno al fuso e poi sfilati.Pur essendo una piccola regione Il Molise ha conservato tradizioni culinarie e difeso e valorizzato il suo prodotto tipico. La cucina è molto varia anche grazie alla presenza di ottimi prodotti agroalimentari. Scopriamoli insieme.
Sicuramente uno dei prodotti agroalimentari più rappresentativi del Molise è l’olio di oliva. Il Molise, grazie alla sua natura incontaminata, permette la coltivazione di prodotti naturali nei suoi campi curati secondo metodi antichi.
L’olio del Molise è conosciuto ed apprezzato sin dai tempi più antichi. Il prodotto deve essere conservato in ambienti freschi ed asciutti, lontano da fonti di calore che potrebbero inquinarne le proprie qualità organolettiche.
Questo olio è molto importante per arricchire e renderla unica la cucina molisana. Usato per condire zuppe e minestre di ceci, fave e fagioli, nonché per insaporire primi, secondi e contorni a base di pesce e di carne.
Nel 2003, l’eccellente fattura del prodotto ha fatto guadagnare all’olio molisano il riconoscimento d’Origine Protetta (D.O.P. – regolamento 2081/92 e la legge 169 del 5 febbraio 1992) che assicura uno standard qualitativo elevato, dalla raccolta delle olive fino alla realizzazione del prodotto finito.
Tra le varietà (o cultivar) di oliva molisano che hanno ricevuto tale riconoscimento troviamo: la Gentile di Larino, L’Oliva nera e il Leccino.
Da
450,00€
10/10/2025
3 GIORNI 2 NOTTI
Più di 1
30 persone
Da
690,00€
26/09/2025
4 giorni 3 notti
Italia
Minimo 25
Da
360,00€
04/01/2025
2 giorni - 1 notti
Italia
minimo 25 persone
Da
Sup.Singola 80,00€
630,00€
18/04/2025
5 giorni 4 notti
Italia
Da
Euro 295,00€
05/04/2025
2 GIORNI 1 NOTTE
Più di 1
30
Da
780,00€
Da
In aggiornamento€
12/12/2026
4 giorni 3 notti
Italia
25
Da
2.090,00€
18/08/2024
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