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Cosa è incluso
Chiaia, la nuova stazione dell’arte: un viaggio dal cielo alle viscere della terra
Dal Cielo di Giove all’Ade di Plutone: la nuova stazione Chiaia della metro Linea 6 è un capolavoro a metà tra l’arte e l’architettura.
La linea 6 della Metropolitana di Napoli ha ufficialmente aperto le porte ai viaggiatori, dando loro la possibilità, oltre a quella di disporre di un nuovo mezzo di collegamento urbano, di ammirare gli splendidi progetti artistico-architettonici che hanno interessato le nuove stazioni dell’arte, come quella di San Pasquale. Sicuramente, una delle più belle e più imponenti è la stazione di Chiaia, soprattutto per la tensione verticale sulla quale si snoda. Il metrò in fondo al mare. Pronta a Napoli la spettacolare stazione San PasqualeRealizzata da Webuild, gruppo leader nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile, la stazione San Pasquale sulla Linea 6 della metropolitana di Napoli è stata inaugurata oggi. Ad attendere i viaggiatori sono gli spazi disegnati dall’architetto Boris Podrecca, che evocano il relitto di un’imbarcazione nelle profondità marine
Riqualificazione di Monte Echia: Nuovo Ascensore per un Panorama Mozzafiato a Napoli.Un “Cristo rotto” pregiato e sfortunato
Originariamente la statua non era ovviamente soprannominata “Cristo Rotto”. Anzi, era un’opera d’arte di gran valore. Fu realizzata da Michelangelo Naccherino, uno scultore fiorentino fra i più famosi e quotati del suo secolo. Lavorò per buona parte della sua carriera nel Regno di Napoli ed ha firmato tantissime opere d’arte, come la Fontana del Gigante che oggi si trova sul lungomare. L’opera risale al 1599, in piena epoca vicereale, e sparì dalla chiesa durante i lavori di restauro settecenteschi. Questa statua fu infatti ritrovata per puro caso in un ripostiglio, nel 1835. E fu rimessa nella sua chiesa, almeno per un secolo. Una visita guidata per apprezzare le inestimabili opere e le collezioni presenti all’interno del Musa, il museo anatomico dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli. Un piccola grande sorpresa nascosta nei vicoli di una città da scoprire anche per chi è napoletano di nascita. Qui, scienza, arte, medicina e storia si mischiano e si fondono!Sant’Anna dei Lombardi museo a cuore aperto, Open heART rende la chiesa accessibile a tutti.
Un monumento bellissimo riapre a Napoli a pochi passi dal Duomo, dopo più di 10 anni di lavori: la Chiesa dei Girolamini, o di San Filippo Neri. Un vero capolavoro del barocco napoletano con straordinarie opere di Luca Giordano, Guido Reni, Pietro da Cortona e di tanti altri grandi artisti che arricchirono la chiesa contribuendo a creare un luogo fondamentale del barocco in città.
Vasari a Sant’Anna dei Lombardi: il Manierismo arriva a Napoli.
Un palazzo apparentemente come tanti che nasconde però uno sconosciuto e splendido tesoro: il Giardino di Babuk.
Non siate severi con voi stessi, se non lo avete mai sentito nominare: neppure noi eravamo a conoscenza di questa preziosissima perla della nostra città.Il primo acquario pubblico in Italia
Entrare nello storico acquario pubblico di Napoli, il più antico ancora funzionante, ideato per mostrare gli ecosistemi e la biodiversità del Golfo di Napoli e più in generale del Mediterraneo e la loro possibile evoluzione in relazione ai cambiamenti, significa varcare la soglia del tempo ed immergersi nel sogno del suo fondatore, lo zoologo Anton Dohrn, di fornire e diffondere la conoscenza del mondo sottomarino.IL NOSTRO SOGGIORNO PRESSO:
HOTEL SAN FRANCESCO AL MONTE
Un paradiso di pace affacciato sulla frenetica città di Napoli. L’ Hotel si trova abbarbicato sulla collina che domina il centro storico della città, in un monastero del 16° secolo splendidamente restaurato. Hanno trasformato le celle dei monaci in 45 eleganti camere, decorate con colori tenui, ricavato un giardino floreale sulla terrazza e una piscina con vista mozzafiato sul Vesuvio e sull’isola di Capri.


1° Giorno – ROMA -NAPOLI
Ritrovo dei partecipanti e partenza in bus privato direzione Napoli, la vivace capitale partenopea. Sosta tecnica in autostrada.Arrivo e iniziamo subito con una visita inedita,inconsueta. Napoli è una città ricca di cultura e sono molti i Musei da visitare ma sicuramente tra i tanti tesori nascosti di Napoli c’è il Museo di Anatomia dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli uno dei più antichi del mondo. Il museo affonda i suoi natali nella necessita degli anatomisti, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, di poter preparare e conservare pezzi anatomici a scopo didattico. Il pioniere degli studi sui segreti dei corpi fu Marco Aurelio Severino, un celebre anatomista e chirurgo del Seicento che istituì presso l’ospedale San Giacomo il nucleo più antico della collezione. Il Museo Anatomico Universitario inizia a prendere “forma, dopo vari trasferimenti, nel 1901 grazie al celebre anatomista Giovanni Antonelli. Fu Antonelli a sistemare l’esposizione presso la sede attuale nell’ex Convento di Santa Patrizia (protettrice della città insieme a San Gennaro).I Tesori del Museo di Anatomia umana
Il Museo Anatomico di Napoli custodisce un’eccezionale collezione composto da esemplari di iniezioni vascolari, scheletri di ogni epoca, forma e dimensione conservati con le più svariate tecniche. E sopratutto la raccolta delle cere anatomiche. Opere modellate tra la fine del ‘700 e la metà dell’800 come strumento di insegnamento per svelare i misteri del corpo umano a coloro che non avevano accesso alle rare sessioni di dissezione di corpi umani negli atenei e negli ospedali universitari. Interessanti le pietrificazioni di Efisio Marini e i due corpi essiccati con il sistema vascolare evidenziato tramite iniezione intravasale e la collezione di malformazioni fetali. Curiosissima è la presenza di due tzanzas, teste rimpicciolite degli indios Jivaros, che fanno bella mostra di sé all’interno di una piccola teca. E ancora rarissimi strumenti chirurgici e medici d’epoca nonché rari testi di medicina scritti tra il quattrocento e l’ottocento.


Primo piano del cranio di Giuditta Guastamacchia, uno dei quattro teschi della Vicaria, sui quali è possibile vedere i segni fatti per gli studi di frenologia
LE PIETRIFICAZIONI DI EFISIO MARINI . Lo scienziato Efisio Marino nacque a Cagliari nel 1835, conosciuto con l’epiteto de “il Pietrificatore”, per merito delle sue ricerche nel campo della conservazione dei cadaveri e parti anatomiche. Usava tre metodi: la mummificazione, la pietrificazione e la “flessibilità e freschezza naturali.” Morì a Napoli nel 1900 senza rivelare le sue formule. Siamo alla metà dell’Ottocento. La storia del Pietrificatore ha inizio a Cagliari, città natale di Marini. Qui lo studioso, appassionato di paleontologia e tecniche di mummificazione, ottiene un posto di assistente al Museo di storia naturale. Incarico che gli consente di dedicarsi alla ricerca, elaborando un metodo – del tutto originale – di mummificazione che permette di pietrificare i cadaveri senza effettuare tagli o iniezioni sui resti umani, ma anzi conservando il colore e la consistenza originali dei corpi. Marini comincia operando sul braccio di un cadavere e, con tenacia, ottiene i primi risultati: il dottor Efisio riesce ad arrestare il processo di decomposizione, ma anche a conservare l’elasticità dei muscoli e dei tessuti. Spinto da questi primi successi, decide di estendere i suoi esperimenti all’intero corpo umano. Ma l’ambiente gli è ostile. Anziché guadagnare l’ammirazione del mondo accademico, Marini incassa il pregiudizio vagamente superstizioso di quanti gli sono accanto. Il carattere non lo aiuta: schivo, saccente, abituato a lavorare in solitudine, comincia a frequentare l’obitorio del cimitero, quasi sempre in segreto per non spaventare i visitatori con i suoi esperimenti. Considerato alla stregua di un negromante dall’ambiente accademico, a trent’anni getta tutti i suoi macabri reperti in mare e, nel 1865, si trasferisce a Parigi.
CHIESA SAN CARLO ALL’ARENA
Il termine arena si deve alla via arenosa, sulla quale era nata la chiesa, che era determinata dalle acque provenienti dalle colline e che in questa zona depositavano i loro detriti. Nella chiesa di San Carlo all’Arena, in una nicchia, c’è la statua del “Cristo rotto”. È adagiata su un tappeto di velluto rosso, con il marmo segnato da migliaia di fratture e con il volto che, in quella posizione, sembra paradossalmente quello di un uomo che dorme con uno sguardo dolce, ormai rilassato. Si tratta di una statua che racconta una piccola storia d’amore e di fede.Un “Cristo rotto” pregiato e sfortunato

L’incendio del 1926
La chiesa di San Carlo all’Arena ebbe una assidua frequentazione nel corso dei secoli e il buon Gesù ha guardato dall’alto decine e decine di generazioni che si sono avvicendate sotto i suoi piedi. Almeno fino ad un disastroso incendio nel 1926, che distrusse la chiesa e bruciò il crocifisso di legno che per secoli aveva retto la statua di marmo. Il crollo fu disastroso: il crocifisso si distrusse in mille pezzi, spargendo schegge sul pavimento della chiesa. La statua era ormai compromessa, ridotta a un cumulo di macerie informi che di certo non aveva più alcun uso. Fu qui che avvenne un miracolo. Un gruppo di anonimi fedeli, addolorato per i danni subiti dalla chiesa, decise di riunirsi per salvare il salvabile. E lentamente cominciò la raccolta dei frammenti della statua, un po’ come un puzzle sacro da dover ricomporre. Poi ci fu la ricostruzione, che farebbe imbufalire qualsiasi restauratore professionista: il Cristo rotto di San Carlo all’Arena fu infatti ricomposto dagli stessi fedeli con strumenti di fortuna: colla e amore. Non furono trovate le braccia durante le operazioni di restauro ed ancora oggi la statua è monca. Per il resto, il corpo ricostruito alla buona fu adagiato sull’attuale altare: da allora è oggetto di venerazione da parte dei fedeli. Ed adesso ci racconta la storia di un tempo in cui le cose rotte venivano aggiustate con amore e non frettolosamente buttate. La chiesa cistercense, viene costruita tra il 1636 e 1632 su progetto di Frà Nuvolo, il domenicano Giuseppe Donzelli. L’inaugurazione avviene nel 1700, anche se i lavori della facciata continuano fino al 1756. Seguito ai restauri dell’architetto napoletano Francesco De Cesare, effettuati dal 1838 al 1846, assume un aspetto neoclassico. Originali i bassorilievi dedicati alla vita del santo a cui è dedicata la chiesa. I lavori di restauro hanno restituito alla devozione dei suoi numerosi fedeli un Cristo Ferito (arrimediato in napoletano) con tanto di cicatrici che, pur ricordano la terribile disgrazia, hanno solo accentuato il suo effetto drammatico. La sua espressione malgrado tutto è “non sofferente”, come se una volta sceso dalla croce si fosse rilassato. Naccherino era uno scultore e architetto italiano, attivo principalmente nel Regno di Napoli e di Sicilia. Promotore di un rinnovamento artistico, seguì lo spirito della Controriforma. Esponente di spicco di quel manierismo che segnò le sorti del Barocco nella Napoli del Seicento, Lo scultore è nato a Firenze nel 1550 ma a Napoli ci ha vissuto fino alla morte, dall’età di ventitré anni, quando vi giunse dopo la formazione presso la bottega del Giambologna.

2° Giorno –NAPOLI
Prima colazione in hotel. Ci spostiamo nel cuore del centro storico di Napoli nei pressi di Via Duomo per visitare la Chiesa Donna Regina Nuova un sito storico e polo culturale attualmente gestito dalla curia.


Scopriamo il Giardino di Babuk: un’oasi al di fuori del mondo
Sopra la trafficata e brulicante via Foria si inerpica una strada stretta e lunga, a due passi dal Real Orto Botanico: via Giuseppe Piazzi. Il numero 55 di questa via è un palazzo grande e antico, di quelli che costellano l’intera mappatura cittadina.

Le cavità del Giardino di Babuk: un viaggio nella Storia.
Si accede attarverso un cancello alle spalle del giardino che si presenta come la porta degli inferi: chiuso, arrugginito, muto come se avesse quasi paura di rivelare il segreto che nasconde.

Chiesa dei Girolamini.
La Chiesa dei Girolamini (o Gerolomini), e l’intero complesso monumentale omonimo, sono una tappa obbligata per tutti coloro che visitano Napoli. È dichiarato monumento nazionale nel 1866 e a partire dal 2010 tutto il convento è stato interamente musealizzato. Per la sua decorazione barocca in oro, la chiesa fu detta “la Domus Aurea”. Ha riaperto, dopo anni di chiusura la straordinaria e bellissima Chiesa dei Girolamini, dedicata a San Filippo Neri, che si trova nel centro antico di Napoli a pochi passi dal Duomo. Aneddoto – la Chiesa dei Girolamini è stata utilizzata, in luogo della Cattedrale di Napoli, nel film diretto da Dino Risi Operazione San Gennaro. Il film in cui Dudù (Nino Manfredi) e la sua banda proveranno a rubare il tesoro del santo patrono della città. La chiesa fa parte dello straordinario Complesso monumentale e Biblioteca dei Girolamini, oggetto di una articolata stagione di restauri.La straordinaria chiesa fu edificata a Napoli a seguito dell’arrivo in città dei padri oratoriani di San Filippo, dopo il 1586, che inizialmente acquistarono Palazzo Seripando, di fronte al Duomo, costruendo una prima chiesa e un oratorio. L’attuale chiesa, su progetto dell’architetto fiorentino Giovan Antonio Dosio, fu iniziata negli anni ’90 del Cinquecento e consacrata nel 1658.


3° Giorno – Napoli
Nuove ed avveniristiche stazioni del metro linea 6
Prima colazione in hotel. Visita alla nuova metropolitana linea 6 che ha aperto nuove stazione dai disegni avveniristici La stazione di Chiaia, progettata dall’architetto Uberto Siola, interessa un’ampia zona intorno alla collina di Pizzofalcone, al confine tra i quartieri di Chiaia e San Ferdinando, rispondendo, così, alla domanda di accessibilità e di miglioramento della fruizione complessiva che la città oggi pone. Il complesso architettonico si sviluppa su tre livelli con differenti funzioni; la prima quota (+40,55m) rappresenta l’ingresso principale su Piazza Santa Maria degli Angeli, la seconda quota l’ingresso su Via Chiaia (+24,70), ed infine (alla quota +6,94), il piano di arrivo al piano banchina con una uscita supplementare. Le tre sezioni rispondono così, con una diversa articolazione morfologica, alle diverse condizioni di fruizione dell’utenza nonché al carattere maggiormente ‘pubblico’ dello spazio. I lavori di completamento della Linea 6 della metropolitana di Napoli collegheranno la zona occidentale al centro della città da Piazzale Tecchio a Fuorigrotta fino Piazza Municipio, nel centro di Napoli.
Giove, dio del cielo
A questo livello, il complesso architettonico è ipogeo e connotato da una gradonata elicoidale centrale posta all’interno di una struttura cilindrica sormontata da una cupola vetrata, uno scavo ‘a pozzo’ che, con un diametro di 12 m, porta la luce naturale all’interno della stazione. A connotare l’accesso alla stazione, è stata installata una scultura contemporanea di Giove. Giove, infatti, il sommo degli dei, caratterizza il livello più alto della stazione in Piazza Santa Maria degli Angeli, invita e protegge il viaggio dell’utente. La grande figura scultorea in metallo, sembra quasi animata da ventiquattro braccia protese verso il cielo che sono metafora delle ventiquattro ore del giorno; è a Giove, figlio di Cronos, che si deve il succedersi del giorno e della notte, lo scorrere del tempo.![FOTO] Chiaia, la nuova stazione dell'arte: un viaggio dal cielo alle viscere della terra](https://grandenapoli.it/wp-content/uploads/2024/07/WhatsApp-Image-2024-07-18-at-12.28.15-PM.jpeg)

Cerere e la fecondità della terra
Alla evocazione del Dio dell’acqua segue nel progetto artistico il richiamo alla dea Cerere, patrona della terra e delle messi, delle piante e della fertilità. Per evocare la dea madre della terra e di tutta la vegetazione che essa alimenta Peter Greenaway ricorre al colore verde, che fungerà da sfondo alle sculture e opere artistiche che si alterneranno nella grande galleria temporanea. A questo livello si incontra il secondo ingresso alla Stazione, su Via Chiaia, segnalato da un portale iconico opera dello stesso Greenaway, un arco luminoso, attraverso light-box colorati.Prosperina e le stagioni
Il passaggio architettonico dal livello associato a Cerere a quello associato a Proserpina, sua figlia, ha la forma di un ottagono claustrofobico su cui si aprono oblò verso il livello ultimo della banchina dei treni. Il colore passa così dal verde delle piante al giallo\ocra della terra. La figura mitica di Proserpina è rappresentata con una successione di sei grandi melograni che emergono dalle pareti a simboleggiare il succedersi delle stagioni.Plutone e l’Ade
Con l’arrivo al piano banchina si conclude il viaggio mitologico in armonia con il progetto architettonico. Si arriva dunque all’ Ade dove vigila di nascosto il Dio Plutone signore degli Inferi, simboleggiato da centinaia di occhi scavati nella grande cupola che sovrasta la piattaforma di attesa dei treni, un silente guardiano di un mondo in continuo movimento.
Nettuno, dal cielo all’acqua
Attraverso un’ampia scala elicoidale si arriva al secondo livello della stazione; questo spazio simboleggia l’acqua, regno del Dio Nettuno. Il richiamo all’acqua inteso come bene comune viene evocato con un verso di Ovidio “Est in aqua dulci non invidiosa voluptas”, ripetuto ossessivamente sul parapetto esterno della scala elicoidale. Ci spostiamo sempre con la metro linea 6 alla fermata San Pasquale.Realizzata da Webuild, gruppo leader nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile, la stazione San Pasquale sulla Linea 6 della metropolitana di Napoli è stata inaugurata oggi. Ad attendere i viaggiatori sono gli spazi disegnati dall’architetto Boris Podrecca, che evocano il relitto di un’imbarcazione nelle profondità marine


Muoversi nell’arte: la nuova stazione San Pasquale della linea 6 inserita nella metropolitana di Napoli


Sul Monte Echia ci sarà uno dei belvedere più belli di Napoli
Al via la riqualificazione di un luogo tra i più belli di Napoli: è disponibile un comodo ascensore che da via Santa Lucia ci porterà sulla terrazza del Monte Echia e di Megaride resa anche famosa dalla serie dei “Bastardi di Pizzofalcone” per un panorama stupendo sul golfo di Napoli. E’ stato finalmente inaugurato l’ascensore che collegherà via Santa Lucia e il Chiatamone con la splendida collina di Pizzofalcone a Napoli dove c’è uno straordinario Belvedere che consentirà di affacciarsi da Monte Echia e godere di un panorama stupendo sul golfo della città. L’ascensore, che parte da Via Santa Lucia, percorre una distanza in verticale di circa 60 metri e permette di arrivare a una magnifica terrazza panoramica, completamente rimessa a nuovo, che corrisponde al sito archeologico dell’antica villa di Lucio Licinio Lucullo, console di Roma nel 74 a.C. e personaggio di grande importanza nel periodo antecedente alla conquista del potere da parte di Cesare. Ma non solo: da qui è possibile ammirare anche la zona di Pizzofalcone, divenuta celebre grazie alla serie TV RAI I bastardi di Pizzofalcone con protagonisti Alessandro Gassmann e Carolina Crescentini. Infatti, il sito è collegato all’Archivio di Stato e all’antica Chiesa dell’Immacolata che, insieme alla Caserma Nino Bixio, formano un grande complesso urbanistico nel centro di Napoli.


Il primo acquario pubblico in Italia riaperto dopo un lungo restauro.
Riaperto dopo una lunga ristrutturazione lo storico Acquario nella Stazione Zoologica Anton Dohrn in Villa Comunale, sul lungomare di Napoli.L’Aquarium della Stazione Zoologica Anton Dohrn è l’acquario più antico d’Italia e fu aperto al pubblico nel gennaio del 1874: ad oggi è l’unico esempio italiano di acquario ottocentesco.




Sant’Anna dei Lombardi, il restauro del
Compianto del Cristo

Lo struggente compianto sul Cristo morto di Sant’Anna dei Lombardi appena restaurato e aperto al pubblico.
L’opera in terracotta smaltata, datata 1492, è opera di Guido Mazzoni
Il Compianto è un particolare tipo di scultura che consiste in più figure dove al centro c’è Gesù morto deposto dalla croce ed intorno ci sono vari personaggi. Essi sono quelli che, secondo i testi evangelici, hanno assistito alla passione ed alla crocifissione: ovviamente Maria, la madre di Cristo con San Giovanni Evangelista e Santa Maria Maddalena, poi ci sono Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, che aiutarono a deporre il corpo nel sepolcro. Ed infatti il cadavere di Gesù è il fulcro centrale della scena, è riverso a terra o tra le braccia della madre, è da poco spirato. Tutta la composizione di solito si caratterizza per pathos e tragicità, esprime appieno il senso della desolazione e disperazione che colpì i primi seguaci nel momento in cui, con la crocifissione, sembravano perse tutte le speranze. La croce issata sul Golgota era il vessillo della vittoria dei carnefici contro Colui che si era proclamato Figlio di Dio. Il genere del Compianto sul Cristo morto si è diffuso sin dal Medioevo nel Nord Italia, molti sono gli artisti che si sono cimentati in questa particolare forma di arte. A Napoli, nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, nella Cappella Orilia o del Santo Sepolcro, se ne conserva uno meraviglioso, in terracotta smaltata e datato 1492, opera di Guido Mazzoni. L’artista, detto anche il Modanino perchè originario di quella città, fece del Compianto il suo cavallo di battaglia e ne realizzò molti, conservati a Busseto, Ferrara, Venezia. Nel 1491 fu chiamato a Napoli da re Ferdinando I d’Aragona, per il quale realizzò un busto che lo ritraeva in bronzo. Ma seguendo il testo de Le Vite de’ più eccellenti scultori, pittori e architettori italiani, opera monumentale di Giorgio Vasari che fondendo storia, gossip e leggende ci permette di ricostruire le vite degli artisti dal 1200 al 1500, scopriamo che: “Modanino da Modena, il quale lavorò al detto Alfonso una Pietà con infinite figure tonde di terracotta colorite, le quali con grandissima vivacità furono condotte, e dal re fatte porre nella chiesa di Monte Oliveto di Napoli, monasterio in quel luogo onoratissimo; nella quale opera è ritratto il detto re inginocchioni, il quale pare veramente più che vivo; onde Modanino fu da lui con grandissimi premii rimunerato”.

4° GIORNO: NAPOLI – ROMA
Prima colazione in hotel e rilascio delle camere. Oggi ci aspettano due visite molto particolari ed emotivamente molto forti e interessanti. Fanno parte della ricerca e studio di Claudio Tomassini, fondatore e titolare dei Viaggi di Giorgio. E dal momento che i miei tour vengono spesso copiati,non voglio che altri approfittino del mio studio e ricerca e non pubblico nulla. Pranzo di solidarietà. Al termine di questa visita che lascerà il segno dentro ognuno di noi,rientro a Roma. Arrivo e fine dei servizi.HOTEL SAN FRANCESCO AL MONTE
L’Hotel San Francesco al Monte è un ex monastero affacciato sull’incredibile panorama del golfo di Napoli. Posto tra le antiche residenze dei monaci e la spettacolare città sottostante, l’Hotel San Francesco al Monte promette un indimenticabile soggiorno e la scoperta di Napoli da una nuova prospettiva. Terrazza dell’hotel.


Una storia antica che affonda le sue radici nel cuore della montagna.
L’Hotel San Francesco al Monte è il risultato del progetto di risanamento e conversione dell’ala sinistra dell’antico convento di Santa Lucia al Monte, curato dell’architetto Luciano Raffin.
Il monastero risale al XVI secolo ed ebbe origine da una prima unica cella che Frate Agostino da Miglionico dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, detti anche Barbanti per la loro fluente barba, scavò nel fianco della collina di San Martino, in un’area isolata detta la montagna. Con il tempo, la prima cella divenne la chiesa di Santa Lucia Vergine e Martire, e un complesso religioso più ampio e organizzato si sviluppò lungo il fianco della collina.

Abilmente conservato e artisticamente importante
Il progetto di adattare l’antico monastero ha sapientemente conservato aree affascinanti e artisticamente importanti come la Cappella di San Giovan Giuseppe della Croce, patrono di Ischia, la Sala del Forno e il Refettorio affrescato. Si possono vedere frammenti di affreschi, antiche maioliche e decorazioni in ogni angolo della struttura.
Il terzo piano ospita anche la cella in cui Giovan Giuseppe della Croce trascorse gli ultimi 12 anni della sua vita. Ricordato per il miracolo delle albicocche che crescevano intorno a lui anche durante l’inverno, è stato beatificato nel 1789. Nello stesso anno, la sua cella è stata trasformata in una cappella votiva e oggi, è una delle zone più incantevoli di tutta la struttura.

Art Hotel
Con l’obiettivo di promuovere l’accessibilità alla cultura artistica contemporanea, una selezione di opere della Fondazione Morra è stata allestita presso l’Hotel San Francesco al Monte, un prestigioso albergo situato ai piedi della Vigna San Martino. L’allestimento si estende dalla hall fino al terzo piano dell’hotel e comprende opere di artisti nazionali e internazionali che hanno sperimentato le forme più radicali dell’arte nel secondo Novecento. Tra gli artisti inclusi ci sono Arman, Nanni Balestrini, Hermann Nitsch, Luca Maria Patella, Vettor Pisani, Paul Renner, Shozo Shimamoto e artisti napoletani come Renato Barisani, Carmine Di Ruggiero, Augusto Perez Gianni Pisani, Errico Ruotolo e Domenico Spinosa. Inoltre, una sezione dell’esposizione raccoglie una galleria di ritratti che rappresentano alcune delle personalità del mondo immaginario creato e narrato da Maurizio Elettrico in “The New Empire” e “Lo Scoiattolo e il Graal”.
La Fondazione Morra è stata istituita nel 1992 con l’obiettivo di promuovere, organizzare e diffondere la cultura delle comunicazioni. Nel 2008, come parte di un più ampio progetto di rigenerazione urbana chiamato Quartiere dell’Arte, il Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch è stato aperto, segnando il primo passo verso l’integrazione della Fondazione nella comunità del quartiere Avvocata. Questo processo è continuato nel 2016 con l’inaugurazione di Casa Morra, un archivio d’arte contemporanea ospitato a Palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona. Casa Morra è stato concepito come uno spazio per programmare cento anni di mostre ed è anche il luogo in cui vengono condotte le attività quotidiane di studio, conservazione e comunicazione degli archivi della Fondazione, riconosciuti come di interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania. In sinergia con i due spazi museali, l’Associazione Shozo Shimamoto, con sede nel settecentesco Palazzo Spinelli di Tarsia, contribuisce alla vitalità del Quartiere dell’Arte.
- Concierge
- Wi-fi
- Terrazza panoramica
- Giardino
- Piscina panoramica
- Due ristoranti (uno stagionale)
- Due bar, uno in piscina (stagionale)
- Colazione inclusa
- Aria condizionata / riscaldamento
- Terrazza solarium
- 45 camere
- Organizzazione di incontri d’affari ed eventi privati
- Due ascensori, di cui uno panoramico
- Deposito bagagli
- Lavanderia (esterna a pagamento)
- Servizio di stiratura (esterno a pagamento)
- Transfer privato per l’aeroporto e la stazione (a pagamento)
- Possibilità di organizzare tour privati
- Hotel webapp
- Garage a pagamento con servizio valet disponibile dalle 7,00 alle 22,30 al costo di euro 40,00 al giorno per autovettura Per van e pulmini con altezza massima di 260m il costo è di euro 70 al giorno
- Cassaforte
- Tv satellitare
- Animali ammessi con supplemento (euro 75,00 a soggiorno massimo un animale per camera, si prega di comunicarne la presenza in fase di prenotazione)
- Bus G.T. per la durata del tour
- Pernottamenti in hotel 4****L trattamento di camera e colazione
- Una cena in ristorante,una cena spettacolo in teatro, una pizza verace.
- Pranzo di solidarietà
- Visite guidate con esperta guida Regione Campania
- Visite esclusive non menzionate.
- Assicurazione medica e bagaglio e annullamento al viaggio
- Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio
- Kit viaggio
- Iva di legge
- Mance
- Auricolari 10 euro
- Tassa di soggiorno
- Bevande ai pasti
- Spese personali
- Biglietti di ingresso ai siti e monumenti
- Tutto quanto non espressamente previsto nella ” quota comprende”
- Napoli
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