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Cosa è incluso
Louis Kahn: il Bach dell’architettura
Louis Kahn è il solo architetto della seconda metà del novecento che può essere collocato nell’Olimpo di Le Corbusier, Walter Gropius, Frank Lyod Wright e Ludwig Mies van der Rohe.Le Corbusier: l’architettura a misura d’uomo
Le opere di Le Corbusier sono a Chandigarh (Punjab) e Ahmedabad (Gujarat). Quelle di Louis Khan sono ad Ahmedabad (Gujarat) e a Dhaka (Bangladesh), dove vi è una delle più suggestive architetture del Novecento: il Parlamento. Ma non solo. Un’occasione per visitare nei pressi di Ahmedabad, Modhera e Palitana e a Delhi le testimonianze delle sette capitali storiche della città.Sono previsti voli da tutta Italia
1° Giorno: ITALIA – DELHI 22
Incontro dei partecipanti in aeroporto. Disbrigo delle formalità di imbarco. Partenza con volo di linea per Delhi. Pernottamento a bordo.2° Giorno: DELHI – CHANDIGARH 23
Appena arrivati nella capitale indiana si prosegue per Chandigarh,con un volo di linea.Arrivo incontro con la guida locale e trasferimento in hotel e tempo a disposizione per rilassarsi e riprendersi dal viaggio.Nel tardo pomeriggio,un primo approccio di visite con la vostra guida. Cena e pernottamento in hotel. Viaggio a Chandigarh, la città utopica Le Corbusier. La città modernista che prometteva di liberare l’India dalle catene della tradizione coloniale vista oggi: tra monumenti brutalisti e vitali errori di sistema. Chandigarh, città progettata da Le Corbusier, è un luogo che rappresenta il polo amministrativo e istituzionale del Punjab e dell’Haryana, qui vi sono alcune delle sue opere architettoniche più rappresentative e famose. E anche il Rock Garden, il giardino creato con tutto ciò che è stato possibile riciclare in India. Ideata da Le Corbusier, la capitale del Punjab orientale indiano è stata studiata come un corpo umano. Una sorta di creatura mitologica pronta ad affrontare ogni sfida futura. Nella realtà indiana, così vasta e sfaccettata anche se facilmente identificata in precisi cliché, la città di Chandigarh rappresenta una vera eccezione che ci si potrebbe aspettare ovunque ma non in India dove non si pensa di trovare opere architettoniche di simile portata. L’incredibile India che tutti conoscono per i colori, la povertà, la confusione riserva molte sorprese. Chandigarh nasce dall’idea di Le Corbusier che, come racconta la leggenda, nel 1951 accettò la richiesta di progettare la città. L’architetto, in sole due ore, creò il disegno della sua opera. “Le città possiedono un cuore e tutti gli organi che sono necessari a farla vivere”, era questo il concetto su cui si basava il progetto dell’architetto. Partendo da tale pensiero costruì il Campidoglio, la testa, l’università, ovvero il cervello, mentre per il cuore e lo stomaco edificò il centro del commercio e per le membra il settore industriale. La città comprende ampie zone riservate al verde, parchi naturali oltre al lago, il Sukhna Lake, lunghi filari di rose che percorrono la riva del fiume e giardini botanici. Chandigarh è una creazione che rappresenta il pensiero di un architetto di origini non indiane ma che negli anni è divenuta più che mai parte dell’India, piena della sua anima che ha ricoperto il cemento di cui è pregna ravvivandola con i colori e la vitalità del Paese. Da visitare la Casa-museo dedicata all’architettura di Le Corbusier, la Open Hand e gli edifici progettati dall’architetto.
3° Giorno: CHANDIGARH 24





4° Giorno: CHANDIGARH 25
Prima colazione in hotel.Voi siete a Chandigarh, la città indiana progettata da Le Corbusier, non dimenticate di fare…un salto al cinema. E se ancora non siete stati sedotti dal fascino di Bollywood poco importa. Il Neelam Cinema, collocato nella piazza centrale della città, è un’icona modernista che vale da sola il costo del biglietto. In realtà a firmare il progetto non è Le Corbusier, ma Aditya Prakash, uno dei sei architetti chiamati a disegnare quest’incredibile “città ideale”, sotto la guida di Le Corbusier e di suo cugino Pierre Jeanneret.
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5° Giorno: CHANDIGARH – AHMEDABAD (CON VOLO) 26
Prima colazione in hotel.Si vola ad Ahmedabad, capitale del Gujarat. In arrivo all’aeroporto incontro con il nostro rappresentante locale. Trasferimento in hotel e check-in.Inizio delle visite. Cena e prenottamento in hotel. Ahmedabad, città che ospita 5,5 milioni di abitanti, uno dei maggiori poli industriali e culturali dell’India. Si procede con una visita alle opere di Le Corbusier (Museo, Palazzo dell’Associazione dei Cotonieri e villa Sarabhai) e di Louis Khan. In particolare: Gandhinagar, capitale amministrativa dello Stato, posta a 32 km a nord-ovest di Ahmedabad, sulla riva occidentale del fiume Sabarmati. Creata e progettata dal nulla da Louis Khan in onore di Gandhi: i lavori iniziarono nel 1965 e il governo vi si è trasferito nel 1970.


6° Giorno: AHMEDABAD 27
Fondata nel 1411 da Ahmed Shah, Ahmedabad nel XVII secolo era considerata una delle città più belle dell’India. Lo sviluppo industriale della seconda metà del XVIII secolo la trasformò in un grande centro tessile, ancora oggi la città è famosa per la produzione di magnifici tessuti. Dopo la prima colazione visita dei principali siti d’interesse di Ahmedabad. Il Sabarmati Ashram, il quartier generale di Gandhi durante la lunga lotta per l’indipendenza dell’India. Da qui, il 12 marzo 1930, il Mahatma partì per la famosa “Marcia del Sale” fino al Golfo di Cambay, in segno di protesta contro il monopolio governativo sulla produzione e la vendita del sale.


7° Giorno: AHMEDABAD 28
Passeggiata nel patrimonio dell’antica città fortificata di Ahmedabad Questo tour a piedi nella città patrimonio mondiale dell‘UNESCO di Ahmedabad passa attraverso un labirinto di strade e pols (antiche unità abitative) situate nel profondo di questa città fortificata; coprendo non solo l’estetica visiva – l’arte in architettura, ma le manifestazioni scientifiche come ben pensato – sistema di raccolta della pioggia, sistema di drenaggio, ecc.



8° Giorno: AHMEDABAD 29


9°Giorno:AHMEDABA-PATAN-MODHERA-AHMEDABAD 30
Dopo la prima colazione Escursione per visitare Patan E Modhera. Prima sosta a Patan, capitale dell’epoca medievale, per la visita del pozzo baoli Rani-ki-Vav Baoli, il più grande del Gujarat, edificato nel 1050 ed oggi ed incluso nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.


10° Giorno: AHMEDABAD- LOTHAL -BHAVNAGAR 1


11° Giorno: BHAVNAGAR – PALITANA – AHEMDABAD 2
Partenza per la cittadina di Palitana che sorge nei pressi del monte Shatrunjaya uno dei luoghi più sacri del jainismo, dove i 24 maestri di questa religione avrebbero trovato l’illuminazione. Un complesso di 863 templi, costruiti oltre nove secoli fa, sorge su una collina dedicata agli dei. Bisogna essere in buona forma fisica per salire i circa 3500 gradini che in 3 chilometri di percorso conducono alla cittadella religiosa, in alternativa si può ricorrere al dholi, una comoda portantina sostenuta da due portatori.

12° Giorno AHMEDABAD-DHAKA 3
Prima colazione in hotel (o box brekfast secondo orario del volo) trasferimento in aereoporto e operazioni volo da Ahmedabad a Dhaka.Arrivo nelle prime ore del pomeriggio,incontro con la guida locale e tempo permettendo,una passeggiata in centro città.Cena e pernottamento.13° Giorno: Dakha 4



14° Giorno: Escursione a Sonargaon -Delhi 5
Escursione a Sonargaon, città fantasma, un antico insediamento di mercanti che è stato strappato alla giungla ed ospita una serie di sorprendenti abitazioni realizzate in stile occidentale.Situata nelle vicinanze della capitale, a circa 19 miglia, Sonargaon è la storica capitale del Bangladesh. I sovrani delle varie dinastie che si sono susseguiti nei secoli, hanno contribuito a rendere la città un centro importante e caratterizzato dall’architettura e dalla cultura storica che lo contraddistinguono. Sonargaon si arricchisce inoltre di parchi meravigliosi ed un museo d’arte storico oltre ad ospitare il Palazzo reale che raccoglie in sé il ricordo delle culture che hanno attraversato questo luogo e degli architetti che si sono ingegnati per realizzare costruzioni di rilievo.
15° Giorno: DELHI 6
Dopo la prima colazione in hotel, Ia mattina, dedicata al cuore della città vecchia, toccherà tre luoghi altamente significativi: Chandni Chowk, l’arteria principale, il Red Fort, l’antica residenza imperiale della città e la Jama Masjid, la moschea più grande di tutta l’India. Il Raj Ghat, magnifico parco sullo Yumana in cui si succedono i memoriali dei padri fondatori della nazione.



16° Giorno: DELHI 7



17° Giorno: DELHI – ITALIA 9
Trasferimento all’aeroporto internazionale, disbrigo delle formalità di imbarco e check-in volo per Italia.Arrivo e fine dei servizi. La quota comprende:- Volo di linea da Roma ( su richiesta da altre città)in classe economica franchigia bagaglio 20 kg
- 4 voli interni in classe economica franchigia bagaglio 20 kg
- Sistemazione in camera doppia in hotel 4***** e 5*****
- Tutte le visite e trasferimenti con mezzo privato con aria condizionata
- Trattamento di pensione completa dal pranzo del primo giorno alla prima colazione dell’ultimo.
- Visite ed escursioni come da programma;
- Acqua minerale a bordo del veicolo;
- Ingressi a monumenti o musei durante le visite guidate
- Guida accompagnatore professionale parlante Italiano durante tutto il tour.
- Assicurazione medico ( massimale € 10.000,00) bagaglio ( massimale €1.500,00)
- Kit da viaggio
- Accompagnatore dall’Italia Pietro Tarallo
- Kit foto del Vostro tour a cura di Massimo Bisceglie
- Tasse aeroportuali € 380,00 da riconfermare all’emissione del biglietto
- Bevande ai pasti
- Mance ed extra di carattere personale
- Tutto quanto non espressamente menzionato alla voce “La quota base include”;
- Visti India e Bangladesh
Di più ASIA
Maggiori informazioni su questo tour
La quota comprende:
- Volo di linea da Roma ( su richiesta da altre città)in classe economica franchigia bagaglio 20 kg
- 4 voli interni in classe economica franchigia bagaglio 20 kg
- Sistemazione in camera doppia in hotel 4***** e 5*****
- Tutte le visite e trasferimenti con mezzo privato con aria condizionata
- Trattamento di pensione completa dal pranzo del primo giorno alla prima colazione dell'ultimo.
- Visite ed escursioni come da programma;
- Acqua minerale a bordo del veicolo;
- Ingressi a monumenti o musei durante le visite guidate
- Guida accompagnatore professionale parlante Italiano durante tutto il tour.
- Assicurazione medico ( massimale € 10.000,00) bagaglio ( massimale €1.500,00)
- Kit da viaggio
- Accompagnatore dall'Italia Pietro Tarallo
- Kit foto del Vostro tour a cura di Massimo Bisceglie
La quota non comprende:
- Tasse aeroportuali € 380,00 da riconfermare all'emissione del biglietto
- Bevande ai pasti
- Mance ed extra di carattere personale
- Tutto quanto non espressamente menzionato alla voce “La quota base include”;
- Visti India e Bangladesh
FACOLTATIVA ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO € 120,00
APPROFONDIMENTO CULTURALE
Nasce in Estonia nel 1901 e a quattro anni emigra con la famiglia dalla Russia per trasferirsi in Pennsylvania dove vive poveramente nei sobborghi di Philadelphia. Il talento per il disegno gli permette di ottenere una serie di borse di studio che lo mantengono sino alla laurea in architettura ottenuta nel 1924 all'Università della sua città. Il suo maestro è Paul Cret da cui assimila una solida preparazione Beaux Arts approfondita nel suo primo viaggio in Europa nel 1928. Dopo una pratica negli studi di Philadelphia, apre un proprio ufficio nel 1937 cui si associeranno nel 1941 George Howe e Oscar Stonorov. Le opere non sono numerose e si richiamano sia negli intenti sociali che nel linguaggio al tardo razionalismo.
Dopo la guerra diventa professore di architettura a Yale e ottiene nel biennio 1950-1951 una borsa Fulbright all'Accademia americana di Roma che gli permette di viaggiare anche nel bacino del Mediterraneo. Al ritorno a Philadelphia il suo stile muta radicalmente e la realizzazione alla fine degli anni Cinquanta dei laboratori Richards all'Università di Pennsylvania - di cui dal 1956 è diventato professore - lo proietta all'attenzione critica internazionale. I capolavori si succedono l'uno all'altro e l'architetto ottiene anche incarichi fuori degli Stati Uniti. Il dibattito architettonico del secondo dopoguerra viene profondamente vivificato dal lavoro di Kahn e la sua influenza è decisiva in architetti come Robert Venturi, Charles Moore, Louis Sauer, Mario Botta, Romaldo Giurgola e tanti altri. Il dettato razionalista che lega meccanicamente forma e funzione, lascia il posto alla riflessione sulle ragioni umane, simboliche e istituzionali del costruire. A quello che il maestro chiama il voler essere di ogni progetto. La separazione tra il momento razionale e quello espressivo della progettazione viene definitivamente superata. La forma, nelle costruzioni di Kahn, ridiventa funzione e la funzione, forma. La morte lo coglie il 17 marzo del 1974 al ritorno da Ahmedabad per una supervisione del cantiere dell'Istituto Indiano di Amministrazione che insieme al parlamento di Dacca lascia tracce visibili del suo pensiero anche nella lontana India.
Il lavoro del Kahn che opera negli anni Trenta e nel periodo bellico ha una chiara impronta funzionalista e si sviluppa in progetti di urbanistica e per la razionalizzazione degli insediamenti da edificare in supporto allo sforzo bellico degli Stati Uniti. Oltre ai temi di rilevanza sociale, condotti in associazione con Howe e Storonov, l'architetto progetta case unifamilari che riecheggiano i motivi formali e gli impianti di Walter Gropius e Marcel Breuer emigrati dalla Germania. In queste case non vi è alcun elemento che lasci presagire il successivo sviluppo di Kahn, eccetto un forte senso di radicamento al terreno della costruzione. Il passaggio da questa prima fase funzionalista al Kahn maturo è segnata dai disegni che l'architetto esegue nel 1950-51 nei suo viaggio nel bacino del Mediterraneo. È la premessa che apre la strada allo sviluppo della sua poetica. I capolavori cominciano a nascere dalla metà degli anni Cinquanta: la nuova Galleria d'arte di Yale, i laboratori Richards a Philadelphia, l'Unitarian Church a Rochester, l'istituto Salk a La Jolla, la biblioteca Philips a Exeter, il museo Kimbell a Fort Worth.
Chi è dunque il Kahn che emerge a metà degli anni Cinquanta? E' certo un maestro inquieto, lontano dalle certezze del primo Le Corbusier, dalla perentorietà didattica di Gropius, dal rigore astratto-tecnologico di Mies, dalla applicazione di una nuova grammatica di Wright.
Tre materiali assumono il valore di autentiche pietre miliari del percorso artistico di Kahn e permettono di cogliere con chiarezza il passaggio dall'architetto di scuola bauhausiana, al grande innovatore successivo.
Il primo è un disegno a pastelli delle piramidi di Giza. Kahn è un professore di architettura di cinquanta anni che gode, come si diceva, di un anno di studio all'Accademia americana di Roma. Studia l'antico e viaggia in Egitto e in Grecia. Il disegno a pastelli delle piramidi, è lontanissimo dal tratto calligrafico che gli permise da giovane di finanziare la sua educazione a Philadelphia. È il disegno deciso e forte di un architetto moderno che guarda con occhi nuovi alla storia. Che tenta di reinserirla nel flusso vivo del progetto.
Ma questo, come altri disegni del biennio 1950-1951, dimostrano che la storia per Kahn non è quella degli ordini rinascimentali, degli stili, del pastiche eclettico. E' una storia concentrata nella sua essenza, riportata al dato ancestrale, magico e simbolico. A quarant'anni dalle Damigelle d'Avignone di Picasso, dai ritratti di Braque, dalle sculture di Brancusi, Kahn fa suo il momento fondativo delle avanguardie artistiche del Novecento, trascurato nell'evolversi del razionalismo architettonico: è il ritorno al primitivo per ritrovare le ragioni della ricerca del nuovo. Kahn è interessato all'essenza profonda del costruire, e alle sculture negre dei cubisti, fa corrispondere la sua attrazione per l'architettura delle piramidi, dei Dolmen, delle scarnificate colonne dei templi greci, degli acquedotti, degli impianti della decadenza romana, e più tardi dei tipi puri dell'architettura bizantina.
Sono influenze profonde che germinano in tante direzioni, ma che in questi primi disegni assumono il valore dell'intuizione pura: tanto da far pensare a una illuminazione, a un San Paolo sulla via di Damasco colpito da una nuova indiscutibile verità sulla essenza sacrale del costruire.
Un secondo documento fa cogliere come l'intellettuale e il professore senta il bisogno di razionalizzare l'intuizione per avere gli strumenti da usare nel suo progettare.
Si tratta di due pagine manoscritte in cui l'architetto parla della pianta palladiana e, in tutta modestia, descrive quella che è per lui una autentica scoperta: struttura e spazio sono un tutto unico. La pianta libera della griglia regolare razionalista, degli indipendenti panelli ondulati o rettilinei per formare un involucro trasparente tra interno ed esterno è un errore. Spazio e struttura formano in Palladio un tutto unico, inscindibile, coesivo. È la stanza l'origine della architettura. Attorno a questa la ragione profonda e simbolica della funzione trova il suo punto di coagulo. Spazio, struttura, luce e persino gli impianti vi trovano la ragione del loro esistere.
Unitarian church schizzi dell'ideazione (a sinistra). Vista esterna del college di Bryn Mawr
La struttura non è più un'astratta griglia cartesiana, ma sagoma l'invaso. Il valore del muro pieno, del setto, della colonna è reintrodotto nel vocabolario moderno insieme al significato dell'attacco a terra, dell'elevazione e della copertura. La luce, non è l'entità funzionalista dell'asse eliotermico, ma la materia che rivela la forma. La direzione e il modo con cui è modulata svela il valore funzionale e simbolico della stanza. Gli stessi impianti sono accolti organicamente nella costruzione. La struttura si articola nelle ossa di uno scheletro che accoglie le vene che portano linfa in tutto l'organismo.
È quanto si comincia a manifestare nella terza tappa significativa della rivoluzione Kahniana. Nella casa Alder, che appare con la contemporanea casa De Vore e il Museo di Yale, il primo progetto del Kahn maturo, che a cinquant'anni inizia a narrare con i progetti la sua nuova concezione.
Basta confrontare la pianta, articolata in cinque quadrati marcati dalla nuova idea della stanza come cellula base dell'architettura e contenuti negli angoli dalla muratura, con alcune delle opere degli anni Trenta e Quaranta (come la casa Weiss) quando l'architetto propone timidi assemblaggi di materiali su piante create con l'impostazione razionaliste di minimizzazione dei percorsi, di divisione tra zona girono e notte, di corrispondenza tra interno ed esterno. Questi dettami non sono più i criteri fondativi dai quali iniziare il progetto, ma diventano solo requisiti, esiti finali di un processo che parte da altre domande e che si articola con altri mezzi concettuali.
La pianta della casa Alder segna con evidenza questa rivoluzione e subito è seguita dai padiglioni della comunità ebraica di Trenton (che ingabbiano nella stessa logica interno ed esterno), dal solaio a trama triangolare del museo di Yale e dalle torri dei laboratori Richards.
Ma Kahn, partendo dalla stanza come matrice della sua filosofia progettuale, riscopre un altro momento fondativo dell'architettura. Il Tipo (configurazione base che governa relazioni e gerarchie tra le parti dell'edificio) ridiventa uno strumento fondamentale per la riflessione progettuale. Ridotto dal Movimento Moderno a semplice schema distributivo, il tipo ridiventa in Kahn memoria storica della geometria. Diventa la regola con la quale le stanze, i percorsi, gli spazi della vita e delle funzioni si associano per diventare architettura. Ma la ragione di questa associazione geometrica delle parti, non può che ritrovarsi nella storia, nel valore che gli uomini hanno dato al loro associarsi e ritrovarsi negli edifici. Kahn riscopre allora il valore celebrativo dell'invaso centrale e il ruolo della corona ancellare delle funzioni specialistiche (che applica nell'Unitarian church, nel College a Bryn Mawr nella biblioteca a Exterer e nel parlamento di Dacca), ma anche il sistema precinto esterno rettilineo e regolare e invaso interno saturato con le irregolari geometrie delle vari parti del convento a Media, oppure il senso del rapporto percorso-tessuto nel museo Kimbell.
La riscoperta del tipo nelle sue profonde valenze per la storia delle istituzioni umane è il solo modo in cui l'etichetta che vuole Kahn come l'architetto che segna il ritorno alla storia è valida. Non è il ritorno allo stile, alla ricerca mimetica, ma il ritorno alla ragione profonda, al senso stesso dell'architettura per gli uomini.
In un suo quaderno di appunti l'architetto cinquantenne paragona Le Corbusier a Ludwig van Beethoven, Mies van der Rohe a Muzio Clementi e Frank Llyod Wright a Richard Wagner e sostiene "ci servirebbe un Bach dell'architettura, come Brunelleschi, come Bramante". Ci pare che la profezia caratterizzi, al di là di ogni commento, il suo contributo alla storia dell'architettura di questo secolo.
La figura rivoluzionaria di Le Corbusier, uno dei più creativi e influenti architetti del ‘900, si inserisce in quadro storico di grandi ragionamenti attorno all’uomo, anni di ricostruzione e trepidazione, perché se da una parte la prima guerra mondiale è finita, dall’altra non si ha il tempo di ricreare equilibri solidi: una seconda e tragica guerra mondiale sta attendendo la goccia che faccia traboccare il vaso.

Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, nato in Svizzera il 6 ottobre 1887, moriva 52 anni fa nel mare della sua amata Costa Azzurra: era il 27 agosto 1965, la sua fama internazionale era ormai consolidata (nonostante le molte critiche riguardo alle sue utopie architettoniche) e morì proprio come aveva sperato, nuotando in mare e vicino al suo Cabanon, il piccolo bungalow di Roquebrune-Cap Martin in cui passava gran parte dell’anno insieme alla moglie, la modella Yvonne Gallis.
È a partire dal 1920 che l’energia di Le Corbusier, pseudonimo adottato proprio in quell’anno per firmare gli articoli pubblicati sulla rivista L’Esprit Nouveau, si concentra in progetti architettonici e in un ampio studio teorico, una rivalutazione delle forme dell’architettura e della progettazione urbanistica basata su nuovi principi e nuovi canoni: al centro l’uomo, misura armonica e criterio di tutte le cose, e la dignità dell’uomo nel suo rapporto con una città ormai cementificata, ostile e disumanizzata in favore della produzione e della velocità, pericolosa sia in senso fisico che psichico. Riflessioni condensate in 5 nuovi principi che fondono una nuovo modo di concepire l’organizzazione di città con la giustizia sociale e che confluiranno nel 1923 in Verse une architecture.
Protagonista e destinatario dei progetti di Le Corbusier è l’uomo, idealmente un uomo che con il braccio alzato raggiunge i 226 centimetri d’altezza, ossia il Modulor, l’unità progettuale che si pone in posizione rivoluzionaria rispetto al canone quattrocentesco di Francesco di Giorgio Martini, in cui l’uomo è proporzionato entro la base di una chiesa a croce latina, e all’uomo vitruviano di Da Vinci, idealmente contenuto in un quadrato e in un cerchio. La prospettiva si ribalta: non è più l’uomo a doversi inserire in uno spazio, è lo spazio che deve inserirsi nell’uomo. Inserirsi, non circondare o racchiudere. La casa non è il guscio protettivo del lavoratore, la casa non è solo un letto per dormire e un tavolo per mangiare. Casa è ritrovare l’armonia, casa è uno spazio congruo alla grandezza del corpo ma anche alla vastità dei pensieri.
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