NAPOLI INEDITA SCONOSCIUTA NUOVE APERTURE E TANTO ALTRO

 

E’ propio cosi.

In questo tour da me creato,mettendo da parte ogni informazione che raccoglievo,e dopo circa 3 anni,ecco il riassunto di queste informazioni.

So che già sono pronti a copiare in tanti, mi fanno tristezza chi lo fa,e poi lo rivende come farina del suo sacco.Sono persone  che non hanno creatività e quindi è facile copiare.

Ma io qualche cosa non la scrivo,e non pubblicherò neanche sui social durante il tour.

Un itinerario per chi conosce già Napoli e vuole approfondire alcune delle interessanti peculiarità di questa capitale partenopea.

Alcune visite,volutamente non indicate,saranno di un emotività tale,che non sarà facile dimenticare.

 

          Chiaia, la nuova stazione dell’arte: un viaggio dal cielo alle viscere della terra

Dal Cielo di Giove all’Ade di Plutone: la nuova stazione Chiaia della metro Linea 6 è un capolavoro a metà tra l’arte e l’architettura.

La linea 6 della Metropolitana di Napoli ha ufficialmente aperto le porte ai viaggiatori, dando loro la possibilità, oltre a quella di disporre di un nuovo mezzo di collegamento urbano, di ammirare gli splendidi progetti artistico-architettonici che hanno interessato le nuove stazioni dell’arte, come quella di San Pasquale. Sicuramente, una delle più belle e più imponenti è la stazione di Chiaia, soprattutto per la tensione verticale sulla quale si snoda.

Il metrò in fondo al mare. Pronta a Napoli la spettacolare stazione San Pasquale

Realizzata da Webuild, gruppo leader nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile, la stazione San Pasquale sulla Linea 6 della metropolitana di Napoli è stata inaugurata oggi. Ad attendere i viaggiatori sono gli spazi disegnati dall’architetto Boris Podrecca, che evocano il relitto di un’imbarcazione nelle profondità marine

Riqualificazione di Monte Echia: Nuovo Ascensore per un Panorama Mozzafiato a Napoli.

Un “Cristo rotto” pregiato e sfortunato

Originariamente la statua non era ovviamente soprannominata “Cristo Rotto”. Anzi, era un’opera d’arte di gran valore. Fu realizzata da Michelangelo Naccherino, uno scultore fiorentino fra i più famosi e quotati del suo secolo. Lavorò per buona parte della sua carriera nel Regno di Napoli ed ha firmato tantissime opere d’arte, come la Fontana del Gigante che oggi si trova sul lungomare. L’opera risale al 1599, in piena epoca vicereale, e sparì dalla chiesa durante i lavori di restauro settecenteschi. Questa statua fu infatti ritrovata per puro caso in un ripostiglio, nel 1835. E fu rimessa nella sua chiesa, almeno per un secolo.

Una visita guidata per apprezzare le inestimabili opere e le collezioni presenti all’interno del Musa, il museo anatomico dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli.

Un piccola grande sorpresa nascosta nei vicoli di una città da scoprire anche per chi è napoletano di nascita. Qui, scienza, arte, medicina e storia si mischiano e si fondono!

Sant’Anna dei Lombardi museo a cuore aperto, Open heART rende la chiesa accessibile a tutti.

 

Un monumento bellissimo riapre a Napoli a pochi passi dal Duomo, dopo più di 10 anni di lavori: la Chiesa dei Girolamini, o di  San Filippo Neri. Un vero capolavoro del barocco napoletano con straordinarie opere di Luca Giordano, Guido Reni, Pietro da Cortona e di tanti altri grandi artisti che arricchirono la chiesa contribuendo a creare un luogo fondamentale del barocco in città.

Vasari a Sant’Anna dei Lombardi: il Manierismo arriva a Napoli.

 

Un palazzo apparentemente come tanti che nasconde però uno sconosciuto e splendido tesoro: il Giardino di Babuk.

Non siate severi con voi stessi, se non lo avete mai sentito nominare: neppure noi eravamo a conoscenza di questa preziosissima perla della nostra città.

Il primo acquario pubblico in Italia

Entrare nello storico acquario pubblico di Napoli, il più antico ancora funzionante, ideato per mostrare gli ecosistemi e la biodiversità del Golfo di Napoli e più in generale del Mediterraneo e la loro possibile evoluzione in relazione ai cambiamenti, significa varcare la soglia del tempo ed immergersi nel sogno del suo fondatore, lo zoologo Anton Dohrn, di fornire e diffondere la conoscenza del mondo sottomarino.

 

IL NOSTRO SOGGIORNO PRESSO:
HOTEL SAN FRANCESCO AL MONTE

Un paradiso di pace affacciato sulla frenetica città di Napoli. L’ Hotel si trova abbarbicato sulla collina che domina il centro storico della città, in un monastero del 16° secolo splendidamente restaurato. Hanno trasformato le celle dei monaci in 45 eleganti camere, decorate con colori tenui, ricavato un giardino floreale sulla terrazza e una piscina con vista mozzafiato sul Vesuvio e sull’isola di Capri.

San Francesco al Monte Hotel - Naples - Hotel WebSite

Hotel San Francesco al Monte - Consulta la disponibilità e i prezzi

San Francesco al Monte - Art Hotel

PROGRAMMA

 

1° Giorno  – ROMA -NAPOLI

Ritrovo dei partecipanti   e partenza in bus privato direzione Napoli, la vivace capitale partenopea.

Sosta tecnica in autostrada.Arrivo e iniziamo subito con una visita inedita,inconsueta.

Napoli è una città ricca di cultura e sono molti i Musei da visitare ma sicuramente tra i tanti tesori nascosti di  Napoli c’è il Museo di Anatomia dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli uno dei più antichi del mondo.  

Il museo affonda i suoi natali nella necessita degli anatomisti, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, di poter preparare e conservare pezzi anatomici a scopo didattico.

Il pioniere degli studi sui segreti dei corpi fu Marco Aurelio Severino, un celebre anatomista e chirurgo del Seicento che istituì presso l’ospedale San Giacomo il nucleo più antico della collezione.

Il Museo Anatomico Universitario inizia a prendere “forma, dopo vari trasferimenti, nel 1901 grazie al celebre anatomista Giovanni Antonelli. Fu Antonelli a sistemare l’esposizione presso la sede attuale nell’ex Convento di Santa Patrizia (protettrice della città insieme a San Gennaro).

I Tesori del Museo di Anatomia umana

Il Museo Anatomico di Napoli custodisce un’eccezionale collezione composto da esemplari di iniezioni vascolari, scheletri di ogni epoca, forma e dimensione conservati con le più svariate tecniche.

E sopratutto la raccolta delle cere anatomiche. Opere modellate tra la fine del ‘700 e la metà dell’800 come strumento di insegnamento per svelare i misteri del corpo umano a coloro che non avevano accesso alle rare sessioni di dissezione di corpi umani negli atenei e negli ospedali universitari.

Interessanti le pietrificazioni di Efisio Marini e i due corpi essiccati con il sistema vascolare evidenziato tramite iniezione intravasale e la collezione di malformazioni fetali. Curiosissima è la presenza di due tzanzas, teste rimpicciolite degli indios Jivaros, che fanno bella mostra di sé all’interno di una piccola teca. E ancora rarissimi strumenti chirurgici e medici d’epoca nonché rari testi di medicina scritti tra il quattrocento e l’ottocento.

Visita virtuale al Museo di Anatomia dell'Università di Napoli Federico II | Napoli da Vivere

Oltre alla  raccolta delle cere anatomiche che sono opere modellate tra la fine del ‘700 e la metà dell’800 come strumento di insegnamento per svelare i misteri del corpo umano a coloro che non avevano accesso alle rare sessioni di dissezione di corpi umani negli atenei e negli ospedali universitari. Interessanti le pietrificazioni di Efisio Marini e i due corpi essiccati con il sistema vascolare evidenziato tramite iniezione intravasale e la collezione di malformazioni fetali. Curiosissima è la presenza di due tzanzas, teste rimpicciolite degli indios Jivaros, che fanno bella mostra di sé all’interno di una piccola teca.

Il Museo possiede collezioni molto importanti e ricche che comprendono anche strumentazioni quali strumenti anatomici, microtomi, microscopi, bilance, micromanipolatore ecc.. che consentono di documentare l’evoluzione e i risultati raggiunti dalla medicina nelle diverse epoche, nonché rari testi di medicina scritti tra il quattrocento e l’ottocento.

Il Museo conserva, tra gli altri, quattro crani di omicidi giustiziati nell’aprile del 1800 per ordine del Tribunale della Vicaria (Castel Capuano). I personaggi di questa triste vicenda sono Giuditta Guastamacchia, la mente di tutto, suo padre Nicola, il chirurgo Pietro de Sandoli e Michele Sorbo, il sicario. I crani sono stati utilizzati per studi nel campo della Frenologia, dottrina pseudoscientifica ottocentesca.

Primo piano del cranio di Giuditta Guastamacchia, uno dei quattro teschi della Vicaria, sui quali è possibile vedere i segni fatti per gli studi di frenologia

LE PIETRIFICAZIONI DI EFISIO MARINI  .

Lo scienziato Efisio Marino nacque a Cagliari nel 1835, conosciuto con l’epiteto de “il Pietrificatore”, per merito delle sue ricerche nel campo della conservazione dei cadaveri e parti anatomiche. Usava tre metodi: la mummificazione, la pietrificazione e la “flessibilità e freschezza naturali.” Morì a Napoli nel 1900 senza rivelare le sue formule. Siamo alla metà dell’Ottocento. La storia del Pietrificatore ha inizio a Cagliari, città natale di Marini. Qui lo studioso, appassionato di paleontologia e tecniche di mummificazione, ottiene un posto di assistente al Museo di storia naturale. Incarico che gli consente di dedicarsi alla ricerca, elaborando un metodo – del tutto originale – di mummificazione che permette di pietrificare i cadaveri senza effettuare tagli o iniezioni sui resti umani, ma anzi conservando il colore e la consistenza originali dei corpi. Marini comincia operando sul braccio di un cadavere e, con tenacia, ottiene i primi risultati: il dottor Efisio riesce ad arrestare il processo di decomposizione, ma anche a conservare l’elasticità dei muscoli e dei tessuti. Spinto da questi primi successi, decide di estendere i suoi esperimenti all’intero corpo umano. Ma l’ambiente gli è ostile. Anziché guadagnare l’ammirazione del mondo accademico, Marini incassa il pregiudizio vagamente superstizioso di quanti gli sono accanto. Il carattere non lo aiuta: schivo, saccente, abituato a lavorare in solitudine, comincia a frequentare l’obitorio del cimitero, quasi sempre in segreto per non spaventare i visitatori con i suoi esperimenti. Considerato alla stregua di un negromante dall’ambiente accademico, a trent’anni getta tutti i suoi macabri reperti in mare e, nel 1865, si trasferisce a Parigi.

Il Musa si apre al mondo. Visita di medici filippini al museo di Anatomia della Vanvitelli (VIDEO) - Napoli Village - Quotidiano di Informazioni Online

Spinto da questi primi successi, decide di estendere i suoi esperimenti all’intero corpo umano.

Nel 1867 viene invitato all’Esposizione Universale dove si esibisce in una performance straordinaria: riesce a pietrificare il piede di una mummia egizia rendendolo di nuovo flessibile e restituendogli la consistenza di un cadavere ancora fresco. L’imperatore in persona, Napoleone III, impressionato dal risultato di questi esperimenti, lo decora con la Legion d’Onore. Nel 1868 Efisio Marini è accolto a Napoli, dove perfeziona sempre più il suo metodo di pietrificazione e mummifica personaggi celebri come Luigi Settembrini, il marchese d’Afflitto e il pianista e compositore Sigismund Thalberg. Conosce Libero Bovio e Salvatore di Giacomo, lavora come medico presso l’ospedale degli Incurabili. Ma i riconoscimenti agognati, soprattutto quelli accademici, non arrivano, anche perché, caparbiamente, il Pietrificatore si rifiuta di condividere con gli ambienti scientifici il segreto delle sue ricerche. A Napoli Marini si guadagna l’inquietante soprannome di Uomo dei Morti Eterni. E a Napoli muore, nel settembre del 1900, portandosi nella tomba il segreto della pietrificazione dei cadaveri. Tra le opere di Marini conservate nel museo anatomico c’è anche un lugubre tavolino ottenuto con sangue, cervello, bile e altre parti di corpo umano, pietrificate, sormontate dalla mano di una ragazza, pietrificata anch’essa

Pranzo libero.

La seconda visita della giornata sarà a pochi passi dal museo nella seicentesca e monumentale chiesa di San Carlo all’Arena ,dedicata a San Carlo Borromeo  situata nei pressi della centralissima piazza Cavour e lungo via Foria. L’interno, è conservato uno splendido crocifisso in marmo sull’altare maggiore, opera del 1599 di Michelangelo Naccherino. Il Cristo Crocifisso del Naccherino è oggi adagiato su un letto di velluto rosso ed esposto in una delle cappelle di questo edificio di culto. Le crepe dovute ai danni, sul volto e sul corpo di Cristo, contribuiscono a conferire alla figura di Gesù un’umana sofferenza per le pene della croce, attribuendo all’opera una maggiore drammaticità.

CHIESA SAN CARLO ALL’ARENA

Il termine arena si deve alla via arenosa, sulla quale era nata la chiesa, che era determinata dalle acque provenienti dalle colline e che in questa zona depositavano i loro detriti.

Nella chiesa di San Carlo all’Arena, in una nicchia, c’è la statua del “Cristo rotto”. È adagiata su un tappeto di velluto rosso, con il marmo segnato da migliaia di fratture e con il volto che, in quella posizione, sembra paradossalmente quello di un uomo che dorme con uno sguardo dolce, ormai rilassato.

Si tratta di una statua che racconta una piccola storia d’amore e di fede.

Un “Cristo rotto” pregiato e sfortunato

Cristo ferito” della chiesa di San Carlo all'Arena

Originariamente la statua non era ovviamente soprannominata “Cristo Rotto”. Anzi, era un’opera d’arte di gran valore. Fu realizzata da Michelangelo Naccherino, uno scultore fiorentino fra i più famosi e quotati del suo secolo. Lavorò per buona parte della sua carriera nel Regno di Napoli ed ha firmato tantissime opere d’arte, come la Fontana del Gigante che oggi si trova sul lungomare. L’opera risale al 1599, in piena epoca vicereale, e sparì dalla chiesa durante i lavori di restauro settecenteschi. Questa statua fu infatti ritrovata per puro caso in un ripostiglio, nel 1835. E fu rimessa nella sua chiesa, almeno per un secolo.

L’incendio del 1926

La chiesa di San Carlo all’Arena ebbe una assidua frequentazione nel corso dei secoli e il buon Gesù ha guardato dall’alto decine e decine di generazioni che si sono avvicendate sotto i suoi piedi. Almeno fino ad un disastroso incendio nel 1926, che distrusse la chiesa e bruciò il crocifisso di legno che per secoli aveva retto la statua di marmo.
Il crollo fu disastroso: il crocifisso si distrusse in mille pezzi, spargendo schegge sul pavimento della chiesa. La statua era ormai compromessa, ridotta a un cumulo di macerie informi che di certo non aveva più alcun uso.

Fu qui che avvenne un miracolo.

Un gruppo di anonimi fedeli, addolorato per i danni subiti dalla chiesa, decise di riunirsi per salvare il salvabile. E lentamente cominciò la raccolta dei frammenti della statua, un po’ come un puzzle sacro da dover ricomporre. Poi ci fu la ricostruzione, che farebbe imbufalire qualsiasi restauratore professionista: il Cristo rotto di San Carlo all’Arena fu infatti ricomposto dagli stessi fedeli con strumenti di fortuna: colla e amore.

Non furono trovate le braccia durante le operazioni di restauro ed ancora oggi la statua è monca. Per il resto, il corpo ricostruito alla buona fu adagiato sull’attuale altare: da allora è oggetto di venerazione da parte dei fedeli.
Ed adesso ci racconta la storia di un tempo in cui le cose rotte venivano aggiustate con amore e non frettolosamente buttate.

La chiesa cistercense, viene costruita tra il 1636 e 1632 su progetto di Frà Nuvolo, il domenicano Giuseppe Donzelli. L’inaugurazione avviene nel 1700, anche se i lavori della facciata continuano fino al 1756. Seguito ai restauri dell’architetto napoletano Francesco De Cesare, effettuati dal 1838 al 1846, assume un aspetto neoclassico. Originali i bassorilievi dedicati alla vita del santo a cui è dedicata la chiesa.

I lavori di restauro hanno restituito alla devozione dei suoi numerosi fedeli un Cristo Ferito (arrimediato in napoletano) con tanto di cicatrici che, pur ricordano la terribile disgrazia, hanno solo accentuato il suo effetto drammatico. La sua espressione malgrado tutto è “non sofferente”, come se una volta sceso dalla croce si fosse rilassato.

Naccherino era uno scultore e architetto italiano, attivo principalmente nel Regno di Napoli e di Sicilia. Promotore di un rinnovamento artistico, seguì lo spirito della Controriforma.

Esponente di spicco di quel manierismo che segnò le sorti del Barocco nella Napoli del Seicento,   Lo scultore è nato a Firenze nel 1550 ma  a Napoli ci ha vissuto fino alla morte, dall’età di ventitré anni, quando vi giunse dopo la formazione presso la bottega del Giambologna.

Cristo Crocifisso e Chiesa di San Carlo all'Arena a Napoli

Al termine delle visite ci trasferiamo nel bellissimo hotel San Francesco Al Monte

Camere sono tutte  ex celle  dei frati , camere con vista.

San Francesco al Monte, Napoli

Pizza verace in pizzeria adiacente hotel.

2° Giorno  –NAPOLI

Prima colazione in hotel.

Ci spostiamo nel cuore del centro storico di Napoli nei pressi di Via Duomo per visitare la Chiesa Donna Regina Nuova un sito storico e polo culturale attualmente gestito dalla curia.

Napoli, la storia del Complesso Monumentale di Donnaregina

Negli antichi luoghi di Napoli si respira un’aria magica, non solo per le bellezza che li circondano o per l’arte in cui sono immersi , ma soprattutto perché ogni angolo, ogni pietra sprigiona un’aura arcana, fonte di  una leggenda da narrare …

Al Largo Donnaregina, in via Santi Apostoli, sorge l’antico Convento di Donnaregina, fondato nell’anno 700 da Giovanni duca di Napoli, dove  sua figlia Anastasia divenne badessa del monastero. Nel 717 le successe nella carica la figlia dell’imperatore di Bisanzio Anastasio.

Il convento, dedicato originariamente a San Pietro, nel 1066 fu dedicato a Santa Maria, nel 1307 divenne di Donnaregina, dalla nobile donna Regina dei Baroni Toraldo che a 19 anni si fece suora insieme con le due sorelle minori Romita e Albina ed entrò nel monastero, che dal 1307 era passato a questo ordine monastico. Donna Regina Toraldo, che prese i voti in seguito ad una delusione amorosa, portò una ricca dote che poi  le permise di diventare badessa.

All’inizio del Seicento le Clarisse del monastero di Santa Maria Donnaregina decisero di costruire una nuova chiesa barocca, più consona al gusto del tempo, annettendo l’antica chiesa gotica alla zona della clausura. I lavori per la costruzione del nuovo edificio sacro, detto per tale motivo di Santa Maria Donnaregina Nuova, iniziarono nel 1617 con la partecipazione dei più prestigiosi artisti del momento.

Il Complesso Monumentale Donnaregina Napoli - Il Mondo di Athena

La realizzazione fu di tale magnificenza che, ancora oggi, salendo la maestosa scala di piperno si può ammirare l’esuberante navata della chiesa, rivestita di marmi policromi e la volta interamente affrescata con la Gloria della Vergine; un affresco del giovane Francesco Solimena che rappresenta il Miracolo delle rose di San Francesco, sopra il presbiterio, e accanto all’altare maggiore le ultime tele del pittore barocco Luca Giordano.Nel 1861 il monastero fu soppresso e le suore trasferite in altre sedi e il complesso destinato a vari usi. Allo stesso tempo l’apertura di via Duomo provocò manomissioni al chiostro e al convento.

WAM al Complesso Monumentale Donnaregina: visita culturale tra Arte, Musica e degustazione di vino | Napoli da Vivere

Tra il 1928 e il ’34 il soprintendente Gino Chierici, con un grande sforzo ingegneristico, separò le due chiese, spostando la parete del coro nuovo di 6 metri su binari da treno, e ricostruendo la parte mancante dell’abside trecentesca e riportando nella chiesa di origine il monumento di Maria d’Ungheria fatto spostare a suo tempo dalla badessa Eleonora Gonzaga.

Scopriamo il Giardino di Babuk: un’oasi al di fuori del mondo

Sopra la trafficata e brulicante via Foria si inerpica una strada stretta e lunga, a due passi dal Real Orto Botanico: via Giuseppe Piazzi. Il numero 55 di questa via è un palazzo grande e antico, di quelli che costellano l’intera mappatura cittadina.

Visita guidata della grotta esoterica e il giardino di Babuk | Napoli Turistica

Il Giardino di Babuk è un antico giardino alle spalle del palazzo fatto edificare dalla famiglia dei Caracciolo del Sole, che decise di costruire questa piccola oasi di tranquillità a pochi passi dalla cappella di San Giovanni a Carbonara.

Tra gli alberi di limone e i fiori del giardino si aggirano, eleganti e silenziosi, una ventina di gatti. Seguendo cautamente i passi di uno di loro, ci avventuriamo tra il verde e lo zampillio delle fontane.

Quasi al centro del giardino, scruta imponente i pochi visitatori un antichissimo faggio, i cui ceppi più antichi, ancora visibili nel terreno, permettono di datarne la nascita intorno al XIV secolo.

Napoli celata: dal giardino segreto di Babuk alla chiesa del re maledetto | EN

Questo vecchio e misterioso ospite del Giardino di Babuk ha visto languire all’ombra delle sue fronde i più nobili personaggi della nostra storia. E le sue radici conoscono anche i più turpi segreti della città di Napoli.

Nella bruna terra del giardino (che allora non era ancora stato intitolato allo splendido gatto Babuk) furono seppelliti, infatti, gli infanti delle monache del Convento dei Saponari, rimaste incinte per la brutalità dei soldati francesi che entrarono a Napoli al seguito di Championnet nel 1799.

Oggi la pace del giardino sembra aver annichilito il terribile ricordo dell’evento, e taciuto definitivamente altre probabili storie di sangue e dolore. In superficie, rimane solo l’odore acre degli alberi di limone.

Uno dei muri tufacei che a stento contiene il rigoglio di questi alberi presenta un piccolo incavo che forma un portico naturale. Al centro del portico campeggia un affresco, risalente alla fine del ‘600, e realizzato secondo l’ingannevole tecnica del trompe-l’oeil: lo sguardo perde l’impressione di sfiorare un muro e segue le colline affrescate in lontananza.

Ma il più inaspettato e prezioso tesoro che il giardino nasconde è l’imponente cavità.

Le cavità del Giardino di Babuk: un viaggio nella Storia.

Si accede attarverso un cancello alle spalle del giardino che si presenta come la porta degli inferi: chiuso, arrugginito, muto come se avesse quasi paura di rivelare il segreto che nasconde.

Il Giardino di Babuk, un angolo segreto e misterioso nel cuore di Napoli

In effetti, quello che si trova sotto il giardino di Babuk è davvero un gran mistero: una cavità che ha ben poco da invidiare alle più famose grotte della Sanità, composto da quattro caverne collegate da piccoli ed angusti cunicoli un tempo facenti parte di una immensa cisterna, come testimoniano le scale dei pozzari lungo le pareti.

Quale sia la sua storia negli ultimi 500 anni è difficile scoprirlo, l’intero luogo è disseminato di tracce che raccontano brevi e profondi attimi delle vite che ha ospitato: gli ultimi sopravvissuti della guerra raccontano con orrore i momenti in cui, suonata la sirena,  da bambini si accalcavano, camminavano stretti e si rannicchiavano nelle profondità della grotta, sperando di poter sfuggire ai bombardamenti di Napoli proprio in quel paradiso terrestre che solo gli aeroplani potevano violare.

Il giardino di Babuk: gatti e vegetazione nel centro di Napoli

Sulle pareti, infatti, ancora oggi si riescono ad intravedere graffiti di epoca recente, testimonianze della paura degli uomini che videro le proprie vite salvate nel grembo di Napoli, protetti da quella cavità naturale.

 

 

Chiesa dei Girolamini.

La Chiesa dei Girolamini (o Gerolomini), e l’intero complesso monumentale omonimo, sono una tappa obbligata per tutti coloro che visitano Napoli.

È dichiarato monumento nazionale nel 1866 e a partire dal 2010 tutto il convento è stato interamente musealizzato.

Per la sua decorazione barocca in oro, la chiesa fu detta “la Domus Aurea”.

Ha riaperto, dopo anni di chiusura la straordinaria e bellissima Chiesa dei Girolamini, dedicata a San Filippo Neri, che si trova nel centro antico di Napoli a pochi passi dal Duomo.

Aneddoto – la Chiesa dei Girolamini è stata utilizzata, in luogo della Cattedrale di Napoli, nel film diretto da Dino Risi Operazione San Gennaro. Il film in cui Dudù (Nino Manfredi) e la sua banda proveranno a rubare il tesoro del santo patrono della città.

La chiesa fa parte dello straordinario Complesso monumentale e Biblioteca dei Girolamini, oggetto di una articolata stagione di restauri.La straordinaria chiesa fu edificata a Napoli a seguito dell’arrivo in città dei padri oratoriani di San Filippo, dopo il 1586, che inizialmente acquistarono Palazzo Seripando, di fronte al Duomo, costruendo una prima chiesa e un oratorio. L’attuale chiesa, su progetto dell’architetto fiorentino Giovan Antonio Dosio, fu iniziata negli anni ’90 del Cinquecento e consacrata nel 1658.

Ph-@arrethos-Facebook-Complesso-monumentale-e-Biblioteca-dei-Girolamini.jpg

Massimo Stanzione, Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Francesco Solimena, Guido Reni, Sammartino, Joseph de Ribera e tanti altri.

biblioteca dei girolamini

Fa parte del bellissimo complesso monumentale anche la biblioteca dei Girolamini che è la più antica di Napoli e conserva opere di Giambattista Vico e Benedetto Croce, vari chiostri e la quadreria, luoghi straordinari anche loro in restauro.

Complesso monumentale dei Girolamini Napoli Turistica

Il cinquecentesco edificio religioso, con i suoi 68 metri di lunghezza e i 28 metri di larghezza, è uno i più vasti di Napoli. Al suo interno si scoprono capolavori del tardo-manierismo romano e napoletano, del naturalismo e del barocco trionfante.

La facciata è delimitata da due campanili gemelli dotati di orologi (uno solare e uno di sei ore) e con le statue di Pietro e Paolo. Sopra il portale centrale, invece, è collocato un gruppo scultoreo raffigurante le tavole dei comandamenti coi testi in ebraico da attribuire a Giuseppe Sanmartino (l’autore del Cristo Velato).

L’interno della Chiesa dei Girolamini presenta una pianta basilicale, a croce latina, con tre navate divise da colonne di granito bigio per lato, provenienti dall’isola del Giglio.

Le 12 cappelle (6 per lato) offrono al vostro sguardo diverse decorazioni di artisti appartenenti alle scuole toscana, romana ed emiliana. Sulla controfacciata c’è un affresco di Luca Giordano.

Al di sotto dell’altare maggiore, vi è un luogo dove religione e superstizione hanno convissuto per secoli.

I sotterranei ospitano infatti una sala che aveva il compito di accogliere centinaia di ossa, che un tempo erano oggetti di culto come nel Cimitero delle Fontanelle. La leggenda vuole che qui vi fosse un’altro laboratorio di studio di Raimondo di Sangro principe di Sansevero.

Rientro in hotel e tempo per il riposo.

Cena spettacolo in teatro interamente riservato al nostro gruppo.

Rientro in hotel e pernottamento.

3° Giorno   –  Napoli

Nuove ed avveniristiche stazioni del metro linea 6   

Prima colazione in hotel.

Visita alla nuova metropolitana linea 6 che ha aperto nuove stazione dai disegni avveniristici

La stazione di Chiaia, progettata dall’architetto Uberto Siola, interessa un’ampia zona intorno alla collina di Pizzofalcone, al confine tra i quartieri di Chiaia e San Ferdinando, rispondendo, così, alla domanda di accessibilità e di miglioramento della fruizione complessiva che la città oggi pone. Il complesso architettonico si sviluppa su tre livelli con differenti funzioni; la prima quota (+40,55m) rappresenta l’ingresso principale su Piazza Santa Maria degli Angeli, la seconda quota l’ingresso su Via Chiaia (+24,70), ed infine (alla quota +6,94), il piano di arrivo al piano banchina con una uscita supplementare.

Le tre sezioni rispondono così, con una diversa articolazione morfologica, alle diverse condizioni di fruizione dell’utenza nonché al carattere maggiormente ‘pubblico’ dello spazio.

I lavori di completamento della Linea 6 della metropolitana di Napoli  collegheranno la zona occidentale al centro della città da Piazzale Tecchio a Fuorigrotta fino Piazza Municipio, nel centro di Napoli.

Giove, dio del cielo

A questo livello, il complesso architettonico è ipogeo e connotato da una gradonata elicoidale centrale posta all’interno di una struttura cilindrica sormontata da una cupola vetrata, uno scavo ‘a pozzo’ che, con un diametro di 12 m, porta la luce naturale all’interno della stazione. A connotare l’accesso alla stazione, è stata installata una scultura contemporanea di Giove.

Giove, infatti, il sommo degli dei, caratterizza il livello più alto della stazione in Piazza Santa Maria degli Angeli, invita e protegge il viaggio dell’utente. La grande figura scultorea in metallo, sembra quasi animata da ventiquattro braccia protese verso il cielo che sono metafora delle ventiquattro ore del giorno; è a Giove, figlio di Cronos, che si deve il succedersi del giorno e della notte, lo scorrere del tempo.

FOTO] Chiaia, la nuova stazione dell'arte: un viaggio dal cielo alle viscere della terra

La Stazione San Pasquale appena aperta fa parte del percorso di completamento della Linea 6 della metropolitana di Napoli, e consente il collegamento della zona occidentale della città con piazza Municipio. Progettata da Boris Podrecca sorge all’estremità est della villa Comunale nei pressi dell’omonima piazzetta, e serve le zone di via Caracciolo, Villa Comunale, quartiere Chiaia. È una stazione a due facce, con una saettante pensilina sovrastante che scandisce lo slargo della piazza e sotto un monumentale apparato scenografico caratterizzato da un grande guscio metallico con pannelli colorati in azzurro che rimandano al mare. E così ha definito la struttura l’architetto, “una vertiginosa discesa a mare”, composta da cinque differenti livelli che si sviluppa su circa 35 metri di altezza. Fedele alla filosofia delle Stazioni dell’Arte che caratterizza anche la linea 6, la fermata è arricchita dalle opere di Peter Kogler, dei pannelli di rivestimento che simulano le onde marine, rispondendo al desiderio di Podrecca di sottrarsi al tradizionale allestimento con opere d’arte alle pareti, “togliendole” invece, per dare la sensazione agli utenti di immergersi nell’acqua.

Cerere e la fecondità della terra

Alla evocazione del Dio dell’acqua segue nel progetto artistico il richiamo alla dea Cererepatrona della terra e delle messi, delle piante e della fertilità. Per evocare la dea madre della terra e di tutta la vegetazione che essa alimenta Peter Greenaway ricorre al colore verde, che fungerà da sfondo alle sculture e opere artistiche che si alterneranno nella grande galleria temporanea. A questo livello si incontra il secondo ingresso alla Stazione, su Via Chiaia, segnalato da un portale iconico opera dello stesso Greenaway, un arco luminoso, attraverso light-box colorati.

Prosperina e le stagioni

Il passaggio architettonico dal livello associato a Cerere a quello associato a Proserpina, sua figlia, ha la forma di un ottagono claustrofobico su cui si aprono oblò verso il livello ultimo della banchina dei treni. Il colore passa così dal verde delle piante al giallo\ocra della terra. La figura mitica di Proserpina è rappresentata con una successione di sei grandi melograni che emergono dalle pareti a simboleggiare il succedersi delle stagioni.

Plutone e l’Ade

Con l’arrivo al piano banchina si conclude il viaggio mitologico in armonia con il progetto architettonico. Si arriva dunque all’ Ade dove vigila di nascosto il Dio Plutone signore degli Inferi, simboleggiato da centinaia di occhi scavati nella grande cupola che sovrasta la piattaforma di attesa dei treni, un silente guardiano di un mondo in continuo movimento.

Nettuno, dal cielo all’acqua

Attraverso un’ampia scala elicoidale si arriva al secondo livello della stazione; questo spazio simboleggia l’acqua, regno del Dio Nettuno. Il richiamo all’acqua inteso come bene comune viene evocato con un verso di Ovidio “Est in aqua dulci non invidiosa voluptas”, ripetuto ossessivamente sul parapetto esterno della scala elicoidale.

Ci spostiamo sempre con la metro linea 6 alla fermata San Pasquale.

Realizzata da Webuild, gruppo leader nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile, la stazione San Pasquale sulla Linea 6 della metropolitana di Napoli è stata inaugurata oggi. Ad attendere i viaggiatori sono gli spazi disegnati dall’architetto Boris Podrecca, che evocano il relitto di un’imbarcazione nelle profondità marine

A Napoli apre la spettacolare stazione della metro San Pasquale

 

Webuild: inaugurata la Stazione San Pasquale della Linea 6 della Metropolitana di Napoli | Webuild Group

Muoversi nell’arte: la nuova stazione San Pasquale della linea 6 inserita nella metropolitana di Napoli

La nuova stazione San Pasquale della linea 6 della metropolitana di Napoli, capolavoro di ingegneria e design, unisce funzionalità e bellezza, offrendo un’esperienza di viaggio ispirata alle profondità marine e integrandosi armoniosamente nel contesto urbano e artistico della città.

La città di Napoli si arricchisce di una nuova “Stazione dell’Arte”, un gioiello che coniuga perfettamente funzionalità e bellezza, integrandosi armoniosamente nel patrimonio artistico della metropolitana cittadina e nel sistema di mobilità integrata e sostenibile. Questa mattina è stata inaugurata la stazione San Pasquale della Linea 6, un’opera d’ingegneria e design realizzata da Webuild per conto del Comune di Napoli e di Hitachi Rail, la concessionaria del progetto.

A Napoli apre la spettacolare stazione della metro San Pasquale

Pranzo libero.

NEW AUDITORIO PORTA DEL PARCO DI BAGNOLI.

N.b all’uscita di questo programma è in fase di studio la possibilita’ di visitare auditorium di Bagnoli

Somfy per l'Auditorium Porta del Parco a Bagnoli | Arketipo

Sul Monte Echia ci sarà uno dei belvedere più belli di Napoli

Al via la riqualificazione di un luogo tra i più belli di Napoli: è disponibile un comodo ascensore che da via Santa Lucia ci porterà sulla terrazza del Monte Echia e di Megaride resa anche famosa dalla serie dei “Bastardi di Pizzofalcone” per un panorama stupendo sul golfo di Napoli.

E’ stato finalmente inaugurato l’ascensore che collegherà via Santa Lucia e il Chiatamone con la splendida collina di Pizzofalcone a Napoli dove c’è uno straordinario Belvedere che consentirà di affacciarsi da Monte Echia e godere di un panorama stupendo sul golfo della città. L’ascensore, che parte da Via Santa Lucia, percorre una distanza in verticale di circa 60 metri e permette di arrivare a una magnifica terrazza panoramica, completamente rimessa a nuovo, che corrisponde al sito archeologico dell’antica villa di Lucio Licinio Lucullo, console di Roma nel 74 a.C. e personaggio di grande importanza nel periodo antecedente alla conquista del potere da parte di Cesare. Ma non solo: da qui è possibile ammirare anche la zona di Pizzofalcone, divenuta celebre grazie alla serie TV RAI I bastardi di Pizzofalcone con protagonisti Alessandro Gassmann e Carolina Crescentini. Infatti, il sito è collegato all’Archivio di Stato e all’antica Chiesa dell’Immacolata che, insieme alla Caserma Nino Bixio, formano un grande complesso urbanistico nel centro di Napoli.

A Napoli ha appena aperto un ascensore che ti porterà nel luogo più panoramico della città | Turisti per Caso

Ascensore di Monte Echia aperto al pubblico: orari e costo del biglietto per il Belvedere di Pizzofalcone

La bella collina di Monte Echia, la collina di Partenope, vicino a Villa Ebe che si spera sarà anch’essa recuperata, sarà facilmente raggiungibile da via Santa Lucia in ascensore e ci si potrà affacciare da un belvedere per ammirare dall’alto Castel dell’Ovo, il Borgo Marinari e lo splendido panorama. Sulla collina la sede dell’Archivio di Stato in cui è stata girata la fiction “I bastardi di Pizzofalcone”.

A lavori conclusi si recupererà uno dei belvedere più belli della città, quello sul Monte Echia, proprio dove nacque il primo nucleo di Parthenope fondato dai Cumani verso la fine dell’ottavo secolo avanti Cristo.

Vista Mozzafiato su Napoli: l'Ascensore di Monte Echia è Finalmente Aperto | Napoli da Vivere

Il primo acquario pubblico in Italia riaperto dopo un lungo restauro.

Riaperto dopo una lunga ristrutturazione lo storico Acquario nella Stazione Zoologica Anton Dohrn in Villa Comunale, sul lungomare di Napoli.L’Aquarium della Stazione Zoologica Anton Dohrn è l’acquario più antico d’Italia e fu aperto al pubblico nel gennaio del 1874: ad oggi è l’unico esempio italiano di acquario ottocentesco.

L'Acquario di Napoli compie 150 anni, celebrazioni al via

Entrare nello storico acquario pubblico di Napoli, il più antico ancora funzionante, ideato per mostrare gli ecosistemi e la biodiversità del Golfo di Napoli e più in generale del Mediterraneo e la loro possibile evoluzione in relazione ai cambiamenti, significa varcare la soglia del tempo ed immergersi nel sogno del suo fondatore, lo zoologo Anton Dohrn, di fornire e diffondere la conoscenza del mondo sottomarino.

Aquarium | Fondazione Dohrn

L’Aquarium, infatti, fu inaugurato nel 1874 dopo solo due anni dalla fondazione della stessa Stazione Zoologica, “il grande albergo degli scienziati”, come la definì Benedetto Croce, avvenuta nel marzo 1872, per assolvere alla triplice funzione di osservazione diretta del mare, intrattenimento divulgativo e finanziamento della ricerca.

Studiosi, scienziati e ricercatori di tutto il mondo giungevano a Napoli per analizzare e studiare gli animali dal vivo e nel loro ambiente naturale. Bastavano pochi passi per lasciare il proprio tavolo di studio in fitto, dotato di una ricchissima strumentazione, per ritrovarsi faccia a faccia con la materia della propria indagine, vivente o “fissata” dalle sapienti mani dei conservatori della Stazione Zoologica, primo tra tutti Salvatore Lo Bianco.

Il viaggio all’interno dell’Aquarium condurrà quindi il visitatore alla scoperta del mare, dalla costa al mare aperto, tra grotte e anfratti, percorrendo praterie di posidonie, passando dal coralligeno agli abissi, dall’ambiente pelagico, abitato anche da specie aliene, dagli scogli mediterranei alle formazioni tropicali. Di particolare interesse sarà il murenario, che rappresenta le strutture di allevamento delle murene (murenari) ideati dagli antichi romani e ben conservati nell’area archeologica sommersa di Gaiola a Capo Posillipo. Un’altra novità è costituita dalla vasca del polpo, organismo antico straordinario che ha un ciclo vitale di circa due anni e una intelligenza simile a quella dei mammiferi.

La conoscenza della ricchezza del mare e della biodiversità in esso contenuta, nonché di tutte le sue meraviglie, deve condurre ciascuno di noi alla consapevolezza della sua importanza per la nostra stessa sopravvivenza. Per proteggerlo e gestirlo in modo ecosostenibile dobbiamo conoscerlo e ancora oggi la nostra conoscenza non è completa.

Il sogno di Dohrn non è mai cessato, il clima scientifico e culturale della sua Stazione Zoologica, attualmente Istituto Nazionale di Biologia, Ecologia e Biotecnologie marine, considerato in una classifica internazionale tra i migliori 20 Istituti di Ricerca scientifici al mondo, è giunto sino a noi e ci consente di guardare ad occhi aperti la vita e i misteri del mondo sommerso.

Si prosegue con un altra visita,di una chiesa riaperta dopo tanti anni.

l complesso monumentale di Sant’Anna dei Lombardi viene oggi gestito dalla cooperativa sociale ParteNeapolis. Fondendo in un unico progetto la valorizzazione dei beni culturali del territorio e l’attenzione verso persone svantaggiate o con disabilità, ParteNeapolis si propone, con Open heARt, di rendere Sant’Anna dei Lombardi accessibile a tutti, abbattendo qualsiasi tipo di barriera, sia essa fisica, sensoriale o cognitiva.

La chiesa di Sant’Anna dei Lombardi venne fondata nel 1411 da Gorello Origlia protonotario del re Lasislao Durazzo che patrocinò la costruzione di una piccola chiesa detta di santa Maria di Monteoliveto, affidata ai padri olivetani. La fabbrica fu sottoposta a radicali lavori di ampliamento da parte di Alfonso II d’Aragona re di Napoli e ben presto divenne tra le favorite della corte aragonese.

Visita la Sagrestia di Giorgio Vasari - Sant'Anna dei Lombardi Napoli

Quasi nascosta in un angolo di Piazza Monteoliveto, la Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi è una delle più importanti testimonianze del rinascimento toscano a Napoli e custode di opere di Benedetto da Maiano, Antonio Rossellini e Giorgio Vasari. Oggi è curata dalla Cooperativa sociale ParteNeapolis, che si occupa di gestire i servizi di accoglienza, le visite guidate e di organizzare convegni, eventi culturali e mostre, per restituire alla chiesa il suo antico prestigio.

SANT'ANNA DEI LOMBARDI PT III | Storia dell'Arte

La chiesa ha una storia centenaria. Fondata nel 1411 da Gorello Origlia, uno degli uomini più illustri della corte del re di Napoli Ladislao di Durazzo, fu affidata ai padri olivetani con il nome di Santa Maria di Monteoliveto. Successivamente, fu notevolmente ampliata all’epoca di Alfonso II d’Aragona, divenendo tra le chiese preferite della nobiltà napoletana.

Vasari a Sant'Anna dei Lombardi: il Manierismo arriva a Napoli - Artepiù

Assunse l’attuale nome di Sant’Anna dei Lombardi quando Ferdinando I di Borbone, ritenendo gli olivetani colpevoli di aver parteggiato per la Repubblica Napoletana, li allontanò, affidando la chiesa all’arciconfraternita dei lombardi.

Per la sua antichità e importanza, la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi è custode di un patrimonio artistico d’eccezione. Gli affreschi di Giovan Battista Caracciolo, il monumento funebre dell’architetto Domenico Fontana e quello di Maria d’Aragona, l’adorazione dei Pastori di Rossellino e il compianto del Cristo Morto di Guido Mazzoni rendono la chiesa un piccolo museo.

         Sant’Anna dei Lombardi, il  restauro del

                     Compianto del Cristo

SantAnna dei Lombardi 3

Lo struggente compianto sul Cristo morto di Sant’Anna dei Lombardi appena restaurato e aperto al pubblico.

 

L’opera in terracotta smaltata, datata 1492, è opera di Guido Mazzoni

Il Compianto è un particolare tipo di scultura che consiste in più figure dove al centro c’è Gesù morto deposto dalla croce ed intorno ci sono vari personaggi. Essi sono quelli che, secondo i testi evangelici, hanno assistito alla passione ed alla crocifissione: ovviamente Maria, la madre di Cristo con San Giovanni Evangelista e Santa Maria Maddalena, poi ci sono Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, che aiutarono a deporre il corpo nel sepolcro. Ed infatti il cadavere di Gesù è il fulcro centrale della scena, è riverso a terra o tra le braccia della madre, è da poco spirato. Tutta la composizione di solito si caratterizza per pathos e tragicità, esprime appieno il senso della desolazione e disperazione che colpì i primi seguaci nel momento in cui, con la crocifissione, sembravano perse tutte le speranze. La croce issata sul Golgota era il vessillo della vittoria dei carnefici contro Colui che si era proclamato Figlio di Dio.

Il genere del Compianto sul Cristo morto si è diffuso sin dal Medioevo nel Nord Italia, molti sono gli artisti che si sono cimentati in questa particolare forma di arte. A Napoli, nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, nella Cappella Orilia o del Santo Sepolcro, se ne conserva uno meraviglioso, in terracotta smaltata e datato 1492, opera di Guido Mazzoni. L’artista, detto anche il Modanino perchè originario di quella città, fece del Compianto il suo cavallo di battaglia e ne realizzò molti, conservati a Busseto, Ferrara, Venezia. Nel 1491 fu chiamato a Napoli da re Ferdinando I d’Aragona, per il quale realizzò un busto che lo ritraeva in bronzo. Ma seguendo il testo de Le Vite de’ più eccellenti scultori, pittori e architettori italiani, opera monumentale di Giorgio Vasari che fondendo storia, gossip e leggende ci permette di ricostruire le vite degli artisti dal 1200 al 1500, scopriamo che:

Modanino da Modena, il quale lavorò al detto Alfonso una Pietà con infinite figure tonde di terracotta colorite, le quali con grandissima vivacità furono condotte, e dal re fatte porre nella chiesa di Monte Oliveto di Napoli, monasterio in quel luogo onoratissimo; nella quale opera è ritratto il detto re inginocchioni, il quale pare veramente più che vivo; onde Modanino fu da lui con grandissimi premii rimunerato”.

Sant'Anna dei Lombardi, ecco il restauro del Compianto sul Cristo morto

Il bellissimo Compianto di Sant’Anna dei Lombardi cela, nei volti di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, le fattezze di Ferdinando I e di suo figlio Alfonso d’Aragona. Il Mazzoni volle così onorare i regnanti, consegnando i loro ritratti all’eternità.

Nel gruppo scultoreo, intenso e drammatico, le donne sono impressionanti: abbiamo infatti Maria di Cleofa che si torce le mani e stringe i denti, la Madonna è colta nell’attimo in cui perde i sensi e si sta accasciando, Maria Maddalena da un urlo disperato e balza in avanti verso il corpo senza vita di Gesù, il tutto è di un realismo che spiazza, se si pensa che il Compianto di Guido Mazzoni è stato scolpito più di cinquecento anni fa.

Cena in ristorante nei pressi dell’hotel.

4° GIORNO: NAPOLI –  ROMA

Prima colazione in hotel e rilascio delle camere.

Oggi ci aspettano due visite molto particolari ed emotivamente molto forti e interessanti.

Fanno parte della ricerca e studio di Claudio Tomassini, fondatore e titolare dei Viaggi di Giorgio.

E dal momento che i miei  tour vengono spesso copiati,non voglio che altri approfittino del mio studio e ricerca e non pubblico nulla.

Pranzo di solidarietà.

Al termine di questa visita che lascerà il segno dentro  ognuno di noi,rientro a Roma.

Arrivo e fine dei servizi.

HOTEL SAN FRANCESCO AL MONTE

 

L’Hotel San Francesco al Monte è un ex monastero affacciato sull’incredibile panorama del golfo di Napoli. Posto tra le antiche residenze dei monaci e la spettacolare città sottostante, l’Hotel San Francesco al Monte promette un indimenticabile soggiorno e la scoperta di Napoli da una nuova prospettiva.

Terrazza dell’hotel.

Hotel San Francesco Al Monte ****| Boutique Hotel 4 stelle Napoli – SITO UFFICIALE

 

 

Hotel San Francesco Al Monte ****| Boutique Hotel Napoli | Foto

image

 

Una storia antica che affonda le sue radici nel cuore della montagna.

Hotel San Francesco Al Monte - Dintorni

Abilmente conservato e artisticamente importante

hotel

 

Art Hotel

 

Servizi hotel:

Reception 24 ore

  • Concierge
  • Wi-fi
  • Terrazza panoramica
  • Giardino
  • Piscina panoramica
  • Due ristoranti (uno stagionale)
  • Due bar, uno in piscina (stagionale)
  • Colazione inclusa
  • Aria condizionata / riscaldamento
  • Terrazza solarium
  • 45 camere
  • Organizzazione di incontri d’affari ed eventi privati
  • Due ascensori, di cui uno panoramico
  • Deposito bagagli
  • Lavanderia (esterna a pagamento)
  • Servizio di stiratura (esterno a pagamento)
  • Transfer privato per l’aeroporto e la stazione (a pagamento)
  • Possibilità di organizzare tour privati
  • Hotel webapp
  • Garage a pagamento con servizio valet disponibile dalle 7,00 alle 22,30 al costo di euro 40,00 al giorno per autovettura Per van e pulmini con altezza massima di 260m il costo è di euro 70 al giorno
  • Cassaforte
  • Tv satellitare
  • Animali ammessi con supplemento (euro 75,00 a soggiorno massimo un animale per camera, si prega di comunicarne la presenza in fase di prenotazione)

 

La quota comprende :

  • Bus G.T.  per la durata del tour
  • Pernottamenti in hotel 4****L  trattamento di  camera e colazione
  • Una cena in ristorante,una cena spettacolo in teatro, una pizza verace.
  • Pranzo di solidarietà
  • Visite guidate  con esperta guida Regione Campania
  • Visite esclusive non menzionate.
  • Assicurazione medica e bagaglio e annullamento al viaggio
  • Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio
  • Kit viaggio
  • Iva di legge

Non comprende:

  • Mance
  • Auricolari 10 euro
  • Tassa di soggiorno
  • Bevande ai pasti
  • Spese personali
  • Biglietti di ingresso ai siti e monumenti
  • Tutto quanto non espressamente previsto nella ” quota comprende”