Napoli “Classica”… ma non troppo-Cristo Velato in ESCLUSIVA

 

Andiamo alla scoperta di una delle citta’ piu’ affascinanti e ricche di storia del mondo.

Tre  giorni che non lasceranno rimpianti poiche’l anima della citta’ verra’ colta in tutti i suoi aspetti storici,culturali,di vita pratica e locale.

Con l augurio di tornare presto…

 

NAPOLI “PARTENOPE”

Soprannominata “citta’ partenopea” perche’,secondo la leggenda,proprio sulle sue coste si sarebbe arenata la sirena Partenope,gettatasi in mare dopo il rifiuto di Ulisse e riemersa li’ dove sorge il capoluogo campano.

Ma molto altro ancora avremo la possibilità di ammirare,sopratutto la Napoi vera verace,con le case dette i “vasci”.ecc.ecc. un tuffo un immersione totale autentico.

“Una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua.”

Dal documento contabile firmato da Raimondo di Sangro a favore di Giuseppe Sanmartino per la realizzazione della statua.

                 VISITA IN ESCLUSIVA DELL CAPPELLA SAN SEVERO 

                         CRISTO VELATO 

       ll Museo della Cappella -San Severo chiudera’ al pubblico:

                   APRIRA’ in ESCLUSIVA PER I VIAGGI DI GIORGIO.

Questo consentira’ di effettuare una vista di circa 60 minuti,senza fretta,senza calca,senza altri visitatori.

La Neapolis Sotterrata – Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore (da non confondere con la Napoli sotterranea, un abisso le separa di interesse e archeologia).
                 Viaggio nella storia sopra e sotto terra

Visitare il Complesso di San lorenzo Maggiore è come percorrere un viaggio a ritroso nel tempo dal V secolo a.C. fino alla fine del XVIII secolo d.C. Il Complesso costituisce infatti una testimonianza storica stratificata, perfettamente conservata, di come Napoli si sia evoluta nel tempo.

Il Teatro San Carlo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è uno dei più sontuosi d’Europa, ed è capace di lasciare i suoi visitanti a bocca aperta. Tuttavia, se non disponete di molto tempo in città, crediamo che il vicino Palazzo Reale sia più interessante.

Museo Capodimonte: scopri l’arte napoletana

Situato nella collina di Capodimonte a Napoli, questo museo espone le collezioni Farnese e Borbone, con squisiti dipinti, arti decorative e rari manufatti. I suoi splendidi giardini e le sue viste panoramiche aumentano il fascino culturale.

I Tesori di San Gennaro

Ciò che rende unico questo tesoro è che sia rimasto intatto dal 1305 ai giorni nostri, cioè da quando Carlo II d’Angiò decise di celebrare i mille anni dalla morte di San Gennaro, donando un preziosissimo busto, che ancora oggi esiste e va in processione. Chiamò quattro orafi provenzali per realizzarlo e per dare continuità all’arte orafa napoletana, che era andata scemando. 
Paolo Jorio, curatore della mostra

 

 

PRIMO GIORNO VENERDI 10/05/2025 ROMA-NAPOLI

Ritrovo dei partecipanti presso la Stazione di Roma Termini al binario e treno che Vi sara’ indicato successivamente, per prendere il treno Frecciarossa 9503 delle ore 08.00 ,arrivo previsto a Napoli -Centrale alle ore 19.13.

Dopo saluto di accoglienza della nostra guida Arianna,ci trasferiamo alla metropolitana,che ci condurra’ alla fermata della metro vicino al nostro hotel,stazione Municipio.Da qui in pochi minuti a piedi saremo nei nostro hotel.

Dopo aver lasciato i bagagli nel nostro hotel ci dirigiamo verso la zona monumentale in pieno centro di Napoli.

Lasciata la Capitale con il suo incessante traffico per calarci in quella che e’ la vera Capitale del traffico;un dedalo di vie,divieti,segnali non rispettati e motorini agitati.

Ed e’ qui che viene in gioco l’ironia e l’acume tipico dei Napoletani..

C’e’ chi propone settimane enigmistiche durante l’attesa,il gioco dell oca,le narici catalitiche..

Siamo nel quartiere di San Ferdinando a Piazza del Plebliscito utilizzata per concerti e manifestazioni ,tra le piazze piu’ grandi d Italia  che  trova espressione tra la  fine di  via Toledo e il bellissimo lungomare.

Piazza del Plebiscito

Un dialogo tra lo spazio chiuso della vecchia citta’ e quello aperto della Marina ,che trova il suo significato nel Palazzo Reale il quale, una volta edificato,fu battezzato Largo di Palazzo, polo di attrazione per la classe aristocratica e nobile,restia a insediarsi oltre il centro storico.

Pignasecca : è il mercato dei napoletani, non del turismo di massa,e questo vi permetterà di conoscere a fondo il loro modo di vivere e pensare.

Foto Mercato Montesanto Pignasecca Napoli | passatelliescialatielli.it

Via Toledo è anche la via alla moda della Napoli borghese:potrete osservare chiese e palazzi antichi(esterni) ,come il Carafa di Maddaloni (1582) e il Doria D’Angri (1755) frutto del genio di Luigi Vanvitelli.

Da questo balcone Giuseppe Garibaldi proclamò l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia: ”Vulimmo vedé a don Peppe” (la folla napoletana sotto il balcone di Palazzo Doria d’Angri,dove Garibaldi alloggiava).

Palazzo Reale iniziato nel 1600 e finito nel 1858 deve il suo restauro ad architetti come Domenico Fontana ,G.Genovese e Luigi Vanvitelli. A ridosso della collina di Pizzo Falcone e di Chiaia vicino al porto che si sarebbe rivelato un ottima via di fuga in caso di attacco nemico.Ha ospitato diverse dinastie tra cui i Borbone ,re austriaci e i Savoia.1734-1805 Periodo borbonico(importanti lavori tra cui gli appartamenti privati del re e la regina Maria di Sassonia)1805-1816 Periodo napoleonico(la reggia fu abitata da Murat)1816-1860 Regno delle due Sicilie(Ferdinando I oltre 65 anni di regno durante i quali vi trasferi’ la fabbrica di Porcellane e la manifattura degli arazzi)1860-1919 Periodo Sabaudo(Umberto I fece collocare nelle nicchie della facciata principale le statue degli otto sovrani che detennero il trono di Napoli.

Il Giardino pensile di Napoli a Palazzo Reale | L'emozione di un viaggio

A  poche centinaia di metri ci inoltriamo nella galleria commerciale in Stile Liberty,la Galleria Umberto I ,costruita tra il 1887 e 1890 in onore del Re d Italia accorso durante l epidemia di colera,che tocco’ punte estreme di degrado e che alla fine dell’800 vide interventi governativi e di risanamento dell’area.

… Non c’è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la pallida idea. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita…”
(Stendhal, 1817)

Da qui al Teatro San Carlo,il teatro lirico di Napoli,il piu’ antico del mondo, e  la guida vi inoltrera’ ai segreti di questo piccolo gioiello.

Il San Carlo aprì le sue porte come un piccolo teatro finanziato con gli incassi delle vendite dei palchi e con le generose donazioni del re. Nel 1816 ci fu un grande incendio dopo il quale venne ricostruito, acquisendo il suo imponente aspetto neoclassico. Il Teatro San Carlo ha una pianta a ferro di cavallo, tipica dei teatri classici italiani. La sua decorazione acquisisce intensità grazie al rosso e al dorato, i colori dominanti. Il soffitto, invece, è coperto da un impressionante tela di 500 metri quadrati dedicata ad Apollo e Minerva.

Il teatro San Carlo di Napoli: viaggio nel laboratorio artistico che crea la magia del palcoscenico | Architectural Digest Italia

Terminata la visita ci rechiamo a Castel Nuovo noto come Maschio Angioino voluto da Carlo d Angio’nel 1266 ,dopo aver sconfitto gli Svevi,sali’ al trono di Sicilia e trasferi’ la capitale da Palermo a Napoli.Simbolo della citta’ che racchiude insieme sia una residenza reale che una fortezza difensiva sul mare.Seguirono nel 400 le mura difensive e l arco trionfale voluti da Alfonso d’Aragona,mentre nel 600 venne piu’ volte saccheggiato.La parola Maschio deriva da mastio,la torre principale dei castelli medioevali,la parte piu’ difesa e inespugnabile.Angioino e’ un omaggio alla casata degli Angio’ .

Da osservare la terrazza panoramica.

Un antica leggenda racconta che i prigionieri sparivano misteriosamente;presto si scopri’ la causa dovuta a un apertura dove un coccodrillo entrando azzannava gli stessi trascinandoli in mare.In realta’ un modo discreto per eseguire le condanne a morte.

Tempo libero per il pranzo.

E successivamente con la funicolare di Montesanto,andremo a visitare uno  degli edifici piu’ importanti della storia di Napoli.

Situata sulla collina del Vomero ,circondata da mura militari e un bellissimo chiostro dove scorgere un meraviglioso panorama, la Certosa di San Martino ,capolavoro barocco, considerata un museo nel museo,custodisce un patrimonio unico di arte napoletana e italiana.

In giro tra le bellezze di Napoli: la Certosa di San Martino - La Neapolis Sotterrata

Ospita  sontuose carrozze nell androne  per le uscite di gran gala,le navi di rappresentanza dei Savoia e dei Re di Napoli,refettori,giardini,sala Murat il quale istitui’ il nuovo stemma della bandiera delle sue Sicilie.Nonche’ il vero capolavoro dell arte napoletana il famosissimo Presepe  Cuciniello donato ai monaci nel 1879,dallo stesso architetto,che ha dato il suo nome al celebre presepe non solo da  collezionista,ma anche da autore.

Dal fianco della collina del Vomero possiamo osservare un sistema di giardini terrazzati e al livello piu’ alto si intravede l erbario della farmacia dei monaci certosini,oggi collocato all esterno del museo.

Vivere al Vomero: dove si trova, prezzi case, pro e contro — idealista/news

E’ quasi ora del tramonto,e potremo ammirare da Castel Sant ‘Elmo,un bellissimo panorama.

Da Castel Sant'Elmo il panorama a 360° più bello di Napoli: i castelli di Napoli | Napoli da Vivere

Dal Vesuvio al golfo lo sguardo spazia dall’alto,in una posizione di apparente distacco ammiriamo questa citta’,luogo di non mezze misure,ricca di passioni e rumori, canti e chiese ,vociare e cultura.

Voluta da Roberto d ‘Angio’ detto il Saggio servi’ a controllare i suoi stessi sudditi,da una posizione strategica e dominante;in seguito istituito a carcere,oggi e’ la sede del Museo Napoli Novecento.

Sosta da Scaturchio ,(sede Castel Sant Elmo)vi avvolgera’ il profumo dei piu’ rinomati dolci napoletani..baba’ sfogliatella riccia o frolla dal gusto indimenticabile.Uno dei dolci piu’ famosi e’ il “Ministeriale”,delizioso medaglione di cioccolato fondente ripieno di una crema leggermente liquorosa,frutto di una ricetta segreta e gelosamente custodita.L ‘antica Pasticceria  Scaturchio eccellenza e fiore all occhiello della citta’!Riprenderemo la funicolare per tornare in centro e raggiungere il nostro hotel.Cena in ristorante tipico,vicino all’hotel. Pernottamento.

SECONDO GIORNO Sabato 11 /10 /2025

Colazione in albergo con degustazione del famoso”caffe’ ” e subito in moto per un altra splendida giornata!Ci sposteremo a piedi e in metropolitana,sino a raggiungere la fermata Museo.

Museo Archeologico MANN

Situato in un palazzo storico che fu sede di una caserma di cavalleria e’ considerato uno dei piu’ importanti al mondo.Dalla preistoria all eta’ classica ,reperti provenienti da Pompei Ercolano e Stabia, una delle prime  collezioni egizie in Europa,collezioni private dei Borgia..c e’ molto da dire e da vedere.

✓ Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) | Aeroporto di Napoli Capodichino

Riassumiamo le cose piu’ significative che potremo ammirare durante la nostra visita:

Collezione Farnese :

statue della collezione privata di Alessandro Farnese (Papa Paolo III) pitture oggetti antichi e moderni,gemme,passata nelle mani di Carlo di Borbone quindi a Napoli,dopo la morte di tutti gli uomini  della famiglia originaria dell isola Bisentina.Duemila pezzi di altissima qualita’ artistica provengono da collezioni private e dai piu’ antichi centri della Campania.Tra le piu’ antiche troviamo quelle del Pontefice veneziano Paolo II Barbo e Lorenzo il Magnifico risalenti al 400 ,esemplari unici.

TESORI del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: l'Ercole Farnese

Le sculture delle Terme di Caracalla a Napoli:

Numerose opere scultoree provenienti dalle Terme,tra le piu’ celebri il Toro e l Ercole.

Galleria degli Imperatori

Nucleo  del collezionismo rinascimentale , i ritratti degli imperatori e le sculture tra cui i colossali busti di Giulio Cesare e di Vespasiano e una statua di Alessandro Severo.

Affreschi pompeiani

Pitture staccate da ville e dalle case della citta’ sommersa dall eruzione del Vesuvio nel 79 dc rappresentano scene di vita quotidiana temi mitologici e religiosi,nature morte e paesaggi.

Insegne di botteghe decorazioni di taverne,una sezione pratica di vita popolare.

Mosaici

Nell ammezzato occidentale del Museo troviamo il mosaico della  Battaglia di Isso che raffigura la vittoria di Alessandro Magno su Dario,nonche’ colonne fontane e pavimenti che abbellivano le sontuose ville pompeiane.

Gabinetto segreto a Napoli

Dopo vicende alterne sottoposto a continui divieti e restrizioni,dal 2000 il Gabinetto Segreto e’ stato aperto al pubblico.Sculture dipinti e oggetti vari a sfondo prettamente erotico.

Villa dei papiri

Rinvenuta tra il 1750 e 1764 una delle piu’ ricche e sontuose ville romane e’ venuta alla luce con busti  e statue tra cui “le danzatrici”(donne condannate a vita ad attingere l acqua per aver ucciso gli sposi).

Museo Archeologico di Napoli: storia, orari e prezzi

Collezione egizia

Terza per importanza dopo i Musei Vaticani e Torino ricca di manoscritti,oggetti e accessori di uso quotidiano e funerario.

Salone della Meridiana

Al primo piano troviamo l enorme salone seicentesco quasi mai aperto al pubblico per via della sua instabilita’.Solo dopo l intervento dell architetto Giovanni Antonio Medrano che uso’ l escamotage del doppio tetto per rafforzarla..Sulla volta si puo’ ancora ammirare l affresco di Pietro Bardellino raffigurante re Ferdinando IV e sua moglie Maria Carolina,come protettori delle arti.

Tempo libero per il pranzo.

Si proseguono le visite con la magnifica Basilica o Monastero di Santa Chiara.

Dall’ingresso su via Benedetto Croce(decumano inferiore) entriamo nella basilica gotico-angioina della citta’,caratterizzata da un monastero che comprende quattro chiostri monumentali gli scavi archeologici e diverse sale tra cui e’ ospitato il Museo dell ‘Opera,che comprende anche la visita del coro delle monache e i resti di un affresco di Giotto e altri ambienti basilicali.Voluta da Roberto d ‘Angio‘ e sua moglie Sancia di Maiorca,fu chiamato l architetto Gagliardo Primario nel 1310 ad avviare i lavori per terminarli nel 1328.

Scopri la Basilica di Santa Chiara con Costantinopoli 104

Nel coro delle monache troviamo  Giotto,che esegue affreschi su Episodi dell ‘Apocalisse e Storie del Vecchio Testamento.Assieme alla basilica fu edificato un luogo di clausura per i frati minori ,in seguito divenuto la chiesa della Clarisse.Gli interni furono abbelliti da Francesco de Mura ,Sebastiano Conca mentre il pavimento marmoreo si deve a Ferdinando Fuga nel 1762.Alcuni interni della chiesa andarono distrutti  durante un bombardamento nel 1943 e ne consegui’ la perdita di quasi tutti gli affreschi di Giotto,a parte pochi frammenti.Cinto da porticati all interno troviamo il cortile ,il bellissimo chiostro oasi di bellezza e spiritualita’.

Probabilmente dell VIII secolo,quando sul luogo giunsero un gruppo di monache basiliane seguaci della Santa che in fuga da Costantinopoli si rifugiarono in citta’ dopo la sua morte, portando con se’ anche le reliquie di San Gregorio Armeno(patriarca di Armenia dal 257 al 331).Il sostentamento del monastero e’ sempre avvenuto grazie a donazioni di famiglie nobiliari e all affitto di terreni di proprieta’ dell istituto religioso,dove grazie anche a rette mensili venivano ospitate le figlie dell educandato,provenienti da famiglie come i Pignatelli ,Di Sangro ,Caracciolo.

Il chiostro inizialmente adibito ad orto poi riconvertito come unico spazio esterno delle suore,estetico e funzionale visto che in un solo sguardo si potevano dominare il paesaggio urbano e quello naturale.

Santa Chiara a Napoli, tra Giotto perduto e le maioliche capolavoro

Ci troviamo nel cuore della citta’nel DECUMANO dal latino”decumanus” che indicava le strade principali che attraversavano le citta’ romane da est a ovest,incrociandosi con i “cardini” le strade che correvano da nord a sud.E poi ancora,San Gregorio Armeno o Santa Patrizia.

Cosa sono i Decumani di Napoli e perché si chiamano così?

Gia’ in questo periodo ,San Gregorio Armeno,è pronto per ricevere migliaia di visitatori per i preparativi natalizi,ma voi avrete opportunita’ di visitarlo,senza la ressa.

Via dei Presepi a Napoli - Cosa vedere a San Gregorio Armeno - LiveNapoli

         Complesso archeologico sotterrata   San Lorenzo Maggiore .

                                         LA NEAPOLIS SOTTERRATA

Uno straordinario viaggio a ritroso nel tempo nell’antica Neapolis nel quale potrete percorrere una strada dell’epoca con le relative botteghe ed apprezzare il Criptoportico ed il Macellum.

Una delle chiese gotiche piu’ importanti dell Italia Meridionale deve il suo nome a San Lorenzo martire,bruciato vivo su una graticola nel 258 durante le persecuzioni di Valeriano.Abbraccia un arco temporale  di 25 secoli a partire dal periodo greco-romano fino al 700/800.La Basilica di San Lorenzo Maggiore, tra le più antiche Napoli, ha una straordinaria architettura gotica ricca di fascino nel cuore della città.SALA SISTO V.Un ex refettorio dei frati con volte interamente affrescate da Luigi Rodriguez e che risalgono ai primi anni del XVII secolo.

La Neapolis Sotterrata - Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore (Napoli sotterranea) - Barbie in Town - Gira la Puglia e l'Italia con #barbieintown

Dal chiostro si accede direttamente agli scavi archeologici,a circa 10 metri di profondita’ dove troviamo perfettamente conservato un Criptoportico(mercato coperto) di epoca romana,e numerose botteghe tra cui l AERARIUM il luogo dove veniva custodito il tesoro cittadino.

               Questa è la vera “Napoli Sotterrata” da vedere.

L’area archeologica, in cui sono visibili i resti dell’antico Foro di Neapolis, è il più rilevante sito archeologico presente nel centro storico di Napoli, sia per valore monumentale e topografico, sia per il suo inserimento all’interno del complesso angioino di San Lorenzo Maggiore.L’invaso irregolare di piazza San Gaetano è ciò che resta di un più vasto spazio aperto corrispondente al centro civile e religioso della città antica: quest’area è stata infatti da sempre riconosciuta come il Foro di età romana, coincidente a sua volta con l’agorà della città greca.

La Neapolis Sotterrata - Complesso san Lorenzo Maggiore, Napoli | Orari, mostre e opere su Artsupp

Le indagini archeologiche hanno evidenziato che la sistemazione di epoca romana, databile al I secolo d.C., ricalcava un’organizzazione più antica. Già dal V secolo a.C., infatti, era stata disegnata al centro dell’abitato greco-romano una piazza che, sfruttando il pendio della collina, si era distribuita su due livelli, a monte ed a valle della plateia, poi decumanus maximus (strada principale), corrispondente all’attuale via Tribunali, con la necessaria edificazione di strutture murarie di contenimento e di una gradinata che collegava la zona inferiore, destinata alle attività commerciali, con la parte superiore, riservata a funzioni politiche.

Al termine ,adesso vi aspetta una visita magnifica:

             VISITA IN ESCLUSIVA DELL CAPPELLA SAN SEVERO E 

                                  CRISTO VELATO 

Ci sposteremo di pochi metri e quando il Museo della Cappella -San Severo chiudera’ al pubblico,APRIRA’ in ESCLUSIVA PER I VIAGGI DI GIORGIO.

Questo consentira’ di effettuare una vista di circa 60 minuti,senza fretta,senza calca,senza altri visitatori.

Cristo velato | Museo Cappella Sansevero

“Una delle opere
più suggestive
al mondo”

Giuseppe Sanmartino, 1753

Monumento simbolo di Napoli,commissionata da Raimondo di Sangro al giovane artista napoletano,che voleva”una statua rappresentante Nostro Signore morto,coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua.

L’opera e’ stata realizzata interamente in marmo di Carrara senza l’utilizzo di alcun espediente alchemico ,come si era erroneamente ipotizzato..

Una perla dell arte barocca che dobbiamo all ispiratissimo  scalpello di Sanmartino uno dei piu’ grandi capolavori mondiali, che lascia sconcertati e rapiti.

Posto al centro della navata della Cappella Sansevero, il Cristo velato è una delle opere più suggestive al mondo. Nelle intenzioni del committente, la statua doveva essere eseguita da Antonio Corradini, che per il principe aveva già scolpito la Pudicizia. Tuttavia, Corradini morì nel 1752 e fece in tempo a terminare solo un bozzetto in terracotta del Cristo, oggi conservato al Museo di San Martino. Fu così che Raimondo di Sangro incaricò un giovane artista napoletano, Giuseppe Sanmartino, di realizzare “una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua”. Sanmartino tenne poco conto del precedente bozzetto dello scultore veneto. Come nella Pudicizia, anche nel Cristo velato l’originale messaggio stilistico è nel velo, ma i palpiti e i sentimenti tardo-barocchi di Sanmartino imprimono al sudario un movimento e una significazione molto distanti dai canoni corradiniani.

L'arte di guardare l'Arte on Instagram: “Il “Cristo velato” (1753) di Giuseppe Sanmartino. Cappella Sansevero, Napoli” | Statue, Sculpture, Veiled christ

“Uno dei più grandi
capolavori della
scultura di tutti
tempi”
Giuseppe Sanmartino, 1753

Il Cristo velato del Sanmartino è uno dei più grandi capolavori della scultura di tutti i tempi. Fin dal ’700 viaggiatori più o meno illustri sono venuti a contemplare questo miracolo dell’arte, restandone sconcertati e rapiti. Tra i moltissimi estimatori si ricorda Antonio Canova, che durante il suo soggiorno napoletano provò ad acquistarlo e si tramanda dichiarasse in seguito che avrebbe dato dieci anni di vita pur di essere lo scultore di questo marmo incomparabile. E ancora: nelle sue memorie di viaggio il marchese de Sade esaltò “il drappeggio, la finezza del velo […] la bellezza, la regolarità delle proporzioni dell’insieme”; Matilde Serao consacrò in un densissimo scritto tutta la passione significata dalle fattezze del Cristo; il maestro Riccardo Muti ha scelto il volto del Cristo per la copertina del suo Requiem di Mozart; lo scrittore argentino Hector Bianciotti ha parlato di “sindrome di Stendhal” al cospetto del velo marmoreo “piegato, spiegato, riassorbito nelle cavità di un corpo prigioniero, sottile come garza sui rilievi delle vene”. Da ultimo, in un’intervista rilasciata a «Il Mattino», Adonis, uno dei più grandi poeti contemporanei, ha definito il Cristo velato “più bello delle sculture di Michelangelo”.

“Così perfetto
da sembrare
tessuto”

Giuseppe Sanmartino, 1753

La fama di alchimista e audace sperimentatore di Raimondo di Sangro ha fatto fiorire sul suo conto numerose leggende. Una di queste riguarda proprio il velo del Cristo di Sanmartino: da oltre duecentocinquant’anni, infatti, viaggiatori, turisti e perfino alcuni studiosi, increduli dinanzi alla trasparenza del sudario, lo hanno erroneamente ritenuto frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal principe di Sansevero.

“Giace lungo disteso,abbandonato,spento..su quel corpo bello ma straziato,una religiosa e delicata pieta’,ha gettato un lenzuolo dalle piaghe morbide e trasparenti,che vela senza nascondere,che non cela la piaga ma la mostra,che non copre lo spasimo ma lo addolcisce..”

Matilde Serao

Dopo questa visita che lascera’ il segno,rientro in hotel e tempo libero per la pizza o la cena. Pernottamento.

 

TERZO GIORNO DOMENICA 12/10/2025

Ci raduniamo dopo la nostra prima colazione,lasciamo i bagagli in hotel ,e ci trasferiamo sempre con i mezzi pubblici,alla visita a  quello che  e’ un elogio alla raffinatezza,la bellezza,il culto dell arte in ogni sua forma.

Museo di Capodimonte,e Real Bosco ,casa di caccia borbonica e’ un palazzo a tre piani con 124 gallerie che ospitano una delle piu’ importanti pinacoteche d Europa, il cui nucleo principale e’ formato dalla collezione Farnese.

 

Museo e Real Bosco di Capodimonte - Campania Teatro Festival

Qui nella prima meta’ del 700 il re Carlo di Borbone e sua moglie Maria Amalia di Sassonia fondarono la fabbrica di Capodimonte.Ceramiche inconfondibili che si distinguono per il colore lattiginoso, la loro compattezza e trasparenza.Grandi nomi della pittura italiana adornano le belle sale con Raffaello ,Tiziano,Parmigianino,Guido Reni….e quelle della Galleria napoletana  portate a Capodimonte a scopo cautelativo con Simone Martini ,Caravaggio, Luca Giordano..

Museo e Real Bosco di Capodimonte

Il museo ospita le squisite creazioni della Fabbrica di Porcellana di Capodimonte, tra cui intricate stoviglie e oggetti decorativi che rivaleggiano con le migliori porcellane europee del XVIII secolo.

Ospita la Madonna del Divino Amore, l’unico dipinto di Raffaello presente a Napoli, a testimonianza dell’esclusiva collezione di capolavori del museo.

La famosa Giuditta e Olofene di Artemisia Gentileschi icona e simbolo dell’attivita’ della grande pittrice del 600.

Il Salottino di porcellana fu installato nel palazzo dopo essere stato smantellato dalla Reggia di Portici.

Il Real bosco ha una vasta area con 400 specie vegetali e diverse architetture tra cui residenze,casini chiese,fontane statue…All interno del Parco si trova la Fontana di Mezzo un autentica peschiera del XVIII  secoloIl parco fu progettato da Ferdinando Sanfelice nel 1734  diviso in giardino vero e proprio nell area intorno la Reggia,con aperture panoramiche sul golfo di Napoli,e il bosco per la caccia disseminato di statue,grotte e costruzioni destinati ad usi diversi.

Tempo libero per il pranzo.

Torniamo nel centro di Napoli,sempre con i mezzi pubblici,per un  ultima visita di questi tre giorni.

Duomo e Tesoro di San Gennaro

È il più antico e inviolato tesoro esistente al mondo. Sette secoli di storia, circa ventiduemila opere tra oreficerie, argenterie, tessuti, legni e quadri, che neppure Napoleone Bonaparte osò depredare.

 

Il Tesoro di San Gennaro, nato dall’immensa gratitudine dei napoletani per la protezione concessa dal Santo alla città minacciata dalla peste, dalla guerra e dal Vesuvio, vanta gioielli di valore inestimabile come la collana in oro, argento e pietre preziose, realizzata da Michele Dato nel 1679, la Mitra, in argento dorato con diamanti, rubini, smeraldi e due granati, creata da Matteo Treglia nel 1713, e i due candelieri in argento di oltre tre metri e mezzo d’altezza donati da Carlo III di Borbone.

 

La storia dei busti è straordinaria e va raccontata: esistono cinquantaquattro busti d’argento perché a Napoli sono cinquantuno i compatroni. I napoletani hanno sempre pensato che i loro guai fossero talmente tanti, che San Gennaro, da solo, non ce l’avrebbe fatta. Ogni busto che rappresenta il compatrono ha una particolare delega.

La Collana del Tesoro di San Gennaro: la storia e la sua composizione
Un enorme patrimonio realizzato dal talento e dalla fantasia di grandi artisti e incrementato attraverso le donazioni di re, di papi, di uomini illustri e dei venticinque milioni di devoti sparsi nel mondo. Nel 2014, per la prima volta, settanta capolavori di arte orafa hanno lasciato Napoli per una rassegna sull’intenso e particolare legame tra il Santo e la città partenopea.

Construita tra il 1299 e il 1314, la Cattedrale Metropolitana di Santa Maria dell’Assunzione, conoscita come Duomo,  è il più importante edificio religioso di Napoli, oltre ad essere in città un punto di riferimento storico, artistico e culturale.

Incastrato tra gli edifici, il Duomo di Napoli ha una sobria facciata in stile neogotico con tre ingressi. Entrando, ci imbatteremo in tre navate lunghe 100 metri e alte 48 metri, dove si intrecciano diversi stili architettonici con elementi gotici, barocchi e neogotici.

LA CAPPELLA DEL TESORO DI SAN GENNARO | Storia dell'Arte

Uno dei punti più rilevanti della cattedrale è la Cappella del Tesoro, uno spazio in stile barocco in cui si conservano più di 50 figure d’argento donate da ricchi devoti.

L’elemento più peculiare del Duomo sono le capsule in cui è conservato il sangue di San Gennaro, famoso perchè, durante alcune celebrazioni, cambia il suo stato da solido a liquido.

Ed eccoci arrivati lungo il decumano maggiore al Pio Monte della Misericordia,un istituzione voluta da sette nobili napoletani,che nel 1602 consapevoli della  miseria della popolazione,decidono di devolvere parte dei loro beni ai piu’ deboli .

 

Pio Monte della Misericordia: storia, orari e prezzi

E qui troviamo “Sette opere di misericordia” di Caravaggio che dipinge per l enorme cifra di 400 ducati su commissione di Giovan Battista Monso,uno dei sette fondatori del Pio Monte della Misericordia,l enigmatico dipinto con personaggi presi dalla strada.

Pio Monte della Misericordia - Musei a Napoli

Un quadro che manifesta il sentimento di comprensione e compassione voluto dall ente,un manifesto dell attivita’ caritativa.

Al termine della visita,passiamo in hotel a recuperare il bagaglio,e sempre in metro,ci spostiamo in stazione in tempo utile per prendere il treno Frecciarossa  delle ore 17.05 con arrivo a Roma Termini alle ore 18.15.

Ci si prepara per il rientro a casa,con gli occhi pieni di meraviglie, stanchi e appagati da  tanta bellezza,sognando re,palazzi,castelli e torri,regine e ninfe,colori  chiassosi…

Miseria e nobilta’!!Napul’e’ !!!

Costo per persona in camera doppia  euro

Sup.Singola

 

Sistemazione prevista presso BB 4**** Suite dei -Catalani

e presso Hotel San Marco 3***

Suite Dei Catalani

Suite dei Catalani è situato in via Depretis, nel centro di Napoli. L’Hotel è ubicato in posizione privilegiata; si affaccia sul Maschio Angioino che dista solo 200 metri. Suite dei Catalani rappresenta la soluzione ideale per alloggiare nel centro storico della città di Napoli. Ospitato in un edificio storico della città di Napoli, Suite dei Catalani sarà lieto di offrirvi attraverso il nostro staff tutto il supporto necessario per garantirvi un soggiorno piacevole nella città di Napoli.

L’Hotel San Marco vanta una posizione strategica nel centro della splendida città di Napoli.

Potrete godere della vista del Maschio Angioino dalle nostre camere.

Supplemento camera Luxury Suite de Catalani euro 70,00 a persona .

Supplemento camere Hotel San Marco, vista Maschio Angioino  70,00 a persona.

Eventuale supplemento camera singola

Nb. La visita al Cristo Velato in esclusiva e’ soggetta a riconferma da parte del museo.

In caso venisse annullata,garantiamo la visita,ma non in esclusiva.

 

La quota comprende :

  • Treno Frecciarossa andata e ritorno Roma-Napoli seconda classe.
  • Due pernottamenti in BB  4**** trattamento di  camera e colazione
  • Una cena in ristorante tipico
  • Visite guidate  con esperta guida Regione Campania
  • Degustazione sfogliatella  caffe’ da Scaturchio
  • Assicurazione medica e bagaglio e ANNULLAMENTO al viaggio
  • Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio
  • Kit viaggio
  • Iva di legge

Non comprende:

  • Mance
  • Auricolari 10 euro
  • Tassa di soggiorno pari a 4.50 al giorno a persona
  • Bevande ai pasti
  • Napoli Arte Card per 3 giorni ,che include 3  ingressi ai siti e musei e monumenti indicati nel programma e trasporto sui mezzi pubblici, euro 27,00
  • Altri ingressi previsti in programma e non inclusi in  Arte Card pari a euro 21,00
  • Tutto quanto non espressamente previsto nella ” quota comprende”

 

 

N.b al’esaurimento delle camere presso Suite dei Catalani,sarete sistemati presso Hotel San Marco,senza riduzione di prezzo.Sarete informati al momento Vostra adesione.

 

 

 

 




UMBRIA :I TEMPLARI TRA STORIA E LEGGENDA

I Templari in Umbria:

tra storia e leggenda

In Italia sono tantissime le chiese, i palazzi e i luoghi fortificati in cui si può riscoprire la storia dell’Ordine dei Templari. Anche in Umbria è possibile ripercorrere la storia di questi affascinanti cavalieri. Vi segnaliamo, quindi, 3 luoghi d’interesse situati nella regione in cui è evidente il passaggio dei Templari e che, per appassionati e curiosi, sono delle tappe fondamentali per scoprire questa antica corporazione di uomini coraggiosi.

Viaggio tra chiese, castelli, misteri e tesori dell’Ordine nel cuore verde d’Italia. Andiamo a caccia di Templari.I cavalieri Templari suscitano da sempre un grandissimo interesse. Sono ben vivi e presenti nell’immaginario collettivo legato al medioevo, alle crociate, ai misteri e alle storie di tesori nascosti e fantomatiche ricchezze. In questo panorama storico ed a tratti mitologico, anche l’Umbria gioca un ruolo da protagonista. Chiese, abbazie, castelli, sono tantissimi i luoghi nella nostra regione legati alle vicende dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme.

Tutti i luoghi e i segreti dei Templari in Umbria

I Templari furono un ordine religioso e militare tra i più potenti della storia cristiana. L’ordine fu fondato da Ugo di Payns a Gerusalemme nel 1118, per fornire protezione ai pellegrini che si recavano nella Terra Santa. I primi cavalieri si insediarono nel palazzo reale di Gerusalemme, vicino al Tempio di Salomone. Organizzato in maniera strettamente militare, l’ordine era formato dai cavalieri, che indossavano un mantello bianco con croce rossa e dagli scudieri che al contrario portavano vesti brune. Venne reso ufficiale nel 1129, facendo propria la regola monastica creata da Bernardo di Chiaravalle. L’ordine con le sue attività finanziarie, le frequenti donazioni che riceveva e le attività agricole crebbe rapidamente in potenza e ricchezza. Questo le attirò l’inimicizia di Filippo il Bello, re di Francia, che con il supporto di Papa Clemente V distrusse l’Ordine, che affrontò un duro processo, concluso con il definitivo scioglimento nel 1312 e con la morte sul rogo dell’ultimo Gran Maestro Templare Jacques de Molay.

 

Sulle orme dei Templari ad Orvieto a cura del gruppo giovani del Fai

Chi sono i Templari

L’Ordine dei Templari, che nel medioevo aveva il compito di difendere i pellegrini dagli attacchi degli infedeli e di proteggere i luoghi sacri del Cristianesimo, come il Santo Sepolcro, ha origine nel 1118. La grande determinazione nelle battaglie e i precetti ferrei che regolavano la vita di questi indomiti cavalieri ancora oggi suscita grande curiosità e ammirazione. I Templari erano vincolati, tra le tante prescrizioni, anche al voto di povertà, cosa che permise loro di accumulare tantissime ricchezze, impiegate dalla Chiesa per costruire oltre 9 mila edifici di culto.

Umbria: il passaggio dei Templari

Il passaggio dei Templari è visibile anche in Umbria. Proprio nella regione cuore dell’Italia, infatti, nel 1318 l’Ordine si riunì, precisamente a Castel del Monte (Spoleto), per decidere le sorti future dei cavalieri, dopo la persecuzione da parte di Filippo il Bello e la soppressione dell’Ordine dei monaci guerrieri indetta di papa Clemente V.

Benvenuti nel cuore dell’Umbria, dove la storia si fonde con il fascino dei TemplariGubbio, una pittoresca città medievale nasconde segreti che risalgono all’epoca dei Cavalieri Templari. In questo articolo, vi porteremo in un viaggio nel tempo per scoprire il legame affascinante tra Gubbio e i Templari, offrendo una vista panoramica di questo antico ordine e delle sue tracce nel cuore di questa città.

La storia dei Templari
Per comprendere appieno l’influenza dei Templari nell’Alta Valle del Tevere, è fondamentale gettare uno sguardo alla loro storia. L’Ordine dei Templari, noto anche come i Cavalieri Templari, fu fondato nel XII secolo durante le Crociate in Terra Santa. Questi cavalieri monaci guerrieri erano famosi per la loro abilità militare, la loro devozione religiosa e la loro incredibile ricchezza.

Templari ebbero un ruolo significativo nelle Crociate, difendendo i pellegrini cristiani e accumulando una vasta quantità di ricchezze e proprietà in tutto il mondo conosciuto. La loro influenza si estese anche in Italia, e Gubbio non fu un’eccezione. Da un famoso scritto di un nobile Eugubino si legge di un certo Cavaliere Battista Sforzolini:

Battista Sforzolini, cavaliere del Tempio di Gerusalemme, fu uno dei più prodi guerrieri del suo tempo; fu sempre il primo in tutti i più pericolosi azardi; non si sottrasse mai ai pericoli, quasi sormontò co’l valore, e co’l senno, e nelle più spaventose mischie diede à vedere, che un cuore generoso non trova pericolo, che lo spaventi “.

I Templari a Gubbio
Gubbio, con la sua posizione strategica e la sua importanza storica, divenne un importante centro per i Templari in Italia. Questa città era un crocevia cruciale per i viaggiatori e i pellegrini diretti a Roma e aveva un ruolo chiave nella rete di insediamenti Templari in Italia. Il processo dell’Inquisizione fu inaugurato a Gubbio, nel palazzo della Chiesa di Santa Croce della Foce e nel palazzo del Vescovado.
Tra Gubbio e i comuni limitrofi di Scheggia e Pascelupo, Scheggia, Costacciaro, Sigillo, Fossato di Vico…sono molte le tracce e simboli come le croci Templari che testimoniano la presenza dei Templari nella terra umbra.
Gubbio è un tesoro nascosto per gli appassionati di storia e per coloro che sono affascinati dalla storia dei Templari. Questo affascinante viaggio vi permetterà di scoprire i segreti di questo antico ordine e di immergervi nell’atmosfera unica di una città che ha mantenuto viva la sua eredità Templare nei secoli

1° GIORNO -ROMA-GUBBIO

Ritrovo dei partecipanti in luogo e orario da stabilire e partenza in bus privato direzione Gubbio.

Gubbio non solo è tra le più belle città medievali dell’Umbria, conosciuta anche con il nome
romano di Iguvium, ricca di storia, monumenti e opere architettoniche, ma con la sua posizione
strategica e la sua importanza storica, divenne un importante centro per i Templari in Italia: un
crocevia cruciale per i viaggiatori e i pellegrini diretti a Roma con un ruolo chiave nella rete di
insediamenti Templari.

               SULLE TRACCE DEI TEMPLARI A GUBBIO - I Viaggi di Giorgio

E’ uno degli insediamenti umbri più antichi, feudo dei Montefeltro e dei Della Rovere nel periodo delle Signorie, nei secoli ha conservato gelosamente il suo aspetto medievale riflesso sia nella fisionomia degli edifici che nella struttura delle strade.

La cittadina è formata da cinque vie parallele situate a diversi livelli e collegate tra loro da gradoni, vicoli e scale; può sembrare una struttura vagamente “labirintica” ma in realtà qui è veramente difficile perdersi.

Un giro turistico con il Gubbio Express, un trenino su gomma con audio-video guida sarà il vostro
Cicerone per scoprire la storia della città il Palazzo dei Consoli, il Palazzo Pretorio e tutte le
meraviglie urbanistiche cittadine.

gubbioexpress | Martinelli

Piazza Grande

Cuore pulsante della città, da questo straordinario esempio di “piazza pensile” si gode uno splendido panorama sulla valle. 

Il luogo in cui sorge la piazza non è naturale, nel senso che non esisteva prima del 1300 quando si decise di costruire un palazzo pubblico in un luogo vicino a tutti i quartieri, come segno di equilibrio e rispetto per le diverse anime della città.

 

Per fare questo, si trasformò questa zona di Gubbio in una piazza “sospesa” che si sostiene con gli archi che si possono ammirare dalla parte bassa di Gubbio. Piazza Grande è il luogo più amato dagli eugubini e dai turisti: qui si vive la vita quotidiana e si svolgono le più importanti manifestazioni civile e religiose della cittadina umbra.

Palazzo dei Consoli e Palazzo Pretorio

Il Palazzo dei Consoli è il segno tangibile della potenza della Gubbio del 1300 e del nuovo progetto politico-istituzionale che la città perseguiva.

Costruito proprio nel centro della città in modo da essere vicino a tutti i quartieri senza scontentare nessuno, il Palazzo dei Consoli domina Gubbio dall’alto dei sui 60 metri.

La facciata gotica, vero simbolo di Gubbio, si apre verso la piazza con le sue 6 finestre, la loggia panoramica e il “campanone” che da secoli detta i tempi del borgo.

MUSEO CIVICO PALAZZO DEI CONSOLI – GUBBIO – MeTU

L’interno è molto suggestivo, con la grande Sala dell’Arengo con volta a botte, la cappella palatina, gli affreschi e gli arredi del piano nobile in cui si riunivano i Consoli.

Il Palazzo dei Consoli ha un primato storico: è stato il primo palazzo italiano ad avere l’acqua corrente, tubature e servizi igienici, come si può ancora vedere nel corridoio segreto. Oggi il palazzo ospita i Museo Civico di Gubbio con una pinacoteca, una bella collezione di ceramiche.

Il pezzo forte del museo sono le Tavole iguvine, 7 lastre di bronzo su cui è iscritto il più importante testo in lingua umbra con una eccezionale descrizione di riti religiosi antichi.

Pranzo libero.

La storia narra che il processo dell’Inquisizione ai Templari fu inaugurato proprio Gubbio, nel
palazzo della Chiesa di Santa Croce della Foce.

CHIESA DI SANTA CROCE DELLA FOCE | I Luoghi del Cuore - FAI

Situata nella parte nord del centro storico della cittadina medioevale di Gubbio: uscendo da Porta Metauro, in cima a via Gabrielli, e percorrendo la stradicciola Santa Croce si raggiunge dopo pochi metri lo storico edificio.

Come si evince dal suo nome, la chiesa si attesta alla “foce”, allo sbocco della gola, quasi a salvaguardia di un percorso che nei tempi passati non doveva essere certamente rassicurante, insinuato com’è tra cupe e scoscese pareti del Monte Foce e del Monte Ingino, che si congiungono lungo il pietroso letto del torrente Camignano, le cui fredde acque rasentano le fondamenta della struttura.

La Chiesa è stata riaperta al culto nel mese di luglio 2021 al termine di un importante restauro e risanamento conservativo di tutto il complesso.

L’immobile è posto in uno dei luoghi più suggestivi della città, sullo sfondo si può ammirare il superbo panorama della gola stretta e tortuosa del “Bottaccione”, con pareti di roccia a strapiombo a cui si aggrappano un audace “acquedotto medievale” e il trecentesco eremo di Sant’Ambrogio raggiungibile a piedi con una suggestiva passeggiata.

PASSEGGIATA ACQUEDOTTO MEDIEVALE "GOLA DEL BOTTACCIONE" GUBBIO: Tutto quello che c'è da sapere

Cena  e pernottamento a Gubbio.

2° GIORNO GUBBIO – COSTACCIARO

Dopo la prima colazione, si salirà con la suggestiva funivia che porta fino alla cima a 850 metri del Monte Ingino dove sorge la Basilica di Sant’Ubaldo in cui sono conservate in un’urna in bronzo le spoglie del santo, Patrono di Gubbio. Intorno alla Basilica ruota anche il fascino della Corsa dei Ceri qui conservati, che vede la stessa come punto di arrivo, che si celebra ogni anno il 15 maggio proprio in onore di Sant’Ubaldo.

Basilica di S. Ubaldo - Gubbio | Secret Umbria

Edificata su preesistenze medievali, fu ampliata dall’inizio del XVI secolo, epoca a cui risale la costruzione del convento e del chiostro. Alla sobria semplicità dell’esterno si contrappone la ricchezza dell’interno a cinque navate e con un’abside semicircolare.  Dal chiostro, con affreschi cinquecenteschi attribuiti a Pier Angelo Basili con scene della vita di Sant’Ubaldo, si accede all’interno della chiesa arricchito da affreschi del XVI-XVIII secolo.

Medioevo in Umbria – Portale delle tradizioni medievali in Umbria.

Una volta disceso il Monte Ingino, non può mancare una visita ai resti dell’antico teatro romano, risalente al 20 a. C e ai reperti dell’Antiquarium per scoprire usi e costumi della Gubbio romana.

Gubbio, nelle immediate vicinanze di Porta degli Ortacci, si trova l’importante area archeologica della Guastuglia, che si estende in un’ampia piana verde, in basso rispetto al centro storico, dalla quale si gode una bella vista della città.

Nell’area è stato portato alla luce un vasto quartiere tardo-repubblicano (II-I secolo a.C.). con i resti di importanti strutture,quali un impianto termale, numerose domus con pavimenti a mosaico, un santuario di età proto-imperiale, tratti di vie a basolato e parte dell’area extra urbana con monumenti sepolcrali.

Area archeologica della Guastuglia it - | www.umbriatourism.it

L’edificio più importante dell’intera area è il teatro romano, la cui costruzione fu avviata nel I secolo a.C., e completata tra il 55 e il 20 a.C.

Parco archeologico del Teatro romano di Gubbio - Ministero della cultura

Con una larghezza massima di circa 70 metri, il teatro si articola su due livelli, raggiungendo un’altezza complessiva di circa 12 metri.

In origine il teatro presentava due ordini di arcate, delle quali resta l’arcata inferiore e un tratto di quella superiore, abbellite da grossi blocchi calcarei in opera quadrata con bugnato rustico, mentre i corridoi degli ingressi, i “vomitoria”, presentano tracce di opera reticolata.

La cavea, che poteva accogliere un pubblico di oltre seimila persone – superiore dunque al teatro di Pompei, che ne accoglieva circa cinquemila – è divisa in quattro sezioni. L’accesso avveniva dai corridoi sottostanti, privi di gradini radiali e dunque probabilmente collegati alla cavea da scale lignee.

L’orchestra della scaena è pavimentata a lastre calcaree e dotata di canalizzazioni per la raccolta delle acque piovane, convogliate all’interno di una grande cisterna posta sotto al pulpitum.

Dietro al pulpitum si apre il frontescena, il frons scaenae, costituito da una nicchia centrale semicircolare, affiancata da altre due quadrangolari. Secondo le ipotesi ricostruttive e i reperti rinvenuti nelle vicinanze, il frontescena del teatro eugubino doveva chiudersi con un colonnato su almeno due livelli in stile corinzio, arricchito da fregi, cornici e sculture in travertino bianco, marmo lunense e marmi policromi, e decorato con intonaci dipinti.

Pranzo libero.

Nel pomeriggio ci si sposta verso Costacciaro.

Costacciaro è un piccolo comune situato nell’Umbria, nel cuore della Val di Chiascio. È parte della provincia di Perugia, circondato da paesaggi montuosi e naturali, che lo rendono un luogo ideale per gli amanti della natura e delle escursioni.

Parco dei Mulini a Torgiano: incontro tra il Chiascio e il Tevere

La storia di Costacciaro è antica e affonda le radici nel periodo medievale. Il paese conserva un’atmosfera tipica dei borghi umbri, con strade strette, edifici in pietra e una serie di chiese storiche. Tra i principali luoghi di interesse, si possono citare la Chiesa di San Bartolomeo e il Palazzo Comunale.

E’ anche famoso per la sua tradizione artigianale e gastronomica, con prodotti tipici locali che riflettono la cultura umbra. Inoltre, la zona circostante offre numerose opportunità per attività all’aperto, come trekking, mountain bike e passeggiate nella natura.

Parco Regionale del Monte Cucco - Costacciaro

Qui si trova non solo il punto di accesso al Parco Regionale del Monte Cucco, caratterizzato dalla forte presenza dell’Ordine del Tempio, nell’insediamento di Sigillo ci con ricchissime testimonianze di pietre segnate con la Croce dei Templari, ma anche la Chiesa di San Francesco, altra testimonianza del passaggio dei Templari.

Fu fondata, a Costacciaro, la chiesa di San Francesco, compresa nella Custodia Eugubina con i conventi francescani di Gualdo Tadino, Nocera Limbra, Caprignone.
Il tempio cristiano, forse già officiato da qualche decennio, fu consacrato il primo maggio del 1315 e dedicato a San Francesco d’Assisi.
La chiesa venne retta, assieme al convento, sin dal 1282, da una famiglia di Frati Minori (Conventuali); tuttavia, i lineamenti romanico-gotici della sua facciata e del chiostro, di recente riscoperto, farebbero pensare all’esistenza di una fondazione monastica, forse benedettina, precedente all’insediamento dei Frati Francescani.
Stando a quanto già emerso dagli studi di alcuni eruditi Padri Francescani di Gubbio (Bigoni e Rosati), infatti, la primitiva chiesa benedettina doveva essere intitolata a San Pietro.
L’originaria chiesa ad aula, cioè a navata unica, con probabile copertura a volta a botte, o sestiacuta, fu ampliata, tra XVII e XVIII secolo, con la costruzione delle due navate laterali odierne.

iluoghidelsilenzio

I Templari

Nella duecentesca chiesa conventuale di S.Francesco sono presenti due piccole lapidi, poste, l’una di fronte all’altra, all’inizio dei due lati interni della navata centrale.
In esse compaiono altrettanti croci greche patenti, di lampante tipologia templare, accompagnate dal consueto simbolo della rosetta a sei petali, inscritta in un cerchio, e perfettamente confrontabili con quelle incise sul lapideo portale d’ingresso alla “templarissima” chiesa perugina di San Bevignate, nonché al suo interno.

iluoghidelsilenzio
Sotto a uno degli altari laterali della navata di destra è stata scoperta, come incastonata nel parametro murario, un’altra pietra, sulla quale è nuovamente incisa una croce patente, molto simile a quelle prima descritte.
Recentissimo è il rinvenimento del grande chiostro di San Francesco, di singolare pianta trapezoidale, del quale neppure si supponeva l’esistenza. Gli archi che lo compongono, costruiti in duttile pietra calcarea del Monte Cucco (“Pietra del Forno”), perfettamente acconcia, mostrano una luce interna, da pilastro a pilastro, di quasi tre metri. Sopra il chiostro devono, assai verosimilmente, esistere talune aperture, del tipo di monofore, bifore o trifore, oggi risultanti tutte completamente accecate.

Costacciaro un cover-up sulle vestigia templari?
Nella cappella che custodisce le venerate spoglie del Beato Tommaso da Costacciaro, subito a destra si trova un’acquasantiera due-trecentesca, recante tre simboli colorati di rosso: due “rosette a sei petali“, l’una a destra e l’altra a sinistra, ed una croce greca patente al centro ed in alto.
Il ricco simbolismo religioso e anche esoterico dei Templari ci consente, già da oggi dopo i ritrovamenti in San Francesco, di mettere fortemente in discussione la cronaca storica dei documenti dei Cavalieri di Malta, dove viene escluso il comune di Costacciario dalla mappa delle terre gestite o in qualche maniera solcate dai Templari.
La chiesa di San Francesco era più di un semplice presidio dei Templari, ne era la sede ufficiale di un vasto territorio alpino, forse addirittura era una ricca ambasciata con tanto di centro culturale e reclutamento.

iluoghidelsilenzio
Questa tesi sembra avvalorata e dimostrata da due strane coincidenze:
la prima riguarda alcune fonti storiche e alcune date: la chiesa venne consacrata nel 1315 a San Francesco da ben sette vescovi. Una formula inusuale e solenne che sta a dimostrare la volontà della Chiesa di riappropriarsi del bene una volta per tutte. Quasi un nuovo battesimo, magari effettuato per lavare le vergogne eretiche dei templari. Comunque sia, sta di fatto che un trattamento così è stato riservato solo a questa chiesa. Eppoi: la consacrazione solenne avvenne guarda caso lo stesso mese, ma un anno dopo, della morte sul rogo dell’ultimo maestro dei Templari. Seconda coincidenza: dai lavori post sisma è emerso un affresco molto antico di cui una parte fu volutamente occultata, con tanto di sigilli ufficiali. Un affresco, molto rovinato, ma che mostra nella parte censurata una sorta di abate in abito bianco, assiso sul trono, che impartisce una benedizione e con la mano destra invece tiene un bastone. Una figura che sta a dimostrare sia che la chiesa di San Francesco non nasce con i francescani – che mai e poi mai avrebbero ritratto un monaco – e che quell’abate forse era figura scomoda, tanto da essere occultato. Magari, uno, in odore di eresia. Don Nando avanza un nome: Gioacchino da Fiore, l’interpretazione dei suoi iscritti venne considerata eretica.

Cena e pernottamento a Gubbio.

3° GIORNO VALFABBRICA – ROMA

Prima di lasciare Gubbio e l’Umbria, tappa al Castello dei Cavalieri Templari Casa Castalda,dal XII al XIV secolo, sotto il simbolo della croce patente della Militia Templi, identificativo dell’Ordine dei Cavalieri del Tempo di Gerusalemme.

Testimonianze Templari nel Castello di Casacastalda | Pro Casacastalda

Castello Templare di Casa Castalda

UmbriaIN - VISITA STORICA AL CASTELLO TEMPLARE DI CASACASTALDA

Nel centro storico, l’antico Castello medievale conserva belle mura duecentesche e un possente Torrione. All’interno del Castello è possibile ammirare la chiesa di San Sebastiano, un tempo Oratorio, ristrutturata nel XVI secolo. Fuori del Castello la chiesina della Madonna di Foce, realizzata tra il 1634 ed il 1636, con ampio rosone in terracotta e, lungo la strada, la moderna chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta con vetrate policrome.

iluoghidelsilenzio

Da menzionare le tre porte di accesso: Porta Perugina, Porta Eugubina e Porta del Giglio che immettono nell’abitato fatto di vicoli, antichi palazzi in pietra e stretti cunicoli. Interessante, presso il cimitero, la chiesa di Santa Maria Assunta, ciò che rimane dell’antico monastero Benedettino di Santa Maria in Vado Fabricae, ampliamente rimaneggiata.

UmbriaIN - VISITA STORICA AL CASTELLO TEMPLARE DI CASACASTALDA

Del territorio comunale fa parte anche Casacastalda, piccolo paesino fondato dagli Umbri. Nella chiesa parrocchiale è conservata un’opera del pittore Matteo da Gualdo, così come il vicino Santuario della Madonna dell’Olmo è ricco anche di affreschi di scuola umbra (1486-1488).

Visita guidata al Castello:

Origine del castello fondato  dai Longobardi  nell’VIII sec.Una storia certa e documentata ricca di eventi lunga 12 secoli.L’importanza del castello nella storia perugina dal XIII al XVI secolo.Una struttura urbanistica perfettamente conservata e ancora visibile.Presenza Templare prima e degli Hospitalieri poi, i simboli rimasti.Una Chiesa Pievana “biabsidata” con all’interno opere d’arte di pregevole valore, tra le quali opere di Matteo da Gualdo.  Un Santuario con all’interno affreschi di scuola del Perugino e Matteo da Gualdo.Un ritorno al medioevo, dove è possibile vedere piazze vicoli e torri tipiche di un castello

Dopo pranzo  libero rientro partenza per Roma

Arrivo e fine dei servizi

 

La quota comprende:

✓ 2 notti in camera doppia in hotel 3 stelle✓ Trattamento di mezza pensione (bevande incluse)
✓ Guida professionale per 2 mezze giornate e 1 giornata intera
✓ 1 Biglietto per giro Turistico con Gubbio Express
✓ 1 Biglietto per la Funivia
✓ Assicurazione Viaggi Europ Assistance

✓ Assicurazione Annullamento al Viaggio

✓ Bus privato per tutta la durata del tour

Iva di legge

La quota non comprende:
× Extra, mance ed offerte.

×  Pranzi

× Ingressi museali
× City tax laddove introdotta dal Comune di riferimento
× Quanto non espressamente indicato nella voce “la tariffa comprende”




SICILIA DI CHARME E RELAX

Un viaggio per innamorarsi di una terra calda e passionale.

Sotto il Sole di Sicilia, bellezze artistiche e  archeologiche si fondono con la natura viva  dell’Etna ed il profumo di zagara della riviera di Acireale. Una vacanza ricca di susseguirsi di stili e documenti del passato.

La Sicilia è un’isola del mar Mediterraneo e una regione autonoma a statuto speciale con capoluogo Palermo. La Regione Siciliana, così come appare sul suo statuto, fa parte dell’Italia insulare ed è costituita, oltre che dall’isola omonima, dalle Isole Eolie, dalle Egadi, dalle Pelagie, da Ustica, Pantelleria e Lampedusa. Il suo territorio è diviso in nove province, i cui capoluoghi sono AgrigentoCaltanissettaCataniaEnnaMessinaPalermoRagusaSiracusaTrapani. A causa della sua posizione, a cavallo delle due importanti placche tettoniche, la regione e le isole circostanti sono interessate da un’intensa attività vulcanica, con vulcani come l’ Etna e Stromboli attivi ancor oggi. Di forma triangolare, la Sicilia ebbe nell’antichità il nome di Trinacria e Triquetra e presenta una notevole estensione costiera, con oltre 1000 km di coste dell’isola maggiore cui vanno aggiunti i 500 km circa delle isole minori. La Sicilia, grazie alla sua storia millenaria, è da sempre una delle mete turistiche più importanti d’Europa e nel Settecento era l’ultima tappa del cosiddetto “Grand Tour”, il viaggio che i giovani aristocratici europei, in buona parte britannici, compivano in Europa – molti in Italia – per perfezionare la loro educazione e la loro formazione spirituale. Oltre alle ben conosciute mete turistiche e rinomate località, come Taormina, Isole Eolie, Erice, Isole Egadi, Cefalù, Monreale, Palermo e alcuni suoi borghi marinari come Mondello e Sferracavallo, San Vito Lo Capo, Noto, Siracusa, l’entroterra siciliano è ricco di storia, di tradizioni, ma anche e soprattutto di arte, cultura, fortezze, teatri, chiese, palazzi, castelli, necropoli, boschi e bacini naturalistici d’importanza, elementi caratterizzanti le aree interne della regione.

il Satiro Danzante a Mazara del Vallo vale da solo il Viaggio

 Un itinerario alla scoperta di una terra dalla storia millenaria, dove convivono testimonianze greche, romane, arabe, normanne e barocche, fino al liberty e al neoclassico.

Palermo con la severità delle chiese e la vivacità dei mercati, la magnificenza di Monreale, i silenzi della Valle dei TempliSegesta e Selinunte ,Isola di Mothia,i mulini di Nubia.Mazara del Vallo con il Satiro Danzante e Cefalu’

 Dalla splendida città barocca di Catania ,a  Ibla ,Noto e Modica il barocco per eccellenza.

Il soggiorno scelto per voi, presso hotel di charme assicura confort e qualità dei servizi, questo infatti si distingue per ambienti curati in ogni dettaglio e per un’atmosfera accogliente e intima. L’ideale, per chi ama la quiete e la bellezza ma non vuole rinunciare all’eleganza.

Infatti alcuni hotel sono stati appositamente selezionati ,per rendere questo tour di

Charme e Relax e donare un momento di fascino.

La Sicilia e la ricchezza gastronomica, dove confluiscono, le varie tradizioni culinarie delle numerose popolazioni che hanno nei secoli frequentato l’isola: i famosi dolci alla pasta di mandorla, le cassate siciliana, agli arancini di riso.

 

1° giorno :  Palermo (sono previsti voli da tutta Italia)

 Incontro dei partecipanti in aeroporto e partenza per Palermo. All’arrivo, incontro con la guida locale e visita del centro storico di Palermo.

Cosa vedere a Palermo: cose da fare - Italia.it

In particolare si visiterà la Cattedrale in stile Arabo-Normanno, la famosa Cappella Palatina, la Chiesa della Martorana, i Quattro Canti.

Pranzo libero.La Cappella Palatina di Palermo, dove "gli angeli cantano"

nizieremo con il visitare il Palazzo dei Normanni, uno dei monumenti più visitati, che spesso viene anche chiamato Palazzo Reale di Palermo.

Il palazzo dei Normanni, che troveremo in Piazza Indipendenza, è la perfetta rappresentazione del mix culturale di Palermo. Costruito per ospitare gli emiri Arabi, fu in seguito occupato dai Normanni che lo espansero, e successivamente dagli spagnoli. Al giorno d’oggi, è la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Il suo stile architettonico è cosmopolita e conserva le tracce delle diverse culture che lo hanno abitato. Degli interni del palazzo, ciò che colpisce di più, sono stati i suoi cortili, i giardini e la Sala di Re Ruggero. I mosaici che riportano le scene di caccia sono davvero incredibili!

Ma il gioiello del palazzo dei Normanni è la cappella Palatina, un capolavoro in stile Arabo-Normanno-Bizantino. La cappella fu commissionata da Re Ruggero II per ospitare le messe della famiglia reale.

La Cappella Palatina di Palermo, dove "gli angeli cantano"

La cosa più incredibile presente all’interno della cappella Palatina sono gli incredibili mosaici d’oro, che decorano sia le pareti che il soffitto. In alcuni di essi vi sono rappresentate anche delle figure umane, cosa non molto comune per l’epoca.

È la più bella cappella bizantina di Palermo ed è considerata da molti la chiesa più bella di tutta la Sicilia.

Dopo il palazzo dei Normanni, visiteremo San Giovanni degli Eremiti, una chiesa medievale Normanna.

Famosa e facilmente riconoscibile dall’esterno grazie alle sue cupole dal colore rosso intenso, anche il suo interno merita una visita. Il chiostro ed i suoi giardini sono davvero splendidi, e rappresenta il luogo perfetto nel quale riposarsi dal trambusto della vita cittadina.

La chiesa, di per sé, è molto semplice, grazie al suo sapiente mix tra stile Musulmano e Normanno.

Proseguendo la nostra passeggiata non lontana dal Palazzo dei Normanni, risaliremo per Via Vittorio Emanuele e troveremo il 2° Monumento di Palermo da non perdere: la Cattedrale di Palermo.Cattedrale di Palermo: orari e informazioni utili per la visita - Sicilia.info

Dall’esterno, la cattedrale è semplicemente spettacolare. Rimarrete particolarmente colpiti da quest’enorme architettura unica nel suo genere, un vero miscuglio di stili, con un aspetto esteriore decisamente più bello rispetto a quello di Palazzo dei Normanni!

Visiteremo la cripta e le tombe di re e regine, tra cui anche la tomba di Re Ruggero II. Qui è presente anche il tesoro della cattedrale, una collezione di gioielli reali provenienti dal 12° secolo.

Prenderemo del tempo per il pranzo, deliziando i nostri palati con del cibo tipico siciliano e per riposarci un po’ prima di continuare il nostro tour.

Passeggiando per il centro ci ritroveremo dunque Piazza dei 4 Canti, ci fermeremo per ammirare queste 4 facciate perfettamente simmetriche. Sono tutte state costruite seguendo lo stesso modello: alla base, è presente una fontana che rappresenta le stagioni; al primo livello sono presenti le statue dei re di Palermo mentre all’ultimo livello, vi sono riportate le rappresentazioni dei 4 santi patroni di Palermo.

Dai Quattro Canti, proseguiremo fino a giungere direttamente al Teatro Massimo Vittorio Emanuele, un altro luogo di interesse di Palermo.

Il Teatro Massimo di Palermo, inaugurato nel 1897, è il più grande teatro d’opera d’Italia ed il terzo più grande d’Europa. È preceduto solamente dai teatri d’opera di Parigi e di Vienna! Le sue immense dimensioni, all’epoca, sono state oggetto di controversie dato che le persone si chiedevano se Palermo avesse veramente bisogno di una simile opera .

 

Palazzo Reale o dei Normanni - Museo - Museo Storico

Nel pomeriggio attraversando  il Parco della Favorita si raggiungerà  Monte Pellegrino definito da Goethe “il più bel promontorio del mondo”.

S. Rosalia, sui suoi passi sul Monte Pellegrino |

Visita del Santuario di Santa Rosalia, patrona della città.

Le 12 spiagge più belle di Palermo | Costa Crociere

Proseguimento per Mondello, borgo marinaro e famosa località turistica balneare, caratterizzata da un golfo sabbioso dai colori tropicali. Tempo libero per una piacevole passeggiata e per gustare i buonissimi gelati artigianali.Cena e pernottamento in hotel.

2° giorno: Palermo-Monreale – Cefalù-Palermo

 Prima colazione in hotel.  Incontro con la guida locale per la visita di Monreale.

Prima però visita alla chiesa del Gesù.

La Chiesa del Gesù di Casa Professa a Palermo - Io Amo La Sicilia

Si visiterà il Duomo di Monreale con i suoi famosi mosaici ed il Chiostro Benedettino.

Il duomo di Monreale, altresì noto come cattedrale di Santa Maria Nuova, è il principale luogo di culto cattolico di Monreale, nella città metropolitana di Palermosede arcivescovile dell’arcidiocesi omonima.[1][2][3]

Costruita a partire dal 1172 per volere di Guglielmo II d’Altavillare di Sicilia dal 1166 al 1189, è famosa per i ricchi mosaici bizantini che ne decorano l’interno. Nell’agosto del 1926 papa Pio XI l’ha elevata alla dignità di basilica minore.[4] Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’umanità (UNESCO) nell’ambito dell’Itinerario arabo-normanno di Palermo e le cattedrali di Cefalù e Monreale.

Monreale - Sicilia | WishSicily

Monreale Walking Tour | Kairos Sicily

Proseguimento per Cefalù.

Cefalù - Wikipedia

Pranzo libero  e nel pomeriggio visita Cefalù, pittoresca cittadina del litorale tirrenico,  dominata da una rocca su cui fa spicco la bellissima cattedrale normanna del XII sec.. Percorrendo le vie del centro storico si ammireranno i resti del duecentesco Osterio Magno, che, secondo la leggenda sarebbe stato la dimora di Ruggero II, il Vicolo del Collare dove venivano appesi al muro con un collare di cuoio i bestemmiatori, il Lavatoio Medievale costruito dove probabilmente in epoca romana, erano ubicati i bagni pubblici frequentati anche da Cicerone. Rientro in hotel, cena  e pernottamento.

3° giorno: Palermo -Borgo Parrini-Segesta – Erice-Trapani 

Prima colazione in hotel e al mattino molto  presto partenza per Borgo Parrini,borgo onirico in Sicilia.

Borgo Parrini, una Barcellona segreta in provincia di Palermo | www.palermoviva.it

In Sicilia c’è un posto che pochi conoscono, ma che vi consentirà di fare un viaggio onirico tra casette colorate, stradine e mosaici. Fuori dalle rotte turistiche principali, non troppo distante da Palermo, c’è un piccolo paese con le abitazioni ispirate a Gaudì. Si chiama Borgo Parrini ed è una frazione di Partinico

Stradine lastricate, casette colorate e ispirate all’architettura di Gaudì. Borgo Parrini è una piccola meraviglia, sembra un luogo uscito da un sogno che non può mancare nella lista dei posti segreti da scoprire in Sicilia.

Borgo Parrini ha una storia antica ed è un borgo quasi abbandonato, dove vivono poco meno di 20 persone. Le sue origini risalgono agli inizi del ‘600, quando i Padri Gesuiti del Noviziato di Palermo acquistarono le terre in alcuni feudi del territorio di Partinico.

Il borgo, divenuto un paese fantasma, venne recuperato da pochi cittadini che dagli anni ’70 hanno continuato a curare il paese. Fra questi c’è Giuseppe Gaglio che ha recuperato alcune proprietà nel paese, ispirandosi all’architettura di Antoni Gaudì.

Sicilia, sembra un dipinto ma esiste realmente: il meraviglioso borgo Parrini : Funweek

Si prosegue per Segesta, centro archeologico di notevole interesse. Il suo edificio più importante è il Tempio Dorico in ottimo stato di conservazione, che sorge su di un’altura, in un paesaggio lussureggiante e ricco di fascino.

Si visiterà inoltre il Teatro Greco del II sec. a.C. interamente scavato nella roccia, conchiglia sospesa nel vuoto, questo gioiello architettonico gode di una posizione impareggiabile.

Tempio di Segesta - Wikipedia

Proseguimento per Trapani. Passeggiata nelle eleganti vie del centro storico. Qui è tutto un susseguirsi di palazzi storici e chiese di notevole pregio artistico : la Cattedrale, la Chiesa del Purgatorio, in cui sono conservati i sacri Gruppi dei Misteri di Trapani.

Trapani - Fiaip

Nel pomeriggio visita di Erice che conserva intatto il fascino di antico borgo medievale animato da botteghe di artigianato tipico, le ceramiche finemente decorate, i tappeti variopinti tessuti a mano, i tradizionali dolci a base di mandorla e frutta candita. Il centro storico presenta un impianto urbanistico tipico, con piazzette, strade strette e sinuose nelle quali si affacciano bellissimi cortili.

Erice - Scopri il Borgo Medievale di Erice - Erice.sicilia.it

Sistemazione in hotel cena e pernottamento.

BAGLIO BASILE

Sito ufficiale Hotel Baglio Basile a Petrosino

Marsala è situata nell’area vinicola più importante della Sicilia.

Cosa fare la sera a Marsala. Movida, divertimenti e locali consigliati

Passeggiata (facoltativa)serale  nel pittoresco centro storico di questa antica città, che fin dal tempo dei romani ha svolto un ruolo di primo piano nella cultura e nella storia della nostra isola.

4° giorno: Mozia -Mazara del Vallo- Selinunte-Agrigento 

Prima colazione in hotel. In mattinata visita della rigogliosa isola di Mothia e del suo museo, tra i più interessanti per la conoscenza della civiltà Fenicio/Punica nel Mediterraneo.

Il Giovinetto di Mozia non farà parte della grande esposizione che sarà allestita al Museo Salinas di Palermo” – Notizie Trapani – La Sberla

Tutt’intorno, le saline, i mulini a vento e i vigneti, compongono una cornice naturale di grande fascino.

Saline di Marsala e Mothia | Marsala Tours

Proseguimento per NubiaSaline e Mulini a vento disegnano un paesaggio suggestivo in cui la luce crea un gioco di riflessi e di colori dovuti all’intensità dei raggi solari ed ai momenti del ciclo di evaporazione delle vasche.

Brunch in mezzo al sale… Visita  del Museo del Sale dove vengono conservati gli antichi attrezzi da lavoro per la coltivazione del sale.

Si prosegue per Mazara del Vallo,dov vi aspetta una delle visite più emozionanti di questo itinerario:

Il Satiro Danzante.

Il Satiro Danzante è una splendida statua di bronzo, prodotto originale dell’arte greca di epoca classica o ellenistica. Si tratta di un’opera molto conosciuta, che affascina ed emoziona lo spettatore grazie alla forza della sua espressività. Le sue dimensioni sono pari a un modello in posizione stante di circa 2,5 metri di altezza. Dovrebbe rappresentare un sileno ma nell’immaginario comune rappresenta un satiro, un personaggio mitologico facente parte del corteo orgiastico del dio greco Dioniso.

Satiro danzante - Wikipedia

A rendere ancora più affascinante il Satiro Danzante è, indubbiamente, la storia del suo ritrovamento. Tutto ebbe inizio nel luglio del 1997, quando il peschereccio “Capitan Ciccio” ripescò dai fondali del Canale di Sicilia una gamba di una scultura bronzea. Nella notte fra il 4 e il 5 marzo del 1998 lo stesso peschereccio riportò a galla gran parte del resto della scultura. Un braccio, tuttavia, andò perduto.

Pranzo libero e nel pomeriggio visita dell’ area archeologica di Selinunte, ritenuta la più importante d’Europa per imponenza ed estensione delle sue rovine.

Un giorno a Selinunte - Fidelity Viaggi

Qui si distinguono chiaramente tre zone archeologiche: quella dei tre Templi Orientali, (denominati E, F e G poiché non si sa a quali divinità siano stati dedicati); l’Acropoli, che sorgeva in alto, a picco sul mare, della quale restano i ruderi delle mura di cinta e i resti di varie abitazioni civili; il Santuario della Maloforos, la Dea del Melograno. Proseguimento per Agrigento.

Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

Resort Baglio Basile.

https://www.hotelbagliobasile.it/

Sito ufficiale Hotel Baglio Basile a Petrosino | Prenota ora

5° giorno: Agrigento – Piazza Armerina-Scoglitti

Prima colazione in hotel, visita con guida locale della Valle dei Templi: Tempio della Concordia, di Giunone, di Ercole e di Castore e Polluce.

Parco Archeologico della Valle dei Templi, Agrigento - Sito Ufficiale

Proseguimento per Piazza Armerina.

Villa romana del Casale” aperta anche di notte: nuovi orari per il sito UNESCO – LiveUnict

Nel pomeriggio si visiterà la Villa romana del Casale, famosa per i suoi mosaici pavimentali romani risalenti al III° e IV° sec. d.C. Proseguimento per la zona di Ragusa.

Sistemazione in hotel a Scoglitti direttamente sul mare, e pernottamento.

 

HOTEL SUL MARE AL GABBIANO SCOGLITTI 4* (Italia) - da 130 € | HOTELMIX

Vista dalla camera al tramonto.

Cena DEGUSTAZIONE DI PESCE ESCLUSIVO DEI VIAGGI DI GIORGIO

 

6° giorno: Ragusa Ibla – Modica – Scicli-Noto

 Prima colazione in hotel. In mattinata visita di Ragusa Ibla, dove spiccano la chiesa di S. Giorgio di R. Gagliardi, le chiese di Santa Maria dell’Itria, dell’Immacolata, del Purgatorio, di San Giacomo e di San Giuseppe e poi i numerosi palazzi nobiliari. Ragusa Ibla è la location dell’immaginaria “Vigata” dello scrittore Camilleri e dello sceneggiato televisivo “Il commissario Montalbano”.

Tour nei luoghi di Montalbano: RAGUSA IBLA

Proseguimento per Modica, altro mirabile scrigno dell’arte barocca siciliana ricostruita su pianta esagonale secondo criteri estetici del tutto barocchi. Visita del Palazzo San Domenico (esterno), Santa Maria (esterno), la casa di Salvatore Quasimodo (esterno), il Duomo di San Pietro, si  attraverserà il quartiere rupeste dello Sbalzo e il quartiere ‘corpo di terra’. Per finire visita di San Giorgio. Sosta presso una nota pasticceria per la degustazione del famoso cioccolato di Modica.

Cosa vedere a Modica – Tra storia e cioccolato

Nel pomeriggio visita di Scicli.

Scicli, Sicily: a charming baroque town in the Val di Noto UNESCO listing

In posizione amena, circondata da colli che sembrano proteggerla, la città ha conservato quasi interamente l’impianto barocco. Numerosi sono infatti i  palazzi dagli splendidi balconi riccamente scolpiti e pregevoli portali, ed incredibile è il susseguirsi  di chiese ed oratori dalle belle facciate ricche di statue e sculture. Cuore della città è l’ampia e scenografica Piazza Italia circondata da bellissimi palazzi settecenteschi, dalla Matrice e dall’imponente rupe calcarea sulla quale sorge l’antica chiesa di S. Matteo. A Scicli si trova anche Palazzo Iacono alias la questura “Montelusa “ del Commissario Montalbano.

Cena e pernottamento in hotel

HOTEL LA CORTE DEL SOLE

Hotel La Corte del Sole – Noto (Sicilia)

7° giorno: Noto – Siracusa-Catania

 Prima colazione in hotel. In mattinata visita di Noto, la più bella di tutte, “il giardino di pietra”, dove si esprime la concezione più alta dell’urbanistica barocca. In una regione in cui abbondano olivi e mandorli, Noto è un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell’Asinaro, coperta di agrumi.

Consigli di viaggio su Noto: scopri la Capitale del Barocco | Sikelia

Costruita anch’essa ex-novo dopo il  sisma del 1693, è ricca di gioielli barocchi: il Duomo, Palazzo Ducezio, il Palazzo Vescovile, quelli dei Landolina e dei Villadorata, la chiesa di San Domenico

Proseguimento per Siracusa.

Nel pomeriggio visita di Siracusa. Questa città, che nel passato fu la più agguerrita rivale di Atene e di Roma, conserva importanti testimonianze del suo passato splendore: il Teatro greco, l’Anfiteatro romano, le Latomie, l’Orecchio di Dionisio.

Cosa fare a Siracusa - Attrazioni, tour e attività | musement

Visita dell’isola di Ortigia dove si potrà ammirare il Tempio di Minerva trasformato in Cattedrale Cristiana e la leggendaria Fontana Aretusa.

SICILIA: SIRACUSA E ORTIGIA - Itinerari IlGustonauta

Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

HOTEL AIRONE WELNESS

 

Servizi | Airone City Hotel Catania

Airone Wellness Hotel –

8° giorno: Catania – Roma o altre città italiane

 

Catania (Sicilia) | Luoghi meravigliosi, Viaggiare in europa ...

Prima colazione in hotel. La giornata sarà dedicata alla visita di Catania, enorme “vetrina del barocco” il cui centro storico è tagliato in due dalla elegante Via Etnea. La visita consentirà di conoscere il Palazzo Biscari, la Fontana dell’Elefante e il Duomo, la Via Crociferi, il Palazzo del Municipio, il Palazzo dei Chierici e il Monastero dei Benedettini,( edifici esterni).
Trasferimento all’ aeroporto di Catania e imbarco  per la propria destinazione.
Fine dei ns. servizi.

 

LA QUOTA INCLUDE:

  • Voli Roma/Palermo e Catania/Roma in classe economica con franchigia bagaglio kg. 20
  • Trasferimenti e visite con pullman G.T.
  • Guide locali in lingua italiana
  • Sistemazione in hotel 4**** con pernottamento e colazione(alcuni di charme e relax)
  • Cene in hotel e/o ristoranti
  • Assicurazione medico bagaglio annullamento

LA QUOTA NON INCLUDE:

  • Tasse aeroportuali circa € 130,00 da riconfermarsi al momento dell’emissione del biglietto
  • Pasti non menzionati
  • Ingressi ai siti e monumenti e musei in programma
  • Eventuali tasse di soggiorno
  • Tutto quanto non espressamente menzionato ne LA QUOTA COMPRENDE



TRANSIBERIANA D’ITALIA

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Un grande Viaggio

Il Treno Storico della Transiberiana d’Italia, un’escursione nel cuore dell’Abruzzo  tra Parchi Nazionali e Riserve Naturali che attraversa montagne e strette gole. Un tracciato spettacolare, quello della Transiberiana d’Italia, che da solo vale un viaggio lento alla scoperta dei piccoli borghi e grandi centri dove la storia e le tradizioni locali sono custodite dalle comunità locali…

Un viaggio che unisce il massiccio della Majella con le sue ragguardevoli cime e i suoi grandiosi altipiani carsici con monumenti, opere d’arte e lavoro dell’uomo di queste magnifiche terre.

«Chissà, forse tra qualche anno, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali metterà sotto tutela anche le linee ferroviarie locali. Non più rami secchi bensì musei viaggianti a “bassa velocità” alla scoperta della geografia, cultura e storia d’Italia. Gli stranieri le scoprono, le usano e ce le invidiano, noi le snobbiamo e preferiamo l’automobile».

Inizia così Giuseppe Furno nella sua guida In treno alla scoperta dell’Abruzzo, nel presentare la linea ferroviaria Sulmona-Carpinone.

In autunno il paesaggio che scorre dal finestrino del treno storico è un vero e proprio dipinto dai mille colori, grazie alla ricchezza di specie vegetali che caratterizzano la montagna attraversata dagli antichi binari e che rendono il viaggio un autentico spettacolo da vivere con intensità a bordo.

Partenza: 25/10/2025
Durata: 2 Giorni 1 Notte
Costo per persona: € 350,00
Suppl.Singola: € 35,00
Prenotazioni entro: 20 Luglio
Saldo entro: 30 giorni prima della partenza
Versando un acconto di: € 130,00

1° giorno: Roma – Bominaco – Sulmona

Ritrovo dei partecipanti in luogo e orario da definire e partenza per l’Abruzzo in bus privato. Prima tappa Bominaco.

Visita di Bominaco, piccolo centro dell’Abruzzo Aquilano, importante per l’Abbaziale di S. Maria Assunta e l’oratorio di S. Pellegrino uno dei maggiori complessi artistici della regione. La cappella è stata definita la Cappella Sistina d’Abruzzo.

Bominaco - Wikipedia

L’Abbaziale di S. Maria Assunta è la massima espressione dell’architettura romanica abruzzese risalente al XII sec. All’interno la chiesa custodisce arredi liturgici di notevole importanza: L’ambone in pietra del 1180 nella tipica forma a cassa quadrilatera poggiato su quattro colonne dai ricchissimi capitelli, l’altare e il ciborio datati 1223 il cero pasquale sorretto dal leoncino stiloforo.

L’Oratorio di San Pellegrino, ricostruito nel 1263 per iniziativa dell’Abate Teodino che ne fa risalire la costruzione a Carlo Magno secondo quando si legge in due iscrizioni. L’interno con volta ogivale è completamente rivestito da affreschi che costituiscono uno dei più importanti cicli della pittura italiana. Furono eseguiti da tre pittori ancora legati ai modi bizantini ma aggiornati ai nuovi modi provenienti d’oltralpe che raccontano scene della vita di Gesù: Importante il Calendario Bominacense con i dodici mesi dell’anno, i segni zodiacali e gli influssi lunari utilizzato dai monaci Benedettini per il lavoro e la preghiera.

Gli affreschi furono concepiti come emanazione della stessa liturgia che i monaci celebravano nel coro conventuale. Per questo si ritiene plausibile che gli autori dei vari affreschi furono gli stessi monaci. “L’insieme pittorico esprime una simbiosi culturale che soltanto la comune educazione teologica e la medesima sensibilità monastica potevano produrre. I cicli pittorici furono quindi dipinti da maestri differenti e precisamente: Il Maestro dell’Infanzia, il Maestro della Passione, il Maestro Miniaturista, il Calendario Bominacense.

BOMINACO E LA CAPPELLA SISTINA D'ABRUZZO – Civitarese

Ci guardammo intorno, senza proferire parole, quei dipinti meritavano un religioso silenzio, mentre lasciammo che l’energia del luogo “ci parlasse”. Ad una prima lettura della serie di affreschi osservammo un ciclo sull’infanzia di Cristo e uno sulla Passione, scene tratte dal Giudizio Universale, storie di San Pellegrino e di altri santi ed una serie sui mesi del Calendario.

Trasferimento presso il Borgo di Fumari per il pranzo a base di antipasti e pasta fatta in casa.

Al termine del pranzo, trasferimento a Sulmona per la visita guidata.

Sulmona, un tassello da non perdere nell’Italia da scoprire, quella dal volto semplice ma affascinante delle piccole realtà di provincia, in cui borghi e città si incastonano in contesti paesaggistici di eccezionale valore.

Monastero di Santa Chiara (Sulmona) - Wikipedia

Famosa in particolare per la bontà dei suoi confetti, vicina alle mete turistiche più conosciute del centro Italia, luogo ideale per una vacanza tranquilla, fatta di gusti e sapori genuini propri dell’Abruzzo interno, dove ancora forti sono i legami con la tradizione che mirabilmente si fonde con storia, arte e cultura.

I confetti di Sulmona – La Tua Italia

Autentica città d’arte, celata dai monti più alti della catena appenninica, Sulmona vanta un consistente numero di monumenti, frutto della sua storia, da abitato italico a municipio romano e fiorente borgo dal medioevo in poi.Cena e pernottamento in hotel.

2° giorno: Sulmona – Transiberiana – Sulmona – Roma

Prima colazione in hotel e trasferimento in stazione per imbarco sulla “Transiberiana d’Italia”.

Assegnazione dei posti riservati e inizio del percorso che da Sulmona parte alle ore 08.45

Una vacanza a Campo Giove, in Abruzzo

PROGRAMMA TRANSIBERIANA

Ritrovo presso il binario 1 della stazione di Sulmona.

Partenza del treno storico da Sulmona, itinerario panoramico risalendo la Valle Peligna e il Colle Mitra superando Pettorano sul Gizio, entrando nel territorio del Parco Nazionale della Majella.

Arrivo alla stazione di Campo di Giove, per sosta intermedia nel paese ai piedi della Majella. Dalla stazione si raggiunge il centro del borgo in circa cinque minuti a piedi, dalla cui piazza si snoda nella parte alta il centro storico caratterizzato da vicoli, archi e antichi palazzi in pietra. In piazza mercatino di prodotti tipici e dell’artigianato locale.

Transiberiana d'Italia, un viaggio in treno indietro nel tempo - Riparto da un viaggio

Partenza del treno storico dalla stazione di Campo di Giove, si supera la Majella presso il Valico della Forchetta, oltrepassando gli Altipiani Maggiori d’Abruzzo nel punto altimetrico più elevato della linea, a quasi 1300 mt. slm.

Il treno storico raggiunge l’attestamento di giornata, Pescocostanzo, per trascorrere la lunga sosta in questa splendida cittadina.

Visita Pescocostanzo: scopri il meglio di Pescocostanzo, Abruzzo, nel 2022 | Viaggia con Expedia

Nella regione degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, tra immensi e silenziosi pascoli che sono alla base dell’insediamento umano e dello sviluppo dei centri sorti in questi luoghi, a 1.400 s.l.m. è situata Pescocostanzo. Centro di antica origine e luogo di intensa civiltà, può vantare una favorevole temperie culturale, rappresentata  dall’eccezionale patrimonio di monumenti rinascimentali e barocchi a testimonianza della straordinaria vicenda artistica e culturale che sviluppò soprattutto tra il 1440 e 1700. La tradizione artigiana è riuscita a rimanere viva e a salvare il patrimonio di esperienza, capacità tecnica, stile e qualità. Delle numerose doti artigianali che ancora rivestono una posizione di rilievo nel comune ricordiamo la tradizione artigianale del merletto a tombolo, conosciuto semplicemente come ‘tombolo’, secondo lo stile rinascimentale o con il metodo del punto antico. Questo patrimonio culturale femminile è mantenuto in vita dalla scuola di merletto a tombolo e da un museo dedicatogli.  Pescocostanzo ha saputo recuperare l’antico ruolo, accreditandosi definitivamente come meta di turismo arte e cultura, oltre che di soggiorno estivo ed invernale.

Lavoro al tombolo - Predoi - Valle Aurina

Pranzo libero. Incontro con la guida e visita di uno dei borghi storici più belli nel cuore dell’Abruzzo.

Iniziamo visitando la Basilica della Madonna del Colle che si presenta con la sua imponente facciata rinascimentale e al cui interno, nell’ampio spazio creato dalle cinque navate, vi sono custoditi affreschi preziosi.

Proseguiremo lungo le antiche vie del paese imbattendoci nel Palazzo Fanzago, storico palazzo decorato da mensole in legno a forma di draghi e privo di finestre per via della sua originaria funzione di convento di clausura.

Tempo libero a disposizione prima di ritrovarsi in stazione per la partenza del treno.

In Viaggio sulla Ferrovia dei Parchi

Ferrovia dei Parchi, viaggi d'autunno tra gli Altopiani Maggiori d'Abruzzo e le terre dell'Alto Sangro - Tesori d'Abruzzo

DOVE VEDERE IL FOLIAGE. 6 METE + 1 TRENO | PLEINAIRCLUB

 Partenza del treno storico.

 Rientro finale a Sulmona.

Trasferimento in bus diretto a Roma, arrivo e fine dei servizi.

 

 

La quota comprende :

  • Bus per la durata del tour
  • Biglietto Transiberiana 2° Classe come da itinerario € 45,00
  • 1 pernottamenti in hotel in mezza pensione
  • Pranzo del sabato presso Borgo dei Fumari  (antipasti misti, primo della casa, bevande)
  • Visita guidata come da programma
  • Assicurazione medica e bagaglio e annullamento al viaggio
  • Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio
  • Kit viaggio

Non comprende:

  • Mance
  • Spese personali
  • Eventuali biglietti di ingresso ai siti e monumenti da pagare in loco.
  • Auricolari € 10,00
  • Tutto quanto non espressamente previsto nella ” quota comprende”

N.B. l’itinerario del treno potrebbe cambiare senza preavviso.

Info:

Sulmona-Carpinone. Quasi come una previsione, una premonizione che oggi è diventata realtà. Non per opera della Soprindendenza ma della Fondazione FS Italiane che sensibile alla tematica, ha tutelato la “nostra ferrovia” all’interno del proprio progetto denominato Binari senza tempo: quattro spettacolari linee ferroviarie, che diventano un vero e proprio “museo dinamico” che la Fondazione stessa intende preservare e valorizzare

Oggi è possibile viaggiare ancora su quella che sicuramente è la linea ferroviaria più bella d’Italia e forse va anche oltre. L’associazione LeRotaie, già protagonista con un treno storico il 4 marzo 2012, dal novembre 2014 ha iniziato una stretta collaborazione con la Fondazione FS Italiane per far sì che questa linea rimanga ancora viva.

A bordo di un convoglio storico con carrozze “centoporte” e “terrazzini” realizzate tra il 1920 e 1930, trainate dal locomotore diesel D445.1145 per l’occasione colorato con la classica livrea FS verde e marrone, si può rivivere tutta l’atmosfera di quasi un secolo fa, di quando i viaggiatori seduti su quelle stesse panche di legno avevano mete diverse da quelle che oggi noi vi proponiamo.

Durante il viaggio sono presenti guide di bordo dello staff che descrivono la storia della ferrovia e la geografia del territorio attraversato e musica popolare itinerante tra le carrozze per tutta la giornata. A terra, invece, oltre alla musica che fa sempre da cornice, stands gastronomici per assaporare la locale tradizione culinaria e visite guidate alla scoperta di musei, borghi antichi e tradizioni. Purtroppo tutto questo non basta a salvare una delle linee più belle d’Europa, noi de LeRotaie-Molise (ma non solo) siamo convinti, e lo abbiamo sempre espresso chiaramente, che la salvezza per la Sulmona-Carpinone sta nel ripristino del collegamento Pescara-Napoli.

Il termine “Transiberiana” associato alla ferrovia Sulmona-Carpinone lo troviamo per la prima volta sulla rivista Gente Viaggi del novembre 1980 dove il giornalista Luciano Zeppegno, descrivendo questa ferrovia appenninica la apostrofò come “la piccola Transiberiana” a causa delle abbondandi nevicate nel periodo invernale che la fanno somigliare alla vera Transiberiana che da Mosca raggiunge Vladivostok. Da allora, per tutti noi, è diventata la Transiberiana d’Italia. E con questo appellativo preferiamo presentarla e farla conoscere a tutti.




TRANSIBERIANA D’ITALIA 4/5 Gennaio

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Un grande Viaggio

Il Treno Storico della Transiberiana d’Italia, un’escursione nel cuore dell’Abruzzo  tra Parchi Nazionali e Riserve Naturali che attraversa montagne e strette gole. Un tracciato spettacolare, quello della Transiberiana d’Italia, che da solo vale un viaggio lento alla scoperta dei piccoli borghi e grandi centri dove la storia e le tradizioni locali sono custodite dalle comunità locali…

Un viaggio che unisce il massiccio della Majella con le sue ragguardevoli cime e i suoi grandiosi altipiani carsici con monumenti, opere d’arte e lavoro dell’uomo di queste magnifiche terre.

«Chissà, forse tra qualche anno, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali metterà sotto tutela anche le linee ferroviarie locali. Non più rami secchi bensì musei viaggianti a “bassa velocità” alla scoperta della geografia, cultura e storia d’Italia. Gli stranieri le scoprono, le usano e ce le invidiano, noi le snobbiamo e preferiamo l’automobile».

Inizia così Giuseppe Furno nella sua guida In treno alla scoperta dell’Abruzzo, nel presentare la linea ferroviaria Sulmona-Carpinone.

In autunno il paesaggio che scorre dal finestrino del treno storico è un vero e proprio dipinto dai mille colori, grazie alla ricchezza di specie vegetali che caratterizzano la montagna attraversata dagli antichi binari e che rendono il viaggio un autentico spettacolo da vivere con intensità a bordo.

Partenza: 04/01/2025
Durata: 2 Giorni 1 Notte
Costo per persona: € 360,00
Suppl.Singola: € 35,00
Prenotazioni entro: 5 Novembre
Saldo entro: 30 giorni prima della partenza
Versando un acconto di: € 130,00

1° giorno: Roma – Bominaco – Sulmona

Ritrovo dei partecipanti in luogo e orario da definire e partenza per l’Abruzzo in bus privato. Prima tappa Bominaco.

Visita di Bominaco, piccolo centro dell’Abruzzo Aquilano, importante per l’Abbaziale di S. Maria Assunta e l’oratorio di S. Pellegrino uno dei maggiori complessi artistici della regione. La cappella è stata definita la Cappella Sistina d’Abruzzo.

Bominaco - Wikipedia

L’Abbaziale di S. Maria Assunta è la massima espressione dell’architettura romanica abruzzese risalente al XII sec. All’interno la chiesa custodisce arredi liturgici di notevole importanza: L’ambone in pietra del 1180 nella tipica forma a cassa quadrilatera poggiato su quattro colonne dai ricchissimi capitelli, l’altare e il ciborio datati 1223 il cero pasquale sorretto dal leoncino stiloforo.

L’Oratorio di San Pellegrino, ricostruito nel 1263 per iniziativa dell’Abate Teodino che ne fa risalire la costruzione a Carlo Magno secondo quando si legge in due iscrizioni. L’interno con volta ogivale è completamente rivestito da affreschi che costituiscono uno dei più importanti cicli della pittura italiana. Furono eseguiti da tre pittori ancora legati ai modi bizantini ma aggiornati ai nuovi modi provenienti d’oltralpe che raccontano scene della vita di Gesù: Importante il Calendario Bominacense con i dodici mesi dell’anno, i segni zodiacali e gli influssi lunari utilizzato dai monaci Benedettini per il lavoro e la preghiera.

Gli affreschi furono concepiti come emanazione della stessa liturgia che i monaci celebravano nel coro conventuale. Per questo si ritiene plausibile che gli autori dei vari affreschi furono gli stessi monaci. “L’insieme pittorico esprime una simbiosi culturale che soltanto la comune educazione teologica e la medesima sensibilità monastica potevano produrre. I cicli pittorici furono quindi dipinti da maestri differenti e precisamente: Il Maestro dell’Infanzia, il Maestro della Passione, il Maestro Miniaturista, il Calendario Bominacense.

BOMINACO E LA CAPPELLA SISTINA D'ABRUZZO – Civitarese

Ci guardammo intorno, senza proferire parole, quei dipinti meritavano un religioso silenzio, mentre lasciammo che l’energia del luogo “ci parlasse”. Ad una prima lettura della serie di affreschi osservammo un ciclo sull’infanzia di Cristo e uno sulla Passione, scene tratte dal Giudizio Universale, storie di San Pellegrino e di altri santi ed una serie sui mesi del Calendario.

Trasferimento presso il Borgo di Fumari per il pranzo a base di antipasti e pasta fatta in casa.

Al termine del pranzo, trasferimento a Sulmona per la visita guidata.

Sulmona, un tassello da non perdere nell’Italia da scoprire, quella dal volto semplice ma affascinante delle piccole realtà di provincia, in cui borghi e città si incastonano in contesti paesaggistici di eccezionale valore.

Monastero di Santa Chiara (Sulmona) - Wikipedia

Famosa in particolare per la bontà dei suoi confetti, vicina alle mete turistiche più conosciute del centro Italia, luogo ideale per una vacanza tranquilla, fatta di gusti e sapori genuini propri dell’Abruzzo interno, dove ancora forti sono i legami con la tradizione che mirabilmente si fonde con storia, arte e cultura.

I confetti di Sulmona – La Tua Italia

Autentica città d’arte, celata dai monti più alti della catena appenninica, Sulmona vanta un consistente numero di monumenti, frutto della sua storia, da abitato italico a municipio romano e fiorente borgo dal medioevo in poi.Cena e pernottamento in hotel.

2° giorno: Sulmona – Transiberiana – Sulmona – Roma

Prima colazione in hotel e trasferimento in stazione per imbarco sulla “Transiberiana d’Italia”.

Assegnazione dei posti riservati e inizio del percorso che da Sulmona parte alle ore 08.45

Una vacanza a Campo Giove, in Abruzzo

PROGRAMMA TRANSIBERIANA

Ritrovo presso il binario 1 della stazione di Sulmona.

Partenza del treno storico da Sulmona, itinerario panoramico risalendo la Valle Peligna e il Colle Mitra superando Pettorano sul Gizio, entrando nel territorio del Parco Nazionale della Majella.

Arrivo alla stazione di Campo di Giove, per sosta intermedia nel paese ai piedi della Majella. Dalla stazione si raggiunge il centro del borgo in circa cinque minuti a piedi, dalla cui piazza si snoda nella parte alta il centro storico caratterizzato da vicoli, archi e antichi palazzi in pietra. In piazza mercatino di prodotti tipici e dell’artigianato locale.

 

Partenza del treno storico dalla stazione di Campo di Giove, si supera la Majella presso il Valico della Forchetta, oltrepassando gli Altipiani Maggiori d’Abruzzo nel punto altimetrico più elevato della linea, a quasi 1300 mt. slm.

Il treno storico raggiunge l’attestamento di giornata, Pescocostanzo, per trascorrere la lunga sosta in questa splendida cittadina.

Visita Pescocostanzo: scopri il meglio di Pescocostanzo, Abruzzo, nel 2022 | Viaggia con Expedia

Nella regione degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, tra immensi e silenziosi pascoli che sono alla base dell’insediamento umano e dello sviluppo dei centri sorti in questi luoghi, a 1.400 s.l.m. è situata Pescocostanzo. Centro di antica origine e luogo di intensa civiltà, può vantare una favorevole temperie culturale, rappresentata  dall’eccezionale patrimonio di monumenti rinascimentali e barocchi a testimonianza della straordinaria vicenda artistica e culturale che sviluppò soprattutto tra il 1440 e 1700. La tradizione artigiana è riuscita a rimanere viva e a salvare il patrimonio di esperienza, capacità tecnica, stile e qualità. Delle numerose doti artigianali che ancora rivestono una posizione di rilievo nel comune ricordiamo la tradizione artigianale del merletto a tombolo, conosciuto semplicemente come ‘tombolo’, secondo lo stile rinascimentale o con il metodo del punto antico. Questo patrimonio culturale femminile è mantenuto in vita dalla scuola di merletto a tombolo e da un museo dedicatogli.  Pescocostanzo ha saputo recuperare l’antico ruolo, accreditandosi definitivamente come meta di turismo arte e cultura, oltre che di soggiorno estivo ed invernale.

Lavoro al tombolo - Predoi - Valle Aurina

Pranzo libero. Incontro con la guida e visita di uno dei borghi storici più belli nel cuore dell’Abruzzo.

Iniziamo visitando la Basilica della Madonna del Colle che si presenta con la sua imponente facciata rinascimentale e al cui interno, nell’ampio spazio creato dalle cinque navate, vi sono custoditi affreschi preziosi.

Proseguiremo lungo le antiche vie del paese imbattendoci nel Palazzo Fanzago, storico palazzo decorato da mensole in legno a forma di draghi e privo di finestre per via della sua originaria funzione di convento di clausura.

Tempo libero a disposizione prima di ritrovarsi in stazione per la partenza del treno.

 

 

 Partenza del treno storico.

 Rientro finale a Sulmona.

Trasferimento in bus diretto a Roma, arrivo e fine dei servizi.

 

 

La quota comprende :

  • Bus per la durata del tour
  • Biglietto Transiberiana 2° Classe come da itinerario € 45,00
  • 1 pernottamenti in hotel in mezza pensione
  • Pranzo del sabato presso Borgo dei Fumari  (antipasti misti, primo della casa, bevande)
  • Visita guidata come da programma
  • Assicurazione medica e bagaglio e annullamento al viaggio
  • Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio
  • Kit viaggio

Non comprende:

  • Mance
  • Spese personali
  • Eventuali biglietti di ingresso ai siti e monumenti da pagare in loco.
  • Auricolari € 10,00
  • Tutto quanto non espressamente previsto nella ” quota comprende”

N.B. l’itinerario del treno potrebbe cambiare senza preavviso.

Info:

Sulmona-Carpinone. Quasi come una previsione, una premonizione che oggi è diventata realtà. Non per opera della Soprindendenza ma della Fondazione FS Italiane che sensibile alla tematica, ha tutelato la “nostra ferrovia” all’interno del proprio progetto denominato Binari senza tempo: quattro spettacolari linee ferroviarie, che diventano un vero e proprio “museo dinamico” che la Fondazione stessa intende preservare e valorizzare

Oggi è possibile viaggiare ancora su quella che sicuramente è la linea ferroviaria più bella d’Italia e forse va anche oltre. L’associazione LeRotaie, già protagonista con un treno storico il 4 marzo 2012, dal novembre 2014 ha iniziato una stretta collaborazione con la Fondazione FS Italiane per far sì che questa linea rimanga ancora viva.

A bordo di un convoglio storico con carrozze “centoporte” e “terrazzini” realizzate tra il 1920 e 1930, trainate dal locomotore diesel D445.1145 per l’occasione colorato con la classica livrea FS verde e marrone, si può rivivere tutta l’atmosfera di quasi un secolo fa, di quando i viaggiatori seduti su quelle stesse panche di legno avevano mete diverse da quelle che oggi noi vi proponiamo.

Durante il viaggio sono presenti guide di bordo dello staff che descrivono la storia della ferrovia e la geografia del territorio attraversato e musica popolare itinerante tra le carrozze per tutta la giornata. A terra, invece, oltre alla musica che fa sempre da cornice, stands gastronomici per assaporare la locale tradizione culinaria e visite guidate alla scoperta di musei, borghi antichi e tradizioni. Purtroppo tutto questo non basta a salvare una delle linee più belle d’Europa, noi de LeRotaie-Molise (ma non solo) siamo convinti, e lo abbiamo sempre espresso chiaramente, che la salvezza per la Sulmona-Carpinone sta nel ripristino del collegamento Pescara-Napoli.

Il termine “Transiberiana” associato alla ferrovia Sulmona-Carpinone lo troviamo per la prima volta sulla rivista Gente Viaggi del novembre 1980 dove il giornalista Luciano Zeppegno, descrivendo questa ferrovia appenninica la apostrofò come “la piccola Transiberiana” a causa delle abbondandi nevicate nel periodo invernale che la fanno somigliare alla vera Transiberiana che da Mosca raggiunge Vladivostok. Da allora, per tutti noi, è diventata la Transiberiana d’Italia. E con questo appellativo preferiamo presentarla e farla conoscere a tutti.




PASQUA INSOLITA IN CALABRIA -VATTIENTI-PASSIONE GESU’ E ARBERESH E MOLTO ALTRO

 

 

Pasqua in Calabria: i riti da non perdere

Il Venerdì Santo in Calabria: riti, tradizioni e manifestazioni suggestive.

 

La Settimana Santa in Calabria, tra sacro e profano

Hai mai pensato di trascorrere Pasqua in Calabria? È il modo migliore per vivere il territorio in bassa stagione e conoscere alcuni degli aspetti più intimi e folkloristici della spiritualità calabrese e mediterranea.

Tra profumi, colori e sapori di primavera, i riti della Settimana Santa in Calabria sono intrisi di un fascino antico, capace di tenere assieme sacro e profano, coinvolgendo chiunque vi assista in un’atmosfera di comunità.

Da nord a sud della regione si tramandano tradizioni secolari che mettono in scena veri e propri momenti di sacralità tra uomo e natura, oltre a rievocare usi e costumi tipici di alcune tra le più importanti minoranze etniche del Sud Italia.

Tour in Calabria: Tour tra i borghi Arberesh               

“Chi vive vede molto, chi viaggia vede di più.”

Pasqua arbëreshë

Tra i riti della Pasqua in Calabria quelli legati alle comunità italo-albanesi sono davvero imperdibili.

Questo non è il solito tour che trovate  tra varie proposte,solite visite Frascineto e Civita,qui entriamo andiamo in  piccoli paesi sconosciuti ,dove davvero si respira autenticità di queste etnie.

Gli albanesi giunsero in Calabria tra il XV e il XVIII secolo per sfuggire all’invasione ottomana delle loro terre di origine, concentrandosi perlopiù in provincia di Cosenza ma anche nelle altre province.

Il rito religioso seguito dagli albanesi è greco-bizantino. Visitare i paesi arbëreshë di Calabria in occasione della Settimana Santa (Java e Madhe) significa prendere parte attiva a uno dei momenti più importanti della comunità.

La Pasqua arbëreshë (Pashkët) è un evento sontuoso che culmina con le tradizionali le vallje, i balli caratteristici di vittoria e liberazione nei quali i danzatori indossano abiti tradizionali dai colori sgargianti (fucsia, oro e verde acceso), impreziositi da ori e gioielli.

Il rito dei vattienti

Tra i riti più “cruenti” della Pasqua in Calabria merita attenzione quelli dei vattienti (battenti/flagellanti) che si svolge in modo analogo  in alcuni paesi della Calabria.

Le prime testimonianze del rito risalgono al Seicento e lo narrano pressoché immutato rispetto alla suggestione dei nostri giorni: il vattiente di Nocera Terinese indossa maglia e pantaloncini neri, lasciando le gambe scoperte per la flagellazione, che si svolge con due strumenti rituali: il cardo e la rosa.

Il primo è un pezzo di sughero nel quale sono conficcati 13 pezzi di vetro che rappresentano i 12 apostoli e Cristo; il secondo è un sughero liscio col quale si percuote più volte la pelle per predisporla al sanguinamento.

Il sangue, elemento sostanziale della Passione cristiana, sgorga copioso lungo le vie del corteo che accompagna la Processione della Madonna Addolorata del Sabato Santo. Simile il rituale di Verbicaro, che però si svolge il giovedì.

Assistere a queste forme di espiazione è un’esperienza forte (sconsigliata a chi è particolarmente sensibile e suggestionabile), che tuttavia racchiude una devozione antica, parte integrante dell’identità e del folklore locale.

 

Un tour in Calabria alla scoperta di antichi borghi in provincia di Cosenza proponendo alcune delle più importanti e tra i maggiori centri della comunità arbëreshë in Italia, in primis con Lungro che è la capitale religiosa degli italo-albanesi continentali, sede dell’Eparchia bizantina, che raccoglie sotto la propria giurisdizione tutte le comunità albanesi continentali che hanno conservato il rito bizantino. L’antica lingua albanese, i riti religiosi orientali e i tipici costumi della cultura d’origine sono tramandati e conservati gelosamente.

Posto a cavallo tra Basilicata e Calabria, il Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta in Italia, fa parte della Rete Europea e Globale dei Geoparchi Unesco. Il vasto territorio ricco di biodiversità e bellezze paesaggistiche e architettoniche, custodisce tradizioni millenarie e antiche culture come quella arberësche. Giunti nel territorio calabro-lucano tra il 1470 e il 1540, gruppi di profughi albanesi raggiunsero le coste italiane, per sfuggire all’esercito turco-ottomano che aveva conquistato l’Albania nella sua espansione nei territori balcanici. Nacquero così i paesi di Acquaformosa, Civita, San Demetrio Corone, Lungro, Frascineto ed altri minori legati alle proprie tradizioni, ai costumi e alla lingua, che questo popolo è riuscito a salvaguardare nei secoli.

San Demetrio Corone, capitale della cultura arberëshë

San Demetrio Corone (Shën Mitri in lingua arbëreshe) è un piccolo borgo in provincia di Cosenza che sorge sulle colline dalla pianura di Sibari, a ridosso della Sila Greca.

Riconoscibile dai tetti rossi che sembrano voler ricongiungersi al colore della terra che lo circonda, il borgo di San Demetrio Corone conserva ancora parte della sistemazione originaria.

Gli abitanti locali paiono non preoccuparsi del tempo che passa e continuano a custodire i tesori della cultura arbëreshë, solo a tratti contaminata da quella calabra.

L’arte, l’iconografia, la lingua, la cucina, tutto ci parla di una cultura antica, quella Arbëreshe, che prende il nome da Arbër, un importante principato albanese del periodo medievale: dai piatti tipici alle funzioni di rito greco-bizantino, dalle celebrazione dei matrimoni alle danze, ai balli e ai costumi tipici, la cultura tradizionale è talmente radicata che, ancora oggi, è possibile respirarla appieno anche nelle melodie dei canti e nella musica. Oggi vi conduciamo alla scoperta di alcuni di questi borghi dove musei della Civiltà Arbëreshe, nati come centro di studio di questa etnia, conservano i costumi tipici, oggetti, attrezzi, documentazioni fotografiche e rappresentazioni dell’arte greco-bizantina espressa nell’iconografia. Una vera e propria immersione nel mondo unico e affascinante della cultura Arbëreshe.

Costumi tradizionali calabresi: storia e musei da visitare

Viaggio affascinante alla scoperta dei costumi calabresi e delle comunità che li indossano

La Passione vivente di Terranova da Sibari, candidata ad essere Patrimonio Unesco

 

Partenza: 18 al 22 aprile 2025

Durata: 5 giorni  4 notti

In treno e aereo in tutta Italia.

 

Quota a persona in camera doppia € 

Suppl. Singola € 

 

Itinerario di Viaggio

 

1  GIORNO   18 aprile- ROMA –LAMEZIA TERME-TARSIA 

Ritrovo dei partecipanti  presso la Stazione Termini ,e partenza in direzione Lamezia Terme in treno. Arrivo e trasferimento in hotel  a Tarsia,per il pranzo e assegnazione delle camere.

PS.Per coloro che arrivano in aereo,ritrovo all’aereoporto di Lamezia Terme.

Processione delle Varette a Cassano Jonio - Centro Cultura e Arte 26

Partenza in direzione di Cassano allo Ionio per assistere alla processione del Venerdi Santo dei Vattienti.

LA SETTIMANA SANTA A CASSANO ALLO IONIO (CS) : I "FLAGELLANTI"

La processione del Venerdì Santo a Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza, è uno dei momenti più emblematici dei riti della Settimana Santa in Calabria.

Processione delle Varette a Cassano Jonio - Centro Cultura e Arte 26

Una solenne processione, molto antica, che porta per le strade del paese la passione, la morte e la Resurrezione di Cristo, seguita da una folla immensa di fedeli.

In processione sfilano le “varette”, statue di cartapesta che rappresentano il mistero di Cristo legato alla colonna, coronato di spine, che prega nell’orto, deposto dalla croce, morto nella bara, asciugato dalla Veronica, Pilato, Giuda, la Maddalena, e i “disciplìni, incappucciati per voto, spesso scalzi che si battono con catene e corde, per penitenza.

I Flagellanti di Cassano all’Ionio.

Settimana Santa in Calabria, la sacralità entra nel vivo • Meraviglie di Calabria

A differenza di tutti gli altri casi citati, il rituale pasquale di Cassano all’Ionio si divide in due giornate: Giovedì e Venerdì Santo. Nella prima giornata all’interno della Cattedrale si officia la “Predica di Passione”, seguita da una cerimonia, conosciuta come “Chiamata della Madonna”, in cui viene posto tra le braccia della Vergine il figlio crocifisso. Durante il Venerdì Santo, invece, ha luogo la “Processione dei Misteri” che dura tutta la giornata e all’interno della quale viene rappresentata la Passione di Cristo. Il corteo è seguito dai flagellanti, vestiti di bianco e incappucciati per mantenere l’anonimato, che si percuotono con funi o catene in segno di dolore. Tutta la cerimonia è accompagnata da un lamento eseguito dalle donne del paese che scortano la statua della Vergine. Oltre ai penitenti, un’altra particolarità di questa processione è costituita dalla sfilata dei “misteri” o “varette”, statue di cartapesta raffiguranti la Passione di Cristo, e dagli strumenti musicali utilizzati la troccola (cassa armonica di legno su cui battono dei martelletti) e la buccina (strumento a fiato).

Queste processioni, così come le prime di cui vi abbiamo parlato, oltre ad essere suggestive e ad avere un gran valore simbolico, meriterebbero di essere oggetto di studi più approfonditi, perché esse costituiscono per tutti noi un patrimonio inestimabile non solo dal punto di vista storico, ma anche religioso, folkloristico e antropologico.

                       A Nocera Terinese ritorna il secolare rito dei “Vattienti” nella Settimana Santa | Approdo Calabria

Ci sposteremo  a Terranova di Sibari,dove contemporaneamente si svolge la processione della Passione di Gesu’.

Il borgo diventa un palcoscenico a cielo aperto dove si rivive interamente la Via Crucis accompagnata dai secolari canti in dialetto terranovese .

Una vera e propria tragedia cantata da tutti i personaggi che presero parte alla vicenda di Gesù prima, durante e dopo la Crocifissione.

I canti iniziano sette giorni prima della Domenica delle Palme, quando il simulacro della Vergine viene spostato dalla chiesa di San Francesco a quella del Purgatorio. Comincia così la Settina dell’Addolorata, i sette giorni in cui la sera, i fedeli intonano le lamentazioni, una sorta di rosario musicato. Verrà poi ripreso durante la processione del Venerdì Santo, il canto della durata di un’ora, spezzettato ed intonato ad ogni stazione.

Proprio la processione vivente, porta Terranova all’attenzione dell’Unesco,perché dal 1970, sotto l’egida di Alfredo Veltri presidente dell’allora Centro di cultura popolare, questa rappresentazione viene fatta da persone che interpretano l’intera passione. Dopo una battuta d’arresto, l’Associazione del Gruppo Folk Sacro del Venerdì Santo nel 1978, riprende la tradizione e la rende ancora più suggestiva.

Un momento di intenso pathos, tutti ne restano affascinati e coinvolti. Si possono ammirare trecento tra comparse e attori, vestiti con abiti del tempo, che variano, dal soldato romano ai sacerdoti del tempio. Ponzio Pilato che interagisce con Gesù e la popolazione di Gerusalemme.

Rigorosamente di sera, al freddo, lo scenario rimane integro, coinvolgente, ove i canti in dialetto terranovese commuovono, anche senza capirli. E poi il calvario e la crocifissione, tutto riproposto così come se si fosse davvero presenti al momento descritto nelle Sacre Scritture.

Sacra Rappresentazione della Passione Vivente di Terranova da Sibar

E’ questo il Patrimonio immateriale Unesco da salvaguardare, che unito alla Processione dei Misteri risalente al 1700, ove si possono vedere le 13 statue lignee sempre settecentesche, tra cui quella degli giudei e di Ponzio Pilato, sfilare per tutto il paese lascia per sempre tracce nella memoria di chiunque assista alla cerimonia.

Sacra Rappresentazione della Passione Vivente di Terranova da Sibar

Il modello storico di riferimento della Passione Vivente di Terranova da Sibari è l’antica Processione dei Misteri, risalente agli inizi del 1700, durante la quale venivano portate in processione 13 statue lignee, tra le quali quelle dei Giudei. Tale evento si è protratto fino agli inizi del 1900: a testimonianza di ciò esistono documenti fotografici risalenti al periodo tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900; qui, oltre al gruppo ligneo dei Giudei, appare la statua del governatore Ponzio Pilato. La Passione Vivente, dapprima nata in sordina, negli anni cresce fino a diventare un appuntamento fisso. Nel 1977 la Rappresentazione viene organizzata dalla Pro Loco “Thurium Novum” per cedere il passo poi, a partire dal 1978, al gruppo “Folk-Sacro Venerdì Santo” (più tardi divenuto Associazione).

Passione Vivente di Gesù 2019 | Matino Notizie

Un ulteriore, importante contributo giunge dal gruppo religioso facente parte della Gioventù Francescana. La Passione Vivente nei suoi primi anni di vita ha convissuto con un altro rito, quello dei #vattienti# o battenti, che è stato definitivamente soppiantato dalla Sacra Rappresentazione, forse a causa del mutamento culturale e sociale che il paese ha attraversato a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. Negli anni ’80 la Rappresentazione si arricchisce della Processione delle Palme, che viene migliorata nei dettagli e nei costumi col passare degli anni. Gli anni ’90 sono i più significativi: la Rappresentazione si arricchisce di nuovi costumi e nuove scenografie e viene così ricostruita la città di Gerusalemme fuori dalle mura. Dagli anni ’90 del secolo scorso al 2015 si assiste a un graduale miglioramento della Rappresentazione, sia dal punto di vista scenico (costumi, scenografie, audio) sia dal punto di vista della drammatizzazione (gli attori vengono affiancati, nella loro preparazione, da esperti di teatro)

La cena sarà effettuata a Terranova in modo da poter essere già sul posto per assistere alla processione.

Rientro in hotel al termine della processione del Venerdi Santo.

2  GIORNO   19 aprile – TARSIA -SAN DEMETRIO CORONE – MACCHIA ALBANESE – TARSIA   

Dopo colazione partenza per San Demetrio Corone e accoglienza dell’Amministrazione Comunale presieduta da sindaco Ernesto Madeo San Demetrio Corone (Shën Mitri in lingua arbëreshe), tra i centri culturali più importanti della comunità Albanese Italiana, è un piccolo borgo calabrese in provincia di Cosenza che sorge sulle colline dalla pianura di Sibari, a ridosso della Sila Greca.

Considerata la Capitale della cultura arberëshë, San Demetrio si estende su un fertile pendio disseminato di uliveti, gelsi e castagni. Il borgo, nel complesso, presenta caratteristiche morfologiche simili a quelle di altri paesi arbëreshë della Calabria. In questo centro gli albanesi giunsero dopo il 1468 per sfuggire all’invasione della loro patria da parte dei Turchi, rifugiandosi nei territori della principessa Irene, principessa di Bisignano e figlia del mitico eroe Scanderbeg.

Attraversato da mille vicoli tortuosi che si diramano per condurre a sorprendenti sheshiet (slarghi), il paese ospita antiche chiese e splendidi edifici gentilizi. Gli abitanti locali paiono non preoccuparsi del tempo che passa e continuano a custodire i tesori della cultura arbëreshë solo a tratti piacevolmente contaminata da quella calabra. Benché si tratti di un piccolo borgo, l’identità etnica arbëreshe è dominante e ancora viva. Si conservano ancora la cultura, le tradizioni, la lingua, il rito Bizantino e i costumi tradizionali coloratissimi. Inoltre San Demetrio Corone è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant’Adriano, un importante organismo religioso e culturale per la conservazione del rito orientale, delle tradizioni e del patrimonio identitario arbëreshe. Il borgo custodisce uno degli edifici dei secoli XI-XII tra i più preziosi della Calabria: la Chiesa di Sant’Adriano, un autentico capolavoro, luogo di virtuosismi plastici e spirituali dove eleganza e bellezza si fondono in un’estetica misteriosa e assieme seducente.

Benché si tratti di un piccolo borgo (conta poco più di 3.000 abitanti) qui l’identità etnica arbëreshe è dominante e ancora viva. Si conserva, infatti, ancora la cultura e le bizzarre tradizioni, la lingua, il rito Bizantino e costumi coloratissimi. Inoltre San Demetrio Corone è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant’Adriano (un importante organismo religioso e culturale per la conservazione del rito orientale, delle tradizioni e del patrimonio identitario arbëreshe). Questo grazioso paesino presilano custodisce uno degli edifici dei secoli XI-XII tra i più preziosi della Calabria: la Chiesa di Sant’Adriano di San Demetrio Corone, un autentico capolavoro, luogo di virtuosismi plastici e spirituali dove eleganza e bellezza si fondono in un’estetica misteriosa e assieme seducente .

La Chiesa di Sant’Adriano

CHIESA DI SANT'ADRIANO A SAN DEMETRIO CORONE | Storia dell'Arte

La Chiesa è un capolavoro d’arte dell’XI e XII secolo e potrebbe rappresentarsi come chiave per consentire l’accesso al tipico universo etno-antropologico arbëreshe di San Demetrio. La Chiesa di Sant’Adriano fu fondata da San Nilo di Rossano, monaco basiliano, eremita e forse il maggior personaggio del monachesimo calabro-greco, che nel 955 edificò in questo luogo una Chiesetta dedicata ai martiri Adriano e Natalia per istituire un cenobio non troppo distante dal villaggio. La Chiesa non ha mantenuto l’originaria unità strutturale e architettonica, tuttavia mostra linguaggi e messaggi stilistici differenti, che evidenziano una raffinata eleganza che spazia tra il mostruoso, il misterioso e il fantastico. L’accesso alla Chiesa è dato da due ingressi laterali, quello principale posto al di sotto del grosso campanile in pietre e mattoni, mentre l’altro è denominato Porta dei Monaci perché consentiva l’accesso alla Chiesa dei monaci dall’attiguo Collegio italo-albanese con stipiti in marmo e due mascheroni in pietra. All’interno le tre navate sono a copertura lignea e quattro arcate fiancheggiano la navata centrale sorrette da colonne antiche e da pilastri di fabbrica.

 


Le pareti sono affrescate con raffigurazioni di Santi databili tra il XII e il XIII secolo, mentre nell’abside è visibile una scena di un più ampio ciclo, la Presentazione di Maria al Tempio. In fondo alla navata centrale è collocata una cupola barocca dove è raffigurato il Creatore con Santi monaci, Suore e San Nilo in preghiera davanti al Cristo in Croce e la mano destra protesa nell’atto di benedirlo. L’autentico capolavoro della Chiesa è il pavimento (realizzato tra il XII e il XII sec.) parte in opus sectile e parte in mosaico. I quattro mosaici, eseguiti da mani esperte, rappresentano figure di animali fantasiose e suggestive. Sempre all’interno della chiesa sono conservati interessanti reperti scultorei di epoca normanna e i due capitelli delle colonne, uno bizantino, l’altro corinzio.

 Non può mancare una passeggiata nel borgo antico tra vicoletti e palazzi nobiliari.

Dopo una pausa caffè nella piazza centrale visiteremo  il Museo Civico e di Arte Moderna  e il Museo delle Macchine d’Epoca

Dopo le visite, pranzo  in un rinomato ristorante con esperienza a base di suino nero di Calabria DOC la cui azienda visiteremo nel pomeriggio. Le carni pregiate di Suino Nero sono notoriamente ricche di Omega 3 e di acido oleico. L’alimentazione del suino è naturale, perché vede il maiale nutrirsi di erbe e ghiande nelle selve, fonte dei preziosi grassi insaturi.

Nel  pomeriggio ci trasferiamo a Macchia Albanese, a poca distanza, dove visiteremo l’azienda Madeo percorrendo la storia dell’Azienda che è una Filiera Agroalimentare nata dall’intuizione di un giovane imprenditore Ernesto Madeo di creare il primo allevamento di suini. Tutti i prodotti, dai cereali per i suini fino alla spezie che insaporiscono i salumi, provengono dal sistema organizzato di Filiera 100% calabrese e realizzati con solo materie prime locali e naturali.

La Calabria è la regione italiana con il maggior numero di comuni arbëresh. Macchia Albanese, Makji in arbëreshë, frazione del comune di San Demetrio Corone, è un borgo della Presila Greca situato a 418 metri di quota s.l.m. nei pressi del torrente Due Mulini, fondato nel 1400 da coloni albanesi provenienti dall’Albania e dalla Grecia. Nel comune di Macchia Albanese visiteremo la Chiesa Santa Maria di Costantinopoli seguita da una passeggiata tra i vicoletti del borgo fino al palazzo “La Casa De Rada” appartenuta allo scrittore più importante della cultura Arberesh Girolamo De Rada per questo motivo è una struttura d’interesse storico-regionale, poiché culla della cultura italo-albanese. Alla casa si accede per mezzo di un antico cortile, alla cui entrata si trova lo stemma della Famiglia De Rada.

De Rada: il papà calabrese della grande patria degli albanesi

Terminiamo la passeggiata a piedi  con la  vista panoramica mozzafiato sulla costa jonica e Sila Greca .

San Cosmo Albanese STRIGÀRI IL BORGO DELLA POESIA - Borghi d'Arberia Guida Turistica

Nel borgo è presente una Prosciutteria  Madeo, dove avremo la possibilità di altri acquisti o tempo per  bere  un caffè, o un amaro o assaggiare  il tartufo al gelato di Pizzo .

Rientro in hotel cena e pernottamento.

3  GIORNO   20 aprile (Pasqua) –TARSIA – LUNGRO – ACQUAFORMOSA – FIRMO-TARSIA   

Dopo la colazione di hotel partenza per Lungro fondato dai profughi albanesi nella seconda metà del XV secolo, oggi importante punto di riferimento per l’intera comunità albanese italiana, vera e propria capitale religiosa e sede dell’Eparchia di rito greco-bizantino (arbëreshë).

Lungro si prepara al «Salgemma Festival» • Meraviglie di Calabria

Il centro abitato richiama la tradizione orientale nella struttura circolare degli edifici, raccolti attorno alle due piazze centrali e dislocati nelle tipiche gjitonia (vicinati), nuclei sociali con regole proprie. Al busto del patriota albanese, Giorgio Castriota Scanderberg, è riservato il posto d’onore al centro della piazza principale. L’anima di Lungro risiede nelle sue tradizioni antiche e nelle suggestive feste religiose, dai riti della Settimana Santa Arbëreshë (Java e Madhe) e di Pasqua (Pashkëvet), al celebre Carnevale (Karnivalli), in occasione delle quali le vie del paese si animano di costumi tradizionali, balli, canti e parate.  Qui visitiamo la  Cattedrale di Lungro e assisteremo alla messa Greco/Bizantina che risale al XVIII secolo è rappresenta la principale chiesa dell’Eparchia di Lungro.

Nonostante gli arbëreshë siano di religione cattolica, in gran parte delle comunità italo-albanesi di Calabria, da più di 4 secoli, si segue il rito greco similmente ai fratelli orientali greco-ortodossi. Agli inizi del nostro secolo, il Vaticano rivolse una maggiore attenzione alla situazione dei fedeli di rito greco per le continue richieste da essi avanzate per la nomina di un vescovo greco in Calabria e di un altro in Sicila, con pieni poteri territoriali.

“….. conclusione del rito ci si ritrova tutti davanti al portone della Chiesa Madre, dove alcuni volontari nel corso della giornata hanno accatastato tronchi d’albero, tavole di legno e ogni genere di materiale e così a mezzanotte si procede all’accensione della “qerradonulla” (grande falò). Al momento dell’accensione si esegue il canto greco “Christos Anesti” (Cristo è Risorto). Una caratteristica funzione liturgica si svolge la Domenica di Pasqua: il sacerdote con la croce in mano, seguito da questi ultimi, si ferma all’esterno della chiesa, davanti alla porta principale, batte la croce per tre volte sulla porta, ripetendo la formula liturgica del rito bizantino-greco “Aprite le porte”. All’interno della chiesa la forza del male, il demonio (djallthi) con voce cavernosa, chiede chi è che bussa alla porta; alla risposta che è il Signore risorto, le porte si spalancano al terzo colpo. E mentre il demonio scompare, tra scoppi di mortaretti e stridore di catene, il sacerdote seguito dai fedeli entra in chiesa dove ha inizio il ”Mattutino”. Questa cerimonia che simboleggia la Risurrezione della morte, segna la fine della Settimana Santa.

A Lungro, in Calabria, c'è stato un incontro con 70 vescovi della Chiesa d'Oriente - La Mescolanza

L’attuale edificio è del 1721, dopo che un terremoto distrusse la Chiese preesistente. La Cattedrale presenta una pianta basilicale romanico-barocca, a tre navate, con ampia abside e cupola centrale. Ricca di mosaici, icone e affreschi bizantini: il mosaico del Pantocrator copre l’intera superficie della cupola centrale. Nella Sacrestia è costituito un frammento di affresco che raffigura Santa Parasceve (XII secolo), insieme a preziose tele di scuola napoletana e statue lignee di pregevole fattura. Di notevole fattura artistica sono le tre porte in bronzo con altorilievi realizzati con la tecnica a cera persa dallo scultore calabrese Talarico, che rappresentano scene del Vangelo.

Piana degli Albanesi e le sue secolari tradizioni pasquali, il programma - ilSicilia.it

A seguire una passeggiata tra i vicoletti del centro storico di Lungro  e la visita allo Storico Museo delle Saline di Lungro  che si articola su nove sale, ciascuna delle quali è intitolata a una galleria della Miniera. Il Museo espone nei dettagli la realtà dell’antica Salina, con l’ausilio di pannelli descrittivi e raffigurativi con cenni storici sul sito minerario.

SALINA DI LUNGRO | I Luoghi del Cuore - FAI

In estate viene organizzato il «Salgemma Lungro Festival».

Il Festival pone al centro il Comune di Lungro, la sua storia e territorialità, partendo dalla miniera di Salgemma che ha rappresentato per millenni la più grande ricchezza di quasi tutta la piana di Sibari.

Proprio il sale, veniva esportato in tutta la Calabria, in parti dell’Italia e fino in Europa. Il «Salgemma Lungro Festival», voluto dall’amministrazione comunale e realizzato da Piano-B, intende ripartire proprio da qui, proponendo attività culturali ed artistiche collegate tra loro dal «Sale» come elemento di vita, sostenendo il territorio e il suo indotto economico e contribuendo a fornire un’offerta turistica di qualità.

Si prosegue poi in direzione di  Acquaformosa  comune  di 1115 abitanti collocato ad un’altitudine di 756 metri s.l.m., e anch’esso fa parte della minoranza linguistica arbëreshë  in quanto fu fondato dai profughi albanesi, come molti altri centri lucani e calabresi del parco dove le tradizioni arbëreshë sono ancora fortemente radicate (es. le “Vallje”, danze in costume tradizionale albanese durante il Carnevale). Sono da visitare i resti del Monastero dei Cistercensi del 1195, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa della Concezione e quella dell’Addolorata.

Arrivati ad Acquaformosa troviamo la Chiesa di San Giovanni Battista, costruita dagli albanesi all’incirca nel 1500. Sono evidenti gli elementi dell’architettura romanica ma agli occhi appaiono subito gli imponenti i mosaici della chiesa ad opera dell’artista locale Biagio Capparelli. L’interno infatti è interamente mosaicato con tessere dorate e policrome intagliate a mano. Nella navata laterale destra sono raffigurate le scene dell’Antico Testamento, nella navata centrale il Nuovo Testamento. Anche l’iconostasi è stata recentemente realizzata in mosaico, come l’intera Chiesa. Nella cripta vengono preziosamente custoditi alcuni ornamenti appartenuti alla ricca Abbazia Cistercense del 1200 insieme alla Madonna della Badia (1400), antichi e preziosi oggetti appartenenti alla Chiesa e l’Assunta risalente al 1520.Sul lato orientale della navata centrale vi è una parte sopraelevata, è il solea, che è il luogo della comunione dei fedeli, oltre il solea, divisa dall’iconostasi, che letteralmente significa luogo delle icone, su un piano ancora superiore si trova l’Altare dove si accede attraverso la Porta Regale. All’interno dell’altare si erge la Tavola Santa che, per mistica trasposizione, raffigura il Signore stesso. Il transetto separa il vima dal resto della chiesa. Il braccio del transetto a nord è coperto da volta a botte e da l’accesso alla cripta, mentre nel braccio a sud si innalza il campanile. La parola “icona” deriva dal greco, eikwn (eikon), e significa immagine.

Chiesa Parrocchiale - Chiesa di Acquaformosa

I bizantini indicano con questo nome ogni raffigurazione del Cristo, della Madonna, dei Santi L’icona non si dipinge, si scrive, perche in essa è la  parola di Dio scritta con l’immagine mediante un linguaggio comprensibile. L’icona si scrive, l’icona si legge. Chi la osserva legge e si chiede perché è stata scritta e la risposta è, per essere letta e testimoniare l’invisibile , sostenere la nostra fede e speranza, aiutarci a pregare e trasfigurarci nella carità. Qui sei rapito dalla loro bellezza estetica, qui il cuore ti si trasforma. Una scuola dove allenare il proprio Spirito è questa Chiesa di San Giovanni Battista di Acquaformosa. Nel 1989 un’idea di Padre Vincenzo Matrangolo, ispirato dallo Spirito, si sta realizzando grazie al  maestro mosaicista di Acquaformosa, Biagio Capparelli, aiutato da discepoli di Acquaformosa. Entri in questa Chiesa e ti meravigli per tanto splendore; sei rapito dal visibile e, con l’aiuto dello Spirito, vuoi arrivare all’invisibile.  Il rito bizantino, detto anche rito costantinopolitano, è il rito liturgico utilizzato (in diverse lingue) da tutte le Chiese Ortodosse d’Oriente e da alcune Chiese sui iuris di tradizione orientale all’interno della Chiesa cattolica. Nonostante gli Arbëreshë siano di religione cattolica, in gran parte delle comunità italo-albanesi di Calabria, da più di 4 secoli, si segue il rito greco come i fratelli orientali greco-ortodossi.

TURISMO & CO. «Lo splendore di Acquaformosa» di Giampiero Scarpino

Pranzo  di Pasqua in ristorante, una trattoria con una location meravigliosa e con intrattenimento musicale per un tipico pranzo pasquale di specialità calabresi.

Dopo pranzo raggiungiamo un l’ultimo borgo della giornata: Firmo dove effettueremo la visita a piedi del borgo con il Museo della civiltà contadina di Firmo

Nel cuore montano della Calabria il piccolo comune di Firmo sorge su una collina ai piedi della piana di Sibari e custodisce tradizioni arbëresh (l’antico albanese), ma anche le tradizioni ed il rito greco-bizantino. Prima della venuta dei profughi albanesi, il territorio era un feudo disabitato che apparteneva ai principi di Bisignano ed ai Padri Domenicani di Altomonte. Il territorio era suddiviso in due zone: Firmo Soprano e Firmo Sottano. Firmo Sottano o Inferiore, sarebbe stato edificato da profughi albanesi intorno al 1485 quando scapparono dall’Albania a causa dell’occupazione dei Turchi Ottomani e dato in signoria ai Padri Domenicani di Altomonte. Firmo Soprano invece nasce il 6 Settembre 1502 quando Don Berardino Sanseverino, Principe di Bisignano, cedette ad Alessio Comite un podere comprendente anche la contrada Foresta, perché vi edificasse un villaggio. Nel 1811 i due abitati vennero giuridicamente unificati in un unica comunità anche se la delimitazione tra le due aree continua ad essere simboleggiata da un arco detto “Ka Markasati” e da evidenti tratti del tessuto urbano ed architettonico delle due aree.

Firmo | ITALY Magazine

Il piccolo borgo è caratterizzato da una zona centrale dominante del paese dove ha sede l’antico Convento dei Domenicani punto di riferimento storico per la valorizzazione delle tradizioni della civiltà contadina e della cultura degli arbëreshë.

Covella Ruffo – Pringjpesha Chiara Comite

Firmo offre una grande varietà di punti d’interesse : la parrocchiale di santa Maria Assunta in Cielo, edificata intorno al XIX secolo; la Grancia del Convento dei Domenicani costruita alla fine del XV secolo dai Padri Domenicani di Altomonte, recentemente restaurata; il Palazzo Giuseppe Martino; la Piazza Giorgio Castriota Scanderbeg.

Rientro in hotel dove effettueremo la cena e pernottamento.

 4  GIORNO   21 aprile- TARSIA – GUARDIA PIEMONTESE-SAN MARCO ARGENTANO-TARSIA

Dopo la colazione in hotel partenza per Guardia Piemontese che è la località di turismo termale più famosa della Calabria e del meridione d’Italia, grazie alla presenza su di una parte del territorio delle famose Terme Luigiane.   La Città è stata popolata a partire dal XII secolo da coloni prevalentemente valdesi provenienti dal Regno d’Arles, dalla Provenza, dal Delfinato e dalle valli occitane del Piemonte ed  ha la particolarità di essere un’isola linguistica occitana del meridione italiano.

Guardia Piemontese | Calabria Straordinaria

Chiamata La Guardia per via della torre arroccata su una collina che affacciava sul mare e che, appunto, serviva da guardia per eventuali avvistamenti di navi turche, successivamente fu ribattezzata Guardia Piemontese in ragione dell’immigrazione di una piccola comunità occitana dal Nord Italia . Arrivati nel centro storico effettuiamo la visita del Museo Occitano e  della chiesa Valdese terminando con una passeggiata nel borgo Occitano dove vedremo la Torre di Segnalazione e la splendida vista panoramica  Il centro storico si articola in numerosissimi vicoli con pavimentazione in pietre. La sua torretta di avvistamento, facilmente ravvisabile anche dal “paese marino”. La Chiesa di S. Andrea apostolo è dedicata al Patrono di Guardia Piemontese con un interessante portale di tufo sormontato dallo stemma di Guardia Piemontese La Torre mentre la Chiesa del Santissimo Rosario, ex convento dei Domenicani fondato dai domenicani nel 1600 e consacrato nel 1616. Di notevole pregio artistico è l’antico coro ligneo, scolpito a mano alla metà del XVII secolo. Esso è composto da 33 scanni, divisi in due ordini di posti: 21 superiormente e 12 più in basso. I braccioli degli scanni rappresentano figure femminili. I pannelli, meravigliosamente scolpiti, sono divisi da alte colonne.

Guardia Piemontese, il paese occitano del Sud - Io e la Calabria | il blog di Laura Cipolla

Ci spostiamo  per vedere  lo “ Scoglio della Regina”chiamato cosi per una leggenda che  narra di un  Re, caduto sotto incantesimo, non fosse mai soddisfatto delle sue vittorie e cercasse un modo per essere finalmente appagato. Questa sua inquietudine lo portò a partire per un’altra battaglia. Il Re giurò alla moglie che questa sarebbe stata l’ultima. Prima di partire le disse di guardare sempre verso l’orizzonte perchè il suo ritorno sarebbe stato anticipato da un luce rossa nel cielo. Il tempo passava e nessuna notizia del Re venne riportata alla Regina. Un giorno la sovrana, cercando disperatamente di vedere il Re all’orizzonte, si arrampicò sullo scoglio; una volta in cima, cercando di guardare sempre più lontano, perse l’equilibrio e scomparve tra le onde.

Infine effettueremo un assaggio al Gelato artigianale e alla pasticceria locale  con  degustazione della confetteria e dei prodotti enogastronomici del territorio(non incluso).

Pranzo di Pasquetta.

San Marco Argentano, sulla strada dei normanni.

 

San Marco Argentano | Calabria Straordinaria

San Marco Argentano si trova nel cuore della provincia di Cosenza, non lontano da mete molto famose come la Riviera dei Cedri e la costa ionica cosentina, a pochi chilometri dalle Terme Luigiane e di Spezzano Albanese: si trova infatti sulla via istmica che collega lo Jonio al Tirreno. San Marco Argentano è definita la “città più normanna” della Calabria: anticamente conosciuta come Argentarum, è un centro urbano dalla storia molto antica, e per il suo patrimonio storico-artistico è considerata uno dei più importanti centri culturali della provincia di Cosenza. San Marco Argentano è stata abitata sin dal VIII secolo a.C. e per tutto il medioevo; uno degli avvenimenti che hanno lasciato più tracce in questo territorio fu sicuramente la conquista da parte di Roberto il Guiscardo, che nel 1048 la assediò e la trasformò in città fortificata. I normanni valorizzarono il luogo per la sua posizione strategica, e contribuirono allo sviluppo della città che divenne un grande cantiere dove si trovavano maestranze bizantine, arabe, longobarde e aragonesi impegnate nella costruzione delle principali opere. L’impianto urbanistico del centro storico è infatti indubbiamente di impronta normanna: è caratterizzato da stretti vicoli e sono presenti archi di stile bizantino. Con questo itinerario visiteremo le importanti testimonianze del periodo normanno e del basso Medioevo: la Cripta Normanna, dell’ XI secolo; il Convento della Riforma, del XIII secolo; la Torre del Guiscardo, del XIII secolo.
Cominceremo con la visita guidata della Cattedrale di San Nicola: di fondazione normanna, per molto tempo ha conservato l’impianto originale per poi subire integrazioni barocche tra il XVII e il XVIII secolo. Danneggiata dai terremoti del 1905 e del 1908, venne ristrutturata e nel corso dei lavori tornò alla luce la sottostante cripta normanna, risalente all’XI secolo. La cripta per molti secoli fu utilizzata come luogo di sepoltura di vescovi ed ecclesiastici e poi praticamente dimenticata: venne quindi risistemata rimuovendo le sepolture e le divisioni interne e adesso è conservata nel suo stato originario. Spesse mura, possenti arconi e campate la rendono un luogo austero e dal fascino peculiare.
La Torre Normanna del Guiscardo, detta anche di Drogone, risale al XIII secolo; ha mantenuto il suo impianto difensivo originale ed è caratterizzata dalla struttura a forma di grande tronco di cono detta“motta”. E’ suddivisa in cinque piani sovrapposti definiti sale: la Sala delle Granaglie, al piano sotterraneo; la Sala delle Prigioni, al primo piano; la Sala delle Armi, al secondo piano; la Sala delle Udienze, al terzo piano e infine la Sala del Principe, al quarto piano. Tutti i livelli sono visitabili, le stanze, le gallerie, le segrete, le vie di fuga sono avvolte dal fascino misterioso della storia, permettendo quasi un viaggio indietro nel tempo, nel medioevo. Tra magia e folklore, tanti sono i detti e le leggende che riguardano i personaggi vissuti in questo luogo: una di queste racconta che le ragazze, nel pronunciare il nome di Sikelgaita, seconda moglie di Roberto il Guiscardo, sentano sfiorarsi la pelle o i capelli.
Si raggiungerà poi il Complesso Monastico di Sant’Antonio o dei Riformati, uno tra i più antichi esempi di architettura francescana in Calabria. Avendo subito nel tempo varie modifiche e trasformazioni, rimangono ad oggi, del periodo francescano, solo il campanile a vela, l’ingresso ed il coro ligneo. San Francesco da Paola dimorò qui dal 1429 al 1430, come indica la piccola cappella votiva all’interno della Benedetta, il piccolo giardino dove il Santo era solito pregare e la piccola finestra della cella dove il Santo dimorava.
Termineremo l’itinerario a San Marco Argentano passeggiando lungo le vie del centro storico per ammirare anche gli ottocenteschi palazzi signorili, oltre ad esempi di opere di epoca normanna, come la Fontana di Sikelgaita.

Come in altre realtà calabresi, anche a San Marco storia, cultura e tradizione si fondono in un originale percorso del gusto, un viaggio sensoriale di sapori e profumi che valorizza le eccellenze prodotte sulle terre e nelle aziende locali, rendendo protagonisti della lavorazione e della produzione delle tipicità locali. Come i pupazzi arraganati, senza  dubbio,   uno  dei  più  celebri  piatti  della  tradizione locale: peperoni (dolci o piccanti) essiccati d’estate al sole intrecciati in “filare” e fritti poi d’inverno in olio bollente. Caratteristica peculiari di questo piatto è l’inimitabile croccantezza.

Rientro in hotel  dove effettueremo la cena e pernottamento.

 5  GIORNO   22 aprile- TARSIA – CIVITA – FRASCINETO – RIENTRO A ROMA

Il paese arbëreshë del Museo del Costume e delle Icone Bizantine

Dopo la Colazione in hotel ,rilascio delle camere,e partenza direzione di  Frascineto anch’esso centro arbëreshë che conserva ancora la lingua, la cultura, le tradizioni e le funzioni religiose del rito bizantino .

Come tutti i centri abitati di origine arbëreshë, anche Frascineto presenta inconfondibile assetto urbano in forma di gjitonìe: i quartieri fatti di case piccole, disposte a semicerchio, che affacciano su una piazzetta comune, centro pulsante della convivialità di quartiere. Gli albanesi di Calabria custodiscono con tenacia la propria identità culturale attraverso costumi, lingua, religione e gastronomia.

Il Museo rappresenta uno strumento di conoscenza della tradizione italo-albanese di alcune comunità in Calabria. Espone la vasta collezione dell’Archimandrita Paolo Lombardo attraverso un percorso dedicato all’arte, alla spiritualità e alla liturgia bizantina che si sviluppa all’esterno e all’interno della struttura. All’esterno è possibile visitare i luoghi quotidiani della fede e della vita delle comunità albanesi, quali la Chiesa dell’Assunta e la Chiesa di San Pietro, elevata a Monumento Nazionale.

All’interno, invece, il percorso si sviluppa sui tre piani: al primo piano, si introduce il visitatore al mondo bizantino, al secondo sono esposte le icone, mentre al terzo sono custodite alcune antiche icone russe in bronzo, arredi sacri e paramenti liturgici, oltre a rare edizione di libri dal XVIII al XX secolo. All’ingresso, 280 medaglie celebrative pontificie e della Zecca dello Stato, accompagnate da una spiegazione sulle fasi di creazione e confezionamento.

Uno dei modi più affascinanti di scoprire la Calabria è un viaggio alla scoperta dei costumi calabresi tradizionali. Un mondo fatto di colori vivaci, tessuti pregiati e dettagli artigianali che raccontano secoli di storia e cultura.

Osservare da vicino la bellezza dell’abito tipico calabrese e le peculiarità che lo distinguono da un Comune all’altro significa leggere la storia stessa delle comunità che lo indossano, l’abilità manuale delle donne che, ancora oggi, confezionano i vestiti tradizionali calabresi per le occasioni di festa e visitare alcuni imperdibili musei del costume e del folklore.

Spesso, la storia e la foggia dei costumi calabresi è espressione delle minoranze etnolinguistiche che tuttora li vestono con orgoglio, portando addosso simboli, ricami e colori che sottendono significati antichi.

Storia dell’abito tipico calabrese

Se si pensa all’abito tipico calabrese viene subito in mente una figura femminile molto cara alla tradizione folkloristica del sud Italia: la pacchiana.

Il termine “pacchiàna”, di probabile derivazione greca, indica la giovane contadina che indossa il vestito tradizionale calabrese, ovvero un costume tipico le cui prime attestazioni documentarie risalgono al XVII secolo e lo descrivono attraverso alcuni elementi inconfondibili, diffusi con qualche variante su tutto il territorio regionale.

La pacchiana indossa l’abito tipico calabrese composto da una lunga gonna decorata in vari colori e un bustino arabescato di velluto nero sotto al quale spunta una camicia bianca con maniche ampie, spesso a tre quarti. Il vestito tradizionale calabrese femminile è completato da una lunga stola che copre il capo e le spalle (elemento in alcuni casi molto prezioso, come i tipici vancàli di Tiriolo, CZ), da un grembiule sovrapposto alla gonna, calzature tradizionali e una serie di gioielli familiari (brillòcchi) che vanno dalle collane alle spille. I capelli sono acconciati in una lunga treccia raccolta sulla nuca.

I costumi calabresi tipici femminili venivano fatti indossare alle giovani in cerca di marito (tra i 15/16 anni) nei giorni di festa.

Luzzi pacchiana

Successivamente visita chiesa di S. M. Assunta , costruita in stile Barocco dopo l’arrivo degli albanesi con unica navata, un campanile caratteristico e una maestosa cupola e alla Chiesa Basilicale di San Pietro e Paolo, risalente al X secolo in stile bizantino, a tre navate.

Si prosegue per Civita, fra i borghi più belli d’Italia, sorge nel cuore del Parco nazionale del Pollino e della Riserva naturale Gole del Raganello. La vallata in cui sorge è circondata da montagne boscose, dove arrivano i riflessi azzurri del mare Ionio, che s’intravede all’orizzonte.

Immersa in un paesaggio naturalistico unico e vario, Civita è una delle più antiche comunità albanesi (arbëreshë) d’Italia ed è un centro rinomato per la sua architettura e per le sue bellezze naturali.

Nota anche come “il paese del Ponte del Diavolo”, per via del suo antico e caratteristico ponte medievale in pietra che visiteremo con un tour in jeep . Costituisce un’ardita opera di ingegneria e un ottimo posto di osservazione ed è ormai una delle principali attrattive di Civita e simbolo del Parco Nazionale del Pollino.  A causa del punto impervio in cui sorge e degli scarsi mezzi di cui si disponeva un tempo, la fantasia popolare ne attribuì la realizzazione al diavolo, a cui era pratica diffusa nell’antichità attribuire l’edificazione delle opere considerate impossibili.

La sua posizione permette una vista spettacolare: dalle sottostanti gole, l’occhio si perde sino alla Piana di Sibari, sul Mar Ionio.  Il suo centro storico è un susseguirsi di vicoli, angoli caratteristici e panorami.

Civita: il "Borgo delle Sette Meraviglie" - Guide In Calabria di Alessandra Scanga

Durante la visita sarà possibile ammirare le famose case Kodra, caratteristiche casette dal volto umano così chiamate in memoria dell’artista albanese Ibrahim Kodra. Le casette ubicate in vari rioni dell’abitato sono la testimonianza del tocco post cubista. Le abitazioni sono facilmente riconoscibili dalla grande porta e dal comignolo che funge da naso mentre le finestrelle sono gli occhi. La loro edificazione avvenne tra fine ‘800 ed inizi ‘900 ma altre ancora erano più datate.

Camminando per le viuzze del borgo si possono notare i suggestivi comignoli dalle forme bizzarre e le “case parlanti”. I vicoli stretti del centro storico (le rughe) si dipartono con andamento circolare verso le piazzette, le gjitonie in albanese (termine d’origine greca traducibile con “vicinato”) che collegano i vari nuclei urbani. I vecchi quartieri, con le casette basse, le crepe nei muro e gli anziani seduti davanti alla porta di casa, regalano immagini d’altri tempi. Nei mesi estivi tanti i visitatori attratti dai sentieri del Parco del Pollino e dalla possibilità di praticare sport come il canyoning e il torrentismo all’interno della Riserva naturale Gole del Raganello. Civita (Çifti in arbëreshë) fu fondata nel 1471 da famiglie albanesi in fuga dai turchi sulle rovine di una città preesistente (Castrum Sancti Salvatoris) distrutta da un violento sisma nel 1456. Testimonianza delle culture che hanno attraversato il borgo sono la struttura urbanistica fatta di viuzze e slarghi, e l’architettura religiosa. L’impianto delle chiese è orientale: rivolte verso est, recano i simboli e le forme della teologia bizantina e le funzioni sono celebrate in lingua albanese.  Civita è stato tra i primi comuni a istituire lo Sportello Linguistico Comunale per la tutela del patrimonio etno-linguistico. In regioni montuose e lontane dalle comunicazioni si sono conservate intatte la foggia del vestire, gli usi e i costumi insieme alla lingua e alla professione di fede risalenti alle antiche origini albanesi. Alla conservazione della lingua contribuisce enormemente il mantenimento continuo della coscienza storica del sentimento dell’origine albanese. Sotto l’aspetto culturale, l’eredità albanese costituisce una ricchezza considerevole di tesori folclorici, che ancora oggi vengono conservati gelosamente dalla popolazione del borgo. Nel centro storico, oltre alla cappella di Sant’Antonio e a quella cinquecentesca di Santa Maria della Consolazione, è da visitare la chiesa di Santa Maria Assunta, costruita in stile barocco nella seconda metà del XVI secolo, con impianto orientale e simboli della teologia bizantina. Vi si celebra la liturgia bizantina, in quanto gli albanesi d’Italia sono cattolici di rito greco. Nella chiesa, quindi, proliferano le icone al posto delle statue.

I comignoli

I comignoli di Civita, probabilmente datati ad un periodo successivo al 1500, rappresentavano un segno distintivo per ogni casa e assolvevano a diverse funzioni, sia reali che legati alla superstizione. Accanto alla normale operazione di aspirazione del fumo dei camini e alla protezione dai forti venti che si formavano tra i monti del Pollino, i comignoli erano in grado, secondo la simbologia tradizionale, di tenere lontani gli spiriti maligni. Anche per questo motivo erano costruiti in forma strambe e particolari, per distinguersi gli uni dagli altri e legati all’estro del momento e alle condizioni economiche delle famiglie che ne commissionavano la costruzione. Infatti, le famiglie più ricche avevano in uso di fare realizzare comignoli molto elaborati, spesso vere opere d’arte, al contrario delle famiglie meno abbienti, sulle cui case si ergevano comignoli di più semplice fattura.

Passeggiando per il centro storico di Civita non si può non notare la presenza di alcune piccole case dalla struttura antropomorfa. Sono le case Kodra, che devono il loro nome a Ibrahim Kodra, un pittore albanese di fama internazionale che Civita ha voluto ricordare alla sua morte, avvenuta nel 2006, perché queste case “parlanti” e antropomorfe richiamano le linee e le forme della sua pittura. Queste case si presentano, infatti, con una facciata che ricorda un volto umano. La porta d’ingresso posta al piano terra è sovrastata da una canna fumaria esterna, affiancata a sua volta da due piccole finestre perfettamente identiche e simmetriche. Questi elementi così distribuiti rappresentavano, rispettivamente, la bocca, il naso e gli occhi.

Civita - Visit Pollino

Pranzo ristorante tipico “La Kamastra”(cucina arberesh e locale).

La gastronomia locale è naturalmente un connubio tra tradizioni arbëreshë e la cucina tipica del Pollino. La cultura e l’abilità antica, unita a materie prime di qualità e alla presenza sul territorio di numerose erbe aromatiche, offrono piatti ricchi di sapore, come la pasta fatta in casa condita con sugo di capretto; prosciutto e capocollo; formaggio fresco; gnocchetti con ricotta pecorina; fettuccine con funghi porcini e agnello e capretto alla civitese con accompagnamento di vino del Pollino.

Dopo pranzo  avrà inizio la rappresentazione folklorica della Valie Arberesh con canti e ballo della tradizione. Il martedì di Pasquinella comunità di Eianina è il giorno della della propria identità linguistica e culturale. È qui che per un giorno all’anno gli arbëreshë d’Italia si ritrovano, nel paese delle Vallje, nel paese dei colori d’Arbëria. In questi giorni sembra che la terra abbia cambiato d’abito e la primavera versato i colori sui costumi delle donne. Donne che, si tengono tra loro tramite un fazzoletto e predisposte a ferro di cavallo alle cui estremità si trovano due o tre uomini detti “caporali”, girano tra le vie del paese intonando canti in lingua albanese che richiamano rapsodie e rievocano la vittoria dell’eroe nazionale albanese Scanderbeg sui Turchi. E’ quasi come se Frascineto ed Eianina in quei giorni si svegliassero in un altro tempo, in altro luogo: i colori del costume tradizionale femminile sono stupendi, ricchi d’oro, impregnati di passato e storia, colmi di ricordi e gioia, indossati con grazia dalle donne del paese, che rammentano la grazia e l’eleganza delle donne del tempo andato.

Le vallje sono eseguite in semicerchio, tenendosi a catena, e si snodano per le vie del paese accompagnate da canti epici che narrano la resistenza contro i turchi, rapsodie, storie d’amore e di morte. Il più famoso di questi canti è il Canto di Scanderbeg del martedì di Pasqua.

A tavola non mancano le inconfondibili Jova di Pasqua del rito orientale, ovvero le Uova di Pasqua colorate di rosso.

 

Le Vallje di Civita: tradizioni e storia della festa arbëreshë | VMvacanze

La danza della Vallje di Pasqua : La parola vallje significa, in generale, “danza” ma, in realtà nella minoranze etniche calabresi arbëreshë, cioè gli albanesi d’Italia, essa indica la ridda. Questa è l’unica forma di danza arrivata in Calabria che i primi migranti albanesi portarono nelle zone del cosentino ed è l’unica forma di danza conosciuta. La Vallje potrebbe essere confusa con la tarantella calabrese, ma si tratta invece di una ridda che si rifà alle danze della montagna albanese e alla regione montuosa della Rugova sita nella Kossova e dell’Epiro. La Vallja è sicuramente uno degli eventi folkloristici più importanti della tradizione arbëreshë. Attualmente si esegue nella zona del Pollino cosentino ed è effettuata il martedì di Pasqua. La tradizione delle vallje rimanda alla storia dell’Albania e precisamente al condottiero Giorgio Castriota Skanderbeg. Si tratta di un avvenimento storico molto importante per gli arbëreshë: Skanderbeg, alla guida di un piccolo esercito riuscì a sconfiggere le armate turche. L’episodio porta la data del calendario giuliano del 24 aprile 1467, il condottiero riuscì a salvare la città di Kruja dal turco Balabano, proprio il martedì dopo Pasqua e seguì una festa che durò tre giorni. Le donne cantano in lingua arbëreshë i viersh, canti epici e d’amore: delle canzoni nazionali tipiche dell’Albania antica.

Le Vallje, l'evento della Pasqua Arbëreshe • Meraviglie di Calabria

I movimenti eseguiti durante la ridda rappresenterebbero la tecnica di accerchiamento messa in atto da Skanderbeg contro l’esercito turco. C’è da notare che la vallja molte volte è composta da soli uomini vestiti in abiti tradizionali; anche essi tratteggiano e ricordano appunto la tattica di combattimento adottata da Skanderbeg per catturare il nemico turco. Questa manifestazione coinvolge tutta la gente del paese e rappresenta il forte senso comunitario arbëreshë. Durante la settimana santa di Pasqua, negli ultimi giorni, per le vie dei borghi arbëreshë è possibile ascoltare il canto delle Kalimere.Si tratta di canti augurali in lingua albanese che raccontano la passione e morte di Cristo.

Circa  le 16.30 partenza per Sapri per prendere il treno diretto a Roma in partenza alle ore in aggiornamento .

Arrivo alla stazione di Roma Termini e fine dei servizi.

Per coloro che partono altre destinazioni,proseguimento per per la propia destinazione in treno,o  in aereo da Lamezia Terme o aereoporto di Napoli.

 

Costo per persona in camera doppia euro 630,00

Sup.Singola 60,00

Prenotazioni entro il 10 Febbraio con acconto di euro 300,00

Saldo 35 giorni prima della partenza.

La quota comprende

Bus G.T per la durata del tour.

Hotel 3 stelle in mezza pensione bevande incluse ai pasti.

5 pranzi bevande incluse

Guida autorizzata Regione Calabria per intera durata del tour.

Assicurazione medica  e bagaglio

ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO VIAGGIO

Iva di legge.

Gadget

Accompagnatore dei Viaggi di Giorgio

Non comprende :

Biglietto treno da euro 120,00 soggetto a riconferma

Ingressi pari a euro 16,00

Mance guida, autista e camerieri.

Eventuali tasse di soggiorno da pagare in loco.

 

 

NOTIZIE AGGIUNTIVE APPROFONDIMENTI

“Non mi aspetto giustizia dal mondo che ha crocifisso l’amore” (T. Mithrandir)

I riti della Settimana Santa della tradizione regionale calabrese hanno radici secolari. Durante tutta la Settimana, a partire dalla Domenica delle Palme, è un avvicendarsi di manifestazioni religiose e folkloristiche dove il sacro e il profano si susseguono e si accavallano sconfinando da una sfera all’altra lasciando intravedere, in ognuna di esse, le numerose dominazioni e invasioni che si sono succedute nel corso dei secoli, oltre che le varie superstizioni legate a ogni località.

San Demetrio Corone, la sera del Venerdì Santo si svolge la Via Crucis con la partecipazione in massa di tutti i fedeli, mentre schiere di ragazzi girano per le vie del paese con le “trocke”, tipici strumenti della musica popolare costruite in legno che, in sostituzione del suono delle campane, invitano la gente a partecipare alla processione del Cristo. Nella mattina del Sabato Santo si cantano il Vespro e la Liturgia di S. Basilio e, dopo la lettura dell’Epistola, viene dato in chiesa il preludio della resurrezione di Cristo, simbolicamente sollecitato dal sacerdote a risorgere, mediante il lancio di fiori. In quel momento le campane suonano a gloria, mentre il sacerdote compie il sacro rito alla fine del quale i fedeli si recano nelle fontane a prendere l’acqua benedetta. Dopo la mezzanotte, comitive di giovani, si riversano nelle strade del paese cantando l’inno “Kristos Anesti” (Cristo è risorto) svegliando la gente che dorme. Una tradizione singolare di San Demetrio Corone è la consuetudine tra la notte del Sabato e della Domenica di Pasqua di recarsi, in assoluto silenzio, alla fontana dei monaci, presso il Collegio di Sant’Adriano, per eseguire il rito del “rubare l’acqua”. Il rito riproduce il gesto della Madonna allorquando non potendo lavare il corpo di Gesù perché impedita dalle guardie, si recò, nel silenzio della notte, presso una fontana dove bagnò un panno e così riuscì di nascosto a pulire il corpo del Figlio. Al rito si partecipa a piccoli gruppi che si formano in corrispondenza delle varie “gjitonie”, i vicinati, e che a tarda ora si incamminano verso la fontana. I gruppi procedono rispettando un rigoroso silenzio e resistendo ai molestatori che puntualmente si incontrano lungo la strada, infatti chi ha già bevuto alla fontana è libero dal vincolo del silenzio e si diverte cercando di far parlare chi non l’ha ancora fatto, per questo si vedono le più anziane del gruppo munite di “dokanigje”, lunghi bastoni dall’estremità biforcuta, con l’intento di scoraggiare i tentatori.
Dopo aver bevuto l’acqua del paese si scambiano gli auguri e tra canti e danze si ritorna alla volta del paese.

Il Venerdì è il giorno della Settimana Santa più profondo e ricco di simbolismo e di rappresentazioni tradizionali sacre in tutti i comuni calabresi. Quella sicuramente più suggestiva e maggiormente conosciuta anche oltre i confini regionali, si svolge a Nocera Terinese, piccolo borgo del catanzarese, dove si può assistere allo spettacolo dei “Vattienti” – Battenti, Flagellanti.  Qui, i fedeli in processione, scalzi, indossano pantaloncini cortissimi di colore nero per lasciare totalmente scoperte tutte le gambe, sulla testa una corona di spine fatta con asparago selvatico intrecciato, praticano il rito dell’auto-flagellazione. Battono sulle gambe un pezzo di sughero di forma circolare chiamato cardo o rosa dove sono attaccati 13 pezzetti di vetro che entrando in contatto con la pelle, oltre a causare dolore, tagliano facendo fuoriuscire copiosi rivoli di sangue. Sulle ferite viene versato del vino rosso che mescolandosi al sangue crea una visione ancora più straziante. Il numero 13 richiama i dodici apostoli più Gesù, ma non solo, è simbolo di morte, trasformazione e rinascita.  Ogni flagellante si accompagna a un personaggio detto “acciomu”- Ecce Homo, che indossa un lungo drappo rosso e regge tra le braccia una croce avvolta, anch’essa, da un tela di colore rosso. Anche l’acciomu è scalzo e ha il capo cinto da una corona di spine.

Il dolore come penitenza ed espiazione, dove il sangue è senza dubbio il protagonista assoluto di questo rituale.  Sangue come sacrificio per redimersi dalle colpe, come simbolo che unisce quanti sono accomunati dalla stessa tacita richiesta di intercessione col divino, come voto per ottenere una guarigione o per l’assoluzione dai peccati per un’anima defunta. Ma ancora, quel sangue come vera e propria Via Crucis offerta in dono alla Vergine Maria, affranta dalla morte del suo unico figlio. Il sangue, pur suscitando una sorta di rifiuto del dolore è, contemporaneamente, emblema di quel modello ciclico vita-morte inteso come purificazione e rinascita. “I Vattienti” compiono un atto cruento, doloroso, ancestrale per certi aspetti, ma “spiritualmente necessario”.

Quello dei “Vattienti” non è solo un rito tradizional-popolare legato alle cerimonie pasquali, ma è una vera e propria identità sociale, religiosa e antropologica della comunità di Nocera Terinese. Le prime testimonianze storiche risalgono addirittura agli inizi del 1600 e, nonostante la Chiesa, pare, abbia più volte disposto l’annullamento di tale celebrazione, Nocera Terinese è uno dei pochi comuni calabresi ad averlo mantenuto tanto da essere stato candidato, dalla Regione Calabria e dal Ministero dei Beni Culturali, a divenire Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Altra manifestazione della tradizione pasquale calabrese è la cosiddetta “Affruntata” o “Cunfrunta”– (Incontro-Confronto), particolarmente presente in molte località delle provincie di Vibo Valentia e di Reggio Calabria.  Il rito prevede la processione delle statue di Gesù Risorto, San Giovanni e la Vergine Maria che è vestita di nero in segno di lutto.  Le statue vengono più volte avvicinate e allontanate, in alcuni paesi l’incontro viene fatto correndo, per rievocare l’annuncio che San Giovanni fece alla Madonna per comunicarle che Gesù era risorto.

Nella città di Lamezia Terme invece, o meglio nel limitrofo ex comune di Sambiase, molto sentita è la processione dei “Mistìari”, intesi tanto come Misteri Dolorosi quanto come Mestieri. Nelle Chiese dell’Immacolata e dell’Annunziata che sorgono una di fronte all’altra, vengono allestite per l’occasione le 8 statue relative alla Passione di Cristo (Misteri); ogni statua viene portata in processione da persone che appartengono e  rappresentano una determinata categoria lavorativa (Mestieri). Ecco quindi che i contadini portano la statua di Gesù nell’orto del Getsemani; Gesù coronato di spine dai parrucchieri; ai muratori spetta Gesù flagellato alla colonna; i falegnami si occupano sia di Gesù che porta la croce che di Gesù crocifisso; le Confraternite delle due parrocchie portano la “varetta” – (la bara) di Gesù morto; le donne che hanno subito dei lutti portano la Madonna Addolorata e infine, gli impiegati si occupano di San Giovanni.

Basta spostarsi di pochi chilometri verso il capoluogo o in alcuni comuni del crotonese, per assistere alla processione della “Naca”- ( dal greco nake-Culla), ovvero una sorta di bara contenente Gesù morto. Processione risalente al 1600 ed è ancora oggi una delle maggiori attrattive tra i riti pasquali catanzaresi. Anche qui, nei tempi antichi, erano i rappresentanti di ogni categoria di lavoratori a portare la “Naca” con una andatura altalenante; oggi invece sono i Vigili del Fuoco che la portano in spalla lungo le strade cittadine. Gli stendardi e le bandiere assegnate alle Confraternite della città capoluogo precedono la naca, mentre le croci penitenziali e la statua della Madonna col cuore trafitto da 7 spade, la seguono. Sette spade, tante quante furono le sofferenze di Maria durante la sua vita terrena: La Profezia di Simeone; La fuga in Egitto; Lo smarrimento di Gesù al Tempio; La salita di Gesù al Calvario; La Crocifissione; La deposizione dalla croce; La sepoltura.

A Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia, si pratica il rito della “Schiovazione”. Il Cristo viene letteralmente liberato dai chiodi, staccato dalla croce e deposto su un letto mortuario per poi essere portato in processione insieme alla Madonna Addolorata, alla Maddalena e a San Giovanni.

A Laino Borgo, in provincia di Cosenza, paese immerso nel Parco Nazionale del Pollino, è molto partecipata “la Giudaica” ovvero la rappresentazione della Passione e della Morte di Gesù che coinvolge per la realizzazione  di 19 scene,circa 200 attori in una sorta di teatro itinerante della durata di quasi sei ore con processione finale.

E poi ancora, a Mesoraca, in provincia di Crotone, troviamo la processione dei suoni; a Vazzano in provincia di Vibo Valentia, la fiaccolata; sempre nel vibonese e in alcuni paesi del reggino jonico si svolge “la chiamata della Madonna Addolorata”.

Ciò che accomunava un tempo tutte, o quasi, le località regionali nel giorno del Venerdi Santo erano il silenzio, il digiuno totale o parziale, cui solo i bambini, gli ammalati e le donne in stato di gravidanza erano esenti, e la penitenza.  Le donne non si pettinavano né si intrecciavano o legavano i capelli e vestivano di nero in segno di lutto. Era vietato ridere, suonare, cantare. Nessun rintocco di campana e per le strade dei paesi solo il suono sordo e inquietante di uno strumento molto rudimentale chiamato “Tocco”. Non si cucinava e se proprio necessario si consumavano esclusivamente piatti freddi.  Solo dopo la Resurrezione di Gesù si riprendevano le normali attività quotidiane e all’avvicinarsi del momento in cui le campane suonavano a festa per annunciare il trionfo della vita sulla morte, era usanza attendere, abbandonando qualunque cosa si stesse facendo, ovunque ci si trovasse, distesi a terra a faccia in giù.

Ovunque ci si sposti, da una provincia a un’altra, da un comune all’altro, che si tratti della costa Jonica o di quella Tirrenica tanto quanto dell’entroterra, tutta la Calabria è ricca di tradizioni culturali e riti religiosi impossibili da raccontare tutti.




POMPEI ULTIME SCOPERTE-CARRO MATRIMONIALE-PROVOLERA- E ALTRO INEDITO

             

               Pompei e dintorni:  

insoliti itinerari e nuove scoperte

Dopo oltre 30 anni di progetti annunciati ha aperto , negli spazi della Reggio di Quisisana a Castellammare di Stabia (Napoli), il nuovo Museo archeologico di Stabiae Libero D’Orsi, intitolato ad una delle figure più rappresentative dell’archeologia del Mediterraneo ed in particolare dell’area vesuviana.

Il Museo Archeologico di Stabia Libero d’Orsi riapre nel suo rinnovato allestimento, con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione.

Grazie al  Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che  ha recuperato circa 125 reperti archeologici di produzione campana,in sinergia con il Parco Archeologico di Pompei – Area Tutela,potremo ammirare   questi reperti,che  saranno tutelati e valorizzati nel contesto del rinnovato Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi.

 

Torre Annunziata – Il quartiere Provolera torna a vivere con i “murales gentili”..

Far rinascere un quartiere degradato non è cosa da poco. Ci vogliono risorse, passione, costanza, impegno e determinazione, ma soprattutto il coinvolgimento degli abitanti del posto, che devono diventare parte attiva del processo di cambiamento.

Certo, nessuno ha la bacchetta magica. Innanzitutto occorre che le Istituzioni investano risorse per riqualificare il quartiere (strade, impianto di illuminazione, verde pubblico, palazzi fatiscenti, ecc.), ma si può iniziare anche dalle piccole cose, da un progetto, da un’idea.

Ed è questo il caso del quartiere Provolera di Torre AnnunziataRosaria Langella, imprenditrice, è nata e vissuta per molto tempo in questo rione, noto tristemente per episodi di cronaca nera…

…e così è partita l’iniziativa dei “Murales Gentili” nel quartiere Provolera. Abbiamo coinvolto gli abitanti della zona, che in un primo momento sembravano alquanto scettici, ma poi si sono lasciati prendere dall’entusiasmo ed ora partecipano attivamente a questo progetto. La cosa sorprendente e vedere tanti bambini coinvolti in ogni genere di iniziativa. Ieri sera, mercoledì 2 agosto, tutti assieme abbiamo ripulito di rifiuti, plastica e pietrame lo spazio lasciato libero dall’abbattimento recente di un palazzo . In questa zona sono nati diversi Bed and Breakfat e molti turisti si fermano per farsi le foto vicino ai murales. Ed apprezzano molto le antiche tradizioni dei nostri quartieri storici, con il vociare delle donne sedute fuori alle proprie abitazioni a conversare. Ecco, si può partire anche dalle piccole cose per far rinascere il nostro centro storico”.

Nel 2019 a Civita Giuliana località a nord dell’antica città di Pompei, in una villa suburbana già in parte individuata e indagata agli inizi del ‘900 e tornata all’attenzione per gli scavi clandestini condotti da tombaroli, si avvia un’attività di scavo senza precedenti per la sua genesi e per le sue straordinarie scoperte. Tra queste un carro cerimoniale con il lussuoso rivestimento in bronzo e le decorazioni in argento, in ottimo stato di conservazione.

Oggi il carro ricostruito nelle sue parti mancanti – che lasciarono impronte nella cenere e furono recuperate grazie alla tecnica del calco – è finalmente percepibile nelle sue reali forme e dimensioni e sarà fruibile presso l’Antiquarium di Boscoreale.

“Questa è un’autentica perla che dimostra ancor più, ove ve ne fosse bisogno, l’unicità del nostro patrimonio. – Il restauro e l’esposizione non rappresentano solo la restituzione di un reperto eccezionale ai cittadini e agli studiosi, ma anche il coronamento di uno sforzo che, in questo caso, ha visto operare insieme Parco archeologico di Pompei, Procura della Repubblica di Torre Annunziata e Carabinieri del TPC. Tutto ciò ci spinge a lavorare con sempre maggior impegno, consapevoli del valore del nostro patrimonio, eredità di un grande passato ma anche opportunità di crescita civile e socioeconomica per il futuro”.

Elemento scultoreo in bronzo @ Parco archeologico di Pompei

“La scoperta all’epoca dello scavo fu eccezionale per le informazioni che rivelava per la tipologia di veicoli di trasporto, di tipo cerimoniale, che non trovava confronti in Italia con simili reperti. Un carro simile era stato ritrovato anni fa in Grecia, nei luoghi dell’antica Tracia, in una tomba appartenuta a una famiglia di alto rango, ma lasciato in situ. Questa è invece la prima volta al mondo che un pilentum viene ricostruito e studiato. – dichiara il Direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, sotto la cui Direzione del Parco di Pompei nel 2018 si sono avviate tutte le attività e la firma del protocollo d’Intesa con la Procura – Inoltre, le indagini a Civita Giuliana hanno sancito l’ attuazione di una metodologia di scavo di tutto il contesto, ormai ordinaria a Pompei, che ha visto coinvolto un team interdisciplinare di archeologi, architetti, ingegneri, restauratori, vulcanologi, antropologi e archeobotanici. L’attuale restituzione del carro al pubblico racchiude una storia ben più ampia di cura del patrimonio culturale italiano”

La superficie del carro era occupata da clipei con scene esplicite @ Parco archeologico di Pompei
I “modi” romani cioè la rassegna di posture in cui può essere declinato l’amore carnale @ Parco archeologico di Pompei

“Il carro oltre al suo valore scientifico, costituisce il simbolo di un processo virtuoso di legalità, tutela e valorizzazione non solo dei singoli reperti, ma di tutto il territorio vesuviano. – aggiunge Gabriel Zuchtriegel, attuale Direttore del Parco – Quell’attività ha dato avvio a operazioni di esproprio di strutture illecite, per consentire di proseguire l’indagine e ha visto più enti collaborare per un intento univoco. Oltre alla Procura e ai Carabinieri, anche il Comune di Pompei, ha dato la sua disponibilità nella gestione della viabilità urbana inevitabilmente compromessa dal prosieguo dello scavo. L’esposizione dei preziosi reperti è un punto di partenza verso l’obiettivo più ambizioso di rendere presto fruibile l’intera villa al pubblico.”

Pompei: nuove scoperte e un percorso sopraelevato sull’Insula dei Casti Amanti.

Non finisce mai di stupirci il Parco Archeologico di Pompei: aperto uno straordinario percorso sopraelevato, su passerelle sospese, che permetterà una eccezionale visita e una vista inedita, dall’alto, delle strutture e del cantiere di scavo e restauro in corso. Aperte anche tre nuove domus nella Regio IX, uno dei quartieri pompeiani, dove gli scavi proseguono rilevando tesori straordinari

Pompei: nuove scoperte e un percorso sopraelevato sull'Insula dei Casti Amanti | Napoli da Vivere

Dal 28 maggio 2024 nel Parco Archeologico di Pompei ha aperto alle visite l’Insula dei Casti Amanti con un nuovo e interessante percorso sopraelevato su passerelle sospese che consentirà al pubblico di osservare dall’alto l’intera Insula (isolato), comprendente la casa dei Casti Amanti, la casa dei Pittori al lavoro e la casa del Cenacolo colonnato.Sarà possibile accedere all’insula tutti i giorni dalle ore 10.30 alle 18:00, attraverso un percorso interamente “accessibile” che, dall’alto, consentirà una visione innovativa e globale dell’intera insula e dell’architettura delle case romane. L’ingresso sarà contingentato allo scopo di garantire un’ottimale accessibilità e fruizione in sicurezza del percorso.

I recenti scavi nella Casa dei Pittori al lavoro hanno fatto emergere una dalle raffinate pareti affrescate in IV stile, dove si riconoscono Afrodite, Apollo e Dioniso e una quarta divinità. Su un’altra parete ancora, un quadretto più piccolo raffigurante un bambino con cappuccio e mantello da viaggiatore, circondato da grandi grappoli d’uva e melagrane; al suo fianco un cagnolino.

Nuove sorprese a Pompei, emerge un salone decorato con soggetti dalla Guerra di Troia

La sala si aggiunge ai tesori della Regio IX, da poco accessibile al pubblico, offrendo uno spaccato non solo artistico ma anche sociale del tempo. Tra eroismo, destino e libertà

Nuove sorprese a Pompei, emerge un salone decorato con soggetti dalla Guerra di Troia

Giorno 1 Roma – Castellamare di Stabia – Torre Annunziata

Ritrovo dei partecipanti presso Stazione Termini e partenza con treno AV diretto a Napoli.

Arrivo e trasferimento in Circumvesuviana a Castellammare,dove all’arrivo i bagagli saranno trasferiti in hotel e trasferimento a piedi per la prima visita.

Il nostro viaggio tra Pompei e i suoi dintorni inizia proprio da Castellammare di Stabia dove un gioiello di architettura settecentesca ospita il nuovo museo Archeologico Libero D’Orsi.

IL MUSEO LIBERO D'ORSI A STABIA SI AMPLIA - DAI DEPOSITI AL PERCORSO DI VISITA, UN CONCEPT INNOVATIVO TRA APPROFONDIMENTI E STRUMENTI MULTIMEDIALI - Pompeii Sites

ll Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi ospita  507 reperti tra dipinti murali, arredi marmorei, suppellettili in ceramica e bronzo. Il percorso si integra con tecnologie e apparati multimediali didattici che implementano l’accessibilità fisica e culturale delle opere e dei contenuti.  Il Museo è ospitato dal 2020 negli spazi della Reggia di Quisisana – edificio che vanta una storia di oltre sette secoli, poi valorizzato in epoca borbonica – come spazio dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano, insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze finalizzate al riposo, del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simili nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica con “vista” sul Golfo di Napoli.

Il nuovo allestimento del Museo archeologico di Stabia “Libero D'Orsi” – Direzione generale Musei

IL MUSEO

Per la prima volta gli allestimenti mettono insieme gli apparati decorativi delle ville marittime rinvenute sulla collina di Varano durante gli scavi di età borbonica e quelli scoperti da Libero D’Orsi a partire dal 1950. L’allestimento che vede riuniti, dopo oltre 250 anni, i reperti stabiesi conservati al MANN e quelli rinvenuti dal preside, oggi custoditi al Quisisana, è stato possibile grazie all’Accordo siglato con il MANN per la valorizzazione del patrimonio stabiano che consente al museo di avere in prestito per tre anni molti dei reperti rinvenuti a Stabia secondo cicli di rotazione.

Metronapoli.it - MUSEI. SI AMPLIA IL 'LIBERO D'ORSI' DI STABIA, DA OGGI CHIUSO AL PUBBLICO

Pertanto, per la prima volta sarà possibile fruire degli apparti decorativi organizzati per contesti di provenienza.

Apre il museo Libero D'Orsi - - Il Giornale dell'Arte

 

Riapre al pubblico il Museo Archeologico di Stabia

IL PERCORSO MULTIMEDIALE

Il percorso è composto da 6 dispositivi multimediali disposti lungo il percorso espositivo che raccontano, attraverso modalità immersive e partecipative, le forti relazioni tra la città antica e quella contemporanea.

Si racconta, infatti, di un sito archeologico straordinario, l’antica Stabiae, due volte distrutta e due volte rinata. Conquistata e devastata nel corso della Guerra Sociale dalle truppe di Silla, come punizione per essere passata dalla parte dei ribelli italici, riprende vita come pagus di Nocera e diventa sede di importanti e prestigiose ville marittime, dotate di meravigliosi e lussuosi apparati decorativi. Stabia verrà distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. alla stregua di Pompei ed Ercolano, ma a differenza di queste ultime rinasce già nel 92 d.C. come riporta il poeta Stazio. Stabiae era infatti, sede di una statio della flotta misenate e continuerà ad esserlo anche in età post eruzione, come ci dimostrano i reperti rinvenuti sotto la Cattedrale di Castellammare di Stabia.

Nella prima sala un plastico multimediale entra in relazione con i reperti esposti, raccontando in un lungo arco temporale le trasformazioni del territorio – compreso tra Ercolano, il Vesuvio, Pompei fino a Sorrento sul versante napoletano e Nocera e i Monti Lattari su quello salernitano; e i due diversi momenti di scoperta della città antica di Stabia, la prima in età borbonica (negli anni in cui furono scoperte Pompei ed Ercolano); la seconda ad opera del Preside Libero D’Orsi, negli anni ‘50. Quest’ultimo momento, in particolare, viene ripercorso attraverso un diario multimediale con la voce, le foto e gli appunti del Preside D’Orsi. Un libro cartaceo multimediale che i visitatori possono sfogliare virtualmente per scoprire tutti i  particolari che hanno fatto la storia e la fortuna degli scavi.

Gli allestimenti successivi delle sale evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano che rappresentano ancora oggi quinte sceniche proiettate sul mare. Nel museo il paesaggio che era godibile in età pre 79 d.C. è stato riscostruito fedelmente sul fondo della sala, spogliandolo di tutte le costruzioni contemporanee, e riproponendolo in una proiezione dinamica che cambia nell’arco delle 24 ore della giornata. La proiezione diventa la quinta prospettica agli arredi rinvenuti nei peristili e nei giardini delle ville di Varano. Su di essi si affacciavano gli ambienti dedicati al soggiorno e al riposo diurno, all’otium e alla lettura, alla convivialità e all’ospitalità che mantenevano perennemente lo sguardo proiettato sul panorama: Ischia e Capo Miseno, Capri e la penisola sorrentina ma anche le alte e verdi montagne di cui Simmaco elogia la qualità e la salubrità del latte prodotto dagli armenti che qui pascolavano.

Campeggiano sulle pareti delle sale le parole di Cicerone, che scrive una lettera all’amico Marco Mario: «Non ho dubbi in proposito: hai tratto un’apertura nella tua camera da letto e ti sei spalancato un panorama sul golfo di Stabia […]»

Scomparsa Pompei, Stabiae rappresentava l’unico sbocco per Nocera. Le sue vie, quella per terra e quel mare, l’hanno salvata dall’oblio. La rinascita è raccontata mediante un’installazione multimediale interattiva e dai reperti ricevuti in prestito dal Museo Diocesano sorrentino stabiese, che conserva ed espone i reperti rinvenuti sotto il Duomo di Castellammare di Stabia, che risalgono al II e al VI d.C.

 

La Reggia di Quisisana

La Reggia di Quisisana – StabiaeDintorni | Il Blog del turista.

La Reggia fu costruita nel XIII secolo dai sovrani angioini come luogo di villeggiatura e di cura, ma fu solo con gli interventi condotti da Carlo III di Borbone tra il 1765 e il 1790 che il palazzo assunse l’aspetto attuale. Il complesso, che rispecchiava l’idea del “palazzo di caccia e villeggiatura”, ha una struttura ad elle così da godere da un lato di una splendida vista sul golfo e dall’altro di essere meglio collegato a Castellammare. Negli anni seguenti anche il parco venne riammodernato e ingrandito sui modelli del giardino all’inglese con grandi viali, scale, fontane e giochi d’acqua che sfruttavano scenograficamente sia la ricca vegetazione delle pendici del Faito che le sorgenti d’acqua. La fama del Palazzo era tale da attrarre moltissimi viaggiatori e personalità straniere a soggiornare nell’area e il suo splendore ci è testimoniato dagli acquerelli e dalle incisioni di Hackert e Dahl nonché dalle vedute della Scuola di Posilippo.
Dopo alcuni decenni di abbandono, il palazzo è stato oggetto all’inizio del 2000 di un grande intervento di restauro terminato nel 2009 e che ha restituito l’antico splendore.

Il sito è di proprietà del Comune di Castellammare di Stabia, che ha concesso parte dell’edificio in comodato d’uso al Parco archeologico di Pompei per  ospitare il Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi.

Chi era Libero D’Orsi ?

Libero d’Orsi nacque a Castellammare di Stabia il 30 marzo del 1888. Si laureò in Lettere presso l’Università di Napoli e in Filosofia presso l’Università di Padova. Nel 1946 divenne preside della scuola media Stabiae dove rimase fino al 1958. Nel 1949 fu nominato ispettore onorario alle Antichità e Belle Arti e poi Conservatore Onorario del Museo Statale di Castellammare di Stabia.  Fu Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e fu insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Repubblica per la Scuola, la Cultura e l’Arte….continua…

Arrivo in hotel e pranzo .Sistemazione nelle camere riservate. Tempo per il riposo.

Si pernotta nel magnifico storico hotel Stabia fronte mare 4**** eccellenza dell’hotelleria in questa zona.

                                      ESCLUSIVA DEI VIAGGI DI GIORGIO 

TORRE ANNUNZIATA QUARTIERE PROVOLERA

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Nel pomeriggio ci spostiamo verso Torre Annunziata per vivere una delle esperienze esclusive dei Viaggi di Giorgio, un incontro tra antico e moderno tra passato e presente tra lusso e borghi popolari.

Visita narrata al quartiere Provolera.

Nei mesi scorsi il progetto “Costruiamo la Gentilezza”capitale 2024 aveva già realizzato alcuni murales in giro per la città ma non si è certo fermato a quello ma come afferma Anna Vitiello “Il nostro intento è quello di non fermarci, di continuare e di portare luce e colore nei luoghi grigi della nostra città”.

Il progetto è frutto della collaborazione fra le associazioni: Don Pietro Ottena, Progetto Cripta, Rotaract e Rotary di Torre Annunziata. Le persone del territorio si sono dimostrate molto aperte e disponibili, organizzando anche una colletta per acquistare il materiale necessario agli artisti.

Torre Annunziata - Il quartiere Provolera torna a vivere con i “murales gentili”

Il nome del quartiere deriva da Polveriera perché proprio qui era presente la reale fabbrica d’armi Borbonica: il dialetto Torrese ha trasformato la Polveriera in Provolera!

Far rinascere un quartiere degradato non è cosa da poco. Ci vogliono risorse, passione, costanza, impegno e determinazione, ma soprattutto il coinvolgimento degli abitanti del posto, che devono diventare parte attiva del processo di cambiamento. Ed è questo ciò che è successo qui in questo quartiere.  Riqualificando muri decrepiti di palazzi storici sono nati i  murales gentili”  Tra queste strade incontreremo la gente del quartiere ascolteremo le loro storie e le storie di questi dipinti e di come dalla cenere, qualunque essa sia, si può sempre rinascere !

Torre Annunziata - I murales al Quartiere Provolera: ecco chi sono gli artisti

L’ondata di trasformazione partita dal Rione Provolera travolgerà tutti i quartieri di Torre Annunziata. Prossimo obiettivo la riqualificazione dell’antico Rione dei Pescatori, uno dei luoghi più simbolici della città. Anche in questa zona i murales gentili cancelleranno il degrado per inaugurare un nuovo capitolo di rinascita.

Torre Annunziata - I "murales gentili" crescono nel quartiere Provolera

Nei secoli è diventato un quartiere difficile, ma oggi è un’esplosione di vitalità e voglia di riscatto, come testimoniato dai ragazzi delle scuole del rione che hanno realizzato in pochi minuti, sotto la guida esperta degli artisti Marco Zurlo e Adriana Capizzano e con il Coordinamento di Anna Vitiello, il murale della chiesa del Carmine. Lo skyline di torre Annunziata per chi viene dal mare. Tutto nell’ambito del progetto dei murales gentili, che fanno rinascere i luoghi in preda al degrado, e nell’ambito della Città Metropolitana di Napoli, con i suoi comuni e quelli della Daunia, Capitale nazionale di Costruiamo Gentilezza 2024. Colori, immagini, racconti visivi di storie, persone e personaggi al posto di muri grigi, la vita laddove regnava l’abbandono, e tutto solo con la forza di volontà delle persone del luogo, che hanno messo a disposizione il proprio tempo, la propria arte e anche le risorse materiali per realizzare questi dipinti. Le voci del quartiere, quelle di Colomba Panciulo, simpatica e accogliente, e di Alfonso Pinto, bronzo alle Olimpiadi di Atene 2004 nel pugilato, categoria pesi mosca, epigono di una generazione di campioni olimpici che la palestra “Boxe Vesuviana”, innestata in quei vicoli, ha sfornato, a partire dal compianto Ernesto Bergamasco, Monaco 1972, passando per Pietro Aurino, Atlanta 1996, fino alla campionessa di oggi, Irma testa, bronzo alle ultime Olimpiadi di Tokyo. E poi le voci delle istituzioni, quella di Ilaria Abagnale, Consigliera delegata del Sindaco metropolitano – Gaetano Manfredi – al Progetto di Capitale Nazionale di Costruiamo Gentilezza, curato dalla Rete CUG della Città Metropolitana diretta da Renata Monda, e quella di Luca Nardi, che del progetto Costruiamo Gentilezza è l’ideatore, con la sua Associazione Cor et Amor, nonché il Coordinatore nazionale: “Il progetto dei murales gentili è replicabile liberamente per diffondere bellezza nelle comunità di appartenenza”. E, infatti, il progetto si sta allargando a macchia d’olio: prima la Provolera, poi il Rione dei Pescatori, ma ora Anna Vitiello, insieme con Arcangela De Vivo, ha già portato alla realizzazione di diversi murales gentili nell’area di San Severo, nel foggiano, e prossimi cantieri apriranno presto in Toscana e nel Lazio. Il processo di curare il degrado con i colori della gentilezza è appena iniziato.

Al termine di questa incredibile visita che ci avra’ dato forte commozione,trasferimento in ristorante locale e cena spettacolo dal tema:

A cena con i romani

Divertimento assicurato con attori e attrici in esclusiva per  I Viaggi di Giorgio.

Giorno 2 POMPEI – BOSCOREALE – ROMA

Nuove scoperte a Pompei e Carro Matrimoniale  Boscoreale.

Prima colazione in hotel e rilascio delle camere.

Una nuova iniziativa del Parco Archeologico di Pompei che permetterà una straordinaria visita e una vista inedita, dall’alto, delle strutture e del cantiere di scavo e restauro in corso, Dalla passarella, infatti, si potrà assistere anche alle attività di indagine e restauro in corso e ammirare gli ambienti emersi durante le recenti attività di scavo.

L’Insula dei Casti Amanti (IX 12) si trova nel quartiere centrale della città antica di Pompei (Regio IX), lungo Via dell’Abbondanza. La zona è stata scavata per circa la metà, ha un’area di circa 2.600 mq (70 x 37 m). Visibili nell’Insula la casa dei Casti Amanti, la casa dei Pittori al lavoro e la casa del Cenacolo colonnato e le facciate e alcuni ambienti dell’insula furono scavati nel 1912. Poi dagli anni ’80 seguirono altri scavi che hanno portato alla luce importanti parti delle strutture interne dell’isolato.

Una visita a Pompei che avrà come obbiettivo le nuove aperture e i nuovi percorsi visitabili che vi lasceranno davvero sbalorditi con un percorso che inizia dalla meravigliosa insula dei Casti Amanti ora è visitabile “dall’alto” grazie a un sistema di passerelle sospese, Il percorso dall’alto consentirà una visione innovativa e globale dell’intera insula, nonché dell’architettura delle case romane con l’alternarsi di ambienti vari adibiti ad usi diversi, dal produttivo al commerciale all’abitativo, oltre che dell’attività di cantiere in atto, nell’ottica di una rinnovata e migliore fruizione al pubblico. Tra gli ambienti portati alla luce nel corso degli scavi archeologici, nella Casa dei Pittori è emerso un muro dalle raffinate pareti affrescate in IV stile. La porzione superiore a fondo bianco è decorata con figure mitologiche (centauri, sirene, grifi) che incorniciano l’immagine di una divinità, presente su ciascun lato. Si riconoscono Afrodite, Apollo e Dioniso e una quarta divinità (molto probabilmente una figura femminile) non ben leggibile, a causa di una breccia sulla parete di riferimento.

Questo ambiente ancora in corso di scavo era interamente obliterato dal flusso cineritico. Il registro di mezzo con pannelli a fondo rosso presenta, invece, quadretti dipinti direttamente sul colore. Nelle scene si riconoscono Perseo e Andromeda da un lato e la purificazione di un eroe dall’altro. Su un’altra parete ancora, un quadretto più piccolo raffigurante, in maniera alquanto inedita, un bambino con cappuccio e mantello da viaggiatore, circondato da grandi grappoli d’uva e melagrane; al suo fianco un cagnolino. Posto vicino all’apertura che affaccia sul triportico (giardino con portico a tre bracci), la scena crea un gioco di illusione prospettica con il giardino. Sempre nella casa dei Pittori al lavoro, un altro ambiente, parzialmente indagato nelle precedenti campagne di scavo, è stato identificato come l’ingresso principale della Casa dei Pittori al Lavoro attraverso il vicolo occidentale. Lo scavo ha qui restituito gli scheletri di due vittime, un uomo e una donna in età avanzata che, entrati dalla porta sul vicolo, avevano cercato rifugio nelle fauces (corridoio di accesso), un piccolo spazio ancora libero dal lapillo caduto durante la prima fase dell’eruzione, trovando successivamente la morte a causa dei lapilli grigi che inevitabilmente vennero ad accumularvisi.

Nella casa del II Cenacolo colonnato, invece, durante le attività di scavo e svuotamento sono stati intercettati alcuni disegni a carboncino, che per la semplicità dell’esecuzione, la natura ingenua del tratto e le semplificazioni degli schemi iconografici, sembrerebbero essere stati eseguiti dalla mano di un bambino, verosimilmente salito su un ponteggio montato per i lavori in corso nella casa. I disegni in questo ambiente raffigurano, nelle parti conservatisi, una scena gladiatoria, con due gladiatori uno di fronte all’altro e una scena di venatio (giochi di caccia), con due bestiarii, provvisti di lunga lancia, intenti ad affrontare probabilmente una coppia di cinghiali.

Lasciata l’insula dei casti amanti ci dirigeremo verso la necropoli di porta Ercolano per arrivare alla Villa di Diomede.

A Pompei riaprono la Villa di Diomede e la Casa dei Dioscuri | Sky Arte

La villa si sviluppa scenograficamente su tre livelli aprendosi con giardini e piscine verso l’antica linea di costa. È uno degli edifici più̀ grandi dell’intera città con un’estensione di 3500 mq. Entrando si accede direttamente al peristilio, attorno a cui si dispongono gli ambienti più̀ importanti della casa come il triclinio. Uno degli spazi più̀ suggestivi è il bellissimo giardino al centro del quale vi era un triclinio coperto da una pergola per i banchetti estivi e una piscina. Vicino alla porta che dava accesso alla zona di servizio sono state trovate due vittime, una delle quali aveva un anello d’oro e una chiave d’argento oltre a un tesoretto di 1356 sesterzi. La villa è stata uno dei primi edifici ad essere scavati a Pompei ed era una meta fondamentale per tutti i viaggiatori ottocenteschi, come testimoniato dai numerosi graffiti che riportano i nomi di famosi viaggiatori, come il Conte di Cavour, in essa è ambientata la novella Marcella di Théophile Gautier. Deve il suo nome a Marcus Arrius Diomedes, la cui tomba si trova di fronte all’ingresso. Dalla finestra del tricliniosi godeva di una splendida vista sul mare.
Intorno al peristilio della villa, con triclinio estivo e piscina, è il quadriportico di diciassette pilastri per lato

La nostra esperienza a Pompei si concluderà con la visita alla meravigliosa villa dei Misteri.

Villa dei misteri - Scavi di Pompei - Biglietti salta coda

Recentemente riaperta al pubblico dopo un lungo restauro che ha ridato nuova vita e consolidato la straordinaria megalografia del suo triclinio principale, da cui il nome appunto, ubicato nella parte residenziale dell’edificio, che guarda il mare. Un grande affresco continuo che copre le tre pareti, una delle più conservate opere pittoriche dell’antichità, raffigura un rito misterico, cioè riservato ai devoti del culto.

La Villa dei Misteri, il 'segreto' meglio custodito di Pompei

La scena è legata a Dioniso che appare sulla parete centrale insieme alla sua sposa Arianna. Sulle pareti laterali figure femminili, fauni, menadi e figure alate sono impegnate in diverse  attività rituali. Oltre la danza e il consumo del vino, espressioni dell’estasi dionisiaca, si vede la flagellazione rituale di una fanciulla appoggiata sulle ginocchia di una donna seduta (nell’angolo in fondo a destra). Anche gli altri ambienti conservano splendidi esempi di decorazione parietale di secondo stile, cioè con raffigurazioni di architetture.

Villa dei Misteri - Pompei Online

Nel tablino sono invece visibili pitture miniaturistiche di ispirazione egiziana. La villa comprende anche un quartiere destinato alla produzione del vino con un torchio ligneo ricostruito. Il complesso, risale al II secolo a.C., ma ricevette la sua forma attuale negli anni 80-70 a.C., periodo al quale risale anche il fregio dei misteri.

Sosta per la pizza verace,bevanda inclusa.

Ci spostiamo a Boscoreale .

Il nostro viaggio tra le nuove scoperte si conclude visitando un piccolo gioiello.  Incastonato fra i palazzi di un rione popolare (di nuovo antico e moderno lusso e  povertà che si fondono insieme) si trova il sito archeologico di Villa Regina con annesso il suo antiquarium.

Villa Regina a Boscoreale, avviati i lavori di restauro

Villa Regina è una fattoria di piccole dimensioni costruita in età sillana (I secolo a.C.), incentrata su una cella vinaria ospitante 18 dolia interrati per la conservazione del mosto ricavato dall’uva prodotta nel vigneto che circondava la villa e della quale è stato possibile ricostruire l’impianto. La fattoria era infatti dotata di un apposito ambiente per la torchiatura dei grappoli, oltre che di locali adibiti alle attività domestiche, a stalla e deposito. Della pars urbana l’unico ambiente signorile era il triclinio ornato da pitture di III stile, mentre altre stanze di alloggio erano poste al piano superiore accessibile mediante una scala.All’epoca dell’eruzione la fattoria doveva essere utilizzata solo durante le lavorazioni agricole, e presenta molte stanze in attesa di essere ripristinate dopo il terremoto del 62 d.C.

L’Antiquarium,invece, istituito nel 1991 ed ospitato in un edificio costruito su un terreno donato dal Comune di Boscoreale, nelle adiacenze dell’area archeologica di Villa Regina, illustra, con l’ausilio di strumenti didattici, la vita e l’ambiente dell’epoca romana nell’agro Vesuviano particolarmente favorevole all’insediamento ed allo sfruttamento umano.Vi sono esposti numerosi reperti di ogni genere, rinvenuti spesso in eccezionale stato di conservazione sotto la coltre di cenere e lava vesuviana durante gli scavi effettuati, tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, in alcune delle case di Pompei e nelle ville rustiche e signorili attestate in questa zona, i quali permettono di acquisire dati notevolmente precisi sul tenore di vita, sulle condizioni economiche, sugli usi e costumi degli abitanti di questo territorio in età romana.

Ancient history: Pompeii chariot featured in exhibit | CTV News

Nelle sale del piano superiore un reperto eccezionale unico nel suo genere: Un grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro, le bellissime decorazioni in bronzo e stagno, i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), è stato rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 equidi, tra cui un cavallo bardato.

Il kamasutra romano sul carro delle nozze. Restaurato il prezioso tiro da cerimonia trovato a Pompei

Un ritrovamento eccezionale che ha reso questo museo una tappa imprescindibile per ogni appassionato di archeologia.

Restaurato il carro da cerimonie di Pompei - Planet Pompeii

Insieme a un topolino …. in ultimo vi lasceremo anche con il sorriso….ma ora non possiamo svelarvi veramente tutto ma vi lasciamo con le parole del direttore degli scavi di Pompei:

“Fuori le mura di Pompei, esiste un patrimonio che non ha uguali nel mondo: le ville di Stabia, Boscoreale, Torre Annunziata, la villa dei Misteri e quella di Diomede. Un valore inestimabile che con la Grande Pompei diventa parte integrante di un unico parco diffuso, di un vero e proprio paesaggio archeologico-culturale. – dichiara il Direttore Gabriel Zuchtriegel – I siti del territorio sono una specie di Pompei 2 in termini di potenzialità per la ricerca e la fruizione pubblica, ma al tempo stesso raccontano un aspetto complementare rispetto all’area urbana: l’agricoltura, la villeggiatura, i vigneti, i campi e le contrade tra Oplontis, Pompei e Stabia.

Al termine di questi 2 giorni pazzeschi,intensi,ricchi di storia,ci trasferiamo alla Stazione di Napoli Garibaldi in tempo utile prendere il treno rientro a Roma o altre città.Arrivo previsto in serata e fine dei servizi.

 

La quota comprende:

Treno AV Roma Napoli Roma classe economica

Bus privato dal pomeriggio del sabato alla sera della domenica

1 pernottamento in hotel 4****S in trattamento di camera, colazione e pranzo.

1 pizza verace bevanda inclusa

2 giorni di servizio guida autorizzata Regione Campania

Guida specializzata quartiere Provolera.

Assicurazione medica e bagaglio.

Assicurazione ANNULLAMENTO AL VIAGGIO copre intero valore del viaggio.

Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio.

Iva di legge pari al 22%.

Non comprende:

Eventuale tassa di soggiorno da pagare in hotel.

Ingressi a tutti i siti indicati nel programma euro 27,00

Biglietto Circumvesuviana euro 2,50

Bevande ai pasti (tranne pizzeria 1 bevanda inclusa)

Auricolari per 2 giorni 5,00 euro.

Mance: guida, autista e camerieri

 

 

 

 

 

 

 

APPROFONDIMENTI

Chi era Libero D’Orsi ?

Libero d’Orsi nacque a Castellammare di Stabia il 30 marzo del 1888. Si laureò in Lettere presso l’Università di Napoli e in Filosofia presso l’Università di Padova. Nel 1946 divenne preside della scuola media Stabiae dove rimase fino al 1958. Nel 1949 fu nominato ispettore onorario alle Antichità e Belle Arti e poi Conservatore Onorario del Museo Statale di Castellammare di Stabia.  Fu Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e fu insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Repubblica per la Scuola, la Cultura e l’Arte….continua…

Sin da ragazzo si era interrogato sulle sorti di Stabia, distrutta dopo la terribile eruzione del Vesuvio, che la rase al suolo insieme alle città di Pompei e Ercolano nel 79 d.C. Secondo le fonti ufficiali dell’epoca, Stabiae era stata distrutta da una guerra ben prima dell’eruzione e che quando il vulcano si risvegliò vennero seppellite solo i resti delle ville. Ma una diversa realtà venne ricavata dagli studi di Michele Ruggero nel 1881; lo studioso riuscì a ritrovare diari dell’era borbonica in cui vennero descritte delle indagini archeologiche compiute tra il 1749 e il 1782. Da queste indagini emerse che i Borboni avevano già esplorato le rovine di Stabiae e avevano trovato resti di ville residenziali, con tanto di opere d’arte, che poi vennero depredate per essere portate a corte. Però, sempre dai diari degli scavatori borbonici, emerse che alcune parti delle ville erano ancora rimaste sotto la cenere e quindi Libero D’orsi decise di impegnarsi per provare a riportare alla luce quello che restava ancora da scoprire. Riuscì quindi ad ottenere un permesso e dei fondi per effettuare degli scavi archeologici sulla collina di Varano, dove alcuni anni prima, tra il 1931 e il 1933, in alcuni fondi agricoli erano riaffiorate parti di mura.
Il 9 Gennaio 1959, con l’aiuto di un bidello della sua scuola e un meccanico, diede inizio ai lavori di scavo partendo da Grotta San Biagio. I risultati non tardarono ad arrivare: nella grotta vennero scoperte delle tombe che vennero datate nel periodo paleocristiano. Queste sepolture erano ricoperte con frammenti di quello che era l’opus reticulatum (intonaco tipico dell’età romana) probabilmente franati durante il terremoto dell’eruzione. Dopo aver avvertito la Soprintendenza Archeologica, il 23 Febbraio 1950 iniziarono gli scavi a Varano e dopo una giornata di lavori venne rinvenuto un piccolo ambiente: una stanzetta di 3,30m per 3,50m, i muri in opus reticulatum con piccole zone di colore giallo e rosso.
In poco tempo riemersero altri tre ambienti, di quella che sembrava una grande villa romana, e si scoprì l’affresco del mito di Arianna che in seguito avrebbe dato il nome alla villa. L’11 Marzo 1950, a circa 550 metri da Villa Arianna, da alcuni resti che emergevano sul ciglio del pianoro di Varano, venne alla luce quella che poi sarà la grandiosa villa San Marco; gli scavi iniziarono nel Novembre 1950 e la villa fu portata alla luce completamente nel 1962. Libero D’Orsi azzardò un collegamento tra le sue scoperte e quelle dell’ingegnere Karl Weber che nel 1759 diresse gli scavi in epoca borbonica e grazie alle sue piantine permise di individuare un impianto urbano connesso con la Villa San Marco.
Il preside si scontrò spesso con il prof. Amedeo Maiuri, Soprintendente Archeologico della Campania, che non solo non era convinto dell’impresa archeologica intrapresa dal D’Orsi ma ipotizzava che sotto il territorio di Stabiae ci fossero ben poche ville….

 

 

 




Capodanno Marche Segrete e Abruzzo

Terre ricche di storia e cultura.Una Regione nascosta fatta di dolci colline, villaggi medievali, spiagge dorate con la magnifica città rinascimentale di Ascoli Piceno in travertino – una festa per la mente e per i sensi.Le Marche sono state un territorio misterioso, molto vicino a Roma ma tagliato completamente dalle montagne dei Sibillini e dalle colline che si adagiano sul mare Adriatico. In effetti è una regione poco conosciuta anche dagli stessi italiani e forse qualche volta più conosciuta dai turisti. Grande motivo di attrazione di questo tour è la location dove andremo a dormire:

Nel cuore delle colline marchigiane, a pochi km da Ascoli Piceno, sorge l’Hotel Ristorante Villa Pigna, il posto ideale in cui trascorrere delle giornate all’insegna del relax e della tranquillità.

PER TUTTE LE PRENOTAZIONI PERVENUTE ENTRO IL 31/8/2024 CON FORMULA PRENOTA E SALDA SUBITO SARA’ ASSEGNATA UNA SUITE CON SUPPLEMENTO DI € 40,00 PER PERSONA, OPPURE SARA’ ASSEGNATA UNA CAMERA CON POUF DIVANO GRATUITAMENTE. OFFERTE VALIDE SINO AD ESAURIMENTO DEI POSTI DISPONIBILI.

 

 

Castelfidardo è conosciuta come la “Capitale della Fisarmonica”, e la città dell’Unità d’Italia.

Montefortino, il borgo fortificato nei Sibillini.

Montefortino è un piccolo borgo fortificato all’interno del Parco dei Sibillini, circondato da natura e montagne.l borgo fortificato di Montefortino è inserito nel Parco Nazionale dei Sibillini, incorniciato da cime alte affascinanti: il Monte Priora, il Monte Sibilla e il Cannafusto. Montefortino si trova nella Valle del fiume Tenna, siamo nell’entroterra della provincia di Fermo.

Loreto, la città spirituale delle Marche, dove da più di sette secoli sorge la Santa Casa di Maria di Nazareth, cioè l’originale casa di Maria, visitata ogni anno da 4 milioni di pellegrini mariani provenienti da tutto il mondo.

 

 

Amandola è un delizioso borgo Bandiera Arancione nel cuore del Parco dei Monti Sibillini. Qui natura, storia, arte e tradizioni si fondono creando magiche atmosfere e panorami incantevoli.

30 Dicembre -ROMA-RIPATRANSONE-GROTTAMMARE-ASCOLI PICENO

Ritrovo dei partecipanti ,orario e luogo da stabilire,e partenza in direzione Marche.

Vi porteremo alla scoperta di Ripatransone, il “Belvedere del Piceno”, affascinante borgo ascolano che vanta una posizione panoramica mozzafiato, un notevole patrimonio storico-artistico, tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche di grande interesse.

RIPATRANSONE | I Luoghi del Cuore - FAI

Ripatransone è uno dei centri più antichi ed importanti della provincia di Ascoli Piceno. Ridente località climatica a 12 km dal Mare Adriatico, il centro storico si presenta medioevale nell’impianto urbano, con edifici dal XV al XIX secolo, palazzi nobiliari, visibili soprattutto lungo il Corso Vittorio Emanuele. Nei quartieri si aprono piccole piazzette con angoli e scorci caratteristici, tra i quali spicca il Vicolo più stretto d’Italia. Città d’arte e di storia con numerose strutture museali, vive di turismo, d’artigianato e d’agricoltura emergendo nella produzione del Vino e dell’Olio. Una delle sue principali caratteristiche è il ricco patrimonio storico-artistico e museale.

Ripatransone – Agriturismo Cossignani

Un affascinante borgo marchigiano che vanta una posizione panoramica mozzafiato, un patrimonio storico-artistico di pregio, tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche uniche e un curioso guinness dei primati: il Vicolo più Stretto d’Italia.

10 curiosità sulle Marche, dal "Grand Canyon italiano" al vicolo più stretto d'Italia

Poco distante dal “Vicolo più stretto d’Italia” è possibile affacciarsi lungo la romantica scalinata di via Margherita che ci regala un affascinante e suggestivo scorcio. È uno dei luoghi simbolo del centro storico che gode di una forte popolarità.

Ripatransone: il belvedere nelle Marche - Riviera di Bellezza

Questo luogo magico fa da sfondo, a piacevoli serate dedicate alla musica Jazz in un format chiamato “Le Scale Musicali.

Passeggiando per le vie del borgo è possibile fare un tuffo nel passato visitando il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana del Medio Piceno, che documenta la tradizione rurale della città di Ripatransone e le testimonianze della vita nei campi. La raccolta del museo risale al 1990 grazie a donazioni private, l’allestimento è tra i più ricchi ed estesi del Centro-Italia. Nel cuore del museo è possibile entrare all’interno di una ricostruzione di una casa colonica, con la sua cucina, camera da letto, stalla e magazzino. Il viaggio nel passato continua con la fedele riproduzione di un’aula di scuola e delle botteghe degli artigiani di un tempo.

Uno scrigno di tesori che vi farà rivivere la cultura e le tradizioni di un paese fortemente legato ai prodotti della terra. L’esperienza cognitiva e sensoriale della tradizione può continuare anche una volta usciti dal museo con la scoperta delle specialità enogastronomiche del posto.

La gastronomia è sana, genuina, gustosa e diversificata. Nei ristoranti tradizionali ed in quelli agrituristici, nelle sagre paesane si preparano piatti seguendo antiche ricette alcune delle quali riproposte di recente come il Ciavarro. In dialetto ripano “lu ciavarre”, è un piatto originario di Ripatransone, una sorta di zuppa a base di ben 12 varietà di cereali e legumi: fagioli rossi, fagioli cannellini, fagioli borlotti, fagioli bianchi di Spagna, piselli secchi, ceci, fava, favino, cicerchia, lenticchie, grano e granoturco.

Un tempo era il piatto tipico del 1° Maggio, di quando venivano svuotate le dispense e si poteva dar fondo alle rimanenze. Oggi è possibile degustare in qualsiasi stagione dell’anno questo piatto prelibato sedendosi in uno dei ristoranti del paese.

Un’altra specialità del posto è il Vino Santo, un vino dolce passito. È un’ottima bevanda per la meditazione regalando momenti di grande piacere. Il Vino Santo sa rendersi un eccellente vino di accompagnamento alle preparazioni di pasticceria, come il Frustingo di Ripatransone, dolce tipico della tradizione gastronomica locale natalizia.

Pranzo libero.

Al termine trasferimento per la visita di Grottammare,chiamata “La Perla dell’Adriatico”,  è affacciata sulla costa, tra il verde delle sue pinete, degli aranceti e delle palme, con le sue spiagge dorate e il limpido chiarore del mare.Fa parte dei Borghi più Belli d’Italia.

Comune di Grottammare - Sito istituzionale della Città di Grottammare

A Grottammare è possibile visitare il caratteristico Teatro dell’Arancio. Questo teatro risale al Settecento, ed esattamente in una nicchia della facciata è possibile vedere una statua del Papa Sisto V realizzata nel 1794 da uno scultore svizzero, al di sotto della statua si legge “SISTO V P.O.M. CIVI MUNIFCENTISSIMO“, scritta che sottolinea il legame tra il papa e la sua terra natale. Il teatro deve il suo nome alla rigogliosa pianta che si trovava al centro della piazza antistante, Piazza Peretti, custodita da un incaricato del comune scelto ogni anno tra le famiglie del paese, che riceveva come compenso l’esenzione dalla tassa comunale sui fuochi domestici. Da questa zona di Grottammare è possibile ammirare il panorama mozzafiato sul mare.

A Grottammare si possono trovare diverse esposizioni artistiche che invitano il visitatore ad ammirarne le fattezze e a comprenderne il significato.

Una di queste è “Il Ragazzo coi Gabbiani” di Pericle Fazzini. Questa esposizione in bronzo porta a conoscere lo scultore, nato il 4 maggio 1913 proprio a Grottammare. Il “Ragazzo coi gabbiani” si trova lungo la pista ciclo-pedonale che collega Cupra Marittima a Grottammare. Ma quello che colpisce più di tutto di questo punto esatto è il panorama che si può ammirare, in particolar modo durante il tramonto è davvero suggestivo.

Il Ragazzo con i Gabbiani e il Percorso Fazziniano - Città di Grottammare

Un’altra esposizione è “La Metamorfosi” sempre dello stesso artista. La scultura si trova in pieno centro ed è dedicata a John Fitzgerald Kennedy. E’ stata personalmente voluta dalla moglie che, appassionata di arte e di libri, fu allieva e grande estimatrice del celebre scultore al quale commissionò nel 1964 il progetto di un scultura che celebrasse la figura del marito assassinato l’anno prima. La First Lady fece visita di persona allo studio il 2 febbraio del 1966.

Per gli amanti dello stile Liberty, invece, il lungomare di Via Cristoforo Colombo, è il luogo ideale per ammirare gli edifici costruiti tra l’Ottocento e il Novecento. Oggi il viale è caratterizzato da una pavimentazione in porfido e marmo di Carrara, i disegni pavimentali riprendono la tradizione decorativa degli anni Venti e una serie di palme rendono il viale fresco e ombroso durante le calde estati, pensate che le palme sono state importate dalle Canarie nei primi decenni del Novecento.

Cena e pernottamento ad Ascoli Piceno, Villa Pigna di Folignano presso l’hotel Villa Pigna.

La storia dell’Hotel Ristorante Villa Pigna nasce da una festa in famiglia quando, nel 1976, Santola e Fefè Troiani decidono di allestire nella propria cantina uno spazio per festeggiare la comunione di Fabio, il loro terzogenito. L’euforia, la condivisione con gli oltre cento invitati, l’ottimo cibo e l’atmosfera così speciale che respirano in quell’occasione risvegliano in Fefè la voglia di ripetere quell’esperienza e far sì che possa diventare un’attitudine. E credeteci se oggi ci piace definirla una vera e propria vocazione verso l’accoglienza più vera e sincera.

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Villa Pigna, Ascoli Piceno - logitravel

 

 

HOTEL VILLA PIGNA (Provincia di Ascoli Piceno/Folignano): Prezzi 2018 e ...

Villa Pigna en Ascoli Piceno, (provincia) | BestDay.com

 

 

31 DICEMBRE 2024: CIVITELLA DEL TRONTO-ASCOLI PICENO

Prima colazione in hotel e partenza per una visita straordinaria :Civitella del Tronto

Civitella del Tronto, gestione della Fortezza: esposto ad Anac e Procura - Notizie - NUOVO Cityrumors Abruzzo Notizie

Un piccolo paesino che è considerato una delle perle d’Abruzzo. Situata nella Val Vibrata, in quella che è la parte più settentrionale della regione quasi al confine con le Marche, Civitella sorge su una rupe rocciosa di travertino che concede a tutti i suoi visitatori di ammirare panorami meravigliosi.

Civitella del Tronto , sorprendente borgo abruzzese,e’ annoverato tra i borghi più belli d’Italia. Il suo centro storico,  è ricco di palazzi storici costruiti in pietra e travertino.

Non importa quante volte avete già visitato Civitella del Tronto, non vi stancherete mai di passeggiare per le sue rue, gli stretti vicoli del centro storico. Il borgo è capace di regalarvi sempre uno scorcio inedito, un particolare nuovo, un’emozione che vi lascia a bocca aperta. Il nome del borgo, Civitella, sembra derivare dal latino “Civitas” mentre Tronto è stato aggiunto in riferimento al fiume Tronto che scorre proprio in questa zona.

Civitella del Tronto è una città che è riuscita a conservare la sua antica struttura di borgo medioevale caratterizzata da stretti vicoli, rampe di scale e affascinanti piazze, L’entrata al paese avviene attraverso Porta Napoli, l’unica porta rimasta intatta fino ai giorni nostri.

L'eredità dei Borbone di Napoli a Civitella del Tronto

Già dall’esterno noterete la maestosità di questa porta di origine duecentesca. Porta Napoli è arricchita dallo stemma della città di Civitella del Tronto, ovvero cinque torri merlate, sulla sommità dell’arco e da una lapide in marmo che celebra la vittoria del paese contro l’invasione delle truppe napoleoniche. L’arco è scandito da blocchi di travertino.

Dalla grande Porta Napoli si raggiungere subito Piazza Filippo Pepe la principale del centro storico medievale.

Cosa vedere a Civitella del Tronto | In giro a più non posso

Questo è un lungo spazio rettangolare un cui lato è un balcone panoramico. Da qui infatti puoi affacciarti sulla vallata sottostante con un panorama affascinante.

L’altro lato lungo di piazza Filippi Pepe è chiuso da palazzi storici e botteghe, mentre sui lati corti trovi un edificio degno di nota: il palazzo Portici.

Proseguendo per corso Giuseppe Mazzini la strada si fa stretta e delimitata dai palazzi in pietra. Quello che in lontananza ci sembra una piccola chiesa, scopriamo poi essere il municipio di Civitella del Tronto. In effetti è stato ricavato nel novecento all’interno del convento storicamente annesso alla vicina chiesa di San Francesco.

La vera attrazione della città è però la fortezza borbonica. Questa domina il centro e ha reso celebre nei corsi dei secoli questa cittadina di confine.

La Fortezza di Civitella del Tronto, situata a 600 m. s.l.m. in posizione strategica rispetto al vecchio confine settentrionale del Viceregno di Napoli con lo Stato Pontificio, è una delle più grandi e importanti opere di ingegneria militare d’Europa caratterizzata da una forma ellittica con un’estensione di 25.000 mq ed una lunghezza di oltre 500 m…

Costruita a 600 metri sul livello del mare, occupa la posizione che una volta era il confine settentrionale tra il viceregno di Napoli e lo Stato Pontificio. La rocca aragonese venne costruita su di una precedente di origine medievale, e a sua volta fu trasformata dal 1564 su volontà di Filippo II d’Asburgo, Re di Spagna. Nel 1734 Civitella del Tronto passò dalla dominazione degli Asburgo a quella dei Borboni. Dopodiché la fortezza venne abbandonata e in parte saccheggiata dagli abitanti della città. Attraverso un importante lavoro di restauro, la fortezza è stata riaperta. Oggi è possibile visitarla attraversando le piazze d’Armi, i camminamenti coperti, le cisterne, i resti dell’antico palazzo del Governatore e tanto altro.

Un lungo insieme di casupole, per buona parte diroccate, erano gli alloggi dei soldati. Alcune di queste sono state ricostruite per mostrare le loro sembianze originarie e l’arredamento dell’epoca. Siamo nell’area occidentale della fortezza e qui si svolgeva buona parte della vita extra militare dei soldati. Ciò è testimoniato anche dalla presenza di svariati edifici che svolgevano particolari funzioni, come i bagni e i forni.

All’interno della fortezza è stato ricavato il museo delle Armi. Il primo piano è diviso in quattro sale con oggetti vari: dai ritratti e documenti di Cavour, Garibaldi e dei Savoia, fino a un elmo e una divisa dello stato pontificio, da baionette, fucili, sciabole, pistole degli eserciti borbonici e sardo-piemontesi a una stampa che descrive l’assedio di Civitella del Tronto del 1577. Da vedere anche la parte con i pezzi più antichi, ovvero schioppi a miccia del quattrocento e pistole a pietra focaia del settecento.

Aperitivo brunch in corso di escursione.

Trasferimento ad Ascoli Piceno per la visita della cittatina.

Ascoli Piceno è una delle città monumentali d’Italia: il suo centro storico è interamente costruito in travertino, una roccia sedimentaria calcarea estratta dalle cave del territorio, ed ha come fulcro la rinascimentale piazza del Popolo dove si trovano alcuni degli edifici più importanti tra i quali il palazzo dei Capitani, lo storico Caffè Meletti e la chiesa di San Francesco.

Altro fulcro cittadino è lo spazio urbano di piazza Arringo, la piazza più antica di Ascoli, dove si elevano il medioevale battistero di San Giovanni, la cattedrale di Sant’Emidio, che racchiude al suo interno la cripta dedicata anch’essa al santo patrono. Vi sono inoltre il palazzo Vescovile, il palazzo dell’Arengo, sede della pinacoteca civica e di alcuni uffici comunali. Non solo le piazze, ma anche le strade ed i vicoli di impronta schiettamente medievale contribuiscono a caratterizzare il centro storico come via Pretoriana, via di Solestà, via delle Stelle, via Soderini, via del Trivio, antico cardo e corso Mazzini, decumanus maximus, che attraversa da ovest ad est il centro urbano.

Tra i monumenti sono da ricordare: il ponte Romano di Solestà, uno dei pochi in Italia, visitabili anche al suo interno, le rovine del teatro romano, le grotte dell’Annunziata, ciclopica costruzione del periodo romano, la Fortezza Pia ed il Forte Malatesta, il palazzetto Longobardo con la torre degli Ercolani, una delle poche torri superstiti tra le decine che compaiono nelle cronache medioevali, in ricordo delle quali Ascoli ha il soprannome di Città delle cento torri.

Meritevoli di essere citati sono anche i tempietti dedicati al patrono quali: Sant’Emidio alle Grotte e Sant’Emidio Rosso ed inoltre la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio dalla caratteristica facciata suddivisa in riquadri.

Saranno le dimensioni contenute del centro storico o i palazzi antichi in travertino, ma Ascoli Piceno conserva tutt’oggi il fascino ineguagliabile dei borghi del centro Italia, dove il tempo sembra non essere passato. Le piazze signorili ed eleganti, le chiese storiche ricche di tesori, le torri e i campanili che ne punteggiano il profilo. Ad Ascoli Piceno cultura e fascinazione popolare non potranno che rubarvi il cuore.

Ascoli Piceno, la città delle cento torri - Italia.it

La storia di Ascoli Piceno si fonda su origini antichissime. i Romani si insediarono nel territorio dei Piceni facendo di Asculum un centro nevralgico grazie anche alla sua posizione sulla via Salaria. Tante e variegate le vicende che coinvolsero la città nel corso dei secoli ma il periodo romano per Ascoli Piceno, e tutte le Marche, fu sinonimo di grande prosperità.

Ascoli Piceno venne dominata da diverse signorie, Malatesta e Sforza per citarne alcune, e fu sotto il possesso dello Stato Pontificio fino alla metà dell’Ottocento.

Ascoli Piceno | Turismo Marche

Ascoli è una città di torri, chiese, piazze e palazzi. La pietra, quindi, è protagonista del paesaggio. Questo lo rende straordinariamente armonioso e uniforme, elegante ed accogliente. La sintesi di tutta questa bellezza si incontra in Piazza del Popolo e tutto concorre a dare questa sensazione: la maestosa facciata del Palazzo dei Capitani del Popolo, le mura possenti della Chiesa di San Francesco, i palazzi rinascimentali, i portici e logge e anche le vetrine un po’ fuori moda dello storico Caffè Meletti. Piazza del Popolo è il salotto di Ascoli, punto di passaggio obbligato per turisti e cittadini, che qui si danno appuntamento per il rito del caffè o dell’aperitivo.

Ascoli Piceno: monumenti e luoghi di interesse

Entrate e godetevi lo spettacolo dello storico Caffè Meletti. Inserito tra i 150 caffè storici d’Italia, è dal 1905 un’istituzione di Ascoli, nonché luogo di ritrovo per pittori, scrittori, imprenditori e gente comune. Ai tavoli sotto i portici affrescati o nelle sale in stile Liberty si sono seduti Sartre, Hemingway, Mascagni, Guttuso, Pertini, Soldati e tanti altri.

Sulla facciata rosa esterna spicca, accanto al Palazzo dei capitani, la secolare scritta “Anisetta Meletti”, liquore a base d’anice che ha reso famoso il caffè. Prodotta per la prima volta nel 1870, si ottiene dalle piante di anice (Pimpinella Anisum) coltivate nei terreni argillosi intorno ad Ascoli. Si gusta “con la mosca” cioè aggiungendo un chicco di caffè nel bicchiere. Ogni pranzo o cena in un ristorante di Ascoli si conclude sempre con un’anisetta Meletti. 

Il Caffè Storico Meletti di Ascoli Piceno

Considerata una delle piazze più belle d’Italia, Piazza del Popolo si contende il cuore degli ascolani con la vicina Piazza Arringo dove si trovano gli altri monumenti più importanti di Ascoli.

Piazza Arringo, Ascoli Piceno - Italia.it

 Piazza Arringo o “dell’Arengo compete con Piazza del Popolo per il ruolo di centro civile e religioso di Ascoli. Molto più estesa ma non meno armonica e proporzionata, la piazza prende il nome dalle adunate (arringhe) del popolo che si svolgevano sotto un olmo.

Sono quattro le costruzioni principali di Piazza Arringo: il Duomo di Sant’Emidio, patrono di Ascoli e protettore dai terremoti, è da visitare soprattutto per la cripta in cui è conservato il mausoleo con il corpo del santo e il meraviglioso Polittico del Crivelli.

Il Polittico di Carlo Crivelli - I viaggi di Racconti di Marche

Rientro in hotel in tempo utile per riposarsi e prepararsi al cenone in hotel.

 

01 GENNAIO 2025: BUON ANNO!!! ASCOLI PICENO- CASTELFIDARDO-LORETO-ASCOLI

Sveglia con comodo e prima colazione in hotel.Trasferimento per la visita guidata di Castelfidardo.

Il borgo sorge su un dolce colle tra due fiumi, l’Aspio e il Musone.

Castelfidardo è la città e della musica. Qui gli artigiani proseguono tradizioni secolari. Nelle dolci colline della Riviera del Conero sorge un paese particolarmente famoso nel mondo per aver dato i natali alla fisarmonica, strumento che si caratterizza per la sua forte capacità di aggregare e intrattenere in allegria le persone.

Castelfidardo | Turismo Marche

Oggi in paese, proprio sotto al palazzo comunale, è possibile ammirare il Museo della Fisarmonica. Il Museo intende rendere omaggio agli artigiani che con la loro opera hanno contribuito a trasformare culturalmente questa zona delle Marche arricchendo l’economia del luogo, un tempo legata solo all’agricoltura. Custoditi in suggestivi ambienti seicenteschi, oltre 350 esemplari di fisarmoniche.

È stato poi Giancarlo Francanella, nel 2003, a vincere il Guinnes dei primati per la sua incredibile creazione. La fisarmonica gigante (e anche perfettamente funzionante) ha fatto il giro del mondo, ed è solo grazie ad essa se oggi il nome di Castelfidardo risuona famigliare in ogni paese del globo.

                         Cosa Fare e Vedere a Castelfidardo

Castelfidardo è anche una cittadina ricca di storia: proprio in questi luoghi si è infatti disputata la battaglia di Castelfidardo, tappa fondamentale del Risorgimento italiano, che ha visto combattere l’esercito piemontese contro quello pontificio. In memoria di questo evento sorge un monumento in bronzo dello scultore Vito Pardo, che dall’alto di una collina domina un parco immerso nel verde.

Monumento Nazionale delle Marche

La nostra visita inizia dal possente Monumento Nazionale delle Marche, all’interno del Parco delle Rimembranze, in memoria della battaglia che si svolse a Castelfidardo il 18 settembre 1860. La battaglia vinta dai Savoia contro lo Stato Pontificio portò all’annessione delle Marche e dell’Umbria prima al Regno di Sardegna e successivamente nel 1861, al Regno d’Italia.

Monumento ai vittoriosi - Museo del Risorgimento di Castelfidardo

Il monumento fu realizzato nel 1912 dallo scultore veneziano Vito Pardo, in bronzo e travertino bianco di Ascoli Piceno, rappresenta un gruppo di soldati in marcia capitanati dal generale Enrico Cialdini. Dietro l’opera scultorea si cela una piccola cripta in stile assiro decorata dai Maestri Giustini e Sollazzini di Firenze.

All’interno del parco si trova anche un Sacrario, dove riposano le spoglie dei soldati dell’uno e dell’altro schieramento.

Giardini di Porta Marina

Usciti dal parco, ci incamminiamo verso via Giosuè Carducci per prendere la scala mobile ed arrivare al cuore del medievale Castrum Ficardi. Giunti in cima ci sono i Giardini di Porta Marina, uno spazio verde ben curato con al centro una singolare e moderna fontana in pietra e vetro “Il bosco della musica”, progettata dal noto poeta Tonino Guerra. Dalla terrazza si gode un meraviglioso panorama fino al Mar Adriatico!

Oltrepassiamo la settecentesca Porta Marina o Vittoria caratterizzata da un pannello in legno e un orologio, uno dei tre accessi al paese assieme alla Porta del Sole o dei Bersaglieri e Porta del Cassero.

Il primo edificio che vediamo è il Palazzo Tomasini del XVIII secolo, che ospita dal 1850 il Convento di Sant’Anna con annessa una piccola cappella.Proseguiamo la passeggiata tra i negozi del centro fino ad arrivare in Piazza della Repubblica dove si affacciano l’antico Palazzo Priorale Comunale del XIV secolo, la Torre Civica del’500 e la Chiesa della Collegiata di Santo Stefano Protomartire.

Contributi per nuove imprese nel centro storico e per nuove imprese di agricoltura bio | Comune di Castelfidardo

La Collegiata fonda le sue origini nel medioevo, venne ristrutturata nei secoli e attualmente si presenta in stile neoclassico. La facciata è impreziosita da un bel affresco del 1931 dipinto da Luigi Morgari, la Lapidazione di Santo Stefano.

Pranzo in ristorante e al termine trasferimento a  Loreto, un luogo altamente spirituale e carismatico per l’intero mondo cattolico.

Città della Fede del Conero sulla cima della collina che ospita la città sorge la Santa Casa di Maria. Non solo una delle principali mete di pellegrinaggio nel mondo, ma anche paese con una vista su tutta la Riviera.Con il profilo inconfondibile del suo Santuario e la maestosità del Palazzo Apostolico, si impone subito col fascino delle cose belle, che suscitano curiosità e voglia di saperne di più su questa cittadina.

La Basilica della Santa Casa - Loreto | Riviera del Conero

Per giungere al centro della città ci sono diverse strade,anche in bus, e chi lo desidera, potrà scegliere quella della  scalinata Santa, 330 gradini fino ad arrivare alla Basilica. Lungo il tragitto si trova  il Cimitero Militare Polacco dove sono custoditi 1080 soldati della Seconda Guerra Mondiale. Questo percorso viene adottato da tutti i pellegrini che vogliono purificare la propria anima prima di prostrarsi alla Madonna Nera.

La Scala è stata recentemente oggetto di un importante progetto di restauro che l’ha resa nuovamente fruibile ai pellegrini sia di giorno che di notte.

Cimitero Militare Polacco di Loreto

Giunti in cima il vostro  sguardo si soffermerà sulla cinta muraria che difende tutto il cuore di Loreto. La fortificazione è in stile rinascimentale, con quattro imponenti bastioni, il più famoso Sangallo, e difendeva la città dagli attacchi dei Turchi che attraversavano il Mar Adriatico.

Oltrepassiamo la Porta Marina per trovarci in Piazza della Madonna dove si nota la maestosa Basilica di Loreto, il Palazzo Apostolico, il monumento a Papa Sisto V, il Palazzo della Provincia, l‘Acquedotto degli Archi e la Fontana Maggiore opera barocca di Carlo Moderno e Giovanni Fontana.
Entriamo subito in Basilica, iniziata a costruire nel 1468 e completata nel 1755 ad opera di molti architetti (Bramante, Pontelli, Vanvitelli…). E’ in stile gotico -rinascimentale con pianta a croce latina a tre navate separate da colonne quadrate.

Loreto è nata e si è sviluppata intorno al Santuario della Madonna, e proprio a questo deve la sua fama nel mondo. All’interno della Basilica è custodito uno dei più grandi tesori della spiritualità cattolica del mondo: la Santa Casa di Nazareth, dove la Vergine Maria nacque, crebbe e dove avvenne l’annunciazione della sua divina maternità. Le semplici mura in pietra che costituiscono il nucleo originale della casa sono riccamente decorate all’esterno con bassorilievi cinquecenteschi di grande pregio, realizzati dai migliori artisti dell’epoca su disegno del Bramante, chiamati appositamente per dare degna copertura ad un luogo di così grande importanza spirituale.

LORETO - La finestra sul Conero

Entrate in silenzio dentro la Casa e percepite l’intensità dei pensieri e delle emozioni che da secoli la abitano.

La Santa Casa è custodita all’interno della Basilica edificata tra il 1469 e 1587 ed è il cuore del Santuario Della Madonna. Essa è costituita da tre pareti che secondo l’antica e autorevole tradizione sarebbe la parte antistante la grotta di Nazareth dove nacque, visse e ricette l’Annunzio la Beata Vergine Maria. La devota tradizione narra che la traslazione della Santa Casa da Nazareth fino a Loreto sia opera degli angeli. Successivamente nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294 fu trasportata nell’antico comune di Recanati, prima presso il porto, poi su un colle in una via pubblica, dove tutt’ora è custodita.

Santuario di Loreto: tra fede, storia e cultura - Italia.it

La devozione alla Santa Casa si diffonde dapprima nei territori marchigiani, poi oltre confine, fino a tutto il mondo cattolico. Molti sono i luoghi dedicati alla Vergine Lauretana, e molte sono vere e proprie riproduzioni della Santa Casa anche con il rivestimento marmoreo. Si pensi, ad esempio, nel territorio europeo si pensi a Praga, e nel continente asiatico alla chiesa dedicata alla Madonna di Loreto a Taiwan.

Al suo interno possiamo ammirare la Cappella dell’Annunciazione, decorata da affreschi di Federico Zuccari, la Madonna Nera e la splendida Santa Casa di Nazareth riccamente decorata con bassorilievi di pregio, protetta da un recinto marmoreo realizzato dal Bramante.

n. 1 – Loreto: visita guidata alla Santa Casa ed alla Madonna Nera – Guidamico – Visite guidate Loreto, Porto Recanati, Ancona, Osimo, Macerata, Castelfidardo

Ci prendiamo del tempo per ammirare tutta la grandezza e la bellezza di questo Santuario, ma anche un momento di riflessione, di abbandono al sentimento e alla purificazione dell’anima.

Da molti studi emerge che la Santa Casa di Nazareth, la casa di Maria dalla nascita all’annunciazione della maternità, venne smontata e riassemblata a Loreto dai Crociati ritornati dalla Terra Santa, per volontà di Carlo II D’Angiò.

Al termine di questa giornata, intensa di bellezza e commozione,

 

02 GENNAIO 2025: ASCOLI PICENO-AMANDOLA-MONTEFORTINO-ROMA

Prima colazione in hotel e rilascio delle camere.

Trasferimento per la visita guidata di Amandola ,un piccolo centro medievale situato sul versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il paese deve il suo nome alla pianta del mandorlo che un tempo doveva primeggiare nella zona. Rappresenta uno dei più importanti centri storico-culturali dei Monti Sibillini. È caratterizzato inoltre da un patrimonio ambientale e paesaggistico di grande valenza per la molteplicità dei paesaggi presenti: le montagne aspre e selvagge, le valli disegnate dai fiumi e i piccoli borghi ben incastonati sono gli elementi che lo rendono straordinario.

 

Amandola, la Regina dei Sibillini - 5 cose da non perdere - Viaggi e Sorrisi

La nostra visita inizia dalla Piazza Risorgimento, punto principale di tante attività commerciali. Ci siamo arrivati oltrepassando la Porta di San Giacomo, l’unica rimasta delle cinque originarie. E’ inserita nella lunga cinta muraria, con arco a sesto acuto e merli, sormontata da un orologio appartenuto alla chiesa di Sant’Agostino.

Palazzo Comunale

L’edificio più importante che si affaccia sulla piazza è lo splendido Palazzo Comunale abbellito dal porticato ottocentesco.

Il centro storico, è adagiato su tre colli e si compone di architetture civili e religiose, di imponenti e sontuosi palazzi, di nascosti e graziosi vicoli. Dal Belvedere si può avere una meravigliosa vista sul lato orientale del parco.

 

Di particolare importanza Piazza Umberto I, o Piazza Alta, antico nucleo sociale e religioso della località, che ospita il teatro storico “La Fenice” e il torrione del Podestà, di epoca quattrocentesca. La cittadina, in un lontano passato, importante centro di produzione di tessuti di lana, offre un artigianato fiorente e servizi per il turismo montano, quali mountain bike ed escursionismo. Il lago di San Ruffino rappresenta un’ulteriore risorsa per gli amanti dell’aria aperta e per gli sport praticabili.

 

Visiteremo anche l’abbazia dei Santi Ruffino e Vitale che, edificata in stile romanico, nei secoli ha subito costanti restauri che ne hanno parzialmente cancellato la sua primitiva forma. Sotto l’altare sono conservate le reliquie di San Ruffino e sotto di queste si trova un foro che la tradizione popolare vuole che i malati di ernia debbano attraversare a carponi per tre volte, invocandone la guarigione. Documenti che parlano di questo Santo non ve ne sono ma una leggenda narra che si trattava di un giovane contadino che arò, con grande sforzo, più di 100 moggi di terra (antica unità di misura) in una sola notte, donando sollievo e beneficio ai contadini del luogo.

iluoghidelsilenzio

Qui potrete comprare il Tuber Magnatum, ovvero il Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini, la cui raccolta e commercializzazione va dall’ ultima domenica di Settembre al 31 Dicembre. Riconosciuto a livello nazionale ed internazionale per le qualità organolettiche, la fa da padrone in appetitose pietanze, tra le quali spiccano le amandolesi “Fregnacce”.

In Piazza Alta potrete ammirare una vista mozzafiato al tramonto sulla grande Catena Montuosa dei Sibillini.

10 cose da fare e vedere ad Amandola, la Regina dei Sibillini

Pranzo di saluti in ristorante.

Si prosegue dopo pranzo con la visita di Montefortino,che  sorge su di un colle alle pendici orientali dei Monti Sibillini, al cospetto delle maestose cime del monte Priora (2332 m) e del monte Sibilla (2173 m). Il centro storico fu costruito sapientemente allineando vie e case lungo semicerchi concentrici, secondo una tipica pianta medievale che caratterizza l’architettura di molti dei comuni dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Sulla sommità di questo percorso a terrazze, s’innalza la chiesa di S. Francesco, costruita sui resti dell’antica chiesa di S. Maria del Girone.

Le vicende storiche di Montefortino sono una perfetta rappresentazione della storia della costruzione di civiltà del Piceno. Nel 15 a.C. l’organizzazione romana modella l’area con la centuriazione augustea. Nel Medioevo la diocesi di Fermo controlla Montefortino inserendolo nel sistema feudale delle plebes. Infine nel XIII secolo, quando gli insediamenti comunali accentrati prevalgono sull’ordine feudale, nasce il comune di Montefortino.

Borgo di Montefortino, Fermo in Marche - e-borghi

Lasciata alle nostre spalle la chiesa ci incamminiamo a sinistra verso il principale ingresso al centro storico, la Porta Santa Lucia, uno dei tre ingressi medievali (San Biagio o Portarella e Valle o di Vetice). Costruita nel XIV secolo in muratura mista è affiancata da una “torre di rinfianco” con due troniere sormontate da feritoie.

Borgo di Montefortino, Fermo in Marche - e-borghi

Il borgo

Proseguiamo la passeggiata a destra, salendo le scale tra le caratteristiche abitazioni locali in pietra e cotto, tra cunicoli e viuzze. L’architettura urbanistica del borgo ha una forma conica e le vie sono disposte su gradoni semicircolari che convogliano in cima al colle dove è posta la chiesa di San Francesco, la quale sovrasta il paese.

Cosa vedere visitando il borgo medievale di Montefortino

Chiesa di San Francesco

La Chiesa di San Francesco o Santa Maria del Girone in stile romanico-gotico è circondata dal boschetto e prese il posto di un’antica fortificazione militare smantellata nel ‘400. All’interno conserva una pregiata “Madonna del Rosario” di Simone De Magistris, stucchi in stile barocco, un Crocifisso ligneo e un tabernacolo del’600. Attualmente la struttura viene utilizzata per speciali eventi dalla Confraternita del Santissimo Sacramento.

Palazzo Leopardi

Prendiamo la discesa passando tra antichi palazzi fino al Palazzo Leopardi, in prossimità della Porta San Biagio. Una singolare costruzione attira il nostro sguardo “la Casa delle Colonne” con blocchi di pietra spugna (noto anche come il Tempietto dell’Orologio). L’edificio neoclassico venne realizzato nell’800 dall’artista Fortunato Duranti, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.

Terminiamo il nostro tour con una visita magnifica.

Il Santuario Madonna dell’Ambro prende il suo nome dal vicino Torrente Ambro, è uno dei santuari delle Marche più antichi e più visitati (dopo Loreto).

Montefortino: Santuario della Madonna dell'Ambro - italiani.it

Definito anche la piccola Lourdes dei Monti Sibillini, è situato a 658 m di altitudine, incastonato tra Monte Priora e Monte Castel Manardo.

Santuario della Madonna dell'Ambro a Montefortino - Viaggi e Ritratti

Il Santuario ha avuto origine dall’ apparizione della Vergine ad una bambina di nome Santina sordomuta fin dalla nascita. In cambio delle preghiere e delle offerte di fiori che la ragazza era solita portare presso un’immagine della Madonna posta nella cavità di un faggio, la Santa Vergine le dette il dono della parola.

Il Santuario, il porticato ed il campanile risalgono al 1037 quando i feudatari del luogo, legati all’Abbazia Benedettina di S. Anastasio, la abbellirono donando ai frati alcuni beni. Nel 1602 l’edicola divenuta troppo piccola e danneggiata dall’usura del tempo, fu ricostruita più grande, ma nell’anno successivo, l’architetto Venturi di Urbino iniziò la costruzione di una nuova grande chiesa incorporandovi la precedente in modo che l’immagine della Madonna, attraverso un ampio finestrone, apparisse come pala dell’altare maggiore. A tutt’oggi è ancora così: la statua di Maria, una figura maestosa, scolpita in pietra e seduta in trono, sorride dalla grata sopra l’altare.

Santuario della Madonna dell'Ambro: tra storia e leggenda

All’interno della chiesa ci sono dipinti di Sibille, a testimonianza di quanto la tradizione della Sibilla sia così radicata negli abitanti di questa terra che la connotazione negativa è una deformazione avvenuta soltanto in epoca recente: nel passato il sacro ed il profano si intrecciavano continuamente e senza traumi.

Santuario Madonna dell'Ambro

Oltre alla spiritualità, presente in questo luogo, visitare il Santuario consente di accedere a luoghi di indiscutibile bellezza.

Al termine delle visite ,rientro a Roma previsto in serata e fine dei servizi.

LA QUOTA COMPRENDE:

  • Itinerario con pullman G.T.
  • 3 Pernottamenti in hotel 4 * Villa Pigna con trattamento di colazione e cena
  • Cena di Capodanno del 31/12 con veglione
  • 2 pranzi tipici
  • Bevande ai posti (1/4 di vino, 1/2 litro di acqua)
  • 1 aperitivo brunch il 31/12
  • 1 degustazione di olive ascolane
  • Guida autorizzata Regione Marche
  • Accompagnatore de I VIAGGI DI GIORGIO
  • Gadget
  • IVA di legge al 22%
  • Assicurazione medico bagaglio e annullamento

LA QUOTA NON COMPRENDE:

  • Auricolari € 15,00
  • Ingressi siti e musei e monumenti
  • Mance
  • Tutto quanto non espressamente menzionato ne LA QUOTA COMPRENDE

 

 




BOLOGNA: I PORTICI – MICHELANGELO – LA CERTOSA – LA GASTRONOMIA – RINASCIMENTO – GHETTO

BOLOGNA…LE SUE BELLEZZE DA SCOPRIRE

Un tour fuori dai canoni tradizionali del turismo di massa ,mordi e fuggi.

Un tour di ben 4 giorni interi, alla scoperta dei luoghi più suggestivi e interessanti e sconosciuti di Bologna.

Un tour che comprende anche gastronomia d’eccellenza.

Un tour ideato, pensato e  creato da me per il Viaggiatore più esigente.

Già a fine novembre, poi, avremo la fortuna di  respirare atmosfera natalizia, magica ,sotto i portici.

I bolognesi, infatti si preparano a festeggiare come forse solo a Siracusa sanno fare, Santa Lucia il 13 dicembre…il resto a quando ci vedremo a Bologna.

Claudio Tomassini 

Storia e informazioni sui portici di Bologna

Nel 2021 l’Unesco ha inserito nel Patrimonio dell’Umanità 12 tratti tra i più significativi dei Portici di Bologna, riconosciuti dall’agenzia delle Nazioni Unite come un elemento identificativo della città di Bologna.

I portici di Bologna sono un biglietto da visita unico per i turisti e un salotto cittadino in cui vivere la città come si è fatto per secoli.

L’origine dei portici è legata al periodo di espansione della Bologna medievale, quando l’inaugurazione dell’Università nel 1088 portò in città studenti e dotti da ogni parte d’Italia e del mondo. Di fronte al forte incremento della popolazione fu necessario ampliare gli spazi abitativi e le attività commerciali e artigiane del tessuto urbano, senza però occupare il suolo pubblico e togliere spazio utile alla vita cittadina.

I portici erano la soluzione ideale: permettevano di ampliare la parte superiore degli edifici e, allo stesso tempo, offrire riparo dalle intemperie e dal sole. I portici, nati in modo quasi spontaneo, furono regolamentati dal 1288 con un bando del Comune che impose l’aggiunta dei portici alle case già edificate e stabilì che le nuove costruzioni dovevano essere erette con un portico.

                               Il riconoscimento dell’UNESCO

                              I portici di Bologna  sono patrimonio dell’Umanità UNESCO!

A Bologna, come ogni anno, da metà novembre (circa) il portico monumentale della Chiesa di Santa Maria dei Servi accoglie l’Antica Fiera di Santa Lucia, la più antica fiera di Bologna. Tra le numerose bancarelle si possono comprare originali idee regalo, addobbi e decorazioni natalizie, prodotti dell’artigianato, giocattoli e dolci della tradizione gastronomica locale. Si tratta di una delle principali fiere della Regione Emilia Romagna che da secoli dà il via al Natale e allo shopping festivo.

Mercatini di Natale a Bologna - Bologna Dreaming

Bologna e il Michelangelo che non c’è

E’ cosa nota che Bologna conservi alcune delle prime opere di Michelangelo Buonarroti. Nel 1495 infatti, in fuga da Firenze dopo la caduta dei Medici, il giovane artista trovò ospitalità presso Giovan Francesco Aldrovandi. Per sua intercessione gli furono commissionate tre sculture destinate all’arca di san Domenico nell’omonima chiesa: un angelo reggicandela, il San Petronio e il san Procolo, che ancora oggi possiamo ammirare nella visita a quello straordinario capolavoro.

La Certosa di Bologna è un cimitero-museo dove perdersi tra le opere nel silenzio

“È Un’immensa soddisfazione e un grande riconoscimento che ci rende felici”.

(Sindaco di Bologna).

“L’inclusione della Certosa nel Patrimonio UNESCO dimostra ancora una volta quanto il Cimitero Monumentale sia parte della storia e della memoria della città, non solo a livello locale ma a livello internazionale”

Il cimitero storico monumentale Certosa di Bologna sorge poco fuori dal centro della città, collegato con un portico a San Luca, ed è uno dei cimiteri più antichi d’Europa. La passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione di sepolcri familiari ha reso il cimitero della Certosa un vero e proprio museo a cielo aperto, dove trovano riposo i personaggi più illustri del panorama bolognese e lo stesso cimitero è stato fonte di ispirazioni per artisti e letterati di tutta Europa come Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen e Stendhal.

                        La Certosa è uno dei luoghi più suggestivi di Bologna.

Non solo un cimitero: le storie dei grandi bolognesi del passato si intrecciano al verde che circonda le opere d’arte costruite per mantenere vivo il loro ricordo.

I Bentivoglio e la Bologna del Rinascimento

I Bentivoglio (in latino Bentivolius) furono una famiglia feudale insediatasi a Bologna nel XIV secolo. Trinciato dentato d’oro e di rosso. Furono signori della città, fra alterne vicende e spesso in contrasto con il potere papale, dal 1401 al 1506, quando papa Giulio II li costrinse all’esilio. Signori di fatto dall’inizio del Quattrocento fino alla rovinosa cacciata avvenuta nel 1506, per mano del pontefice Giulio II e degli stessi cittadini, i Bentivoglio furono protagonisti di una stagione unica di potere e splendore artistico, le cui tracce ancora si trovano nelle strade, nelle piazze e nelle chiese di Bologna: dalla splendida architettura del Palazzo del Podestà in Piazza Maggiore ai magnifici dipinti di Francesco Francia e Lorenzo Costa in San Giacomo Maggiore, celebrazione del potere dei Bentivoglio, dalla “Cappella Sistina Bolognese” nell’Oratorio di Santa Cecilia, opera degli stessi Francia e Costa insieme ad Amico Aspertini, all’unicità della forza espressiva del Compianto sul Cristo morto di Niccolò dall’Arca, capolavoro d’ineguagliabile bellezza, fino alle prove scultoree nella Basilica di San Domenico di un giovanissimo Michelangelo, il cui stile esce profondamente trasformato dal soggiorno bolognese del 1494.

L’affascinante e antico ghetto ebraico

L’antico ghetto ebraico, in pieno centro medievale, conserva ancora oggi la sua struttura originaria. Un dedalo di viuzze e passaggi sospesi, ponti coperti e piccole finestre che racconta la storia di un’intera comunità, costretta a vivere in un’area specifica delle città italiane dallo Stato della Chiesa a partire dal 1556.

Gli ebrei di Bologna vissero qui fino al 1569, quando furono espulsi una prima volta, e poi nuovamente tra il 1586, quando fu loro permesso di rientrare in città, e il 1593, anno della cacciata definitiva.

L’arteria principale del Ghetto è via dell’Inferno, verso la quale confluisce un intreccio di altre piccole stradine: via de’ Giudei (un tempo via S. Marco e poi via delle due Torri), via Canonica (un tempo via Canonica S. Donato), vicolo di S. Giobbe, vicolo Mandria, via del Carro e via Valdonica.

Dal 1932: anni di ininterrotta attività, celebrata da guide, riviste, libri di gastronomia, ghiottoni viaggiatori di mezzo mondo.

La ditta “A.F. Tamburini” è nel cuore del centro storico di Bologna, città famosa nel mondo per la sua cucina, ma soprattutto per i suoi insaccati, la mortadella, i tortellini, i sapori potenti e intensi. Una cucina definita, al di qua della odierna “demonizzazione” del termine, “grassa”. “Grave”, secondo l’Artusi, “perché il clima così richiede; ma succulenta, di buon gusto e salubre, tanto è vero che colà le longevità di ottanta e novant’anni sono più comuni che altrove”.

 

 PARTENZE DA TUTTE LE CITTA ITALIANE IN AEREO O TRENO

1° GIORNO: ROMA – BOLOGNA

Ritrovo dei partecipanti e partenza dalla stazione di Roma Termini con treno AV diretto a Bologna.

Arrivo in stazione a Bologna e trasferimento a piedi (hotel posizionato strategicamente a pochi passi dalla stazione) in hotel per depositare i bagagli, e iniziamo subito la scoperta della città con guida autorizzata Regione Emilia Romagna.Tour a piedi.

Un nuovo tour a piedi per visitare i portici di Bologna - Lonely Planet

Dov’è il portico più alto? E il più largo? Attraverso le diverse epoche e i diversi stili scopriremo come l’elemento architettonico “Portico” sia cresciuto insieme al tessuto urbano, integrandosi ad esso fino a diventare uno dei tratti distintivi di Bologna.

Nominati Patrimonio dell’Umanità UNESCO, i portici di Bologna, lunghi quasi 62 km di cui 40 km solo nel centro storico, rendono la città felsinea unica al mondo. Fin dal 1100, quando la crescita dell’Università spinse a inventarsi un nuovo spazio urbano, i portici sono diventati un luogo, a un tempo pubblico e privato, di socialità e commercio, salotto all’aperto simbolo stesso dell’ospitalità bolognese.

Passeggiando per la città, si possono percorrere varie tipologie di portici. Da quelli in legno, come la duecentesca casa Isolani in strada Maggiore e i portici di via Marsala, fino ai trecenteschi “beccadelli”, semi-portici senza colonna come quello presente nella facciata posteriore di Palazzo d’Accursio e nel Palazzo Ghisilardi-Fava. Molto noto è l’altissimo portico “dei Bastardini” in via D’Azeglio, così chiamato perché sotto le sue volte, fino al 1797, aveva sede l’orfanotrofio, e il portico dell’Archiginnasio, noto come “Pavaglione”.

Unesco: i portici di Bologna patrimonio dell'Umanità. Merola esulta: "Un grande onore" - la Repubblica

Il portico più largo della città è il quadriportico della basilica di S.Maria dei Servi in strada Maggiore, progettato a fine Trecento, il più stretto, con i suoi 95 cm, si trova in via Sanzanome.

Il portico più alto di Bologna è il Portico della Zanichelli, nota casa editrice bolognese, in via Irnerio, con i suoi 12.94 metri (nel sommo del riquadro più alto del soffitto a cassettoni). Una novità nell’immaginario collettivo perché spesso attribuito al Portico di via Altabella, di 10.02 metri, o al Portico di legno di Casa Isolani, di 12.58 metri, su strada Maggiore.

I portici di Bologna: Patrimonio Mondiale UNESCO | Bologna Experience

Terminata la visita dei portici, pranzo libero per poter assaggiare i famosi tortellini bolognesi specialità del posto.

                          SULLE TRACCE DI MICHELANGELO

Proseguiamo il nostro viaggio con una visita guidata a piedi partendo dalla Piazza Maggiore e dall’antico Palazzo d’Accursio, ora sede del Comune, che ci riporta alle prime testimonianze della presenza michelangiolesca a Bologna.

Piazza Maggiore Bologna, cosa vedere | Elle Decor

Cosa vedere a Piazza Maggiore a Bologna - Sixt Magazine

Percorrendo le strade medioevali del centro storico bolognese, si aprono inaspettate piccole piazze, sulle quali si affacciano chiese, alte torri medioevali, segno distintivo di una Bologna d’altri tempi, antichi palazzi, fino al Portico del Pavaglione, la piazza che in passato fu sede del fiorente mercato della seta, che vide Bologna leader nella produzione serica fin dal XV secolo.
Attraversando Piazza Cavour, la famosa “Piazza Grande” cantata da Lucio Dalla,

La statua di Lucio Dalla sulla panchina della vera Piazza Grande - la Repubblica

si raggiunge la Basilica di San Domenico, un tempo sede dell’Inquisizione, che custodisce la famosissima Arca del Santo, impreziosita da sculture di Michelangelo e da altri illustri artisti come Nicola Pisano e Alfonso Lombardi.

La Basilica di San Domenico – Guida di Bologna

Cultura - Museo della Basilica di San Domenico

 

A fine visite rientro in hotel. Cena e pernottamento.

Nb. Cena potrebbe essere prevista in ristorante vicino hotel.

2° GIORNO-CERTOSA -I SETTE SEGRETI

Prima colazione in hotel la nostra giornata inizia con la visita guidata della Certosa di Bologna.

Trasferimento in bus.

Un abbraccio lungo tutta la città: i portici di Bologna  sono patrimonio dell’Umanità UNESCO!

Nel progetto del Comune di Bologna erano inclusi anche alcuni luoghi identitari della città per cui erano stati creati dei portici: San Luca, il Baraccano e la Certosa.

“È Un’immensa soddisfazione e un grande riconoscimento che ci rende felici”. 

Sindaco di Bologna

“L’inclusione della Certosa nel Patrimonio UNESCO dimostra ancora una volta quanto il Cimitero Monumentale sia parte della storia e della memoria della città, non solo a livello locale ma a livello internazionale”

Il cimitero della Certosa di Bologna venne fondato nel 1801 riutilizzando le strutture del convento certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796. La chiesa di san Girolamo è testimonianza intatta della ricchezza perduta del convento. Alle pareti spicca il grande ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzato dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo. Fulcro del cimitero è il Chiostro Terzo, riflesso fedele della cultura neoclassica locale dove, alle iniziali tombe dipinte, si sostituirono poi opere in stucco e scagliola e – a partire dalla metà dell’Ottocento – in marmo e bronzo. Il complesso nel corso dei secoli è il risultato di una articolata stratificazione di logge, chiostri ed edifici che vanno dal XV secolo ad oggi, che man mano assumono caratteri di progressiva ampiezza e monumentalità. All’interno si conserva un vastissimo patrimonio di pitture e sculture realizzate da quasi tutti gli artisti bolognesi attivi nel XIX e XX secolo, testimonianza delle complesse vicende artistiche, storiche e intellettuali di Bologna, cui si sono aggiunte in anni recenti alcuni interventi di artisti contemporanei. Notevoli le presenze artistiche ottocentesche ‘forestiere’, vero banco di confronto e stimolo per gli artisti locali.

Nel cimitero sono ospitate alcune figure importanti per la storia locale e nazionale, tra cui lo statista Marco Minghetti; i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti; il premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci e lo scrittore Riccardo Bacchelli; il cantante d’opera Carlo Broschi detto Farinelli, il compositore Ottorino Respighi e il cantante Lucio Dalla; il generale Giuseppe Grabinski e il primo ministro Taddeo Matuszevic, polacchi; i fondatori delle aziende Maserati, Ducati e Weber e della casa editrice Zanichelli. La Certosa è stata per tutto l’Ottocento meta privilegiata del visitatore a Bologna. Lord Byron, Jules Janin, Charles Dickens e Theodor Mommsen hanno lasciato traccia scritta della loro passeggiata nel cimitero.

Visita Guidata alla Certosa di Bologna dedicata all'Ottocento

La Certosa si trova appena fuori le mura della città, e conserva la più ricca e preziosa raccolta di arte neoclassica italiana , esteso per una superficie di circa a 30 ettari il cimitero della Certosa è tra i più grandi d Europa tra quelli di maggior pregio storico artistico su tutto il territorio nazionale

Certosa di Bologna. Calendario estivo - Mostra - Bologna - Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna - Arte.it

Ritorniamo in centro e assaporeremo un’

“esperienza” gastronomica speciale per I Viaggi Di Giorgio

 in via esclusiva
BOLOGNA FOOD TOUR TAMBURINI MERCATO DI MEZZO

Questo tour permetterà a tutti di scoprire la gastronomia bolognese con una passeggiata all’interno del mercato del Quadrilatero, vero cuore pulsante delle specialità locali dove potremmo immergerci in questa atmosfera assaggiando molte delle specialità del posto. Si scopriranno tutti gli aneddoti sulla cucina bolognese lasciandosi trasportare dalla magica atmosfera del centro città. Visita alle famose botteghe storiche di Bologna e assaggio di specialità tipiche accompagnate da un ottimo bicchiere di vino locale in uno dei locali più caratteristici del Mercato di Mezzo.

Antica Salsamenteria Tamburini a Bologna | Tamburini dal 1932

 

Tra i massimi custodi di tanta fama vanno considerati i “salsamentari”, gastronomi da banco, di cui Tamburini è stato tra gli interpreti più fedeli e generosi e della cui Società di mutuo soccorso, fondata nel 1876Giovanni Tamburini è stato Presidente. L’evoluzione della specie ha, per così dire, spostato gli interessi e il raggio d’azione dell’ultimo Tamburini, Giovanni, verso direzioni e luoghi gastronomico-culturali vari e diversificati: il Bistrot (di lettura) diurno veloce e di qualità (Velocibò), l’Accademia dei Notturni, luogo canonico per riunioni conviviali di tradizione (nozze, riunioni Lyons, convegni) ma anche, da alcuni anni, eventi gastronomico-culturali di eccellente livello, fantasia e di travolgente successo e simpatia, il Down-Town CafèMenSA, etc.

L’altro ieri

Nel 1860 circa è proprietaria della bottega la famiglia Benni, amministratori del patrimonio del Principe Baciocchi, marito di Elisa Bonaparte. Sono loro che installano il sistema di carrucole e binari, con i ganci ai quali venivano appese le mezzene. Il bestiame veniva lavorato e trasformato, in questa sorta di “catena di smontaggio del maiale” all’interno della bottega e la vendita iniziava direttamente, appena finita la lavorazione.

Fino al 1973 era possibile vedere entrare in bottega le mezzene fumanti, macellate da meno di mezz’ora, uno spettacolo che infatti catturava ogni volta la curiosità di decine di persone. La pratica (quella relativa alle mezzene, non quella relativa al “tifo”) fu sospesa solo nel 1973, ma rimangono, in ottimo stato, e ben visibili all’interno dell’attuale Bistrot, le attrezzature, pezzi ormai rarissimi di archeologia industriale.

 

Proseguiremo  il pomeriggio con delle visite seguendo itinerari  particolari e curiosi da un perdere a Bologna!

                                                     …. i Sette segreti… 

Ci sono segreti che possono essere svelati senza far dispiacere nessuno. Quelli di Bologna ne sono un esempio. Già, perché la città ne ha ben sette, che molti bolognesi doc conoscono e si divertono a raccontare ai turisti. Pronti per andare alla scoperta dei sette segreti di Bologna?

                                        La finestrella di via Piella

 

Storie e segreti di Bologna | Travel Emilia Romagna Via Piella e la finestrella di Bologna | Dove Viaggi

Uno dei sette segreti si nasconde dietro a una finestra, anzi, una finestrella, quella in via Piella. Una volta aperta ci sembrerà di essere in una piccola Venezia, pur senza muoversi da Bologna. Da qui si può infatti ammirare il canale delle Moline scorrere tra le case, una delle poche occasioni rimaste, ormai, per vedere lo scorrere di un canale in centro. Una volta la città era attraversata da numerosi canali artificiali e vie d’acqua, che venivano usati per alimentare i mulini e le macchine idrauliche per la produzione di seta, lana e altri prodotti che venivano poi esportati in tutta Europa. Ora questi canali continuano a scorrere sotterranei, ma esistono ancora alcuni punti in cui ammirarli anche in superficie. Uno è appunto via Piella, tra gli altri si ricordano gli affacci sul Canale sui ponti in via Oberdan e via Malcontenti.

                                         I quattro cantoni del Podestà

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’è un posto, nel pieno centro di Bologna, in cui giocare al “telefono senza fili”. Si trova sotto al voltone del Podestà e per “giocarci” basta posizionarsi nei due angoli opposti della volta. Le due persone che provano questa attività si devono mostrare le spalle e guardare invece il muro. A questo punto basta cominciare a parlare (uno per volta!) anche sottovoce e le frasi appena pronunciate arriveranno chiare e tonde al nostro interlocutore. Provare per credere!

                                                           Il dito del Nettuno

Impossibile non andare ad ammirare il Nettuno se siamo a Bologna. E allora già che ci siamo possiamo scoprire un altro segreto! Posizioniamoci alle spalle del Nettuno, nell’angolo a destra verso la Sala Borsa. Trovare il punto esatto non è un problema, basta cercare la cosiddetta “mattonella della vergogna”, una pietra nera posta vicino alla scala che porta alla biblioteca.

Ora che abbiamo trovato il punto esatto guardiamo il Nettuno. Da questa posizione sembra proprio di vederlo in un momento, diciamo, di estrema euforia, regalandoci una curiosità, per così dire, erotica. In realtà si tratta di un effetto ottico e quello che vediamo altro non è che il dito della sua mano sinistra.

                                                   Canabis Protectio

Un’antica scritta ci regala una curiosità. Leggiamola in latino: “panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”. Significa “il pane è vita, la canapa è protezione, il vino è letizia” e si trova sotto la volta del portico all’esterno del Canton de’ Fiori, all’angolo tra via Indipendenza e via Rizzoli. Perché questa iscrizione e soprattutto, cosa c’entra la cannabis? Tutto deriva dall’importante ruolo che una volta aveva la canapa a Bologna. Il suo commercio era infatti fiorente all’epoca, portando molta ricchezza alla città. Ecco il motivo del riferimento alla “protezione”!

Le tre frecce di Corte Isolani

Un segreto e un mistero allo stesso tempo: le frecce ci sono o no? Il dilemma vale un tentativo! Basta andare in Strada Maggiore, sotto al portico di Casa Isolani, e alzare la testa. Qui, la leggenda narra che sul soffitto del portico siano ancora conficcate tre frecce, scagliate secoli fa all’indirizzo dell’antica padrona di casa, condannata a morte dal marito per adulterio. La donna, però, per evitare l’esecuzione si sarebbe mostrata senza veli alla finestra, distraendo così gli arcieri, che sbagliarono clamorosamente mira. Le frecce finirono così sul soffitto.

Il vaso rotto sulla Torre degli Asinelli

I più curiosi possono tentare la salita fino alla cima della Torre degli Asinelli per verificare questo segreto, ma, attenzione, la delusione potrebbe essere dietro l’angolo.

Secondo i racconti, nel punto più alto della Torre ci sarebbe, infatti, un vaso rotto che simboleggia le buone qualità di Bologna nella risoluzione dei problemi. Tentar non nuoce! Una raccomandazione agli studenti che tentano la salita: la leggenda narra che porti sfortuna salirci prima della laurea.

Panum Resis

Ed eccoci arrivati all’ultimo segreto, e che segreto! Coinvolge l’Università di Bologna, così ricca di storia e aneddoti. A Palazzo Poggi, in via Zamboni, su una cattedra universitaria sarebbe incisa la frase “Panum Resis”, ovvero “la conoscenza sta alla base di tutte le decisioni”. Un omaggio e un riferimento, dunque, allo Studium che tanto per la conoscenza ha fatto e continua a fare.

La leggenda della Goliardia

Cappello Goliardia

Infine seguiremo un’itinerario per scoprire scherzi e leggende del posto… La Goliardia… che cos’è precisamente? dove nasce? A Bologna ovviamente! E proprio all’ombra delle due torri è ancora possibile incontrare giovani Goliardi con la feluca in testa, ma sono molte le curiosità e le domande su quella che è una delle più antiche tradizioni studentesche bolognesi.

Cena libera, rientro in hotel,  pernottamento.

3° GIORNO

I BENTIVOGLIO E LA BOLOGNA DEL RINASCIMENTO

Colazione in hotel, e proseguiamo la  nostra scoperta di Bologna.

Riscopriamo gli anni d’oro del Rinascimento bolognese all’epoca dei Bentivoglio, signori della città felsinea, attraverso luoghi, capolavori d’arte e curiose leggende che ancora oggi testimoniano la presenza di questa importante famiglia: dal Palazzo di Re Enzo e la leggendaria origine della famiglia Bentivoglio alla Basilica di San Giacomo Maggiore, scrigno d’arte, che insieme all’Oratorio di Santa Cecilia,  custodisce il più importante ciclo pittorico del rinascimento bolognese, sottolinea l’amore di questa famiglia per l’arte, la musica e la cultura.

Il complesso di Bentivoglio che visiteremo comprende:
Castello di Bentivoglio

 

CASTELLO DI BENTIVOGLIO | Luogo FAI
Il Castello fu costruito tra il 1475 e 1482 da Giovanni II Bentivoglio
È composto da due porticati, un ampio cortile, grandi finestre, accoglienti stanze con annessi servizi e stalle e corridoi semplici con vivaci decorazioni.
Esclusa l’area inserita nell’Istituto Ramazzini, sarà possibile visitare tutto l’interno ed esterno del Castello.

 

Palazzo Rosso

Facciamo un giro in centro?: PALAZZO ROSSO

PALAZZO ROSSO - Nellevalli Magazine

Palazzo Rosso, meravigliosa costruzione affacciata sul Navile, è forse uno dei più noti esempi extraurbani della stagione Liberty bolognese; semplice ed elegante riassume in sé i caratteri locali ed internazionali dell’arte sviluppatasi in Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento.

 

Il Mulino Pizzardi a Bentivoglio fu edificato da Guido Lambertini sulle rive del canale Navile in località Ponte Poledrano a metà del 1300. Successivamente, nel 1817, la famiglia Pizzardi lo acquistò insieme al vasto complesso di edifici e attività che via via era sorto tra i due rami del canale Navile.

Pranzo libero.

Nel pomeriggio trasferimento al Santuario della Beata Vergine di San Luca, e dalla terrazza panoramica si può godere di una splendida vista sulla città di Bologna. Visita all’interno della Chiesa e al termine si scende a piedi fino a Porta Saragozza all’Arco del Meloncello.

San Luca Sky Experience
La cupola visitabile più alta d’Europa

 

Una passeggiata lungo i portici di San Luca a Bologna

In serata rientro in hotel cena e pernottamento.

4° GIORNO: BOLOGNA – ROMA

Dopo la colazione in hotel raggiungiamo il centro storico per una scoperta della BOLOGNA EBRAICA.
Visita ai luoghi che testimoniano la presenza di quella che un tempo fu un’importante comunità ebraica fino all’istituzione del ghetto nel 1555. Inizieremo il percorso ricordando i fatti più interessanti sulla cultura ebraica in Emilia Romagna. Cammineremo per le strade del ghetto contemplando alcuni dei suoi edifici più emblematici, come il Palazzo Malvasia, sede del Museo Ebraico, o la torre degli Uguzzoni.

Natura Impegnato miliardo palazzo pannolini bologna rotaia Allestero Riflessione

 

Visiteremo anche la cosiddetta via dell’Inferno, l’arteria principale del quartiere ebraico di Bologna. Il tour ci porterà fino alla facciata di Palazzo Bocchi, dallo stile rinascimentale, dove parleremo dell’Accademia letteraria che fu fondata in questo edificio e dei suoi legami con il cristianesimo e l’ebraismo. Infine, visiteremo la Sinagoga di Bologna .

L'Accademia di Palazzo Bocchi: ebraismo ed eresia - turismo.bologna.it

Sinagoga Ebraica (Bologna) - Tripadvisor

 

Pranzo libero
Nel pomeriggio,passiamo in hotel a ritirare i bagagli e  ci dirigiamo in stazione per il nostro treno e rientriamo a Roma.

La quota comprende:

Pernottamenti in   hotel 3*** centrale  nei pressi della stazione in camera e colazione.
Brunch degustazione di prodotti tipici locali e la famosa lasagna bolognese, Food Tour Tamburini
Guida professionale per tutta la durata del tour.
Guida interna alla Certosa
Assicurazione medica e bagaglio
Assicurazione ANNULLAMENTO VIAGGIO CHE COPRE INTERO VALORE
Kit da Viaggio.
Iva di legge

La quota non comprende :

Quota treno a partire da € 90,00, tariffa da riconfermare all’emissione del biglietto
Biglietti d’ingresso (in aggiornamento)
Mance
Bevande ai pasti
Eventuale trenino turistico per salire e riscendere da San Luca
Extra personali e tutto quanto non previsto nella quota comprende.Tasse di soggiorno.

 




EGADI: FAVIGNANA MARETTIMO LEVANZO AGOSTO

Quello delle Isole Egadi è un incantevole arcipelago della provincia di Trapani che comprende FavignanaLevanzo e Marettimo e i due isolotti di Maraone e Formica. Galera e Galeotta e Il Fariglione.

Qui il mare con i suoi tesori sono talmente preziosi da essere difesi da quella che è l’area marina protetta più grande d’Europa, l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi.

Patrimonio naturale e culturale non solo della Sicilia, ma dell’intera penisola italiana, Favignana vanta di una lunga storia fatta di tradizioni, pesca e commercio marittimo.Negli ultimi anni, l’isola ha beneficiato del grande sviluppo turistico, grazie alla valorizzazione dei suoi meravigliosi paesaggi, del mare cristallino e dell’ottima cucina locale.

Favignana, con una superficie inferiore a 20 km2, racchiude tanti tesori assolutamente da non perdere durante la tua vacanza.

Tra le proposte per gli appassionati di arte, storia e cultura spiccano l’ex stabilimento Florio di Favignana e l’Aquarium di Favignana, Villa Florio e il Castello di Santa Caterina. Chi invece ama il mare e le escursioni non può fare a meno di fermarsi alle Grotte Bue marino, alla Grotta perciata e a Cala Rotonda con l’Arco di Ulisse.

All’interno della Riserva Naturale delle isole Egadi, immersa nelle acque turchine del Mar Mediterraneo, Marettimo si presenta come la più bella isola dell’arcipelago egadiano, tanto che le guide turistiche internazionali l’hanno definita, a ragion veduta, la ‘perla del Mediterraneo’.

Proprio per il blu intenso delle sue acque incontaminate, per i fondali ricchi di vita e di colori, per l’enorme quantità di grotte naturali marine o a mezza costa (circa 400), l’isola può essere considerata un autentico paradiso terrestre. Il suo mare limpido e cristallino rappresenta la felicità dei turisti che, durante la stagione estiva, arrivano qui per fare il bagno e prendere la tintarella o fare gite in barca.

Levanzo- La più piccola fra le tre isole delle Egadi, offre suggestive e appartate spiaggette di sassi e sabbia localizzate lungo il sentiero che porta al Faraglione. Nella parte sud-est dell’isola il visitatore potrà apprezzare e godere le splendide acque di due cale, raggiungibili sia da terra che da mare: Cala Fredda, contraddistinta da una spiaggia di sassi e un comodo scivolo, e la più selvaggia Cala Minnola.Famosissima è la Grotta del Genovese risalente al paleolitico-neolitico con i suoi splendidi graffiti e pitture presenti sulle pareti. Alcuni di essi raffigurano animali che l’uomo primitivo si augurava di cacciare, mentre altri raffigurano figure impegnate in una danza rituale, a testimonianza di luogo adibito alla sfera magico-religiosa della vita degli uomini primitivi che lo abitavano. Infine è importante ricordare che nei pressi di Levanzo nel 241 a.c fu combattuta la battaglia delle Egadi che vide impegnati i cartaginesi guidati da Annone contro i romani guidati da Caio Lutazio Catulo. Questi ultimi, nascondendosi nella parte nord dell’isola,riuscirono a prendere di sorpresa i cartaginesi provenienti da Marettimo e a vincere.

Il periodo ideale per una breve fuga è questo: lontano dal turismo estivo la mente si espande. L’accoglienza siciliana abbraccia gli ospiti con generosità, dolce come la ricotta dei cannoli, piena come il sapore delle busiate, i lunghi maccheroni tipici del trapanese. Gabbiani ordinatamente in fila vi  attendono sul molo di Favignana. L’aliscafo attracca lentamente, dopo solo quaranta minuti di navigazione da Trapani. Monte Santa Caterina sullo sfondo osserverà silenzioso il vostro arrivo.

 

 

SONO PREVISTI VOLI DA TUTTA ITALIA

 

1° Giorno : Roma -Palermo – Favignana

Ritrovo dei partecipanti presso l’aeroporto e operazioni d’imbarco volo  diretto a Palermo ,da dove seguirà trasferimento  in bus privato  al porto di Trapani per imbarco diretto  a Favignana.

“La strada che conduce in piazza ci dà il benvenuto con sorrisi, profumo di caffè e dolci ancora caldi. La luce è gialla, ocra, oro, arancio, complementare con il blu tutto intorno. I colori appaiono vividi come in un film di Salvatores.”

Assegnazione delle camere e tempo libero a disposizione per  relax. Cena in ristorante  e pernottamento in hotel.

Favignana, la grande farfalla. Il mare limpido, le deliziose calette, i colori e i profumi della macchia mediterranea

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La più grande delle isole è Favignana, dalla caratteristica forma di una farfalla con le ali spiegate sulle acque del Mediterraneo, che con i suoi 19,8 Kmq è situata proprio di fronte alle isole dello Stagnone e all’aeroporto di Trapani Birgi.

L’isoletta si raggiunge in circa un’ora di navigazione via nave e in mezz’ora via aliscafo. Il panorama è molto vario anche per la presenza di cave di tufo, utilizzate un tempo per estrarre il materiale con il quale sono state edificate tantissime abitazioni in Sicilia e nel Nord Africa.

2° Giorno  : Favignana

Il giardino dell’impossibile” di villa Margherita

Prima colazione in hotel. Mattinata tempo libero per una passeggiata nella splendida Favignana o per concedersi del relax, in spiaggia o in piscina. Pranzo libero.

 

Nel pomeriggio visita guidata allo splendido giardino dell’impossibile” di villa Margherita. 

E’ una bellissima passeggiata nel giardino ipogeo allestito nelle antiche cave di calcarenite (pietra chiamata comunemente tufo) all’interno di villa Margherita. Sono circa 35mila mq. di giardino inaspettato carico di colori, profumi, ed emozioni in un ambiente creato da antichi maestri “i pirriaturi“, cavatori di “tufo”, vanto, storia ed identità dell’isola di Favignana.

 

                                        Una visita che vi lascerà senza parole.

Rientro in hotel, cena in ristorante e pernottamento.

 3° Giorno : Favignana-Levanzo-Favignana

A Levanzo, tra Cala Minnola e Capo Grosso

Dove i Romani sconfissero i Cartaginesi ponendo fine alla I Guerra Punica

Dopo la prima colazione in hotel, imbarco per un altra gita marinara che ci condurrà a Levanzo.

Con una superficie emersa di appena cinque chilometri quadrati, Levanzo è la più piccola delle isole Egadi e geologicamente la più antica. La sua formazione risale infatti, al periodo triassico cioè a circa 200 milioni di anni fa. L’isola ha una natura prevalentemente montuosa, con coste alte a strapiombo sul mare ed è costituita fondamentalmente da rocce calcaree bianche che presentano numerose grotte.

 

In queste acque ricche di storia, il 10 marzo del 241 a.C, si svolse uno dei più grandi scontri navali di tutti i tempi, in cui i romani distrussero la flotta cartaginese mettendo fine alla Prima Guerra Punica. Immersa nella quiete di una natura da sogno, l’isola è un luogo incantato che emerge da un mare cristallino e incontaminato dove e possibile trascorrere una vacanza all’insegna del relax. Si tratta di un’autentica oasi di pace, lontana dai circuiti del turismo di massa, con pochi negozi, senza discoteche, con un piccolo centro abitato a Cala Dogana dove ci si può deliziare delle tante specialità gastronomiche.

“Voglia di una giornata senza auto, senza rumore. È questo lo spirito con cui dirigersi verso la più piccola delle Egadi, per una parentesi di natura totale e dolce far niente. Dalla barca, Cala Dogana sembra il paese di un libro illustrato, adagiato su una distesa di azzurro irreale. Trapani è lontana milioni di chilometri… All’approdo, la mente si concentra sul movimento alato dei piedi, intorno solo il rumore della natura…

Si raggiunge Cala Minnola e ci si concede una lunga pausa, per riempirsi gli occhi di macchie blu, verde e marrone, stesi sulle panchine fra gli alberi della pineta. Si resta immobili per un tempo indefinito, incantati delle cicale. Le narici si riempiono di aghi di pino.”

Arrivati a Levanzo, chi lo desidera, seguendo il versante occidentale dell’isola , tra panorami mozzafiato e angoli pieni di fascino si può raggiungere la Grotta del Genovese, i cui graffiti, databili intorno al 9200 a.C., testimoniano la presenza di una comunità dedita alla caccia e alla pesca del tonno. La grotta, scoperta nel 1949, si può raggiungere via terra con tanto di guida in circa due ore a piedi o su un somaro oppure via mare.

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Giro in barca dell’isola con sosta per il bagno.

Al termine rientro a Favignana per la cena in ristorante e pernottamento in hotel.

4° Giorno : Favignana – Marettimo – Favignana

Marettimo, una montagna in mezzo al Mediterraneo

Ricchi fondali, grotte e panorami mozzafiato nella Itaca dello scrittore Samuel Butler

Dopo la prima colazione, imbarco  in aliscafo per una gita marinara diretta Marettimo, seconda isola più grande dell’arcipelago. Arrivati al porto,imbarco sulla barca che vi porterà ad effettuare l tour dell’isola via mare.

Il mare e la pesca rivestono ancora oggi un ruolo molto importante per l’economia, tanto che si dice che le barche di Marettimo siano le più belle dell’arcipelago e che sin dall’infanzia i ragazzini crescano a ‘pane e remi’.

L’isola ha l’aspetto di una vera e propria montagna in mezzo al Mediterraneo, un’oasi di quiete e di silenzio fuori dai circuiti del turismo di massa, ma ricca di proposte esclusive dove non circolano auto, c’è solo qualche piccolo esercizio commerciale, una chiesa, qualche locanda e una biblioteca storico-naturalistica molto fornita.

Navigando con la barca,potremo ammirare il  Castello di Marettimo .E’ probabilmente del periodo saraceno la costruzione di una torre di avvistamento sul promontorio di Punta Troia a 116 metri sul livello del mare. Durante la dominazione araba l’isola venne chiamata Gazìrat Malitimah. Attorno al 1140 Ruggero II, re di Sicilia, trasformò la vecchia torre saracena di Punta Troia in un vero Castello a presidio dell’estremità occidentale del regno più ricco e potente del Mediterraneo di quel periodo. Nei successivi periodi di dominazione sveva, angioina e aragonese Marèttimo seguì le sorti della Sicilia, accentuando un isolamento che ebbe il culmine durante il lungo dominio spagnolo, quando la parte di ponente dell’isola divenne ricettacolo di pirati e corsari di tutte le risme, con una prevalenza di quelli saraceni. I pochi abitanti erano costretti a vivere in grotte e l’unico vero presidio del potere centrale era costituito dal Castello e dalla sua sempre più esigua guarnigione. Nel 1637 la Corona spagnola, in bancarotta per le continue guerre, cedette l’arcipelago delle Egadi al marchese Pallavicino di Genova.Nel 1651, al largo tra Marèttimo e Lèvanzo, verso nord-est, venne trovato un grosso banco di coralli, e l’isola ospitò le barche dei corallari trapanesi, che passavano la notte allo Scalo Maestro, sotto la protezione della guarnigione del Castello di Punta Troia. Fu alla fine del XVIII secolo che l’isola cominciò a essere popolata in pianta stabile. In quel periodo il sovrano Ferdinando IV di Borbone, spinto dall’illuminato viceré Caracciolo, aveva iniziato timidi tentativi di riforma dello Stato e di valorizzazione dei territori del regno. Con la Rivoluzione francese, sotto il viceré Caramanico, il “Real Castello del Maretimo” divenne orrida prigione, soprattutto per prigionieri politici: nel 1793, in tempi di repressione antigiacobina e grande carestia, il Castello contava ben 52 prigionieri politici, ammassati in una prigione ricavata in una vecchia cisterna detta “la fossa”. Le condizioni della prigione vennero descritte nelle sue Memorie da Guglielmo Pepe, qui rinchiuso dal 1802 al 1803. Dal settembre del 1822 al giugno del 1825 la fossa di Marèttimo ospitò il marchigiano di Sant’Angelo in Pontano Nicola Antonio Angeletti, carbonaro oppositore del Regno di Napoli, che ci ha lasciato una dettagliata pianta da lui stesso disegnata su come era organizzato il forte di Marèttimo. Nella fossa furono rinchiusi anche il foggiano Nicola Ricciardi; il pittore siracusano, ma napoletano di origine, Antonio Leipnecher; e Gennaro Petraglione. E poi il napoletano Ferdinando Giannone, Carmine Curzio, il palermitano Bartolomeo Milone, il sacerdote don Pasquale Barbieri e l’arciprete Vincenzo Guglielmi (o di Gugliemo) di Andretta, in provincia di Avellino, trucidato nella fossa assieme all’avvocato Nicolò Tucci “per un gioco di parole malamente interpretate dai militari di guardia” .Nel 1844 il re Ferdinando II, dopo averlo ispezionato, abolì il Castello. Insieme cadde in rovina la vicina chiesetta dedicata a Sant’Anna e la cappelletta dedicata a Maria SS. delle Grazie, unico luogo sino a quel momento in cui i marettimari potevano ricevere i sacramenti. A metà Ottocento gli abitanti di Marèttimo lasciarono le grotte e cominciarono a costruire le loro casette di tufo. I Florio, con le loro iniziative, stavano facendo rifiorire le Egadi con le tonnare e la coltivazione dei campi, ma per Marèttimo ciò non bastò: le condizioni della comunità marettimara erano tali che cominciò, inarrestabile, il flusso migratorio “di qua e di la dal Mare” verso il Nord Africa, il Portogallo e, successivamente, le Americhe fino alle gelide acque dell’Alaska per la pesca al salmone. Oggi il centro abitato è racchiuso in un unico agglomerato non più lungo di 300 metri circa e largo 200. I residenti vivono per la maggior parte di turismo, ma in un non lontano passato la gran parte della popolazione era costituita da validissimi pescatori e naviganti, esperti salatori di pesce e, non ultimo, da bravi agricoltori e apicoltori.

La giornata prosegue con escursione in barca ,per conoscere  e ammirare le + belle cale dell’isola.

Pranzo in ristorante  a base di specialità del posto, e ovviamente di pesce pescato del giorno.

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 Rientro a Favignana nel tardo pomeriggio in aliscafo ,cena in ristorante e pernottamento .

5° Giorno : Favignana

Passeggiata nell’antico rione di Favignana sulle tracce della famiglia Florio

Dopo la prima colazione   alla visita degli edifici più illustri dell’isola, legati per sempre al nome dei Florio. Visiteremo l’immenso stabilimento Florio dove si svolgeva la lavorazione del tonno, ora area museale gestita dal comune. Una visita all’ex Stabilimento Florio è indispensabile per coloro che vogliano vivere un viaggio nel florido passato della tonnara e di quello che rappresentò per lo sviluppo dell’isola di Favignana. L’ex stabilimento Florio è un vero gioiello di archeologia industriale.

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La storia di Favignana è legata a filo doppio a quella della tonnara Florio, uno straordinario esempio di architettura industriale dove veniva lavorato e conservato il pesce e soprattutto il tonno. I Florio, durante la mattanza, si trasferivano in un palazzo vicino al porto che ancora oggi porta il loro nome, costruito nel 1876 dall’architetto Giuseppe Damiani Almeyda per esaltare la potenza e la ricchezza della loro famiglia. Esso non era solo il luogo dove venivano custodite le attrezzature, le ancore e le barche della mattanza in quella che diventò una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviere del tonno, ma rappresenta anche la storia della famiglia Florio e del suo intrecciarsi con la vita degli isolani, che trovarono riscatto sociale dalla povertà e fonte di sussistenza economica.

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Visiteremo il palazzo Florio, uno splendido edificio in stile neogotico, costruito nel 1878 su progetto di uno dei più famosi architetti dell’epoca, Damiani Almeyda. Pur presentandosi esternamente come un palazzo signorile ed aristocratico, all’interno lo stile serioso del neogotico è reso più leggero e allo stesso tempo elegante dagli arredi in stile liberty e da splendidi ferri battuti, opera della fonderia Oreta dei Florio. Il palazzo era collegato da sotterranei ai Pretti dove erano collegate le cucine, le scuderie e le stanze della servitù. Il palazzo non fu solo la residenza della famiglia Florio, ma anche luogo dove venivano ospitati personaggi illustri invitati a Favignana durante il periodo di mattanza, la cruenta e allo stesso modo suggestiva pesca dei tonni. Il palazzo non rappresentava solo una meta mondana e vacanziera per la famiglia Florio e i suoi ospiti, ma anche rifugio dallo stress e dai dispiaceri della vita. Proprio qui Donna Franca trascorse un lungo periodo dopo la morte della figlia Giovanna.

Una visita al Palazzo Florio, da poco restaurato, è certamente un’esperienza da non perdere per respirare aria di storia e di arte che regalano emozioni uniche. La giornata non finirà qui perchè visiteremo anche la  Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell’Immacolata Concezione, con la sua forma a croce, collocata in una posizione decentrata rispetto alla piazza per permettere la vista del mare e il tiro dei cannoni da Forte San Giacomo (che oggi è stato adibito a carcere).La Chiesa custodisce un prezioso crocifisso in legno dell’VIII secolo ed una statua in marmo dedicata a Sant’Antonio da Padova.

Passeggiata nell’antico quartiere S.Anna.Al termine delle visite pranzo libero e pomeriggio libero per attività individuali.

 

Al termine rientro in hotel, cena in  agriturismo e aperitivo al tramonto e pernottamento.

6° Giorno : Favignana

Prima colazione in hotel. Mattinata a disposizione per relax o qualsiasi visita vogliate fare, e soprattutto godere del mare incredibile. Pranzo libero.

                                                      “Passeggiando in bicicletta”

Nel pomeriggio vi aspetterà una splendida passeggiata in bicicletta(noleggio a pagamento ,bici tradizionale o elettrica) nella zona est dell’isola; un affascinante percorso paesaggistico, naturalistico e storico. Godrete di paesaggi unici che vi sorprenderanno e rimarranno per sempre impressi nei vostri ricordi. Partiremo dal paese e visiteremo diverse località, sostando in angoli emozionanti, accompagnati da notizie storiche, aneddoti e credenze del luogo che renderanno la passeggiata piacevole ed indimenticabile.

“A poche pedalate dal porto, l’isola a forma di farfalla dispiega le sue ali. Cactus e fichi d’India si affacciano dai muretti delle case. Pedalando verso Cala Azzurra il percorso conduce nell’entroterra, fra strade polverose e antiche tufare. Una sosta senza fretta, per guardare giù e assorbire il silenzio. L’aria odora di mirto e di ginepro. Intorno, nessuno. A poca distanza dalle tufare, qualche casa solitaria. Una sedia in plastica davanti ad una soglia. Qualche persona anziana cammina a bordo strada, un golf sulle spalle, le mani dietro la schiena.

Arrivati a Cala Azzurra il blu si spalanca, indisturbato. Il mare è fresco per un bagno, ma è sufficiente restare lì ad osservare le gradazioni di azzurro per sentirsi subito meglio”

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Cena in ristorante e pernottamento.

7° Giorno : Favignana

Prima colazione in hotel.

Giornata libera da dedicare alla scoperta della splendida Favignana o per rilassarsi nelle splendide acque cristalline del posto. Possibile effettuare un altra escursione in barca per fare il periplo dell’isola, informazioni  in loco.

Senza dubbio è emozionante fare il periplo dell’isola in barca e ammirare le dolomitiche pareti del versante occidentale, raggiungere le numerose grotte a pelo d’acqua che si aprono splendide e dai colori ineguagliabili.

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Favignana ha una costa molto varia che corre per circa 33 km e che è un continuo alternarsi di rocce alte e basse con sabbia fine, di colore bianco e rosa, dalle quali ci si può tuffare in un mare trasparente e ricco di aragostepolpi, molte varietà di “pesce bianco” (ricciola, salpa, sarago, scorfano), il “pesce azzurro” (il ‘cicireddu’ e la sarda).

Un paradiso naturale insomma, che possiede tutta una serie di calette nelle quali si può godere un mare incontaminato e un panorama mozzafiato, a cominciare dalla Cala Rossa, uno dei simboli dell’isola con il suo mare di colore turchese, in contrasto con le bianchissime pareti dei fondali.

Situata tra Punta Marsala e Punta Fanfalo c’è pure la Cala Azzurra con i suoi fondali bianchi; da non perdere il Bue marino, un tempo rifugio della foca monaca, luogo ideale per prendere il sole.

Nel tardo pomeriggio e in tempo utile, trasferimento in location ESCLUSIVA DEI VIAGGI DI GIORGIO  per un apericena davvero speciale, dove degusterete le specialità del posto, con vini locali e in ogni caso vini biologici e di nicchia, e con un calice in mano, musica in sottofondo, ammirerete un tramonto incredibile.

Rientro in hotel e pernottamento.

 

8° Giorno : Favignana -Palermo – Roma

Prima colazione in hotel. Ancora quale ora di tempo libero,prima del trasferimento al porto e imbarco aliscafo diretto  a Trapani e a seguire trasferimento con bus privato, presso aeroporto di Palermo  e operazioni di imbarco volo diretto a Roma  ,e altri passeggeri proseguono per la destinazione finale.

Arrivo e fine dei servizi.

 

La quota Include: 

  • Volo di linea   in classe economica franchigia  bagaglio 20 kg
  • 7 notti presso hotel  a   Favignana  in trattamento di camera e colazione
  • 5 cene in ristoranti, bevande escluse, a Favignana
  • 1 cena in agriturismo e aperitivo al tramonto
  • 1 apericena/cena in location ESCLUSIVA DEI VIAGGI DI GIORGIO bevande incluse(1 acqua minerale e 1/4 vino )
  • 1 pranzo di pesce a Marettimo bevande escluse
  • Tutti i tour descritti nel programma con guida autorizzata
  • Trasferimento da aeroporto al porto e viceversa con mezzi privati
  • Trasferimento dal porto di Favignana in hotel e viceversa con navetta hotel
  • Aliscafo Trapani-Favignana-Trapani
  • Aliscafo Favignana-Marettimo-Favignana
  • Escursioni in barca indicate nell’itinerario(Levanzo e Marettimo)
  • Assicurazione medica (massimale 10.000,00)bagaglio(1500,00)
  • ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO AL VIAGGIO massimale intero valore del viaggio

La quota non include:

  • Tasse aeroportuali soggette a riconferma pari a 185,00 euro
  • Ingressi ai siti indicati nell’itinerario circa euro 15,00
  • Mance
  • Tutto ciò non espressamente menzionato nella “quota comprende”