AZERBAIJAN e GEORGIA

 

Partiamo in un viaggio epico alla scoperta di terre incantate, abbracciate dalle imponenti vette del Caucaso. Monasteri millenari, chiese avvolte nel mistero e castelli che narrano storie di epoche lontane saranno i protagonisti di questa incredibile avventura. Montagne vestite di neve perenne e vallate verdi che raccontano segreti di una storia ricca e variegata. Qui, nel cuore del Caucaso, le civiltà si sono intrecciate nel corso del tempo, dando vita a una cultura unica nel suo genere, pronta a svelarsi ai nostri occhi.

LA GRANDE TRANSCAUCASICA | Kel 12 - Cultura del Viaggio

Ma questo viaggio non sarà solo un’immersione nella storia e nella natura straordinaria. Le tradizioni popolari e la ricca cucina locale aggiungeranno sapori e colori unici, rendendo ogni boccone e ogni rituale un’esperienza affascinante. E che dire dell’ospitalità caucasica, famosa in tutto il mondo? Sarà come essere accolti da amici lungo il nostro percorso. Preparati a vivere un’esperienza indimenticabile, dove la magia dei luoghi si fonderà con la calda accoglienza di chi abita queste terre affascinanti.

Il viaggio incomincia con la visita della capitale dell’Azerbaijan Baku, considerata una delle più antiche e più grandi città dell’Oriente. Poco distante da Baku, si ha modo di ammirare le straordinarie pitture rupestri del Gobustan e l’area dei cosiddetti “Vulcani di Fango”. Si prosegue per la città antica di Shamakha, che in passato fu la capitale del famoso regno degli Shirvanshah, per poi raggiungere la città di Sheki. Il tour continua in Georgia con la capitale Tbilisi, la regione vitivinicola di Kakheti e la città di Mtskheta, capitale dell’antica Iberia caucasica, con il suo Monastero di Jvari. Si prosegue con la visita alla meravigliosa Chiesa della Trinità di Gergeti e al Complesso di Ananuri,

Antichi monasteri, misteriosi siti archeologici e ancestrali villaggi sparsi tra le montagne maestose e antiche vie che collegano Europa e Asia attraverso vallate fiorite, canyon rocciosi e foreste; questo è il paesaggio tipico della regione sub caucasica. La ricchezza del patrimonio culturale, storico e artistico, gentilezza, allegria e ospitalità  ripagano il viaggiatore.  Tbilisi e Baku ognuna per le sue peculiarità e per la loro vivacità invogliano a ritornare… ma tante sono le mete degne  di nota dai villaggi turriti del remoto Svaneti in Georgia, ai templi degli adoratori del fuoco nei pressi di Baku  .E come non citare la gustosa cucina e i pregiati vini frutto di una delle più antiche tradizioni enologiche? Da Baku prende avvio anche la 1° tratta dell’itinerario Silk Road che percorre le antiche rotte della Via Della Seta

Azerbajan,una cultura a metà tra Oriente e Occidente, un Paese giovane sia dal punto di vista socio politico che dal punto di vista demografico: il 30% della popolazione, infatti, è composta da ragazzi tra i 14 e i 29 anni. E gli occhi sognanti dei giovani azerbaigiani si riflettono i sogni e le ambizioni di un Paese da sempre ricco di risorse ed energie che si sta avviando a diventare una dei decision maker più importanti sul panorama internazionale. 

 

Mtskheta: un patrimonio dell’Unesco alle porte di Tbilisi

 

Giovedì 01/05, giorno 1: Italia – Baku 

Ritrovo dei partecipanti in aereoporto e volo ,via Istanbul,diretto a  Baku.

Pasti e pernottamento a bordo.

 

Venerdì 02/05, giorno 2: Baku City Tour 

Arrivo all’aeroporto internazionale Heydar Aliyev di Baku ,nelle prime ore del mattino,e trasferimento in hotel,assegnazione delle camere immediata.

Colazione in tarda mattina e

Intera giornata dedicata alla visita della capitale dell’Azerbaijan nella quale si fondono eterogenei elementi culturali europei e asiatici.

«La Dubai del Mar Caspio», è definita Baku.

A metà tra Oriente e Occidente, crocevia tra Europa ed Asia, Baku ha conosciuto negli ultimi 20 anni uno sviluppo importante, un’espansione ancora in atto sulla quale la prima edizione dei Giochi Europei ha puntato i riflettori a livello europeo e mondiale.

Sorvolando la città, avvolta in una foschia che annuncia afa, un occhio puntuale nota già la commistione di antico e moderno, due anime complementari tanto nell’architettura che nella cultura e nello spirito della sua gente: le vette piu alte dei grattacieli spiccano su una distesa di costruzioni piu’ basse, di epoche certamente antecedenti e tipiche delle zone desertiche.

Visita alla moschea cittadina.

Ichari Shahar Città Vecchia Di Baku Azerbaigian Archeologia Visualizzazione - Fotografie stock e altre immagini di Baku - iStock

Le visite prevedono la Via dei Martiri (Shaidler Xiyabani), con il monumento commemorativo dedicato a coloro che furono uccisi dall’armata Rossa nel 1990; il Belvedere di Highland Park, con la superba vista panoramica della città, la zona murata Icheri Sheher (Patrimonio UNESCO),con la Torre della Vergine Gyz Galasy, una torre in pietra dalla forma affusolata alta 29 m, la cui forma attuale risale al XII secolo.

Icheri Sheher in Baku Jigsaw Puzzle (Countries, Azerbaijan) | Puzzle Garage

Il Palazzo degli Shirvanshah, un affascinante complesso di edifici in pietra arenaria, risalenti in gran parte al XV sec, che fu la sede della dinastia che regnò nel nord-est dell’Azerbaigian durante il Medioevo.

Biglietto d'ingresso al Palazzo degli Shirvanshah 2024 - Baku

Tour della città vecchia di Baku fornito da “Travelway Azerbaijan” (2024) - Tripadvisor

Sosta a uno dei luoghi moderni e più riconoscibili di Baku, l’Heydar Aliyev Center (solo esterno), un centro culturale progettato dall’architetto Zaha Hadid che comprende un auditorium, un museo, sale espositive, uffici amministrativi. Cena e pernottamento a Baku.

Baku, la Dubai del Caspio

Il complesso del Baku Sports Hall è situato in pieno centro, a due passi dal Carpet Museum, uno straordinario edificio dalla forma e dalle decorazioni che sembrano trasformarlo in un tappeto arrotolato. Uno stimolo visivo dopo l’altro, che aumenta con il calare del sole e l’approssimarsi della sera. Accompagnata dal fresco di un vento serale che sempre soffia su Baku, i piedi correvano senza che me ne accorgessi.

L’atmosfera della capitale azera è davvero coinvolgente:  al tramonto lungo il boulevard principale si accendono i primi lampioni, si intravedono le luci dei locali che affacciano sul Mar Caspio, dai quali provengono musiche tradizionali che contribuiscono a creare un’atmosfera intrigante, quasi mistica.

Carpet Museum

Calata la notte, quando il cielo e l’acqua si confondono e assumono il colore denso del petrolio, come in un grande spettacolo, in un evento circense, si alza il sipario e… magia ! Resterete basiti :  uno strepitoso luna park di luce abbaglia la città rendendola ancora più affascinante: eccola qui la Dubai del Mar Caspio.

Christal Hall

Le Flame Towers – le maestose torri simbolo della capitale- si incendiano con i colori della bandiera Azerbaigiana; la cinta muraria della Old City viene illuminata ed il color sabbia che la contraddistingue sembra prendere fuocoa. Sulla destra, in lontananza, il Christal Hall, l’edificio che per l’occasione ha accolto le gare di pallavvolo e beach volley, si trasforma in una corona di preziosi diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi che proiettano nel buio della sera la loro luminiscenza ; predomina su tutto, imperante e autoritaria, la bandiera azerbaigiana che sventola orgogliosa ed è ancora la notte a valorizzare nel contrasto i colori primari del rosso del verde e del blu che la identificano.

Spostando lo sguardo, nel mezzo del mare, il getto di una fontana incessantemente accesa si colora di fucsia e diffonde nell’acqua sfumature più tenui che si abbinano con i contorni dell’area del porto a intervalli di fucsia, verde, rosso e blu accesi e fluorescenti.

Infine, una fine che è solamente l’inizio, una schiera di bandiere lungo un corridoio in legno accompagnano lo spettatore lungo la passerella, leggermente in salita, verso lo spettacolo più emozionante: un enorme cerchio infuocato,  omaggio al culto zoroastriano ma anche al sacro fuoco olimpico.

Baku, Azerbaigian: la città emersa dal petrolio del Caspio

Immersi in un contesto ameno, ludico e sacro al tempo stesso, a Baku più che altrove si percepisce la rilevanza della tradizione, dei valori e della perfetta commistione fra questi e la novità, il dinanismo e l’energia di un popolo meraviglioso, ospitale ed affascinante.

Cena e pernottamento in hotel.

Sabato 03/05, giorno 3: Baku – Qobustan – Absheron – Baku 

Dopo la prima colazione, partenza verso sud per la Riserva dei Petroglifi di Qobustan (Patrimonio dell’Umanità UNESCO) dove una serie di grotte conservano numerosi petroglifi risalenti a circa 12.000 anni fa quando una comunità di cacciatori-raccoglitori si insediò nella zona.

Tour Baku Azerbaigian | Weekend 4 giorni | NBTS Viaggi

I temi più comunemente raffigurati sono il bestiame, gli animali selvatici e varie figure umane, soprattutto sciamani.

Viaggi Levi - Viaggi

Si continua per la visita dei vulcani di fango: montagnole di forma conica che eruttano un fango denso, freddo e grigio.

AZERBAIJAN E KAZAKISTAN - DURANTE LA FIORITURA DEI TULIPANI - I Viaggi di Giorgio

Si riparte verso nord-est per la Penisola di Absheron, dove arrugginite torri di trivellazione riempiono l’orizzonte come curiose sculture astratte. Già nel XIII secolo Marco Polo citava nelle sue cronache la Penisola di Absheron con le sue numerose sorgenti di gas naturale.

Tempio del Fuoco a Baku, tutte le informazioni

Visita del Tempio del Fuoco di Ateshgah che si trova su una sorgente di gas naturale che per secoli fu ritenuta sacra dagli zoroastriani. Il tempio, che risale al XVIII sec, fu costruito da adepti indiani che praticavano forme estreme di ascetismo e che vivevano nel caravanserraglio di forma pentagonale che circondava l’edificio sacro.

Tempio del Fuoco a Baku, tutte le informazioni

Il particolare più interessante del tempio è il focolare di pietra con quattro condotte laterali che sputano fiamme. Lo zoroastrismo si diffuse in Asia Centrale tra il VI e il X secolo DC e fu la principale religione monoteista fino all’espansione dell’Islam; basata sugli insegnamenti di Zarathustra raccolti nell’Avesta, il libro sacro, è oggi ancora diffusa in India e in piccole comunità in Iran, Tajikistan e Azerbaijan. Il tempio è costruito sopra una sorgente di gas naturale e il fuoco sempre acceso è ritenuto sacro; l’unico altro esempio di un tempio simile, al di fuori del subcontinente indiano, si trova a Yazd, in Iran.

Yanar Dag | Azerbaijan Grand Tour | Navicup self guided tour app and map

Visita della Montagna di Fuoco (Yanar Dag), una delle attrattive più singolari della penisola, dove esiste ancora una fiamma che brucia ininterrottamente e che crea un muro di fuoco lungo 10 metri. Purtroppo oggi quasi tutte le sorgenti di gas naturale sono estinte a causa della ridotta pressione sotterranea provocata dall’estrazione del petrolio.

Foto de Yanar Dag, Fire, Baku, Azerbaijan do Stock | Adobe Stock

Dopo la visita al “Yashil Bazaar” che significa mercato verde, un’occasione unica per entrare in contatto con la popolazione locale.

Rientro a Baku, cena e pernottamento in hotel.

Domenica 04/05, Giorno 4: Baku – Quba – Baku 

Partenza verso nord, lungo l’antica rotta commerciale tra Derbent e Baku, costeggiando il Mar Caspio e attraversando le sue pianure costiere, in un piatto paesaggio semidesertico nel quale improvvisamente emerge la torreggiante sagoma del Beshbarmag Dag, il “Monte delle Cinque Dita”, una solida roccia alta 520 m nota per le sue storie mitiche e luogo sacro visitato da molti pellegrini.

Beshbarmag barrier :: Azərbaycan-UNESCO əlaqələri

Si prosegue verso nord per la tranquilla cittadina di Quba che sorge sulla cima di una parete rocciosa in posizione dominante rispetto al fiume Qudiyalcay.

Khinalug, il villaggio più alto d'Europa

Passeggiata per le vie del centro fiancheggiate da case in stile russo del XIX secolo e da numerose moschee come la variopinta Moschea di Haci Cafar e la singolare Moschea di Cuma, a pianta ottagonale, con la caratteristica cupola metallica a punta.

Quba' Mosque

Visita del vicino villaggio di Krasnaya Sloboda dove vive una particolare comunità ebraica che si riunisce in due sinagoghe e di un laboratorio tradizionale che produce i famosi tappeti di Quba.

Pranzo presso una famiglia locale. Rientro a Baku, cena e pernottamento in hotel.

Lunedì 05/05, giorno 5: Baku – Shamakha – Lahij – Sheki 

Dopo la colazione, partenza per Shamakha, città fondata nel 5° secolo. AC, che divenne, nei secoli IX-XVI, la capitale del regno di Shirvan e una delle più belle città d’Oriente. Per molto tempo, Shemakha è stato uno dei punti più importanti in tutta la Grande Via della Seta.

Diri Baba Mausoleum in Aserbaidschan - auch bekannt als Qobustan

Visita di Diri-Baba, un monumento unico, una moschea-mausoleo a due piani del XV secolo, situato sulla strada da Baku a Shemakha nel villaggio di Maraza di fronte al vecchio cimitero.

Juma Mosque, Shamakha, Azerbaijan. - Picture of Arara Tour, Yerevan - Tripadvisor

Continuazione per la moschea di Juma, la più antica e più grande del Caucaso. Secondo la leggenda, fu fondata nell’VIII secolo, quando Shemakha fu scelta come residenza dal califfo arabo.

Juma Mosque in Shamakhi - The Ancient Gem Of Caucasus

 

Moschea Juma Shamakhi Territorio Della Moschea Juma Samaxi Cume Mescidi — Foto stock editoriale di © resadmemmedzade85 #304798742

Visita di Yeddi Gumbes, il mausoleo delle sette cupole, risalente al XV secolo e situato ai piedi della fortezza di Gyulistan.

Proseguimento verso Lahij, un piccolo villaggio dal lento ritmo di vita costruito nel V secolo a.C. nel canyon del fiume Girdimanchay, dove si parla ancora l’antico dialetto persiano.

Take a day trip to Lahij | Azerbaijan Travel

A Full Day Shamakhi and Lahij Regions Tour (Private or Group)

Arrivo a Sheki, uno dei più famosi e antichi insediamenti dell’Azerbaigian, circondato da montagne come un anfiteatro. Questa antica città è stata a lungo conosciuta come centro di produzione della seta e un importante punto di transito sulla Grande Via della Seta.

Sheki Khan Palace, Sheki, Azerbaijan

Visita al Palazzo d’Estate dei Khan (Patrimonio UNESCO) con magnifici affreschi e splendide decorazioni fatte a mano.

Sheki Khan's Palace (Azerbaijan) Short Excursion 2024

Proseguimento alla chiesa albanese situata nel villaggio di Kish.

Church of Kish in Azerbaijan : r/europe

Secondo la leggenda, questa chiesa è stata la prima chiesa cristiana costruita non solo nel territorio dell’Albania caucasica, ma in tutta la Transcaucasia.

Cena con spettacolo tradizionale di musica e danze azerbaijane e pernottamento a Sheki.

Martedì 06/05, giorno 6: Sheki – Lagodekhi (GEORGIA) – Gremi – Vardisubani – Telavi 

Dopo la prima colazione, partenza per il confine con la Georgia di Lagodekhi e, dopo le formalità doganali, incontro con la guida georgiana, cambio del trasporto e proseguimento per Gremi, dove si visita la cittadella reale con la Chiesa degli Arcangeli, quanto rimane di ciò che una volta era la fiorente città di Gremi, capitale del regno di Kakheti nel XVI e XVII secolo.

GREMI CITADEL AND CHURCH OF THE ARCHANGELS: Tutto quello che c'è da sapere (AGGIORNATO 2024) - Tripadvisor

Proseguimento del viaggio verso Telavi, capoluogo della Regione del Kakheti, con il suo bel centro storico circondato dalle mura costruite da Erekle II e con belle case in pietra dai balconi in legno. Sosta al villaggio di Vardisubani, dove si visiterà un laboratorio nel quale si producono, secondo il metodo tradizionale, i Qvevri, le anfore di terracotta utilizzate per la fermentazione del vino.

Best Georgian Qvevri wine: new-wave wine using the ancient technique

Cena con degustazione di vini locali ottenuti secondo il metodo tradizionale in Qvevri nominato Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. Pernottamento a Telavi.

Visit Telavi: Georgia's Wine Capital | Georgia Travel

 

Mercoledì 07/05, giorno 7: Telavi – Alaverdi – Gola del Pankisi – Gergeti – Stepantsminda 

Dopo la prima colazione, visita del famoso mercato di Telavi, dove sulle bancarelle sono in vendita spezie, frutta secca, dolci, sottaceti, formaggi locali fatti in casa, verdure, ecc.

Georgia, appunti di viaggio - Il mercato di Telavi - YouTube

Visita della maestosa Cattedrale di Alaverdi, che conserva un ciclo di affreschi del XI – XVII secolo, che si dice fu fondato da Joseb Alaverdeli, uno dei Tredici Padri Siriani che venne da Antiochia e si fermò ad Alaverdi, allora piccolo villaggio e antico centro di un culto pagano dedicato alla Luna.

8 MOTIVI PER VISITARE LA GEORGIA - MASTRO MATRIOSKA - Viaggi in Russia, Repubbliche Ex URSS e Artico

Proseguimento alla gola del Pankisi per incontrare i Kisti, una piccolissima comunità di fede musulmana che parla un dialetto del Vainakh (Ceceno-Inguscio). Pranzo presso una famiglia locale e passeggiata nei dintorni del piccolo villaggio di Jokolo, per provare l’esperienza della tranquillità della natura che caratterizza questa valle. Partenza per Stepantsminda, un piccolo villaggio situato ai piedi dei monti del Caucaso Maggiore, da dove si partirà con mezzi 4×4 verso la chiesa della Trinità di Gergeti, situata a 2100 m di altitudine, famosa per la sua posizione spettacolare dominata dal ghiacciaio del Kazbek (5047 m). La chiesa venne costruita nel XIV secolo e la sua posizione isolata circondata dalla vastità del paesaggio naturale ha reso la chiesa un autentico simbolo della Georgia.

Stepantsminda | Georgia | Luxe and Intrepid Asia | Remote Lands

Nei momenti di pericolo, durante le invasioni, le preziose reliquie custodite a Mtskheta venivano portate nella chiesa di Gergeti, al fine di essere messe al sicuro.

Arrivo a Stepantsminda, cena e pernottamento.

Giovedì 08/05, Giorno 8: Stepantsminda – Ananuri – Dzalisi – Tbilisi 

Dopo la prima colazione, partenza per Ananuri e visita del complesso fortificato che fu sede dei duchi di Aragvi nel XIII secolo e che oggi si trova sulle rive del bacino di Zhinvali. La fortezza contiene al suo interno edifici civili, militari e religiosi e la Chiesa della Madre di Dio (Ghvtismshobeli), presenta facciate riccamente decorate, e i resti di numerosi affreschi, la maggior parte dei quali furono distrutti da un incendio del XVIII secolo.

Da Tbilisi a Kazbegi, Gudauri e Ananuri: Tour di gruppo | GetYourGuide

Arrivo a Tbilisi nel pomeriggio e tempo a disposizione. Sosta a Dzalisi, per la visita degli scavi archeologici di Zalissa, una città romana risalente al I-IV secolo d.C., menzionata dal geografo greco Tolomeo. Una delle scoperte più impressionanti è un mosaico a 12 colori del II secolo d.C. raffigurante Dioniso, dio della vendemmia, della vinificazione e del vino, e sua moglie Arianna, figlia dei leggendari Minosse e Pasifae.

Mosaico Trionfo di Dioniso FK103

Arrivo a Tbilisi, cena e pernottamento.

Venerdì 09/05, giorno 9: Visita della città di Tbilisi 

Dopo la prima colazione, scoperta dell’affascinante capitale della Georgia, Tbilisi, un importante centro industriale, commerciale e socio-culturale, situata strategicamente al crocevia tra Europa e Asia, lungo la storica “Via della Seta”.

Tbilisi travel - Lonely Planet | Georgia, Europe

Il tour inizia con la visita della chiesa di Metekhi, situata su un promontorio roccioso che domina il fiume Kura. Con una moderna cabinovia che parte dal parco della libertà si raggiungerà poi la Fortezza di Narikala, costruita nel IV secolo sulla collina che domina la città, la cui forma attuale si deve agli interventi fatti nel XVI e nel XVII secolo.

Georgia: Fortezza di Narikala, Tbilisi . Siti culturali a rischio, in Europa sono 12. Due sono in Italia

Discesa a piedi al Quartiere di Abanotubani, con le sue cupole in mattoni a copertura delle terme sulfuree rese famose da Dumas e Pushkin, e uno dei pochi posti al mondo dove sorgono, a pochi passi una dall’altra, una chiesa, una moschea e una sinagoga.

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Visita della Cattedrale di Sioni, al cui interno è custoidita la croce di Santa Nino, la suora evangelizzatrice della Georgia.

Sioni Cathedral of the Dormition, Tbilisi

Pranzo e visita della Basilica Anchiskhati, costruita nel VI secolo e la più antica chiesa di Tbilisi. Visita del Museo Nazionale Georgiano.

Il Georgian National Museum (GNM) è una delle istituzioni culturali più importanti della Georgia. Nasce nel 2004 dalla fusione di diversi musei e centri di ricerca. Lo scopo principale del museo è preservare, studiare e presentare il ricco patrimonio culturale della Georgia.

Successivamente passeggiata su Rustaveli Avenue per apprezzare la bellezza ottocentesca della capitale Georgiana.

Cena con spettacolo tradizionale di musica e danze georgiane e pernottamento a Tbilisi.

Georgia: le meraviglie del Caucaso con Kel 12 -

Sabato 10/05, giorno 10: Tbilisi – Mtskheta – Gori – Akhaltsikhe

Dopo la prima colazione, partenza per Mtskheta,una tappa obbligata dopo aver visitato le meraviglie di Tbilisi, che offre sorprese imperdibili anche nei suoi dintorni ,antica capitale e centro religioso della Georgia, oggi Patrimonio dell’UNESCO. Questa magnetica città fu la capitale del regno di Georgia fra il III secolo a.C e il V secolo d.C. Fu qui che i i georgiani si convertirono al Cristianesimo nel 317 ed è qui che ha sede la Chiesa ortodossa e apostolica georgiana.Tra i principali motivi per cui Mtskheta merita una visita ci sono proprio le splendide chiese antiche, inserite tra i Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO quali esempi eccezionali di architettura religiosa medievale nel Caucaso e testimonianza dell’alto livello artistico e culturale raggiunto da questo antico regno.Le favorevoli condizioni geografiche e la posizione strategica come crocevia delle rotte commerciali hanno contribuito allo sviluppo di Mtskheta, portando all’integrazione di diverse influenze culturali con le tradizioni locali. Dopo il VI secolo d.C., quando la capitale venne trasferita a Tbilisi, la città alle porte di Tbilisi ha continuato a rappresentare uno dei più importanti centri culturali e spirituali del Paese.

Mtskheta: un patrimonio dell'UNESCO vicino Tbilisi

Visita della Chiesa di Jvari, costruita nel VI secolo su una collina in posizione dominante sulla città nel luogo dove Santa Nino eresse una croce in legno al posto di un tempio precristiano, e della Cattedrale di Svetitskhoveli.

 

La cattedrale di Svetitskhoveli, il monastero di Jvari e il monastero di Samtavro sono monumenti iconici della Georgia medievale. La cattedrale ortodossa di Mtskheta è conosciuta come il luogo in cui sarebbe stata sepolta la tunica di Gesù Cristo.

mtskheta, Georgia - luglio 10, 2018 - interno di il svetitskhoveli Cattedrale 16676075 Stock Photo su Vecteezy

Ritenuta miracolosa, la croce attirò numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del Caucaso, così sui suoi resti fu edificata, presumibilmente tra il 586 e il 605, la “piccola chiesa di Jvari” (oggi conosciuta anche come “grande chiesa di Jvari”). Il suggestivo edificio è un antico esempio di struttura con quattro absidi ed ebbe una forte influenza sull’architettura georgiana. Da qui si può ammirare uno dei panorami più belli e mozzafiato di Mtskheta.

Per molto tempo la chiesa è stata il principale edificio di culto del Paese e tutt’oggi rimane uno dei luoghi più venerati dai fedeli, sede dell’arcivescovo di Mtskheta e Tbilisi. L’attuale struttura fu costruita nel corso dell’XI secolo sul sito in cui era stata edificata una prima chiesa nel IV secolo.

Proseguimento direzione ovest con sosta a Gori, famosa per essere la città natale di Stalin, il luogo dove il dittatore visse fino all’età di quattro anni.

Top 11 Things To Do in Gori, Georgia | Georgia Travel

Accanto alla piccola casa di mattoni nella quale lui nacque, sulla quale è stato eretto un edificio a forma di tempio, venne costruito nel 1957 l’imponente Museo Stalin, che da allora è rimasto pressoché invariato nell’esposizione degli oggetti e delle foto che raccontano la vita del dittatore.

Stalin Memorial House-Museum, Gori

Arrivo ad Akhaltsikhe, dove si visita la fortezza di Rabati, che si erge sopra una collina con le sue mura perfettamente restaurate.

Rabati Castle

All’interno della cittadella si potranno ammirare una Moschea in pietra e mattoni con un’appariscente cupola d’oro, una magnifica Madrassa, una chiesa e una sinagoga a sottolineare tutta la sua antica storia a partire dal XIII sec.

Mtskheta-Jvari-Uplistsike-Cronaca della Georgia, viaggio PRIVATO fornito da Karlo-Georgia (2024) - Tbilisi - Tripadvisor

Cena e pernottamento ad Akhaltsikhe.

Domenica 11/05, giorno 11: Akhaltsikhe – Vardzia – Gelati – Kutaisi 

Dopo la prima colazione, partenza per Vardzia, una città rupestre, o più propriamente un monastero, scavata in una parete del monte Erusheli fondata nel XII secolo dalla regina Tamar, costruita per ergersi a baluardo cristiano nel bel mezzo di una terra circondata da regni musulmani e presa d’assalto dalle orde dei Mongoli desiderose di sempre nuove conquiste volte a espandere l’impero in ascesa.

Visitare Vardzia - ViaggieMiraggi

Il complesso ospita circa 6.000 stanze distribuite su tredici piani, una chiesa in pietra con affreschi ben conservati, cantine per il vino, refettori e centinaia di dimore, tutto scavato nel tufo fino a una profondità di 50 metri nella roccia. Sosta fotografica alla fortezza di Khertvisi, che sorge su un promontorio roccioso alla confluenza dei fiumi Kura e Paravani, che, grazie alla sua posizione strategica ha avuto per secoli un ruolo essenziale nella difesa del territorio circostante. Arrivo a Kutaisi, seconda città della Georgia e antica capitale del mitico regno di Colchide, nota anticamente come Aea. Visita al Monastero di Gelati, un complesso composto da tre chiese fondato nel 1106 dal re georgiano Davide II “Il Costruttore”, che fu uno dei principali centri culturali della Georgia medievale.

Gelati Monastery | Western Georgia, Georgia | Attractions - Lonely Planet

Il Monastero, che ospita anche la tomba del Re Davide II, è oggi Patrimonio UNESCO.

The Complete Guide to Kutaisi, Georgia

Cena e pernottamento a Kutaisi.

Lunedì 12/05, giorno 12: Kutaisi – Grotta di Prometeo – Ubisa – Tbilisi 

Dopo la prima colazione, tempo per scoprire il mercato coperto di Kutaisi, un’occasione unica per entrare in contatto con la vita di tutti i giorni dei georgiani.

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Partenza per la Grotta di Prometeo, una delle grotte più ricche e sorprendenti in Europa, caratterizzata dalla presenza di fiumi sotterranei, da stalattiti e stalagmiti affiancate che sono un vero capolavoro architettonico naturale.

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Partenza per Tbilisi, con sosta lungo la strada al Monastero di Ubisa,Monastero di San Giorgio, con Ultima Cena,risalente al IX secolo e famoso per gli affreschi della chiesa principale risalenti al XII secolo.

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Il monastero di Ubisa (a volte erroneamente scritto Ibisa o Ibisi, nella parte occidentale della Georgia, nella regione di Imereti), fu fondato intorno all’820. Su insistenza del re di Abkhaz Demetre II, questo luogo fu scelto da San Grigol (Gregory) di Khandzta, famoso chierico e fondatore di molti monasteri. La chiesa è a navata unica piuttosto lunga. Successivamente all’aula furono annesse cappelle da tre lati.
Gli affreschi all’interno della chiesa sono le opere più preziose del monastero, uno dei migliori esempi della cosiddetta pittura religiosa in stile Paleologo, eseguite nel XIV secolo dall’artista Gerasim, rappresentante della scuola artistica locale.

GEORGIA – UBISA. Monastero di San Giorgio, con Ultima Cena – Museo Virtuale Ultima Cena

Trasferimento a Tbilisi, cena e pernottamento.

Martedì 13/05, giorno 13: Tbilisi – Italia 

Nelle prime ore del mattino,trasferimento in aeroporto in tempo utile per il volo di rientro per l’Italia,via Istanbul.Arrivo e fine dei servizi.

 

Lq quota comprende:

  • Voli in classe economica con franchigia bagaglio kg. 20

Ø  Trasferimenti da/per aeroporto

Ø  Pernottamenti come da programma con prime colazioni incluse

Ø  Trasporto privato con A/C

Ø  Guida locale  in lingua  italiana in Azerbaijan

Ø  Guida locale  in lingua  italiana in Georgia

Ø  Visite ed escursioni come da programma

Ø  Pensione completa come da programma dalla colazione del secondo giorno ,alla cena dell’ultimo giorno.

Ø  Ingressi previsti nel programma 

Ø  Mezzi 4×4 per la salita a Gergeti

Ø  Biglietti della cabinovia di Tbilisi

Ø  Cena con degustazione di vini georgiani

Ø  Cena con spettacolo folcloristico a Baku

Ø  Cena con spettacolo folcloristico a Tbilisi

Ø  Tasse locali

  • Assicurazione medico bagaglio e annullamento viaggio
  • Accompagnatore dall’Italia.
La quota non comprende:

  • Tasse aeroportuali circa € 285,00 soggette a riconferma sino emissione biglietti aerei

Ø  Bevande alcoliche

Ø  Spese personali

Ø  Il costo del visto per l’Azerbaijan

Ø  Mance per guide e autisti

Ø  Tutto quanto non espressamente menzionato alla voce “Le quote comprendono”

 

 

 

 

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PASQUA INSOLITA IN CALABRIA -VATTIENTI-PASSIONE GESU’ E ARBERESH E MOLTO ALTRO

 

 

Pasqua in Calabria: i riti da non perdere

Il Venerdì Santo in Calabria: riti, tradizioni e manifestazioni suggestive.

 

La Settimana Santa in Calabria, tra sacro e profano

Hai mai pensato di trascorrere Pasqua in Calabria? È il modo migliore per vivere il territorio in bassa stagione e conoscere alcuni degli aspetti più intimi e folkloristici della spiritualità calabrese e mediterranea.

Tra profumi, colori e sapori di primavera, i riti della Settimana Santa in Calabria sono intrisi di un fascino antico, capace di tenere assieme sacro e profano, coinvolgendo chiunque vi assista in un’atmosfera di comunità.

Da nord a sud della regione si tramandano tradizioni secolari che mettono in scena veri e propri momenti di sacralità tra uomo e natura, oltre a rievocare usi e costumi tipici di alcune tra le più importanti minoranze etniche del Sud Italia.

Tour in Calabria: Tour tra i borghi Arberesh               

“Chi vive vede molto, chi viaggia vede di più.”

Pasqua arbëreshë

Tra i riti della Pasqua in Calabria quelli legati alle comunità italo-albanesi sono davvero imperdibili.

Questo non è il solito tour che trovate  tra varie proposte,solite visite Frascineto e Civita,qui entriamo andiamo in  piccoli paesi sconosciuti ,dove davvero si respira autenticità di queste etnie.

Gli albanesi giunsero in Calabria tra il XV e il XVIII secolo per sfuggire all’invasione ottomana delle loro terre di origine, concentrandosi perlopiù in provincia di Cosenza ma anche nelle altre province.

Il rito religioso seguito dagli albanesi è greco-bizantino. Visitare i paesi arbëreshë di Calabria in occasione della Settimana Santa (Java e Madhe) significa prendere parte attiva a uno dei momenti più importanti della comunità.

La Pasqua arbëreshë (Pashkët) è un evento sontuoso che culmina con le tradizionali le vallje, i balli caratteristici di vittoria e liberazione nei quali i danzatori indossano abiti tradizionali dai colori sgargianti (fucsia, oro e verde acceso), impreziositi da ori e gioielli.

Il rito dei vattienti

Tra i riti più “cruenti” della Pasqua in Calabria merita attenzione quelli dei vattienti (battenti/flagellanti) che si svolge in modo analogo  in alcuni paesi della Calabria.

Le prime testimonianze del rito risalgono al Seicento e lo narrano pressoché immutato rispetto alla suggestione dei nostri giorni: il vattiente di Nocera Terinese indossa maglia e pantaloncini neri, lasciando le gambe scoperte per la flagellazione, che si svolge con due strumenti rituali: il cardo e la rosa.

Il primo è un pezzo di sughero nel quale sono conficcati 13 pezzi di vetro che rappresentano i 12 apostoli e Cristo; il secondo è un sughero liscio col quale si percuote più volte la pelle per predisporla al sanguinamento.

Il sangue, elemento sostanziale della Passione cristiana, sgorga copioso lungo le vie del corteo che accompagna la Processione della Madonna Addolorata del Sabato Santo. Simile il rituale di Verbicaro, che però si svolge il giovedì.

Assistere a queste forme di espiazione è un’esperienza forte (sconsigliata a chi è particolarmente sensibile e suggestionabile), che tuttavia racchiude una devozione antica, parte integrante dell’identità e del folklore locale.

 

Un tour in Calabria alla scoperta di antichi borghi in provincia di Cosenza proponendo alcune delle più importanti e tra i maggiori centri della comunità arbëreshë in Italia, in primis con Lungro che è la capitale religiosa degli italo-albanesi continentali, sede dell’Eparchia bizantina, che raccoglie sotto la propria giurisdizione tutte le comunità albanesi continentali che hanno conservato il rito bizantino. L’antica lingua albanese, i riti religiosi orientali e i tipici costumi della cultura d’origine sono tramandati e conservati gelosamente.

Posto a cavallo tra Basilicata e Calabria, il Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta in Italia, fa parte della Rete Europea e Globale dei Geoparchi Unesco. Il vasto territorio ricco di biodiversità e bellezze paesaggistiche e architettoniche, custodisce tradizioni millenarie e antiche culture come quella arberësche. Giunti nel territorio calabro-lucano tra il 1470 e il 1540, gruppi di profughi albanesi raggiunsero le coste italiane, per sfuggire all’esercito turco-ottomano che aveva conquistato l’Albania nella sua espansione nei territori balcanici. Nacquero così i paesi di Acquaformosa, Civita, San Demetrio Corone, Lungro, Frascineto ed altri minori legati alle proprie tradizioni, ai costumi e alla lingua, che questo popolo è riuscito a salvaguardare nei secoli.

San Demetrio Corone, capitale della cultura arberëshë

San Demetrio Corone (Shën Mitri in lingua arbëreshe) è un piccolo borgo in provincia di Cosenza che sorge sulle colline dalla pianura di Sibari, a ridosso della Sila Greca.

Riconoscibile dai tetti rossi che sembrano voler ricongiungersi al colore della terra che lo circonda, il borgo di San Demetrio Corone conserva ancora parte della sistemazione originaria.

Gli abitanti locali paiono non preoccuparsi del tempo che passa e continuano a custodire i tesori della cultura arbëreshë, solo a tratti contaminata da quella calabra.

L’arte, l’iconografia, la lingua, la cucina, tutto ci parla di una cultura antica, quella Arbëreshe, che prende il nome da Arbër, un importante principato albanese del periodo medievale: dai piatti tipici alle funzioni di rito greco-bizantino, dalle celebrazione dei matrimoni alle danze, ai balli e ai costumi tipici, la cultura tradizionale è talmente radicata che, ancora oggi, è possibile respirarla appieno anche nelle melodie dei canti e nella musica. Oggi vi conduciamo alla scoperta di alcuni di questi borghi dove musei della Civiltà Arbëreshe, nati come centro di studio di questa etnia, conservano i costumi tipici, oggetti, attrezzi, documentazioni fotografiche e rappresentazioni dell’arte greco-bizantina espressa nell’iconografia. Una vera e propria immersione nel mondo unico e affascinante della cultura Arbëreshe.

Costumi tradizionali calabresi: storia e musei da visitare

Viaggio affascinante alla scoperta dei costumi calabresi e delle comunità che li indossano

La Passione vivente di Terranova da Sibari, candidata ad essere Patrimonio Unesco

 

Partenza: 18 al 22 aprile 2025

Durata: 5 giorni  4 notti

In treno e aereo in tutta Italia.

 

Quota a persona in camera doppia € 

Suppl. Singola € 

 

Itinerario di Viaggio

 

1  GIORNO   18 aprile- ROMA –LAMEZIA TERME-TARSIA 

Ritrovo dei partecipanti  presso la Stazione Termini ,e partenza in direzione Lamezia Terme in treno. Arrivo e trasferimento in hotel  a Tarsia,per il pranzo e assegnazione delle camere.

PS.Per coloro che arrivano in aereo,ritrovo all’aereoporto di Lamezia Terme.

Processione delle Varette a Cassano Jonio - Centro Cultura e Arte 26

Partenza in direzione di Cassano allo Ionio per assistere alla processione del Venerdi Santo dei Vattienti.

LA SETTIMANA SANTA A CASSANO ALLO IONIO (CS) : I "FLAGELLANTI"

La processione del Venerdì Santo a Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza, è uno dei momenti più emblematici dei riti della Settimana Santa in Calabria.

Processione delle Varette a Cassano Jonio - Centro Cultura e Arte 26

Una solenne processione, molto antica, che porta per le strade del paese la passione, la morte e la Resurrezione di Cristo, seguita da una folla immensa di fedeli.

In processione sfilano le “varette”, statue di cartapesta che rappresentano il mistero di Cristo legato alla colonna, coronato di spine, che prega nell’orto, deposto dalla croce, morto nella bara, asciugato dalla Veronica, Pilato, Giuda, la Maddalena, e i “disciplìni, incappucciati per voto, spesso scalzi che si battono con catene e corde, per penitenza.

I Flagellanti di Cassano all’Ionio.

Settimana Santa in Calabria, la sacralità entra nel vivo • Meraviglie di Calabria

A differenza di tutti gli altri casi citati, il rituale pasquale di Cassano all’Ionio si divide in due giornate: Giovedì e Venerdì Santo. Nella prima giornata all’interno della Cattedrale si officia la “Predica di Passione”, seguita da una cerimonia, conosciuta come “Chiamata della Madonna”, in cui viene posto tra le braccia della Vergine il figlio crocifisso. Durante il Venerdì Santo, invece, ha luogo la “Processione dei Misteri” che dura tutta la giornata e all’interno della quale viene rappresentata la Passione di Cristo. Il corteo è seguito dai flagellanti, vestiti di bianco e incappucciati per mantenere l’anonimato, che si percuotono con funi o catene in segno di dolore. Tutta la cerimonia è accompagnata da un lamento eseguito dalle donne del paese che scortano la statua della Vergine. Oltre ai penitenti, un’altra particolarità di questa processione è costituita dalla sfilata dei “misteri” o “varette”, statue di cartapesta raffiguranti la Passione di Cristo, e dagli strumenti musicali utilizzati la troccola (cassa armonica di legno su cui battono dei martelletti) e la buccina (strumento a fiato).

Queste processioni, così come le prime di cui vi abbiamo parlato, oltre ad essere suggestive e ad avere un gran valore simbolico, meriterebbero di essere oggetto di studi più approfonditi, perché esse costituiscono per tutti noi un patrimonio inestimabile non solo dal punto di vista storico, ma anche religioso, folkloristico e antropologico.

                       A Nocera Terinese ritorna il secolare rito dei “Vattienti” nella Settimana Santa | Approdo Calabria

Ci sposteremo  a Terranova di Sibari,dove contemporaneamente si svolge la processione della Passione di Gesu’.

Il borgo diventa un palcoscenico a cielo aperto dove si rivive interamente la Via Crucis accompagnata dai secolari canti in dialetto terranovese .

Una vera e propria tragedia cantata da tutti i personaggi che presero parte alla vicenda di Gesù prima, durante e dopo la Crocifissione.

I canti iniziano sette giorni prima della Domenica delle Palme, quando il simulacro della Vergine viene spostato dalla chiesa di San Francesco a quella del Purgatorio. Comincia così la Settina dell’Addolorata, i sette giorni in cui la sera, i fedeli intonano le lamentazioni, una sorta di rosario musicato. Verrà poi ripreso durante la processione del Venerdì Santo, il canto della durata di un’ora, spezzettato ed intonato ad ogni stazione.

Proprio la processione vivente, porta Terranova all’attenzione dell’Unesco,perché dal 1970, sotto l’egida di Alfredo Veltri presidente dell’allora Centro di cultura popolare, questa rappresentazione viene fatta da persone che interpretano l’intera passione. Dopo una battuta d’arresto, l’Associazione del Gruppo Folk Sacro del Venerdì Santo nel 1978, riprende la tradizione e la rende ancora più suggestiva.

Un momento di intenso pathos, tutti ne restano affascinati e coinvolti. Si possono ammirare trecento tra comparse e attori, vestiti con abiti del tempo, che variano, dal soldato romano ai sacerdoti del tempio. Ponzio Pilato che interagisce con Gesù e la popolazione di Gerusalemme.

Rigorosamente di sera, al freddo, lo scenario rimane integro, coinvolgente, ove i canti in dialetto terranovese commuovono, anche senza capirli. E poi il calvario e la crocifissione, tutto riproposto così come se si fosse davvero presenti al momento descritto nelle Sacre Scritture.

Sacra Rappresentazione della Passione Vivente di Terranova da Sibar

E’ questo il Patrimonio immateriale Unesco da salvaguardare, che unito alla Processione dei Misteri risalente al 1700, ove si possono vedere le 13 statue lignee sempre settecentesche, tra cui quella degli giudei e di Ponzio Pilato, sfilare per tutto il paese lascia per sempre tracce nella memoria di chiunque assista alla cerimonia.

Sacra Rappresentazione della Passione Vivente di Terranova da Sibar

Il modello storico di riferimento della Passione Vivente di Terranova da Sibari è l’antica Processione dei Misteri, risalente agli inizi del 1700, durante la quale venivano portate in processione 13 statue lignee, tra le quali quelle dei Giudei. Tale evento si è protratto fino agli inizi del 1900: a testimonianza di ciò esistono documenti fotografici risalenti al periodo tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900; qui, oltre al gruppo ligneo dei Giudei, appare la statua del governatore Ponzio Pilato. La Passione Vivente, dapprima nata in sordina, negli anni cresce fino a diventare un appuntamento fisso. Nel 1977 la Rappresentazione viene organizzata dalla Pro Loco “Thurium Novum” per cedere il passo poi, a partire dal 1978, al gruppo “Folk-Sacro Venerdì Santo” (più tardi divenuto Associazione).

Passione Vivente di Gesù 2019 | Matino Notizie

Un ulteriore, importante contributo giunge dal gruppo religioso facente parte della Gioventù Francescana. La Passione Vivente nei suoi primi anni di vita ha convissuto con un altro rito, quello dei #vattienti# o battenti, che è stato definitivamente soppiantato dalla Sacra Rappresentazione, forse a causa del mutamento culturale e sociale che il paese ha attraversato a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. Negli anni ’80 la Rappresentazione si arricchisce della Processione delle Palme, che viene migliorata nei dettagli e nei costumi col passare degli anni. Gli anni ’90 sono i più significativi: la Rappresentazione si arricchisce di nuovi costumi e nuove scenografie e viene così ricostruita la città di Gerusalemme fuori dalle mura. Dagli anni ’90 del secolo scorso al 2015 si assiste a un graduale miglioramento della Rappresentazione, sia dal punto di vista scenico (costumi, scenografie, audio) sia dal punto di vista della drammatizzazione (gli attori vengono affiancati, nella loro preparazione, da esperti di teatro)

La cena sarà effettuata a Terranova in modo da poter essere già sul posto per assistere alla processione.

Rientro in hotel al termine della processione del Venerdi Santo.

2  GIORNO   19 aprile – TARSIA -SAN DEMETRIO CORONE – MACCHIA ALBANESE – TARSIA   

Dopo colazione partenza per San Demetrio Corone e accoglienza dell’Amministrazione Comunale presieduta da sindaco Ernesto Madeo San Demetrio Corone (Shën Mitri in lingua arbëreshe), tra i centri culturali più importanti della comunità Albanese Italiana, è un piccolo borgo calabrese in provincia di Cosenza che sorge sulle colline dalla pianura di Sibari, a ridosso della Sila Greca.

Considerata la Capitale della cultura arberëshë, San Demetrio si estende su un fertile pendio disseminato di uliveti, gelsi e castagni. Il borgo, nel complesso, presenta caratteristiche morfologiche simili a quelle di altri paesi arbëreshë della Calabria. In questo centro gli albanesi giunsero dopo il 1468 per sfuggire all’invasione della loro patria da parte dei Turchi, rifugiandosi nei territori della principessa Irene, principessa di Bisignano e figlia del mitico eroe Scanderbeg.

Attraversato da mille vicoli tortuosi che si diramano per condurre a sorprendenti sheshiet (slarghi), il paese ospita antiche chiese e splendidi edifici gentilizi. Gli abitanti locali paiono non preoccuparsi del tempo che passa e continuano a custodire i tesori della cultura arbëreshë solo a tratti piacevolmente contaminata da quella calabra. Benché si tratti di un piccolo borgo, l’identità etnica arbëreshe è dominante e ancora viva. Si conservano ancora la cultura, le tradizioni, la lingua, il rito Bizantino e i costumi tradizionali coloratissimi. Inoltre San Demetrio Corone è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant’Adriano, un importante organismo religioso e culturale per la conservazione del rito orientale, delle tradizioni e del patrimonio identitario arbëreshe. Il borgo custodisce uno degli edifici dei secoli XI-XII tra i più preziosi della Calabria: la Chiesa di Sant’Adriano, un autentico capolavoro, luogo di virtuosismi plastici e spirituali dove eleganza e bellezza si fondono in un’estetica misteriosa e assieme seducente.

Benché si tratti di un piccolo borgo (conta poco più di 3.000 abitanti) qui l’identità etnica arbëreshe è dominante e ancora viva. Si conserva, infatti, ancora la cultura e le bizzarre tradizioni, la lingua, il rito Bizantino e costumi coloratissimi. Inoltre San Demetrio Corone è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant’Adriano (un importante organismo religioso e culturale per la conservazione del rito orientale, delle tradizioni e del patrimonio identitario arbëreshe). Questo grazioso paesino presilano custodisce uno degli edifici dei secoli XI-XII tra i più preziosi della Calabria: la Chiesa di Sant’Adriano di San Demetrio Corone, un autentico capolavoro, luogo di virtuosismi plastici e spirituali dove eleganza e bellezza si fondono in un’estetica misteriosa e assieme seducente .

La Chiesa di Sant’Adriano

CHIESA DI SANT'ADRIANO A SAN DEMETRIO CORONE | Storia dell'Arte

La Chiesa è un capolavoro d’arte dell’XI e XII secolo e potrebbe rappresentarsi come chiave per consentire l’accesso al tipico universo etno-antropologico arbëreshe di San Demetrio. La Chiesa di Sant’Adriano fu fondata da San Nilo di Rossano, monaco basiliano, eremita e forse il maggior personaggio del monachesimo calabro-greco, che nel 955 edificò in questo luogo una Chiesetta dedicata ai martiri Adriano e Natalia per istituire un cenobio non troppo distante dal villaggio. La Chiesa non ha mantenuto l’originaria unità strutturale e architettonica, tuttavia mostra linguaggi e messaggi stilistici differenti, che evidenziano una raffinata eleganza che spazia tra il mostruoso, il misterioso e il fantastico. L’accesso alla Chiesa è dato da due ingressi laterali, quello principale posto al di sotto del grosso campanile in pietre e mattoni, mentre l’altro è denominato Porta dei Monaci perché consentiva l’accesso alla Chiesa dei monaci dall’attiguo Collegio italo-albanese con stipiti in marmo e due mascheroni in pietra. All’interno le tre navate sono a copertura lignea e quattro arcate fiancheggiano la navata centrale sorrette da colonne antiche e da pilastri di fabbrica.

 


Le pareti sono affrescate con raffigurazioni di Santi databili tra il XII e il XIII secolo, mentre nell’abside è visibile una scena di un più ampio ciclo, la Presentazione di Maria al Tempio. In fondo alla navata centrale è collocata una cupola barocca dove è raffigurato il Creatore con Santi monaci, Suore e San Nilo in preghiera davanti al Cristo in Croce e la mano destra protesa nell’atto di benedirlo. L’autentico capolavoro della Chiesa è il pavimento (realizzato tra il XII e il XII sec.) parte in opus sectile e parte in mosaico. I quattro mosaici, eseguiti da mani esperte, rappresentano figure di animali fantasiose e suggestive. Sempre all’interno della chiesa sono conservati interessanti reperti scultorei di epoca normanna e i due capitelli delle colonne, uno bizantino, l’altro corinzio.

 Non può mancare una passeggiata nel borgo antico tra vicoletti e palazzi nobiliari.

Dopo una pausa caffè nella piazza centrale visiteremo  il Museo Civico e di Arte Moderna  e il Museo delle Macchine d’Epoca

Dopo le visite, pranzo  in un rinomato ristorante con esperienza a base di suino nero di Calabria DOC la cui azienda visiteremo nel pomeriggio. Le carni pregiate di Suino Nero sono notoriamente ricche di Omega 3 e di acido oleico. L’alimentazione del suino è naturale, perché vede il maiale nutrirsi di erbe e ghiande nelle selve, fonte dei preziosi grassi insaturi.

Nel  pomeriggio ci trasferiamo a Macchia Albanese, a poca distanza, dove visiteremo l’azienda Madeo percorrendo la storia dell’Azienda che è una Filiera Agroalimentare nata dall’intuizione di un giovane imprenditore Ernesto Madeo di creare il primo allevamento di suini. Tutti i prodotti, dai cereali per i suini fino alla spezie che insaporiscono i salumi, provengono dal sistema organizzato di Filiera 100% calabrese e realizzati con solo materie prime locali e naturali.

La Calabria è la regione italiana con il maggior numero di comuni arbëresh. Macchia Albanese, Makji in arbëreshë, frazione del comune di San Demetrio Corone, è un borgo della Presila Greca situato a 418 metri di quota s.l.m. nei pressi del torrente Due Mulini, fondato nel 1400 da coloni albanesi provenienti dall’Albania e dalla Grecia. Nel comune di Macchia Albanese visiteremo la Chiesa Santa Maria di Costantinopoli seguita da una passeggiata tra i vicoletti del borgo fino al palazzo “La Casa De Rada” appartenuta allo scrittore più importante della cultura Arberesh Girolamo De Rada per questo motivo è una struttura d’interesse storico-regionale, poiché culla della cultura italo-albanese. Alla casa si accede per mezzo di un antico cortile, alla cui entrata si trova lo stemma della Famiglia De Rada.

De Rada: il papà calabrese della grande patria degli albanesi

Terminiamo la passeggiata a piedi  con la  vista panoramica mozzafiato sulla costa jonica e Sila Greca .

San Cosmo Albanese STRIGÀRI IL BORGO DELLA POESIA - Borghi d'Arberia Guida Turistica

Nel borgo è presente una Prosciutteria  Madeo, dove avremo la possibilità di altri acquisti o tempo per  bere  un caffè, o un amaro o assaggiare  il tartufo al gelato di Pizzo .

Rientro in hotel cena e pernottamento.

3  GIORNO   20 aprile (Pasqua) –TARSIA – LUNGRO – ACQUAFORMOSA – FIRMO-TARSIA   

Dopo la colazione di hotel partenza per Lungro fondato dai profughi albanesi nella seconda metà del XV secolo, oggi importante punto di riferimento per l’intera comunità albanese italiana, vera e propria capitale religiosa e sede dell’Eparchia di rito greco-bizantino (arbëreshë).

Lungro si prepara al «Salgemma Festival» • Meraviglie di Calabria

Il centro abitato richiama la tradizione orientale nella struttura circolare degli edifici, raccolti attorno alle due piazze centrali e dislocati nelle tipiche gjitonia (vicinati), nuclei sociali con regole proprie. Al busto del patriota albanese, Giorgio Castriota Scanderberg, è riservato il posto d’onore al centro della piazza principale. L’anima di Lungro risiede nelle sue tradizioni antiche e nelle suggestive feste religiose, dai riti della Settimana Santa Arbëreshë (Java e Madhe) e di Pasqua (Pashkëvet), al celebre Carnevale (Karnivalli), in occasione delle quali le vie del paese si animano di costumi tradizionali, balli, canti e parate.  Qui visitiamo la  Cattedrale di Lungro e assisteremo alla messa Greco/Bizantina che risale al XVIII secolo è rappresenta la principale chiesa dell’Eparchia di Lungro.

Nonostante gli arbëreshë siano di religione cattolica, in gran parte delle comunità italo-albanesi di Calabria, da più di 4 secoli, si segue il rito greco similmente ai fratelli orientali greco-ortodossi. Agli inizi del nostro secolo, il Vaticano rivolse una maggiore attenzione alla situazione dei fedeli di rito greco per le continue richieste da essi avanzate per la nomina di un vescovo greco in Calabria e di un altro in Sicila, con pieni poteri territoriali.

“….. conclusione del rito ci si ritrova tutti davanti al portone della Chiesa Madre, dove alcuni volontari nel corso della giornata hanno accatastato tronchi d’albero, tavole di legno e ogni genere di materiale e così a mezzanotte si procede all’accensione della “qerradonulla” (grande falò). Al momento dell’accensione si esegue il canto greco “Christos Anesti” (Cristo è Risorto). Una caratteristica funzione liturgica si svolge la Domenica di Pasqua: il sacerdote con la croce in mano, seguito da questi ultimi, si ferma all’esterno della chiesa, davanti alla porta principale, batte la croce per tre volte sulla porta, ripetendo la formula liturgica del rito bizantino-greco “Aprite le porte”. All’interno della chiesa la forza del male, il demonio (djallthi) con voce cavernosa, chiede chi è che bussa alla porta; alla risposta che è il Signore risorto, le porte si spalancano al terzo colpo. E mentre il demonio scompare, tra scoppi di mortaretti e stridore di catene, il sacerdote seguito dai fedeli entra in chiesa dove ha inizio il ”Mattutino”. Questa cerimonia che simboleggia la Risurrezione della morte, segna la fine della Settimana Santa.

A Lungro, in Calabria, c'è stato un incontro con 70 vescovi della Chiesa d'Oriente - La Mescolanza

L’attuale edificio è del 1721, dopo che un terremoto distrusse la Chiese preesistente. La Cattedrale presenta una pianta basilicale romanico-barocca, a tre navate, con ampia abside e cupola centrale. Ricca di mosaici, icone e affreschi bizantini: il mosaico del Pantocrator copre l’intera superficie della cupola centrale. Nella Sacrestia è costituito un frammento di affresco che raffigura Santa Parasceve (XII secolo), insieme a preziose tele di scuola napoletana e statue lignee di pregevole fattura. Di notevole fattura artistica sono le tre porte in bronzo con altorilievi realizzati con la tecnica a cera persa dallo scultore calabrese Talarico, che rappresentano scene del Vangelo.

Piana degli Albanesi e le sue secolari tradizioni pasquali, il programma - ilSicilia.it

A seguire una passeggiata tra i vicoletti del centro storico di Lungro  e la visita allo Storico Museo delle Saline di Lungro  che si articola su nove sale, ciascuna delle quali è intitolata a una galleria della Miniera. Il Museo espone nei dettagli la realtà dell’antica Salina, con l’ausilio di pannelli descrittivi e raffigurativi con cenni storici sul sito minerario.

SALINA DI LUNGRO | I Luoghi del Cuore - FAI

In estate viene organizzato il «Salgemma Lungro Festival».

Il Festival pone al centro il Comune di Lungro, la sua storia e territorialità, partendo dalla miniera di Salgemma che ha rappresentato per millenni la più grande ricchezza di quasi tutta la piana di Sibari.

Proprio il sale, veniva esportato in tutta la Calabria, in parti dell’Italia e fino in Europa. Il «Salgemma Lungro Festival», voluto dall’amministrazione comunale e realizzato da Piano-B, intende ripartire proprio da qui, proponendo attività culturali ed artistiche collegate tra loro dal «Sale» come elemento di vita, sostenendo il territorio e il suo indotto economico e contribuendo a fornire un’offerta turistica di qualità.

Si prosegue poi in direzione di  Acquaformosa  comune  di 1115 abitanti collocato ad un’altitudine di 756 metri s.l.m., e anch’esso fa parte della minoranza linguistica arbëreshë  in quanto fu fondato dai profughi albanesi, come molti altri centri lucani e calabresi del parco dove le tradizioni arbëreshë sono ancora fortemente radicate (es. le “Vallje”, danze in costume tradizionale albanese durante il Carnevale). Sono da visitare i resti del Monastero dei Cistercensi del 1195, la Chiesa di San Giovanni Battista, la Chiesa della Concezione e quella dell’Addolorata.

Arrivati ad Acquaformosa troviamo la Chiesa di San Giovanni Battista, costruita dagli albanesi all’incirca nel 1500. Sono evidenti gli elementi dell’architettura romanica ma agli occhi appaiono subito gli imponenti i mosaici della chiesa ad opera dell’artista locale Biagio Capparelli. L’interno infatti è interamente mosaicato con tessere dorate e policrome intagliate a mano. Nella navata laterale destra sono raffigurate le scene dell’Antico Testamento, nella navata centrale il Nuovo Testamento. Anche l’iconostasi è stata recentemente realizzata in mosaico, come l’intera Chiesa. Nella cripta vengono preziosamente custoditi alcuni ornamenti appartenuti alla ricca Abbazia Cistercense del 1200 insieme alla Madonna della Badia (1400), antichi e preziosi oggetti appartenenti alla Chiesa e l’Assunta risalente al 1520.Sul lato orientale della navata centrale vi è una parte sopraelevata, è il solea, che è il luogo della comunione dei fedeli, oltre il solea, divisa dall’iconostasi, che letteralmente significa luogo delle icone, su un piano ancora superiore si trova l’Altare dove si accede attraverso la Porta Regale. All’interno dell’altare si erge la Tavola Santa che, per mistica trasposizione, raffigura il Signore stesso. Il transetto separa il vima dal resto della chiesa. Il braccio del transetto a nord è coperto da volta a botte e da l’accesso alla cripta, mentre nel braccio a sud si innalza il campanile. La parola “icona” deriva dal greco, eikwn (eikon), e significa immagine.

Chiesa Parrocchiale - Chiesa di Acquaformosa

I bizantini indicano con questo nome ogni raffigurazione del Cristo, della Madonna, dei Santi L’icona non si dipinge, si scrive, perche in essa è la  parola di Dio scritta con l’immagine mediante un linguaggio comprensibile. L’icona si scrive, l’icona si legge. Chi la osserva legge e si chiede perché è stata scritta e la risposta è, per essere letta e testimoniare l’invisibile , sostenere la nostra fede e speranza, aiutarci a pregare e trasfigurarci nella carità. Qui sei rapito dalla loro bellezza estetica, qui il cuore ti si trasforma. Una scuola dove allenare il proprio Spirito è questa Chiesa di San Giovanni Battista di Acquaformosa. Nel 1989 un’idea di Padre Vincenzo Matrangolo, ispirato dallo Spirito, si sta realizzando grazie al  maestro mosaicista di Acquaformosa, Biagio Capparelli, aiutato da discepoli di Acquaformosa. Entri in questa Chiesa e ti meravigli per tanto splendore; sei rapito dal visibile e, con l’aiuto dello Spirito, vuoi arrivare all’invisibile.  Il rito bizantino, detto anche rito costantinopolitano, è il rito liturgico utilizzato (in diverse lingue) da tutte le Chiese Ortodosse d’Oriente e da alcune Chiese sui iuris di tradizione orientale all’interno della Chiesa cattolica. Nonostante gli Arbëreshë siano di religione cattolica, in gran parte delle comunità italo-albanesi di Calabria, da più di 4 secoli, si segue il rito greco come i fratelli orientali greco-ortodossi.

TURISMO & CO. «Lo splendore di Acquaformosa» di Giampiero Scarpino

Pranzo  di Pasqua in ristorante, una trattoria con una location meravigliosa e con intrattenimento musicale per un tipico pranzo pasquale di specialità calabresi.

Dopo pranzo raggiungiamo un l’ultimo borgo della giornata: Firmo dove effettueremo la visita a piedi del borgo con il Museo della civiltà contadina di Firmo

Nel cuore montano della Calabria il piccolo comune di Firmo sorge su una collina ai piedi della piana di Sibari e custodisce tradizioni arbëresh (l’antico albanese), ma anche le tradizioni ed il rito greco-bizantino. Prima della venuta dei profughi albanesi, il territorio era un feudo disabitato che apparteneva ai principi di Bisignano ed ai Padri Domenicani di Altomonte. Il territorio era suddiviso in due zone: Firmo Soprano e Firmo Sottano. Firmo Sottano o Inferiore, sarebbe stato edificato da profughi albanesi intorno al 1485 quando scapparono dall’Albania a causa dell’occupazione dei Turchi Ottomani e dato in signoria ai Padri Domenicani di Altomonte. Firmo Soprano invece nasce il 6 Settembre 1502 quando Don Berardino Sanseverino, Principe di Bisignano, cedette ad Alessio Comite un podere comprendente anche la contrada Foresta, perché vi edificasse un villaggio. Nel 1811 i due abitati vennero giuridicamente unificati in un unica comunità anche se la delimitazione tra le due aree continua ad essere simboleggiata da un arco detto “Ka Markasati” e da evidenti tratti del tessuto urbano ed architettonico delle due aree.

Firmo | ITALY Magazine

Il piccolo borgo è caratterizzato da una zona centrale dominante del paese dove ha sede l’antico Convento dei Domenicani punto di riferimento storico per la valorizzazione delle tradizioni della civiltà contadina e della cultura degli arbëreshë.

Covella Ruffo – Pringjpesha Chiara Comite

Firmo offre una grande varietà di punti d’interesse : la parrocchiale di santa Maria Assunta in Cielo, edificata intorno al XIX secolo; la Grancia del Convento dei Domenicani costruita alla fine del XV secolo dai Padri Domenicani di Altomonte, recentemente restaurata; il Palazzo Giuseppe Martino; la Piazza Giorgio Castriota Scanderbeg.

Rientro in hotel dove effettueremo la cena e pernottamento.

 4  GIORNO   21 aprile- TARSIA – GUARDIA PIEMONTESE-SAN MARCO ARGENTANO-TARSIA

Dopo la colazione in hotel partenza per Guardia Piemontese che è la località di turismo termale più famosa della Calabria e del meridione d’Italia, grazie alla presenza su di una parte del territorio delle famose Terme Luigiane.   La Città è stata popolata a partire dal XII secolo da coloni prevalentemente valdesi provenienti dal Regno d’Arles, dalla Provenza, dal Delfinato e dalle valli occitane del Piemonte ed  ha la particolarità di essere un’isola linguistica occitana del meridione italiano.

Guardia Piemontese | Calabria Straordinaria

Chiamata La Guardia per via della torre arroccata su una collina che affacciava sul mare e che, appunto, serviva da guardia per eventuali avvistamenti di navi turche, successivamente fu ribattezzata Guardia Piemontese in ragione dell’immigrazione di una piccola comunità occitana dal Nord Italia . Arrivati nel centro storico effettuiamo la visita del Museo Occitano e  della chiesa Valdese terminando con una passeggiata nel borgo Occitano dove vedremo la Torre di Segnalazione e la splendida vista panoramica  Il centro storico si articola in numerosissimi vicoli con pavimentazione in pietre. La sua torretta di avvistamento, facilmente ravvisabile anche dal “paese marino”. La Chiesa di S. Andrea apostolo è dedicata al Patrono di Guardia Piemontese con un interessante portale di tufo sormontato dallo stemma di Guardia Piemontese La Torre mentre la Chiesa del Santissimo Rosario, ex convento dei Domenicani fondato dai domenicani nel 1600 e consacrato nel 1616. Di notevole pregio artistico è l’antico coro ligneo, scolpito a mano alla metà del XVII secolo. Esso è composto da 33 scanni, divisi in due ordini di posti: 21 superiormente e 12 più in basso. I braccioli degli scanni rappresentano figure femminili. I pannelli, meravigliosamente scolpiti, sono divisi da alte colonne.

Guardia Piemontese, il paese occitano del Sud - Io e la Calabria | il blog di Laura Cipolla

Ci spostiamo  per vedere  lo “ Scoglio della Regina”chiamato cosi per una leggenda che  narra di un  Re, caduto sotto incantesimo, non fosse mai soddisfatto delle sue vittorie e cercasse un modo per essere finalmente appagato. Questa sua inquietudine lo portò a partire per un’altra battaglia. Il Re giurò alla moglie che questa sarebbe stata l’ultima. Prima di partire le disse di guardare sempre verso l’orizzonte perchè il suo ritorno sarebbe stato anticipato da un luce rossa nel cielo. Il tempo passava e nessuna notizia del Re venne riportata alla Regina. Un giorno la sovrana, cercando disperatamente di vedere il Re all’orizzonte, si arrampicò sullo scoglio; una volta in cima, cercando di guardare sempre più lontano, perse l’equilibrio e scomparve tra le onde.

Infine effettueremo un assaggio al Gelato artigianale e alla pasticceria locale  con  degustazione della confetteria e dei prodotti enogastronomici del territorio(non incluso).

Pranzo di Pasquetta.

San Marco Argentano, sulla strada dei normanni.

 

San Marco Argentano | Calabria Straordinaria

San Marco Argentano si trova nel cuore della provincia di Cosenza, non lontano da mete molto famose come la Riviera dei Cedri e la costa ionica cosentina, a pochi chilometri dalle Terme Luigiane e di Spezzano Albanese: si trova infatti sulla via istmica che collega lo Jonio al Tirreno. San Marco Argentano è definita la “città più normanna” della Calabria: anticamente conosciuta come Argentarum, è un centro urbano dalla storia molto antica, e per il suo patrimonio storico-artistico è considerata uno dei più importanti centri culturali della provincia di Cosenza. San Marco Argentano è stata abitata sin dal VIII secolo a.C. e per tutto il medioevo; uno degli avvenimenti che hanno lasciato più tracce in questo territorio fu sicuramente la conquista da parte di Roberto il Guiscardo, che nel 1048 la assediò e la trasformò in città fortificata. I normanni valorizzarono il luogo per la sua posizione strategica, e contribuirono allo sviluppo della città che divenne un grande cantiere dove si trovavano maestranze bizantine, arabe, longobarde e aragonesi impegnate nella costruzione delle principali opere. L’impianto urbanistico del centro storico è infatti indubbiamente di impronta normanna: è caratterizzato da stretti vicoli e sono presenti archi di stile bizantino. Con questo itinerario visiteremo le importanti testimonianze del periodo normanno e del basso Medioevo: la Cripta Normanna, dell’ XI secolo; il Convento della Riforma, del XIII secolo; la Torre del Guiscardo, del XIII secolo.
Cominceremo con la visita guidata della Cattedrale di San Nicola: di fondazione normanna, per molto tempo ha conservato l’impianto originale per poi subire integrazioni barocche tra il XVII e il XVIII secolo. Danneggiata dai terremoti del 1905 e del 1908, venne ristrutturata e nel corso dei lavori tornò alla luce la sottostante cripta normanna, risalente all’XI secolo. La cripta per molti secoli fu utilizzata come luogo di sepoltura di vescovi ed ecclesiastici e poi praticamente dimenticata: venne quindi risistemata rimuovendo le sepolture e le divisioni interne e adesso è conservata nel suo stato originario. Spesse mura, possenti arconi e campate la rendono un luogo austero e dal fascino peculiare.
La Torre Normanna del Guiscardo, detta anche di Drogone, risale al XIII secolo; ha mantenuto il suo impianto difensivo originale ed è caratterizzata dalla struttura a forma di grande tronco di cono detta“motta”. E’ suddivisa in cinque piani sovrapposti definiti sale: la Sala delle Granaglie, al piano sotterraneo; la Sala delle Prigioni, al primo piano; la Sala delle Armi, al secondo piano; la Sala delle Udienze, al terzo piano e infine la Sala del Principe, al quarto piano. Tutti i livelli sono visitabili, le stanze, le gallerie, le segrete, le vie di fuga sono avvolte dal fascino misterioso della storia, permettendo quasi un viaggio indietro nel tempo, nel medioevo. Tra magia e folklore, tanti sono i detti e le leggende che riguardano i personaggi vissuti in questo luogo: una di queste racconta che le ragazze, nel pronunciare il nome di Sikelgaita, seconda moglie di Roberto il Guiscardo, sentano sfiorarsi la pelle o i capelli.
Si raggiungerà poi il Complesso Monastico di Sant’Antonio o dei Riformati, uno tra i più antichi esempi di architettura francescana in Calabria. Avendo subito nel tempo varie modifiche e trasformazioni, rimangono ad oggi, del periodo francescano, solo il campanile a vela, l’ingresso ed il coro ligneo. San Francesco da Paola dimorò qui dal 1429 al 1430, come indica la piccola cappella votiva all’interno della Benedetta, il piccolo giardino dove il Santo era solito pregare e la piccola finestra della cella dove il Santo dimorava.
Termineremo l’itinerario a San Marco Argentano passeggiando lungo le vie del centro storico per ammirare anche gli ottocenteschi palazzi signorili, oltre ad esempi di opere di epoca normanna, come la Fontana di Sikelgaita.

Come in altre realtà calabresi, anche a San Marco storia, cultura e tradizione si fondono in un originale percorso del gusto, un viaggio sensoriale di sapori e profumi che valorizza le eccellenze prodotte sulle terre e nelle aziende locali, rendendo protagonisti della lavorazione e della produzione delle tipicità locali. Come i pupazzi arraganati, senza  dubbio,   uno  dei  più  celebri  piatti  della  tradizione locale: peperoni (dolci o piccanti) essiccati d’estate al sole intrecciati in “filare” e fritti poi d’inverno in olio bollente. Caratteristica peculiari di questo piatto è l’inimitabile croccantezza.

Rientro in hotel  dove effettueremo la cena e pernottamento.

 5  GIORNO   22 aprile- TARSIA – CIVITA – FRASCINETO – RIENTRO A ROMA

Il paese arbëreshë del Museo del Costume e delle Icone Bizantine

Dopo la Colazione in hotel ,rilascio delle camere,e partenza direzione di  Frascineto anch’esso centro arbëreshë che conserva ancora la lingua, la cultura, le tradizioni e le funzioni religiose del rito bizantino .

Come tutti i centri abitati di origine arbëreshë, anche Frascineto presenta inconfondibile assetto urbano in forma di gjitonìe: i quartieri fatti di case piccole, disposte a semicerchio, che affacciano su una piazzetta comune, centro pulsante della convivialità di quartiere. Gli albanesi di Calabria custodiscono con tenacia la propria identità culturale attraverso costumi, lingua, religione e gastronomia.

Il Museo rappresenta uno strumento di conoscenza della tradizione italo-albanese di alcune comunità in Calabria. Espone la vasta collezione dell’Archimandrita Paolo Lombardo attraverso un percorso dedicato all’arte, alla spiritualità e alla liturgia bizantina che si sviluppa all’esterno e all’interno della struttura. All’esterno è possibile visitare i luoghi quotidiani della fede e della vita delle comunità albanesi, quali la Chiesa dell’Assunta e la Chiesa di San Pietro, elevata a Monumento Nazionale.

All’interno, invece, il percorso si sviluppa sui tre piani: al primo piano, si introduce il visitatore al mondo bizantino, al secondo sono esposte le icone, mentre al terzo sono custodite alcune antiche icone russe in bronzo, arredi sacri e paramenti liturgici, oltre a rare edizione di libri dal XVIII al XX secolo. All’ingresso, 280 medaglie celebrative pontificie e della Zecca dello Stato, accompagnate da una spiegazione sulle fasi di creazione e confezionamento.

Uno dei modi più affascinanti di scoprire la Calabria è un viaggio alla scoperta dei costumi calabresi tradizionali. Un mondo fatto di colori vivaci, tessuti pregiati e dettagli artigianali che raccontano secoli di storia e cultura.

Osservare da vicino la bellezza dell’abito tipico calabrese e le peculiarità che lo distinguono da un Comune all’altro significa leggere la storia stessa delle comunità che lo indossano, l’abilità manuale delle donne che, ancora oggi, confezionano i vestiti tradizionali calabresi per le occasioni di festa e visitare alcuni imperdibili musei del costume e del folklore.

Spesso, la storia e la foggia dei costumi calabresi è espressione delle minoranze etnolinguistiche che tuttora li vestono con orgoglio, portando addosso simboli, ricami e colori che sottendono significati antichi.

Storia dell’abito tipico calabrese

Se si pensa all’abito tipico calabrese viene subito in mente una figura femminile molto cara alla tradizione folkloristica del sud Italia: la pacchiana.

Il termine “pacchiàna”, di probabile derivazione greca, indica la giovane contadina che indossa il vestito tradizionale calabrese, ovvero un costume tipico le cui prime attestazioni documentarie risalgono al XVII secolo e lo descrivono attraverso alcuni elementi inconfondibili, diffusi con qualche variante su tutto il territorio regionale.

La pacchiana indossa l’abito tipico calabrese composto da una lunga gonna decorata in vari colori e un bustino arabescato di velluto nero sotto al quale spunta una camicia bianca con maniche ampie, spesso a tre quarti. Il vestito tradizionale calabrese femminile è completato da una lunga stola che copre il capo e le spalle (elemento in alcuni casi molto prezioso, come i tipici vancàli di Tiriolo, CZ), da un grembiule sovrapposto alla gonna, calzature tradizionali e una serie di gioielli familiari (brillòcchi) che vanno dalle collane alle spille. I capelli sono acconciati in una lunga treccia raccolta sulla nuca.

I costumi calabresi tipici femminili venivano fatti indossare alle giovani in cerca di marito (tra i 15/16 anni) nei giorni di festa.

Luzzi pacchiana

Successivamente visita chiesa di S. M. Assunta , costruita in stile Barocco dopo l’arrivo degli albanesi con unica navata, un campanile caratteristico e una maestosa cupola e alla Chiesa Basilicale di San Pietro e Paolo, risalente al X secolo in stile bizantino, a tre navate.

Si prosegue per Civita, fra i borghi più belli d’Italia, sorge nel cuore del Parco nazionale del Pollino e della Riserva naturale Gole del Raganello. La vallata in cui sorge è circondata da montagne boscose, dove arrivano i riflessi azzurri del mare Ionio, che s’intravede all’orizzonte.

Immersa in un paesaggio naturalistico unico e vario, Civita è una delle più antiche comunità albanesi (arbëreshë) d’Italia ed è un centro rinomato per la sua architettura e per le sue bellezze naturali.

Nota anche come “il paese del Ponte del Diavolo”, per via del suo antico e caratteristico ponte medievale in pietra che visiteremo con un tour in jeep . Costituisce un’ardita opera di ingegneria e un ottimo posto di osservazione ed è ormai una delle principali attrattive di Civita e simbolo del Parco Nazionale del Pollino.  A causa del punto impervio in cui sorge e degli scarsi mezzi di cui si disponeva un tempo, la fantasia popolare ne attribuì la realizzazione al diavolo, a cui era pratica diffusa nell’antichità attribuire l’edificazione delle opere considerate impossibili.

La sua posizione permette una vista spettacolare: dalle sottostanti gole, l’occhio si perde sino alla Piana di Sibari, sul Mar Ionio.  Il suo centro storico è un susseguirsi di vicoli, angoli caratteristici e panorami.

Civita: il "Borgo delle Sette Meraviglie" - Guide In Calabria di Alessandra Scanga

Durante la visita sarà possibile ammirare le famose case Kodra, caratteristiche casette dal volto umano così chiamate in memoria dell’artista albanese Ibrahim Kodra. Le casette ubicate in vari rioni dell’abitato sono la testimonianza del tocco post cubista. Le abitazioni sono facilmente riconoscibili dalla grande porta e dal comignolo che funge da naso mentre le finestrelle sono gli occhi. La loro edificazione avvenne tra fine ‘800 ed inizi ‘900 ma altre ancora erano più datate.

Camminando per le viuzze del borgo si possono notare i suggestivi comignoli dalle forme bizzarre e le “case parlanti”. I vicoli stretti del centro storico (le rughe) si dipartono con andamento circolare verso le piazzette, le gjitonie in albanese (termine d’origine greca traducibile con “vicinato”) che collegano i vari nuclei urbani. I vecchi quartieri, con le casette basse, le crepe nei muro e gli anziani seduti davanti alla porta di casa, regalano immagini d’altri tempi. Nei mesi estivi tanti i visitatori attratti dai sentieri del Parco del Pollino e dalla possibilità di praticare sport come il canyoning e il torrentismo all’interno della Riserva naturale Gole del Raganello. Civita (Çifti in arbëreshë) fu fondata nel 1471 da famiglie albanesi in fuga dai turchi sulle rovine di una città preesistente (Castrum Sancti Salvatoris) distrutta da un violento sisma nel 1456. Testimonianza delle culture che hanno attraversato il borgo sono la struttura urbanistica fatta di viuzze e slarghi, e l’architettura religiosa. L’impianto delle chiese è orientale: rivolte verso est, recano i simboli e le forme della teologia bizantina e le funzioni sono celebrate in lingua albanese.  Civita è stato tra i primi comuni a istituire lo Sportello Linguistico Comunale per la tutela del patrimonio etno-linguistico. In regioni montuose e lontane dalle comunicazioni si sono conservate intatte la foggia del vestire, gli usi e i costumi insieme alla lingua e alla professione di fede risalenti alle antiche origini albanesi. Alla conservazione della lingua contribuisce enormemente il mantenimento continuo della coscienza storica del sentimento dell’origine albanese. Sotto l’aspetto culturale, l’eredità albanese costituisce una ricchezza considerevole di tesori folclorici, che ancora oggi vengono conservati gelosamente dalla popolazione del borgo. Nel centro storico, oltre alla cappella di Sant’Antonio e a quella cinquecentesca di Santa Maria della Consolazione, è da visitare la chiesa di Santa Maria Assunta, costruita in stile barocco nella seconda metà del XVI secolo, con impianto orientale e simboli della teologia bizantina. Vi si celebra la liturgia bizantina, in quanto gli albanesi d’Italia sono cattolici di rito greco. Nella chiesa, quindi, proliferano le icone al posto delle statue.

I comignoli

I comignoli di Civita, probabilmente datati ad un periodo successivo al 1500, rappresentavano un segno distintivo per ogni casa e assolvevano a diverse funzioni, sia reali che legati alla superstizione. Accanto alla normale operazione di aspirazione del fumo dei camini e alla protezione dai forti venti che si formavano tra i monti del Pollino, i comignoli erano in grado, secondo la simbologia tradizionale, di tenere lontani gli spiriti maligni. Anche per questo motivo erano costruiti in forma strambe e particolari, per distinguersi gli uni dagli altri e legati all’estro del momento e alle condizioni economiche delle famiglie che ne commissionavano la costruzione. Infatti, le famiglie più ricche avevano in uso di fare realizzare comignoli molto elaborati, spesso vere opere d’arte, al contrario delle famiglie meno abbienti, sulle cui case si ergevano comignoli di più semplice fattura.

Passeggiando per il centro storico di Civita non si può non notare la presenza di alcune piccole case dalla struttura antropomorfa. Sono le case Kodra, che devono il loro nome a Ibrahim Kodra, un pittore albanese di fama internazionale che Civita ha voluto ricordare alla sua morte, avvenuta nel 2006, perché queste case “parlanti” e antropomorfe richiamano le linee e le forme della sua pittura. Queste case si presentano, infatti, con una facciata che ricorda un volto umano. La porta d’ingresso posta al piano terra è sovrastata da una canna fumaria esterna, affiancata a sua volta da due piccole finestre perfettamente identiche e simmetriche. Questi elementi così distribuiti rappresentavano, rispettivamente, la bocca, il naso e gli occhi.

Civita - Visit Pollino

Pranzo ristorante tipico “La Kamastra”(cucina arberesh e locale).

La gastronomia locale è naturalmente un connubio tra tradizioni arbëreshë e la cucina tipica del Pollino. La cultura e l’abilità antica, unita a materie prime di qualità e alla presenza sul territorio di numerose erbe aromatiche, offrono piatti ricchi di sapore, come la pasta fatta in casa condita con sugo di capretto; prosciutto e capocollo; formaggio fresco; gnocchetti con ricotta pecorina; fettuccine con funghi porcini e agnello e capretto alla civitese con accompagnamento di vino del Pollino.

Dopo pranzo  avrà inizio la rappresentazione folklorica della Valie Arberesh con canti e ballo della tradizione. Il martedì di Pasquinella comunità di Eianina è il giorno della della propria identità linguistica e culturale. È qui che per un giorno all’anno gli arbëreshë d’Italia si ritrovano, nel paese delle Vallje, nel paese dei colori d’Arbëria. In questi giorni sembra che la terra abbia cambiato d’abito e la primavera versato i colori sui costumi delle donne. Donne che, si tengono tra loro tramite un fazzoletto e predisposte a ferro di cavallo alle cui estremità si trovano due o tre uomini detti “caporali”, girano tra le vie del paese intonando canti in lingua albanese che richiamano rapsodie e rievocano la vittoria dell’eroe nazionale albanese Scanderbeg sui Turchi. E’ quasi come se Frascineto ed Eianina in quei giorni si svegliassero in un altro tempo, in altro luogo: i colori del costume tradizionale femminile sono stupendi, ricchi d’oro, impregnati di passato e storia, colmi di ricordi e gioia, indossati con grazia dalle donne del paese, che rammentano la grazia e l’eleganza delle donne del tempo andato.

Le vallje sono eseguite in semicerchio, tenendosi a catena, e si snodano per le vie del paese accompagnate da canti epici che narrano la resistenza contro i turchi, rapsodie, storie d’amore e di morte. Il più famoso di questi canti è il Canto di Scanderbeg del martedì di Pasqua.

A tavola non mancano le inconfondibili Jova di Pasqua del rito orientale, ovvero le Uova di Pasqua colorate di rosso.

 

Le Vallje di Civita: tradizioni e storia della festa arbëreshë | VMvacanze

La danza della Vallje di Pasqua : La parola vallje significa, in generale, “danza” ma, in realtà nella minoranze etniche calabresi arbëreshë, cioè gli albanesi d’Italia, essa indica la ridda. Questa è l’unica forma di danza arrivata in Calabria che i primi migranti albanesi portarono nelle zone del cosentino ed è l’unica forma di danza conosciuta. La Vallje potrebbe essere confusa con la tarantella calabrese, ma si tratta invece di una ridda che si rifà alle danze della montagna albanese e alla regione montuosa della Rugova sita nella Kossova e dell’Epiro. La Vallja è sicuramente uno degli eventi folkloristici più importanti della tradizione arbëreshë. Attualmente si esegue nella zona del Pollino cosentino ed è effettuata il martedì di Pasqua. La tradizione delle vallje rimanda alla storia dell’Albania e precisamente al condottiero Giorgio Castriota Skanderbeg. Si tratta di un avvenimento storico molto importante per gli arbëreshë: Skanderbeg, alla guida di un piccolo esercito riuscì a sconfiggere le armate turche. L’episodio porta la data del calendario giuliano del 24 aprile 1467, il condottiero riuscì a salvare la città di Kruja dal turco Balabano, proprio il martedì dopo Pasqua e seguì una festa che durò tre giorni. Le donne cantano in lingua arbëreshë i viersh, canti epici e d’amore: delle canzoni nazionali tipiche dell’Albania antica.

Le Vallje, l'evento della Pasqua Arbëreshe • Meraviglie di Calabria

I movimenti eseguiti durante la ridda rappresenterebbero la tecnica di accerchiamento messa in atto da Skanderbeg contro l’esercito turco. C’è da notare che la vallja molte volte è composta da soli uomini vestiti in abiti tradizionali; anche essi tratteggiano e ricordano appunto la tattica di combattimento adottata da Skanderbeg per catturare il nemico turco. Questa manifestazione coinvolge tutta la gente del paese e rappresenta il forte senso comunitario arbëreshë. Durante la settimana santa di Pasqua, negli ultimi giorni, per le vie dei borghi arbëreshë è possibile ascoltare il canto delle Kalimere.Si tratta di canti augurali in lingua albanese che raccontano la passione e morte di Cristo.

Circa  le 16.30 partenza per Sapri per prendere il treno diretto a Roma in partenza alle ore in aggiornamento .

Arrivo alla stazione di Roma Termini e fine dei servizi.

Per coloro che partono altre destinazioni,proseguimento per per la propia destinazione in treno,o  in aereo da Lamezia Terme o aereoporto di Napoli.

 

Costo per persona in camera doppia euro 630,00

Sup.Singola 60,00

Prenotazioni entro il 15 dicembre con acconto di euro 180,00

Saldo 35 giorni prima della partenza.

La quota comprende

Bus G.T per la durata del tour.

Hotel 3 stelle in mezza pensione bevande incluse ai pasti.

5 pranzi bevande incluse

Guida autorizzata Regione Calabria per intera durata del tour.

Assicurazione medica  e bagaglio

ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO VIAGGIO

Iva di legge.

Gadget

Accompagnatore dei Viaggi di Giorgio

Non comprende :

Biglietto treno da euro 75,00 soggetto a riconferma

Ingressi pari a euro 16,00

Mance guida,autista e camerieri.

Eventuali tasse di soggiorno da pagare in loco.

 

 

NOTIZIE AGGIUNTIVE APPROFONDIMENTI

“Non mi aspetto giustizia dal mondo che ha crocifisso l’amore” (T. Mithrandir)

I riti della Settimana Santa della tradizione regionale calabrese hanno radici secolari. Durante tutta la Settimana, a partire dalla Domenica delle Palme, è un avvicendarsi di manifestazioni religiose e folkloristiche dove il sacro e il profano si susseguono e si accavallano sconfinando da una sfera all’altra lasciando intravedere, in ognuna di esse, le numerose dominazioni e invasioni che si sono succedute nel corso dei secoli, oltre che le varie superstizioni legate a ogni località.

San Demetrio Corone, la sera del Venerdì Santo si svolge la Via Crucis con la partecipazione in massa di tutti i fedeli, mentre schiere di ragazzi girano per le vie del paese con le “trocke”, tipici strumenti della musica popolare costruite in legno che, in sostituzione del suono delle campane, invitano la gente a partecipare alla processione del Cristo. Nella mattina del Sabato Santo si cantano il Vespro e la Liturgia di S. Basilio e, dopo la lettura dell’Epistola, viene dato in chiesa il preludio della resurrezione di Cristo, simbolicamente sollecitato dal sacerdote a risorgere, mediante il lancio di fiori. In quel momento le campane suonano a gloria, mentre il sacerdote compie il sacro rito alla fine del quale i fedeli si recano nelle fontane a prendere l’acqua benedetta. Dopo la mezzanotte, comitive di giovani, si riversano nelle strade del paese cantando l’inno “Kristos Anesti” (Cristo è risorto) svegliando la gente che dorme. Una tradizione singolare di San Demetrio Corone è la consuetudine tra la notte del Sabato e della Domenica di Pasqua di recarsi, in assoluto silenzio, alla fontana dei monaci, presso il Collegio di Sant’Adriano, per eseguire il rito del “rubare l’acqua”. Il rito riproduce il gesto della Madonna allorquando non potendo lavare il corpo di Gesù perché impedita dalle guardie, si recò, nel silenzio della notte, presso una fontana dove bagnò un panno e così riuscì di nascosto a pulire il corpo del Figlio. Al rito si partecipa a piccoli gruppi che si formano in corrispondenza delle varie “gjitonie”, i vicinati, e che a tarda ora si incamminano verso la fontana. I gruppi procedono rispettando un rigoroso silenzio e resistendo ai molestatori che puntualmente si incontrano lungo la strada, infatti chi ha già bevuto alla fontana è libero dal vincolo del silenzio e si diverte cercando di far parlare chi non l’ha ancora fatto, per questo si vedono le più anziane del gruppo munite di “dokanigje”, lunghi bastoni dall’estremità biforcuta, con l’intento di scoraggiare i tentatori.
Dopo aver bevuto l’acqua del paese si scambiano gli auguri e tra canti e danze si ritorna alla volta del paese.

Il Venerdì è il giorno della Settimana Santa più profondo e ricco di simbolismo e di rappresentazioni tradizionali sacre in tutti i comuni calabresi. Quella sicuramente più suggestiva e maggiormente conosciuta anche oltre i confini regionali, si svolge a Nocera Terinese, piccolo borgo del catanzarese, dove si può assistere allo spettacolo dei “Vattienti” – Battenti, Flagellanti.  Qui, i fedeli in processione, scalzi, indossano pantaloncini cortissimi di colore nero per lasciare totalmente scoperte tutte le gambe, sulla testa una corona di spine fatta con asparago selvatico intrecciato, praticano il rito dell’auto-flagellazione. Battono sulle gambe un pezzo di sughero di forma circolare chiamato cardo o rosa dove sono attaccati 13 pezzetti di vetro che entrando in contatto con la pelle, oltre a causare dolore, tagliano facendo fuoriuscire copiosi rivoli di sangue. Sulle ferite viene versato del vino rosso che mescolandosi al sangue crea una visione ancora più straziante. Il numero 13 richiama i dodici apostoli più Gesù, ma non solo, è simbolo di morte, trasformazione e rinascita.  Ogni flagellante si accompagna a un personaggio detto “acciomu”- Ecce Homo, che indossa un lungo drappo rosso e regge tra le braccia una croce avvolta, anch’essa, da un tela di colore rosso. Anche l’acciomu è scalzo e ha il capo cinto da una corona di spine.

Il dolore come penitenza ed espiazione, dove il sangue è senza dubbio il protagonista assoluto di questo rituale.  Sangue come sacrificio per redimersi dalle colpe, come simbolo che unisce quanti sono accomunati dalla stessa tacita richiesta di intercessione col divino, come voto per ottenere una guarigione o per l’assoluzione dai peccati per un’anima defunta. Ma ancora, quel sangue come vera e propria Via Crucis offerta in dono alla Vergine Maria, affranta dalla morte del suo unico figlio. Il sangue, pur suscitando una sorta di rifiuto del dolore è, contemporaneamente, emblema di quel modello ciclico vita-morte inteso come purificazione e rinascita. “I Vattienti” compiono un atto cruento, doloroso, ancestrale per certi aspetti, ma “spiritualmente necessario”.

Quello dei “Vattienti” non è solo un rito tradizional-popolare legato alle cerimonie pasquali, ma è una vera e propria identità sociale, religiosa e antropologica della comunità di Nocera Terinese. Le prime testimonianze storiche risalgono addirittura agli inizi del 1600 e, nonostante la Chiesa, pare, abbia più volte disposto l’annullamento di tale celebrazione, Nocera Terinese è uno dei pochi comuni calabresi ad averlo mantenuto tanto da essere stato candidato, dalla Regione Calabria e dal Ministero dei Beni Culturali, a divenire Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Altra manifestazione della tradizione pasquale calabrese è la cosiddetta “Affruntata” o “Cunfrunta”– (Incontro-Confronto), particolarmente presente in molte località delle provincie di Vibo Valentia e di Reggio Calabria.  Il rito prevede la processione delle statue di Gesù Risorto, San Giovanni e la Vergine Maria che è vestita di nero in segno di lutto.  Le statue vengono più volte avvicinate e allontanate, in alcuni paesi l’incontro viene fatto correndo, per rievocare l’annuncio che San Giovanni fece alla Madonna per comunicarle che Gesù era risorto.

Nella città di Lamezia Terme invece, o meglio nel limitrofo ex comune di Sambiase, molto sentita è la processione dei “Mistìari”, intesi tanto come Misteri Dolorosi quanto come Mestieri. Nelle Chiese dell’Immacolata e dell’Annunziata che sorgono una di fronte all’altra, vengono allestite per l’occasione le 8 statue relative alla Passione di Cristo (Misteri); ogni statua viene portata in processione da persone che appartengono e  rappresentano una determinata categoria lavorativa (Mestieri). Ecco quindi che i contadini portano la statua di Gesù nell’orto del Getsemani; Gesù coronato di spine dai parrucchieri; ai muratori spetta Gesù flagellato alla colonna; i falegnami si occupano sia di Gesù che porta la croce che di Gesù crocifisso; le Confraternite delle due parrocchie portano la “varetta” – (la bara) di Gesù morto; le donne che hanno subito dei lutti portano la Madonna Addolorata e infine, gli impiegati si occupano di San Giovanni.

Basta spostarsi di pochi chilometri verso il capoluogo o in alcuni comuni del crotonese, per assistere alla processione della “Naca”- ( dal greco nake-Culla), ovvero una sorta di bara contenente Gesù morto. Processione risalente al 1600 ed è ancora oggi una delle maggiori attrattive tra i riti pasquali catanzaresi. Anche qui, nei tempi antichi, erano i rappresentanti di ogni categoria di lavoratori a portare la “Naca” con una andatura altalenante; oggi invece sono i Vigili del Fuoco che la portano in spalla lungo le strade cittadine. Gli stendardi e le bandiere assegnate alle Confraternite della città capoluogo precedono la naca, mentre le croci penitenziali e la statua della Madonna col cuore trafitto da 7 spade, la seguono. Sette spade, tante quante furono le sofferenze di Maria durante la sua vita terrena: La Profezia di Simeone; La fuga in Egitto; Lo smarrimento di Gesù al Tempio; La salita di Gesù al Calvario; La Crocifissione; La deposizione dalla croce; La sepoltura.

A Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia, si pratica il rito della “Schiovazione”. Il Cristo viene letteralmente liberato dai chiodi, staccato dalla croce e deposto su un letto mortuario per poi essere portato in processione insieme alla Madonna Addolorata, alla Maddalena e a San Giovanni.

A Laino Borgo, in provincia di Cosenza, paese immerso nel Parco Nazionale del Pollino, è molto partecipata “la Giudaica” ovvero la rappresentazione della Passione e della Morte di Gesù che coinvolge per la realizzazione  di 19 scene,circa 200 attori in una sorta di teatro itinerante della durata di quasi sei ore con processione finale.

E poi ancora, a Mesoraca, in provincia di Crotone, troviamo la processione dei suoni; a Vazzano in provincia di Vibo Valentia, la fiaccolata; sempre nel vibonese e in alcuni paesi del reggino jonico si svolge “la chiamata della Madonna Addolorata”.

Ciò che accomunava un tempo tutte, o quasi, le località regionali nel giorno del Venerdi Santo erano il silenzio, il digiuno totale o parziale, cui solo i bambini, gli ammalati e le donne in stato di gravidanza erano esenti, e la penitenza.  Le donne non si pettinavano né si intrecciavano o legavano i capelli e vestivano di nero in segno di lutto. Era vietato ridere, suonare, cantare. Nessun rintocco di campana e per le strade dei paesi solo il suono sordo e inquietante di uno strumento molto rudimentale chiamato “Tocco”. Non si cucinava e se proprio necessario si consumavano esclusivamente piatti freddi.  Solo dopo la Resurrezione di Gesù si riprendevano le normali attività quotidiane e all’avvicinarsi del momento in cui le campane suonavano a festa per annunciare il trionfo della vita sulla morte, era usanza attendere, abbandonando qualunque cosa si stesse facendo, ovunque ci si trovasse, distesi a terra a faccia in giù.

Ovunque ci si sposti, da una provincia a un’altra, da un comune all’altro, che si tratti della costa Jonica o di quella Tirrenica tanto quanto dell’entroterra, tutta la Calabria è ricca di tradizioni culturali e riti religiosi impossibili da raccontare tutti.




Capodanno Marche Segrete e Abruzzo

Terre ricche di storia e cultura.Una Regione nascosta fatta di dolci colline, villaggi medievali, spiagge dorate con la magnifica città rinascimentale di Ascoli Piceno in travertino – una festa per la mente e per i sensi.Le Marche sono state un territorio misterioso, molto vicino a Roma ma tagliato completamente dalle montagne dei Sibillini e dalle colline che si adagiano sul mare Adriatico. In effetti è una regione poco conosciuta anche dagli stessi italiani e forse qualche volta più conosciuta dai turisti. Grande motivo di attrazione di questo tour è la location dove andremo a dormire:

Nel cuore delle colline marchigiane, a pochi km da Ascoli Piceno, sorge l’Hotel Ristorante Villa Pigna, il posto ideale in cui trascorrere delle giornate all’insegna del relax e della tranquillità.

PER TUTTE LE PRENOTAZIONI PERVENUTE ENTRO IL 31/8/2024 CON FORMULA PRENOTA E SALDA SUBITO SARA’ ASSEGNATA UNA SUITE CON SUPPLEMENTO DI € 40,00 PER PERSONA, OPPURE SARA’ ASSEGNATA UNA CAMERA CON POUF DIVANO GRATUITAMENTE. OFFERTE VALIDE SINO AD ESAURIMENTO DEI POSTI DISPONIBILI.

 

 

Castelfidardo è conosciuta come la “Capitale della Fisarmonica”, e la città dell’Unità d’Italia.

Montefortino, il borgo fortificato nei Sibillini.

Montefortino è un piccolo borgo fortificato all’interno del Parco dei Sibillini, circondato da natura e montagne.l borgo fortificato di Montefortino è inserito nel Parco Nazionale dei Sibillini, incorniciato da cime alte affascinanti: il Monte Priora, il Monte Sibilla e il Cannafusto. Montefortino si trova nella Valle del fiume Tenna, siamo nell’entroterra della provincia di Fermo.

Loreto, la città spirituale delle Marche, dove da più di sette secoli sorge la Santa Casa di Maria di Nazareth, cioè l’originale casa di Maria, visitata ogni anno da 4 milioni di pellegrini mariani provenienti da tutto il mondo.

 

 

Amandola è un delizioso borgo Bandiera Arancione nel cuore del Parco dei Monti Sibillini. Qui natura, storia, arte e tradizioni si fondono creando magiche atmosfere e panorami incantevoli.

30 Dicembre -ROMA-RIPATRANSONE-GROTTAMMARE-ASCOLI PICENO

Ritrovo dei partecipanti ,orario e luogo da stabilire,e partenza in direzione Marche.

Vi porteremo alla scoperta di Ripatransone, il “Belvedere del Piceno”, affascinante borgo ascolano che vanta una posizione panoramica mozzafiato, un notevole patrimonio storico-artistico, tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche di grande interesse.

RIPATRANSONE | I Luoghi del Cuore - FAI

Ripatransone è uno dei centri più antichi ed importanti della provincia di Ascoli Piceno. Ridente località climatica a 12 km dal Mare Adriatico, il centro storico si presenta medioevale nell’impianto urbano, con edifici dal XV al XIX secolo, palazzi nobiliari, visibili soprattutto lungo il Corso Vittorio Emanuele. Nei quartieri si aprono piccole piazzette con angoli e scorci caratteristici, tra i quali spicca il Vicolo più stretto d’Italia. Città d’arte e di storia con numerose strutture museali, vive di turismo, d’artigianato e d’agricoltura emergendo nella produzione del Vino e dell’Olio. Una delle sue principali caratteristiche è il ricco patrimonio storico-artistico e museale.

Ripatransone – Agriturismo Cossignani

Un affascinante borgo marchigiano che vanta una posizione panoramica mozzafiato, un patrimonio storico-artistico di pregio, tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche uniche e un curioso guinness dei primati: il Vicolo più Stretto d’Italia.

10 curiosità sulle Marche, dal "Grand Canyon italiano" al vicolo più stretto d'Italia

Poco distante dal “Vicolo più stretto d’Italia” è possibile affacciarsi lungo la romantica scalinata di via Margherita che ci regala un affascinante e suggestivo scorcio. È uno dei luoghi simbolo del centro storico che gode di una forte popolarità.

Ripatransone: il belvedere nelle Marche - Riviera di Bellezza

Questo luogo magico fa da sfondo, a piacevoli serate dedicate alla musica Jazz in un format chiamato “Le Scale Musicali.

Passeggiando per le vie del borgo è possibile fare un tuffo nel passato visitando il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana del Medio Piceno, che documenta la tradizione rurale della città di Ripatransone e le testimonianze della vita nei campi. La raccolta del museo risale al 1990 grazie a donazioni private, l’allestimento è tra i più ricchi ed estesi del Centro-Italia. Nel cuore del museo è possibile entrare all’interno di una ricostruzione di una casa colonica, con la sua cucina, camera da letto, stalla e magazzino. Il viaggio nel passato continua con la fedele riproduzione di un’aula di scuola e delle botteghe degli artigiani di un tempo.

Uno scrigno di tesori che vi farà rivivere la cultura e le tradizioni di un paese fortemente legato ai prodotti della terra. L’esperienza cognitiva e sensoriale della tradizione può continuare anche una volta usciti dal museo con la scoperta delle specialità enogastronomiche del posto.

La gastronomia è sana, genuina, gustosa e diversificata. Nei ristoranti tradizionali ed in quelli agrituristici, nelle sagre paesane si preparano piatti seguendo antiche ricette alcune delle quali riproposte di recente come il Ciavarro. In dialetto ripano “lu ciavarre”, è un piatto originario di Ripatransone, una sorta di zuppa a base di ben 12 varietà di cereali e legumi: fagioli rossi, fagioli cannellini, fagioli borlotti, fagioli bianchi di Spagna, piselli secchi, ceci, fava, favino, cicerchia, lenticchie, grano e granoturco.

Un tempo era il piatto tipico del 1° Maggio, di quando venivano svuotate le dispense e si poteva dar fondo alle rimanenze. Oggi è possibile degustare in qualsiasi stagione dell’anno questo piatto prelibato sedendosi in uno dei ristoranti del paese.

Un’altra specialità del posto è il Vino Santo, un vino dolce passito. È un’ottima bevanda per la meditazione regalando momenti di grande piacere. Il Vino Santo sa rendersi un eccellente vino di accompagnamento alle preparazioni di pasticceria, come il Frustingo di Ripatransone, dolce tipico della tradizione gastronomica locale natalizia.

Pranzo libero.

Al termine trasferimento per la visita di Grottammare,chiamata “La Perla dell’Adriatico”,  è affacciata sulla costa, tra il verde delle sue pinete, degli aranceti e delle palme, con le sue spiagge dorate e il limpido chiarore del mare.Fa parte dei Borghi più Belli d’Italia.

Comune di Grottammare - Sito istituzionale della Città di Grottammare

A Grottammare è possibile visitare il caratteristico Teatro dell’Arancio. Questo teatro risale al Settecento, ed esattamente in una nicchia della facciata è possibile vedere una statua del Papa Sisto V realizzata nel 1794 da uno scultore svizzero, al di sotto della statua si legge “SISTO V P.O.M. CIVI MUNIFCENTISSIMO“, scritta che sottolinea il legame tra il papa e la sua terra natale. Il teatro deve il suo nome alla rigogliosa pianta che si trovava al centro della piazza antistante, Piazza Peretti, custodita da un incaricato del comune scelto ogni anno tra le famiglie del paese, che riceveva come compenso l’esenzione dalla tassa comunale sui fuochi domestici. Da questa zona di Grottammare è possibile ammirare il panorama mozzafiato sul mare.

A Grottammare si possono trovare diverse esposizioni artistiche che invitano il visitatore ad ammirarne le fattezze e a comprenderne il significato.

Una di queste è “Il Ragazzo coi Gabbiani” di Pericle Fazzini. Questa esposizione in bronzo porta a conoscere lo scultore, nato il 4 maggio 1913 proprio a Grottammare. Il “Ragazzo coi gabbiani” si trova lungo la pista ciclo-pedonale che collega Cupra Marittima a Grottammare. Ma quello che colpisce più di tutto di questo punto esatto è il panorama che si può ammirare, in particolar modo durante il tramonto è davvero suggestivo.

Il Ragazzo con i Gabbiani e il Percorso Fazziniano - Città di Grottammare

Un’altra esposizione è “La Metamorfosi” sempre dello stesso artista. La scultura si trova in pieno centro ed è dedicata a John Fitzgerald Kennedy. E’ stata personalmente voluta dalla moglie che, appassionata di arte e di libri, fu allieva e grande estimatrice del celebre scultore al quale commissionò nel 1964 il progetto di un scultura che celebrasse la figura del marito assassinato l’anno prima. La First Lady fece visita di persona allo studio il 2 febbraio del 1966.

Per gli amanti dello stile Liberty, invece, il lungomare di Via Cristoforo Colombo, è il luogo ideale per ammirare gli edifici costruiti tra l’Ottocento e il Novecento. Oggi il viale è caratterizzato da una pavimentazione in porfido e marmo di Carrara, i disegni pavimentali riprendono la tradizione decorativa degli anni Venti e una serie di palme rendono il viale fresco e ombroso durante le calde estati, pensate che le palme sono state importate dalle Canarie nei primi decenni del Novecento.

Cena e pernottamento ad Ascoli Piceno, Villa Pigna di Folignano presso l’hotel Villa Pigna.

La storia dell’Hotel Ristorante Villa Pigna nasce da una festa in famiglia quando, nel 1976, Santola e Fefè Troiani decidono di allestire nella propria cantina uno spazio per festeggiare la comunione di Fabio, il loro terzogenito. L’euforia, la condivisione con gli oltre cento invitati, l’ottimo cibo e l’atmosfera così speciale che respirano in quell’occasione risvegliano in Fefè la voglia di ripetere quell’esperienza e far sì che possa diventare un’attitudine. E credeteci se oggi ci piace definirla una vera e propria vocazione verso l’accoglienza più vera e sincera.

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Villa Pigna, Ascoli Piceno - logitravel

 

 

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31 DICEMBRE 2024: CIVITELLA DEL TRONTO-ASCOLI PICENO

Prima colazione in hotel e partenza per una visita straordinaria :Civitella del Tronto

Civitella del Tronto, gestione della Fortezza: esposto ad Anac e Procura - Notizie - NUOVO Cityrumors Abruzzo Notizie

Un piccolo paesino che è considerato una delle perle d’Abruzzo. Situata nella Val Vibrata, in quella che è la parte più settentrionale della regione quasi al confine con le Marche, Civitella sorge su una rupe rocciosa di travertino che concede a tutti i suoi visitatori di ammirare panorami meravigliosi.

Civitella del Tronto , sorprendente borgo abruzzese,e’ annoverato tra i borghi più belli d’Italia. Il suo centro storico,  è ricco di palazzi storici costruiti in pietra e travertino.

Non importa quante volte avete già visitato Civitella del Tronto, non vi stancherete mai di passeggiare per le sue rue, gli stretti vicoli del centro storico. Il borgo è capace di regalarvi sempre uno scorcio inedito, un particolare nuovo, un’emozione che vi lascia a bocca aperta. Il nome del borgo, Civitella, sembra derivare dal latino “Civitas” mentre Tronto è stato aggiunto in riferimento al fiume Tronto che scorre proprio in questa zona.

Civitella del Tronto è una città che è riuscita a conservare la sua antica struttura di borgo medioevale caratterizzata da stretti vicoli, rampe di scale e affascinanti piazze, L’entrata al paese avviene attraverso Porta Napoli, l’unica porta rimasta intatta fino ai giorni nostri.

L'eredità dei Borbone di Napoli a Civitella del Tronto

Già dall’esterno noterete la maestosità di questa porta di origine duecentesca. Porta Napoli è arricchita dallo stemma della città di Civitella del Tronto, ovvero cinque torri merlate, sulla sommità dell’arco e da una lapide in marmo che celebra la vittoria del paese contro l’invasione delle truppe napoleoniche. L’arco è scandito da blocchi di travertino.

Dalla grande Porta Napoli si raggiungere subito Piazza Filippo Pepe la principale del centro storico medievale.

Cosa vedere a Civitella del Tronto | In giro a più non posso

Questo è un lungo spazio rettangolare un cui lato è un balcone panoramico. Da qui infatti puoi affacciarti sulla vallata sottostante con un panorama affascinante.

L’altro lato lungo di piazza Filippi Pepe è chiuso da palazzi storici e botteghe, mentre sui lati corti trovi un edificio degno di nota: il palazzo Portici.

Proseguendo per corso Giuseppe Mazzini la strada si fa stretta e delimitata dai palazzi in pietra. Quello che in lontananza ci sembra una piccola chiesa, scopriamo poi essere il municipio di Civitella del Tronto. In effetti è stato ricavato nel novecento all’interno del convento storicamente annesso alla vicina chiesa di San Francesco.

La vera attrazione della città è però la fortezza borbonica. Questa domina il centro e ha reso celebre nei corsi dei secoli questa cittadina di confine.

La Fortezza di Civitella del Tronto, situata a 600 m. s.l.m. in posizione strategica rispetto al vecchio confine settentrionale del Viceregno di Napoli con lo Stato Pontificio, è una delle più grandi e importanti opere di ingegneria militare d’Europa caratterizzata da una forma ellittica con un’estensione di 25.000 mq ed una lunghezza di oltre 500 m…

Costruita a 600 metri sul livello del mare, occupa la posizione che una volta era il confine settentrionale tra il viceregno di Napoli e lo Stato Pontificio. La rocca aragonese venne costruita su di una precedente di origine medievale, e a sua volta fu trasformata dal 1564 su volontà di Filippo II d’Asburgo, Re di Spagna. Nel 1734 Civitella del Tronto passò dalla dominazione degli Asburgo a quella dei Borboni. Dopodiché la fortezza venne abbandonata e in parte saccheggiata dagli abitanti della città. Attraverso un importante lavoro di restauro, la fortezza è stata riaperta. Oggi è possibile visitarla attraversando le piazze d’Armi, i camminamenti coperti, le cisterne, i resti dell’antico palazzo del Governatore e tanto altro.

Un lungo insieme di casupole, per buona parte diroccate, erano gli alloggi dei soldati. Alcune di queste sono state ricostruite per mostrare le loro sembianze originarie e l’arredamento dell’epoca. Siamo nell’area occidentale della fortezza e qui si svolgeva buona parte della vita extra militare dei soldati. Ciò è testimoniato anche dalla presenza di svariati edifici che svolgevano particolari funzioni, come i bagni e i forni.

All’interno della fortezza è stato ricavato il museo delle Armi. Il primo piano è diviso in quattro sale con oggetti vari: dai ritratti e documenti di Cavour, Garibaldi e dei Savoia, fino a un elmo e una divisa dello stato pontificio, da baionette, fucili, sciabole, pistole degli eserciti borbonici e sardo-piemontesi a una stampa che descrive l’assedio di Civitella del Tronto del 1577. Da vedere anche la parte con i pezzi più antichi, ovvero schioppi a miccia del quattrocento e pistole a pietra focaia del settecento.

Aperitivo brunch in corso di escursione.

Trasferimento ad Ascoli Piceno per la visita della cittatina.

Ascoli Piceno è una delle città monumentali d’Italia: il suo centro storico è interamente costruito in travertino, una roccia sedimentaria calcarea estratta dalle cave del territorio, ed ha come fulcro la rinascimentale piazza del Popolo dove si trovano alcuni degli edifici più importanti tra i quali il palazzo dei Capitani, lo storico Caffè Meletti e la chiesa di San Francesco.

Altro fulcro cittadino è lo spazio urbano di piazza Arringo, la piazza più antica di Ascoli, dove si elevano il medioevale battistero di San Giovanni, la cattedrale di Sant’Emidio, che racchiude al suo interno la cripta dedicata anch’essa al santo patrono. Vi sono inoltre il palazzo Vescovile, il palazzo dell’Arengo, sede della pinacoteca civica e di alcuni uffici comunali. Non solo le piazze, ma anche le strade ed i vicoli di impronta schiettamente medievale contribuiscono a caratterizzare il centro storico come via Pretoriana, via di Solestà, via delle Stelle, via Soderini, via del Trivio, antico cardo e corso Mazzini, decumanus maximus, che attraversa da ovest ad est il centro urbano.

Tra i monumenti sono da ricordare: il ponte Romano di Solestà, uno dei pochi in Italia, visitabili anche al suo interno, le rovine del teatro romano, le grotte dell’Annunziata, ciclopica costruzione del periodo romano, la Fortezza Pia ed il Forte Malatesta, il palazzetto Longobardo con la torre degli Ercolani, una delle poche torri superstiti tra le decine che compaiono nelle cronache medioevali, in ricordo delle quali Ascoli ha il soprannome di Città delle cento torri.

Meritevoli di essere citati sono anche i tempietti dedicati al patrono quali: Sant’Emidio alle Grotte e Sant’Emidio Rosso ed inoltre la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio dalla caratteristica facciata suddivisa in riquadri.

Saranno le dimensioni contenute del centro storico o i palazzi antichi in travertino, ma Ascoli Piceno conserva tutt’oggi il fascino ineguagliabile dei borghi del centro Italia, dove il tempo sembra non essere passato. Le piazze signorili ed eleganti, le chiese storiche ricche di tesori, le torri e i campanili che ne punteggiano il profilo. Ad Ascoli Piceno cultura e fascinazione popolare non potranno che rubarvi il cuore.

Ascoli Piceno, la città delle cento torri - Italia.it

La storia di Ascoli Piceno si fonda su origini antichissime. i Romani si insediarono nel territorio dei Piceni facendo di Asculum un centro nevralgico grazie anche alla sua posizione sulla via Salaria. Tante e variegate le vicende che coinvolsero la città nel corso dei secoli ma il periodo romano per Ascoli Piceno, e tutte le Marche, fu sinonimo di grande prosperità.

Ascoli Piceno venne dominata da diverse signorie, Malatesta e Sforza per citarne alcune, e fu sotto il possesso dello Stato Pontificio fino alla metà dell’Ottocento.

Ascoli Piceno | Turismo Marche

Ascoli è una città di torri, chiese, piazze e palazzi. La pietra, quindi, è protagonista del paesaggio. Questo lo rende straordinariamente armonioso e uniforme, elegante ed accogliente. La sintesi di tutta questa bellezza si incontra in Piazza del Popolo e tutto concorre a dare questa sensazione: la maestosa facciata del Palazzo dei Capitani del Popolo, le mura possenti della Chiesa di San Francesco, i palazzi rinascimentali, i portici e logge e anche le vetrine un po’ fuori moda dello storico Caffè Meletti. Piazza del Popolo è il salotto di Ascoli, punto di passaggio obbligato per turisti e cittadini, che qui si danno appuntamento per il rito del caffè o dell’aperitivo.

Ascoli Piceno: monumenti e luoghi di interesse

Entrate e godetevi lo spettacolo dello storico Caffè Meletti. Inserito tra i 150 caffè storici d’Italia, è dal 1905 un’istituzione di Ascoli, nonché luogo di ritrovo per pittori, scrittori, imprenditori e gente comune. Ai tavoli sotto i portici affrescati o nelle sale in stile Liberty si sono seduti Sartre, Hemingway, Mascagni, Guttuso, Pertini, Soldati e tanti altri.

Sulla facciata rosa esterna spicca, accanto al Palazzo dei capitani, la secolare scritta “Anisetta Meletti”, liquore a base d’anice che ha reso famoso il caffè. Prodotta per la prima volta nel 1870, si ottiene dalle piante di anice (Pimpinella Anisum) coltivate nei terreni argillosi intorno ad Ascoli. Si gusta “con la mosca” cioè aggiungendo un chicco di caffè nel bicchiere. Ogni pranzo o cena in un ristorante di Ascoli si conclude sempre con un’anisetta Meletti. 

Il Caffè Storico Meletti di Ascoli Piceno

Considerata una delle piazze più belle d’Italia, Piazza del Popolo si contende il cuore degli ascolani con la vicina Piazza Arringo dove si trovano gli altri monumenti più importanti di Ascoli.

Piazza Arringo, Ascoli Piceno - Italia.it

 Piazza Arringo o “dell’Arengo compete con Piazza del Popolo per il ruolo di centro civile e religioso di Ascoli. Molto più estesa ma non meno armonica e proporzionata, la piazza prende il nome dalle adunate (arringhe) del popolo che si svolgevano sotto un olmo.

Sono quattro le costruzioni principali di Piazza Arringo: il Duomo di Sant’Emidio, patrono di Ascoli e protettore dai terremoti, è da visitare soprattutto per la cripta in cui è conservato il mausoleo con il corpo del santo e il meraviglioso Polittico del Crivelli.

Il Polittico di Carlo Crivelli - I viaggi di Racconti di Marche

Rientro in hotel in tempo utile per riposarsi e prepararsi al cenone in hotel.

 

01 GENNAIO 2025: BUON ANNO!!! ASCOLI PICENO- CASTELFIDARDO-LORETO-ASCOLI

Sveglia con comodo e prima colazione in hotel.Trasferimento per la visita guidata di Castelfidardo.

Il borgo sorge su un dolce colle tra due fiumi, l’Aspio e il Musone.

Castelfidardo è la città e della musica. Qui gli artigiani proseguono tradizioni secolari. Nelle dolci colline della Riviera del Conero sorge un paese particolarmente famoso nel mondo per aver dato i natali alla fisarmonica, strumento che si caratterizza per la sua forte capacità di aggregare e intrattenere in allegria le persone.

Castelfidardo | Turismo Marche

Oggi in paese, proprio sotto al palazzo comunale, è possibile ammirare il Museo della Fisarmonica. Il Museo intende rendere omaggio agli artigiani che con la loro opera hanno contribuito a trasformare culturalmente questa zona delle Marche arricchendo l’economia del luogo, un tempo legata solo all’agricoltura. Custoditi in suggestivi ambienti seicenteschi, oltre 350 esemplari di fisarmoniche.

È stato poi Giancarlo Francanella, nel 2003, a vincere il Guinnes dei primati per la sua incredibile creazione. La fisarmonica gigante (e anche perfettamente funzionante) ha fatto il giro del mondo, ed è solo grazie ad essa se oggi il nome di Castelfidardo risuona famigliare in ogni paese del globo.

                         Cosa Fare e Vedere a Castelfidardo

Castelfidardo è anche una cittadina ricca di storia: proprio in questi luoghi si è infatti disputata la battaglia di Castelfidardo, tappa fondamentale del Risorgimento italiano, che ha visto combattere l’esercito piemontese contro quello pontificio. In memoria di questo evento sorge un monumento in bronzo dello scultore Vito Pardo, che dall’alto di una collina domina un parco immerso nel verde.

Monumento Nazionale delle Marche

La nostra visita inizia dal possente Monumento Nazionale delle Marche, all’interno del Parco delle Rimembranze, in memoria della battaglia che si svolse a Castelfidardo il 18 settembre 1860. La battaglia vinta dai Savoia contro lo Stato Pontificio portò all’annessione delle Marche e dell’Umbria prima al Regno di Sardegna e successivamente nel 1861, al Regno d’Italia.

Monumento ai vittoriosi - Museo del Risorgimento di Castelfidardo

Il monumento fu realizzato nel 1912 dallo scultore veneziano Vito Pardo, in bronzo e travertino bianco di Ascoli Piceno, rappresenta un gruppo di soldati in marcia capitanati dal generale Enrico Cialdini. Dietro l’opera scultorea si cela una piccola cripta in stile assiro decorata dai Maestri Giustini e Sollazzini di Firenze.

All’interno del parco si trova anche un Sacrario, dove riposano le spoglie dei soldati dell’uno e dell’altro schieramento.

Giardini di Porta Marina

Usciti dal parco, ci incamminiamo verso via Giosuè Carducci per prendere la scala mobile ed arrivare al cuore del medievale Castrum Ficardi. Giunti in cima ci sono i Giardini di Porta Marina, uno spazio verde ben curato con al centro una singolare e moderna fontana in pietra e vetro “Il bosco della musica”, progettata dal noto poeta Tonino Guerra. Dalla terrazza si gode un meraviglioso panorama fino al Mar Adriatico!

Oltrepassiamo la settecentesca Porta Marina o Vittoria caratterizzata da un pannello in legno e un orologio, uno dei tre accessi al paese assieme alla Porta del Sole o dei Bersaglieri e Porta del Cassero.

Il primo edificio che vediamo è il Palazzo Tomasini del XVIII secolo, che ospita dal 1850 il Convento di Sant’Anna con annessa una piccola cappella.Proseguiamo la passeggiata tra i negozi del centro fino ad arrivare in Piazza della Repubblica dove si affacciano l’antico Palazzo Priorale Comunale del XIV secolo, la Torre Civica del’500 e la Chiesa della Collegiata di Santo Stefano Protomartire.

Contributi per nuove imprese nel centro storico e per nuove imprese di agricoltura bio | Comune di Castelfidardo

La Collegiata fonda le sue origini nel medioevo, venne ristrutturata nei secoli e attualmente si presenta in stile neoclassico. La facciata è impreziosita da un bel affresco del 1931 dipinto da Luigi Morgari, la Lapidazione di Santo Stefano.

Pranzo in ristorante e al termine trasferimento a  Loreto, un luogo altamente spirituale e carismatico per l’intero mondo cattolico.

Città della Fede del Conero sulla cima della collina che ospita la città sorge la Santa Casa di Maria. Non solo una delle principali mete di pellegrinaggio nel mondo, ma anche paese con una vista su tutta la Riviera.Con il profilo inconfondibile del suo Santuario e la maestosità del Palazzo Apostolico, si impone subito col fascino delle cose belle, che suscitano curiosità e voglia di saperne di più su questa cittadina.

La Basilica della Santa Casa - Loreto | Riviera del Conero

Per giungere al centro della città ci sono diverse strade,anche in bus, e chi lo desidera, potrà scegliere quella della  scalinata Santa, 330 gradini fino ad arrivare alla Basilica. Lungo il tragitto si trova  il Cimitero Militare Polacco dove sono custoditi 1080 soldati della Seconda Guerra Mondiale. Questo percorso viene adottato da tutti i pellegrini che vogliono purificare la propria anima prima di prostrarsi alla Madonna Nera.

La Scala è stata recentemente oggetto di un importante progetto di restauro che l’ha resa nuovamente fruibile ai pellegrini sia di giorno che di notte.

Cimitero Militare Polacco di Loreto

Giunti in cima il vostro  sguardo si soffermerà sulla cinta muraria che difende tutto il cuore di Loreto. La fortificazione è in stile rinascimentale, con quattro imponenti bastioni, il più famoso Sangallo, e difendeva la città dagli attacchi dei Turchi che attraversavano il Mar Adriatico.

Oltrepassiamo la Porta Marina per trovarci in Piazza della Madonna dove si nota la maestosa Basilica di Loreto, il Palazzo Apostolico, il monumento a Papa Sisto V, il Palazzo della Provincia, l‘Acquedotto degli Archi e la Fontana Maggiore opera barocca di Carlo Moderno e Giovanni Fontana.
Entriamo subito in Basilica, iniziata a costruire nel 1468 e completata nel 1755 ad opera di molti architetti (Bramante, Pontelli, Vanvitelli…). E’ in stile gotico -rinascimentale con pianta a croce latina a tre navate separate da colonne quadrate.

Loreto è nata e si è sviluppata intorno al Santuario della Madonna, e proprio a questo deve la sua fama nel mondo. All’interno della Basilica è custodito uno dei più grandi tesori della spiritualità cattolica del mondo: la Santa Casa di Nazareth, dove la Vergine Maria nacque, crebbe e dove avvenne l’annunciazione della sua divina maternità. Le semplici mura in pietra che costituiscono il nucleo originale della casa sono riccamente decorate all’esterno con bassorilievi cinquecenteschi di grande pregio, realizzati dai migliori artisti dell’epoca su disegno del Bramante, chiamati appositamente per dare degna copertura ad un luogo di così grande importanza spirituale.

LORETO - La finestra sul Conero

Entrate in silenzio dentro la Casa e percepite l’intensità dei pensieri e delle emozioni che da secoli la abitano.

La Santa Casa è custodita all’interno della Basilica edificata tra il 1469 e 1587 ed è il cuore del Santuario Della Madonna. Essa è costituita da tre pareti che secondo l’antica e autorevole tradizione sarebbe la parte antistante la grotta di Nazareth dove nacque, visse e ricette l’Annunzio la Beata Vergine Maria. La devota tradizione narra che la traslazione della Santa Casa da Nazareth fino a Loreto sia opera degli angeli. Successivamente nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294 fu trasportata nell’antico comune di Recanati, prima presso il porto, poi su un colle in una via pubblica, dove tutt’ora è custodita.

Santuario di Loreto: tra fede, storia e cultura - Italia.it

La devozione alla Santa Casa si diffonde dapprima nei territori marchigiani, poi oltre confine, fino a tutto il mondo cattolico. Molti sono i luoghi dedicati alla Vergine Lauretana, e molte sono vere e proprie riproduzioni della Santa Casa anche con il rivestimento marmoreo. Si pensi, ad esempio, nel territorio europeo si pensi a Praga, e nel continente asiatico alla chiesa dedicata alla Madonna di Loreto a Taiwan.

Al suo interno possiamo ammirare la Cappella dell’Annunciazione, decorata da affreschi di Federico Zuccari, la Madonna Nera e la splendida Santa Casa di Nazareth riccamente decorata con bassorilievi di pregio, protetta da un recinto marmoreo realizzato dal Bramante.

n. 1 – Loreto: visita guidata alla Santa Casa ed alla Madonna Nera – Guidamico – Visite guidate Loreto, Porto Recanati, Ancona, Osimo, Macerata, Castelfidardo

Ci prendiamo del tempo per ammirare tutta la grandezza e la bellezza di questo Santuario, ma anche un momento di riflessione, di abbandono al sentimento e alla purificazione dell’anima.

Da molti studi emerge che la Santa Casa di Nazareth, la casa di Maria dalla nascita all’annunciazione della maternità, venne smontata e riassemblata a Loreto dai Crociati ritornati dalla Terra Santa, per volontà di Carlo II D’Angiò.

Al termine di questa giornata, intensa di bellezza e commozione,

 

02 GENNAIO 2025: ASCOLI PICENO-AMANDOLA-MONTEFORTINO-ROMA

Prima colazione in hotel e rilascio delle camere.

Trasferimento per la visita guidata di Amandola ,un piccolo centro medievale situato sul versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il paese deve il suo nome alla pianta del mandorlo che un tempo doveva primeggiare nella zona. Rappresenta uno dei più importanti centri storico-culturali dei Monti Sibillini. È caratterizzato inoltre da un patrimonio ambientale e paesaggistico di grande valenza per la molteplicità dei paesaggi presenti: le montagne aspre e selvagge, le valli disegnate dai fiumi e i piccoli borghi ben incastonati sono gli elementi che lo rendono straordinario.

 

Amandola, la Regina dei Sibillini - 5 cose da non perdere - Viaggi e Sorrisi

La nostra visita inizia dalla Piazza Risorgimento, punto principale di tante attività commerciali. Ci siamo arrivati oltrepassando la Porta di San Giacomo, l’unica rimasta delle cinque originarie. E’ inserita nella lunga cinta muraria, con arco a sesto acuto e merli, sormontata da un orologio appartenuto alla chiesa di Sant’Agostino.

Palazzo Comunale

L’edificio più importante che si affaccia sulla piazza è lo splendido Palazzo Comunale abbellito dal porticato ottocentesco.

Il centro storico, è adagiato su tre colli e si compone di architetture civili e religiose, di imponenti e sontuosi palazzi, di nascosti e graziosi vicoli. Dal Belvedere si può avere una meravigliosa vista sul lato orientale del parco.

 

Di particolare importanza Piazza Umberto I, o Piazza Alta, antico nucleo sociale e religioso della località, che ospita il teatro storico “La Fenice” e il torrione del Podestà, di epoca quattrocentesca. La cittadina, in un lontano passato, importante centro di produzione di tessuti di lana, offre un artigianato fiorente e servizi per il turismo montano, quali mountain bike ed escursionismo. Il lago di San Ruffino rappresenta un’ulteriore risorsa per gli amanti dell’aria aperta e per gli sport praticabili.

 

Visiteremo anche l’abbazia dei Santi Ruffino e Vitale che, edificata in stile romanico, nei secoli ha subito costanti restauri che ne hanno parzialmente cancellato la sua primitiva forma. Sotto l’altare sono conservate le reliquie di San Ruffino e sotto di queste si trova un foro che la tradizione popolare vuole che i malati di ernia debbano attraversare a carponi per tre volte, invocandone la guarigione. Documenti che parlano di questo Santo non ve ne sono ma una leggenda narra che si trattava di un giovane contadino che arò, con grande sforzo, più di 100 moggi di terra (antica unità di misura) in una sola notte, donando sollievo e beneficio ai contadini del luogo.

iluoghidelsilenzio

Qui potrete comprare il Tuber Magnatum, ovvero il Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini, la cui raccolta e commercializzazione va dall’ ultima domenica di Settembre al 31 Dicembre. Riconosciuto a livello nazionale ed internazionale per le qualità organolettiche, la fa da padrone in appetitose pietanze, tra le quali spiccano le amandolesi “Fregnacce”.

In Piazza Alta potrete ammirare una vista mozzafiato al tramonto sulla grande Catena Montuosa dei Sibillini.

10 cose da fare e vedere ad Amandola, la Regina dei Sibillini

Pranzo di saluti in ristorante.

Si prosegue dopo pranzo con la visita di Montefortino,che  sorge su di un colle alle pendici orientali dei Monti Sibillini, al cospetto delle maestose cime del monte Priora (2332 m) e del monte Sibilla (2173 m). Il centro storico fu costruito sapientemente allineando vie e case lungo semicerchi concentrici, secondo una tipica pianta medievale che caratterizza l’architettura di molti dei comuni dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Sulla sommità di questo percorso a terrazze, s’innalza la chiesa di S. Francesco, costruita sui resti dell’antica chiesa di S. Maria del Girone.

Le vicende storiche di Montefortino sono una perfetta rappresentazione della storia della costruzione di civiltà del Piceno. Nel 15 a.C. l’organizzazione romana modella l’area con la centuriazione augustea. Nel Medioevo la diocesi di Fermo controlla Montefortino inserendolo nel sistema feudale delle plebes. Infine nel XIII secolo, quando gli insediamenti comunali accentrati prevalgono sull’ordine feudale, nasce il comune di Montefortino.

Borgo di Montefortino, Fermo in Marche - e-borghi

Lasciata alle nostre spalle la chiesa ci incamminiamo a sinistra verso il principale ingresso al centro storico, la Porta Santa Lucia, uno dei tre ingressi medievali (San Biagio o Portarella e Valle o di Vetice). Costruita nel XIV secolo in muratura mista è affiancata da una “torre di rinfianco” con due troniere sormontate da feritoie.

Borgo di Montefortino, Fermo in Marche - e-borghi

Il borgo

Proseguiamo la passeggiata a destra, salendo le scale tra le caratteristiche abitazioni locali in pietra e cotto, tra cunicoli e viuzze. L’architettura urbanistica del borgo ha una forma conica e le vie sono disposte su gradoni semicircolari che convogliano in cima al colle dove è posta la chiesa di San Francesco, la quale sovrasta il paese.

Cosa vedere visitando il borgo medievale di Montefortino

Chiesa di San Francesco

La Chiesa di San Francesco o Santa Maria del Girone in stile romanico-gotico è circondata dal boschetto e prese il posto di un’antica fortificazione militare smantellata nel ‘400. All’interno conserva una pregiata “Madonna del Rosario” di Simone De Magistris, stucchi in stile barocco, un Crocifisso ligneo e un tabernacolo del’600. Attualmente la struttura viene utilizzata per speciali eventi dalla Confraternita del Santissimo Sacramento.

Palazzo Leopardi

Prendiamo la discesa passando tra antichi palazzi fino al Palazzo Leopardi, in prossimità della Porta San Biagio. Una singolare costruzione attira il nostro sguardo “la Casa delle Colonne” con blocchi di pietra spugna (noto anche come il Tempietto dell’Orologio). L’edificio neoclassico venne realizzato nell’800 dall’artista Fortunato Duranti, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.

Terminiamo il nostro tour con una visita magnifica.

Il Santuario Madonna dell’Ambro prende il suo nome dal vicino Torrente Ambro, è uno dei santuari delle Marche più antichi e più visitati (dopo Loreto).

Montefortino: Santuario della Madonna dell'Ambro - italiani.it

Definito anche la piccola Lourdes dei Monti Sibillini, è situato a 658 m di altitudine, incastonato tra Monte Priora e Monte Castel Manardo.

Santuario della Madonna dell'Ambro a Montefortino - Viaggi e Ritratti

Il Santuario ha avuto origine dall’ apparizione della Vergine ad una bambina di nome Santina sordomuta fin dalla nascita. In cambio delle preghiere e delle offerte di fiori che la ragazza era solita portare presso un’immagine della Madonna posta nella cavità di un faggio, la Santa Vergine le dette il dono della parola.

Il Santuario, il porticato ed il campanile risalgono al 1037 quando i feudatari del luogo, legati all’Abbazia Benedettina di S. Anastasio, la abbellirono donando ai frati alcuni beni. Nel 1602 l’edicola divenuta troppo piccola e danneggiata dall’usura del tempo, fu ricostruita più grande, ma nell’anno successivo, l’architetto Venturi di Urbino iniziò la costruzione di una nuova grande chiesa incorporandovi la precedente in modo che l’immagine della Madonna, attraverso un ampio finestrone, apparisse come pala dell’altare maggiore. A tutt’oggi è ancora così: la statua di Maria, una figura maestosa, scolpita in pietra e seduta in trono, sorride dalla grata sopra l’altare.

Santuario della Madonna dell'Ambro: tra storia e leggenda

All’interno della chiesa ci sono dipinti di Sibille, a testimonianza di quanto la tradizione della Sibilla sia così radicata negli abitanti di questa terra che la connotazione negativa è una deformazione avvenuta soltanto in epoca recente: nel passato il sacro ed il profano si intrecciavano continuamente e senza traumi.

Santuario Madonna dell'Ambro

Oltre alla spiritualità, presente in questo luogo, visitare il Santuario consente di accedere a luoghi di indiscutibile bellezza.

Al termine delle visite ,rientro a Roma previsto in serata e fine dei servizi.

LA QUOTA COMPRENDE:

  • Itinerario con pullman G.T.
  • 3 Pernottamenti in hotel 4 * Villa Pigna con trattamento di colazione e cena
  • Cena di Capodanno del 31/12 con veglione
  • 2 pranzi tipici
  • Bevande ai posti (1/4 di vino, 1/2 litro di acqua)
  • 1 aperitivo brunch il 31/12
  • 1 degustazione di olive ascolane
  • Guida autorizzata Regione Marche
  • Accompagnatore de I VIAGGI DI GIORGIO
  • Gadget
  • IVA di legge al 22%
  • Assicurazione medico bagaglio e annullamento

LA QUOTA NON COMPRENDE:

  • Auricolari € 15,00
  • Ingressi siti e musei e monumenti
  • Mance
  • Tutto quanto non espressamente menzionato ne LA QUOTA COMPRENDE

 

 




ARMENIA A PASQUA, TRA RITI RELIGIOSI NELLA PERLA DEL CAUCASO

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Il nome originario del paese era Hayq, divenuto più tardi Hayastan, traducibile come “la terra di Haik” (stan è un tipico suffisso persiano per indicare un territorio). Secondo la leggenda Haik era un discendente di Noè. Il termine Armenia fu coniato dai popoli confinanti a partire dal nome della più potente tribù presente nel territorio (gli armeni, appunto) e deriva da Armenak (o Aram), un discendente di Haik e un grande condottiero del popolo armeno.

L’Armenia è il gioiello del Caucaso pronto per essere scoperto, la bellezza di questa Nazione ripaga chi è alla ricerca di luoghi intatti, non ancora contaminati dal turismo di massa.

Antichi monasteri cristiani, misteriosi siti archeologici e ancestrali villaggi sparsi tra montagne maestose ed antiche vie che collegano Europa ed Asia attraverso vallate fiorite, canyon rocciosi e foreste. L’ Armenia è un paese straordinario dall’immenso patrimonio culturale, storico ed artistico.

La storia si è dimostrata più volte sfavorevole nei confronti dell’Armenia, la quale fu sopraffatta dalla maggior parte delle grandi potenze del passato e quasi distrutta all’inizio del XX secolo. L’Unione Sovietica l’occupò e vi si stabilì per 70 anni, lasciando in eredità brutti e imponenti edifici e il sapore delle grandiose parate militari. La tensione con il vicino Azerbaigian si accese all’inizio degli anni ’90 e il continuo blocco economico ha posto l’economia armena a dura prova, tanto che il carburante e altri generi sono venuti a scarseggiare.

Tutto ciò non ha comunque impedito agli armeni di fare le cose che a loro meglio si addicono: celebrare la propria cultura e vivere in maniera rilassata.

Andare in Armenia vuol dire scoprire la ricca storia del primo Paese cristiano e incontrare una popolazione accogliente.

Uscendo dalle grandi città, la campagna armena è stupefacente: ricoperta di fiori di campo, incorniciata da montagne innevate, punteggiata da profonde caverne e ricca di oltre quarantamila chiese e monumenti antichi. L’Armenia, una delle culle della civiltà, offre ai visitatori che siano disposti a fare a meno delle comodità del loro paese esperienze piacevoli e originali.

1° giorno: Italia – Yerevan

Incontro dei partecipanti in aeroporto, disbrigo delle formalità di imbarco e partenza in volo con scalo,direzione  Yerevan.

Yerevan | History, Population, & Tourism | Britannica

2° giorno: Yerevan

Arrivo nelle prime ore del mattino e trasferimento in hotel,assegnazione immediata delle camere ,tempo per il riposo.Dopo la prima colazione, inizio del tour della città di Yerevan, la capitale e la più popolosa città dell’Armenia con il Parco della Vittoria, nel quale si trova la grande statua a Madre Armenia e dal quale si può ammirare la miglior vista della città. Proseguimento a Cascade Complex, l’immensa scalinata che collega la parte bassa della città alla sua parte alta e che ospita al suo interno il museo d’arte contemporanea di Gerard Cafesjian.

Armenia: 20 Photos of 'The Cascade' in Yerevan – Food and Travel Moments

Da qui, una passeggiata a piedi porterà fino alla piazza del Teatro dell’Opera Armena e percorrendo la via pedonale di North Avenue, si arriva fino a Piazza della Repubblica, il cuore di Yerevan e dell’Armenia. Visita del Museo di Stato di Storia Armena, uno dei migliori musei della ex Unione Sovietica, che dà un’idea approfondita della cultura e della storia dell’Armenia a partire dal III millennio a.C. fino ai giorni nostri. Il Museo si affaccia su Piazza della Repubblica, circondata dagli edifici più belli della città, dove lo stile staliniano incontra l’architettura armena, e dove ogni sera in estate ha luogo lo spettacolo delle fontane danzanti.

Piazza Di Libertà Dell'opera Teatrale Di Erevan Fotografia Editoriale - Immagine di esterno, arminiano: 196747181

Visita della Moschea Blu, l’unica rimasta in piedi in tutta l’Armenia, salvatasi durante le distruzioni dell’epoca sovietica grazie al fatto di essere stata trasformata nel Museo della città di Yerevan. Oggi, grazie ai fondi donati dall’Iran, è stata restaurata ed è tornata al suo antico splendore, restituita al culto dell’esile minoranza musulmana di rito sciita d’Armenia.

Moschea Blu - Yerevan, Armenia | Sygic Travel

Cena di benvenuto con spettacolo di musica tradizionale e pernottamento a Yerevan.

3° giorno: Yerevan – Echmiadzin – Zvartnots – Yerevan

Dopo la prima colazione, partenza per la città santa di Echmiadzin, città Patrimonio UNESCO soprannominata “il Vaticano armeno” perché sede del “Catholicos“, il capo della Chiesa Apostolica Armena, dove si potrà vivere l’esperienza di festeggiare Zatik, la Pasqua Armena, uno dei momenti più suggestivi e magici che la spiritualità cristiana possa offrire, assistendo al rituale pasquale nella cattedrale Mayr Ator di Echmiadzin, la più antica del mondo cristiano, durante il quale il Catholicos presiede solitamente la Messa.

Cattedrale di Echmiadzin - Wikipedia

Pranzo pasquale con i piatti della tradizione armena che solitamente vengono consumati in questo giorno e proseguimento alla chiesa di Santa Hripsime, l’esempio più mirabile di chiesa tetraconca cupolata di tutta l’Armenia, costruita nel VI secolo sulla tomba della santa martire. Visita delle rovine della cattedrale di Zvartnots (patrimonio mondiale UNESCO), detta delle Forze Vigilanti, eretta nel VII secolo e distrutta nel X secolo a causa di un terremoto, famosa per i finissimi bassorilievi che univano simboli cristiani a simboli precristiani e costruita su un precedente sito di epoca urartea. Visita del memoriale del Genocidio Armeno sulla collina di Tzitzenakaberd (la Fortezza delle Rondini), un complesso dedicato al milione e mezzo di armeni morti per mano dei Turchi Ottomani nel 1915.

Chiesa Santa Hripsime, Armavir, Armenia

Tempo a disposizione per la scoperta del Mercato Vernissage, un’occasione unica per l’acquisto di oggetti di artigianato, libri, memorabilia dell’ex Unione Sovietica.

Vernissage Flea Market, Yerevan

Pernottamento a Yerevan.

4° giorno: Yerevan – Garni – Geghard – Noratus – Tsaghkadzor

Dopo la prima colazione, partenza per la regione di Kotayk per la visita del tempio di Garni, un tempio ellenistico romano del I secolo e l’unico a sopravvivere alla distruzione dei luoghi di culto pagani dopo la cristianizzazione dell’Armenia nel IV secolo.

Armenia Tempio Di Garni - Foto gratis su Pixabay - Pixabay

Proseguimento al Monastero rupestre di Geghard, che prende il nome dalla lancia che trafisse il costato di Cristo che, secondo i resoconti medievali, venne portata in questo luogo dall’apostolo Taddeo e qui venne conservata per diversi secoli. In una delle sale scavate nella roccia, famose per la spettacolare acustica, si potrà vivere l’esperienza irripetibile di assistere a un coro a cappella di canti tradizionali religiosi armeni.

Monastero Geghard, Kotaik, Armenia

Pranzo in un ristorante locale dove si assisterà alla preparazione del lavash, il tipico pane armeno non lievitato nominato Patrimonio immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.

E' il lavash il patrimonio dell'Armenia: nel sottile pane tradizionale c'è la storia bimillenaria del Paese asiatico - Turismo Italia News

Proseguimento verso il Lago di Sevan, lo “Smeraldo d’Armenia”, uno dei laghi alpini d’acqua dolce più elevati al mondo, situato a 1900 metri di altitudine. Sosta al villaggio di Noratus, famoso per il suo cimitero monumentale, pieno di khatchkar (le pietre scolpite in forma di croce tipiche dell’arte armena) risalenti a un periodo che va dal IX al XVIII secolo.

Da Yerevan: Tour di un giorno con il lago Sevan e Dilijan | GetYourGuide

Noratus - | Sygic Travel

Degustazione di formaggi armeni in un caseificio a gestione familiare per assaggiare deliziosi formaggi locali tra i quali spiccano quelli invecchiati nel vino e nel cognac. Arrivo a Tsaghkadzor, rinomata località sciistica durante l’Unione Sovietica, cena e pernottamento.

5° giorno: Tsaghkadzor – Sevan – Dilijan – Akhtala – Haghpat – Dzoraget

Dopo la prima colazione, partenza per la Penisola di Sevan, sulla quale sorge il Monastero di Sevanavank, dalla quale si ammirano splendidi panorami sul lago e sulle montagne circostanti. Il monastero di Sevanavank fu fondato sull’isola di Sevan (ora penisola). Dagli scavi si deduce che questo luogo fu abitato sin dall’era neolitica. Quando nel 301 l’Armenia venne ufficialmente proclamata cristiana, ovunque vennero costruite chiese e monasteri. Grigor Lussavorich (Gregorio L’illuminatore) fondò le prime due chiese di Sevanavank: S. Harutiun e S. Karapet (in onore di Giovanni il Battista). Il monastero fiorisce durante la guida di Mashtoz Yeghivardezi.
Durante le invasioni dei mongoli, di Tamerlano (ecc.) il monastero fu saccheggiato e distrutto. La ricostruzione cominciò nel 1441, dopo la reintegrazione della Santa Sede a Echmiazin. Nel 1451 fu fondato il seminario di Sevanavank il cui programma di studi riprendeva quello dell’università di Tatev.
Durante gli anni sovietici il monastero venne chiuso, la chiesa di S. Astvazazin fu demolita e le pietre furono usate come materiale edile per costruire una casa di riposo a Sevan. Il monastero fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1936. Dagli anni 90 in poi il monastero rifiorisce con la vita religiosa e con il seminario. Il monastero di Sevanavank e’ uno dei luoghi storico-culturali più famosi dell’Armenia.

Tripadvisor | Sevan Lake e Tsaghkadzor fornito da Tatev Travel Agency | Yerevan, Armenia

Sosta a Dilijan, una cittadina soprannominata la “Svizzera d’Armenia” per i fitti boschi che la circondano. Passeggiata sulla via Sharamberyan, sulla quale si affacciano le tradizionali case in pietra con i balconi in legno, dove si trovano anche alcuni piccoli laboratori d’artigianato locale. Dilijan | Armenia | Luxe and Intrepid Asia | Remote Lands

Arrivo a Ijevan, il capoluogo della Regione di Tavush, dove si farà il pranzo presso una famiglia locale con i piatti della tradizione armena preparati dalla padrona di casa. Partenza per la valle del fiume Debed, con i suoi tesori di architettura armena medievale, per visitare la chiesa fortificata di Akhtala.

Armenia e Georgia, alla scoperta del Caucaso (12g/11n) - EtnoArmenia Tours

Costruita su uno sperone roccioso circondato da elevati e profondi canyon, famosa per essere una delle poche chiese in Armenia con le pareti interne ricoperte da pitture, eseguite tra il 1205 e il 1216, annoverate tra i migliori esempi di arte bizantina al di fuori dell’Impero di Bisanzio.

Akhtala Monastery- Armenia

Visita del Monastero di Haghpat (costruito nel X secolo e oggi patrimonio UNESCO), che fu nel XII secolo il centro spirituale più importante dell’Armenia Medievale. La sua università era molto famosa in tutto il Mondo Armeno e la sua scuola di copisti e miniaturisti era tra le più rinomate dell’Armenia. Il famoso poeta, compositore e cantastorie armeno Sayat-Nova trascorse in questo luogo 20 anni della sua vita.

Haghpat, Sanahin, Akhtala

Armenia, Azerbaijan e Georgia - Monastero di Sanahin - InOgniDove.it

Pernottamento a Dzoraget.

6° giorno: Dzoraget – Gyumri – Aknalich – Yerevan

Dopo la prima colazione, partenza per Gyumri, la seconda città dell’Armenia che in passato è stata chiamata in molti modi: originariamente era Kumayri, poi divenne Alessandropoli e, con la morte di Lenin, assunse il nome di Leninakan, che durò sino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Visita del centro della città, rappresentato dalla Piazza Vardanants, dove si affacciano la chiesa di Yot Verk, al cui interno si trova un’icona veneratissima della Madonna dalle Sette Ferite, la chiesa del Santissimo Salvatore, attualmente in ricostruzione e il palazzo del Municipio.

Gyumri Immagini - Sfoglia 936 foto, vettoriali e video Stock | Adobe Stock

Gyumri è la seconda città dell’Armenia ed è tristemente famosa per il terremoto che la colpì nel 1988 e che causò decine di migliaia di vittime. Oggi la città si è ripresa da questo triste evento e offre a chi la visita uno stile di vita rilassato e bellissime abitazioni in tufo nero risalenti ai primi del ‘900 in stile Neoclassico e Art Nouveau.

12 Things to Do in Gyumri, Armenia: Complete Gyumri Guide

Pranzo in un ristorante locale con i piatti della cucina armeno-siriana e partenza per Aknalich, un villaggio popolato dagli Yazidi, una comunità di etnia curda di origine irachena che pratica una propria religione derivata dallo Zoroastrismo con influenze islamiche e cristiane. Visita del grande tempio dedicato a Melek Tawous, il Dio Pavone e proseguimento per Yerevan.

How to Visit the World's Largest Yazidi Temple in Armenia

Arrivo a Yerevan, tempo a disposizione, cena e pernottamento.

7° giorno: Yerevan – Khor Virap – Noravank – Areni – Yerevan

Dopo la prima colazione, partenza verso il sud dell’Armenia e visita del monastero di Khor Virap, dominato dal profilo innevato del grandioso Monte Ararat, in posizione suggestiva nei pressi del confine con la Turchia.

Da Yerevan: tour del monastero di Khor Virap, della cantina e della grotta degli uccelli | GetYourGuide

Il monastero venne costruito sul luogo in cui si trova il pozzo-prigione (Khor Virap significa “pozzo profondo”) in cui nel III secolo venne rinchiuso San Gregorio l’Illuminatore, l’evangelizzatore dell’Armenia.

Si prosegue verso la regione vinicola di Vayots Zor, il cui paesaggio è caratterizzato da gole dentellate e vette selvagge, famosa per la grotta in cui è stata trovata la più antica cantina vinicola del mondo (risalente a 6000 anni fa), all’interno della Grotta degli Uccelli, dove gli archeologi hanno portato alla luce una pressa per l’uva, contenitori per la fermentazione, barattoli, bicchieri da vino e resti di graspi, semi e bucce d’uva.

things to do in Vayots Dzor

La produzione vinicola, che aveva luogo in prossimità di un luogo di sepoltura, era forse dedicata ai morti. Pranzo presso una cantina vinicola locale a conduzione familiare con degustazione di vini. Visita di Noravank, opera dell’architetto Momik, un monastero circondato da aspre montagne rocciose di colore grigio e rosso, con al suo interno la chiesa a due piani, unica in tutta l’Armenia, di Surp Astvatsatsin, riccamente decorata da bassorilievi.

Noravank Monastery

Rientro a Yerevan, cena e pernottamento.Camere a disposizione sino orario di partenza.

8° giorno: Yerevan – Italia

In nottata trasferimento in aereoporto e operazioni imbarco volo di rientro in Italia.

Arrivo e fine dei servizi.


 

 

La quota comprende:
  • Voli internazionali con scalo in classe economica franchigia bagaglio 20 kg
  •  7 pernottamenti come da programma con prime colazioni incluse hotel 4****
  • Trasporto privato con A/C
  • Guida locale parlante italiano per tutta la durata del tour
  • Visite ed escursioni come da programma
  • Pensione Completa con acqua inclusa ai pasti (6 prime colazioni, 6 pranzi, 6 cene)
  • Ingressi previsti
  • Coro di canti sacri al monastero di Geghard
  • Pranzo con degustazione di vini armeni
  • Degustazione del cognac armeno Ararat (2 tipi di cognac) e visita alla distilleria
  • Degustazione di formaggi armeni
  • Navigazione sul lago di Sevan (soggetta alle condizioni meteo)
  • Cena con spettacolo tradizionale
  • Sistema audio whisper
  • 1 bottiglia d’acqua al giorno a testa in pullman (0,5 l)
  • Tasse locali
  • Assicurazione medico (50.000,00 €) bagaglio (1.500,00 €)
  • Assicurazione ANNULLAMENTO
La quota non comprende:
  • Tasse aereoportuali soggette a riconferma all’emissione dei biglietti € 340,00
  • Bevande alcoliche
  • Spese personali
  • Mance
  • Tutto quanto non menzionato nella voce “La quota comprende”
Scelta del posto a bordo dell’aereo:  

I voli sono previsti in una specifica classe di prenotazione. Nel caso sia consentita una preassegnazione gratuita del posto da parte del vettore aereo, la preassegnazione verrà effettuata automaticamente all’emissione del biglietto.

Eventuali preferenze sull’assegnazione del posto ci devono pervenire al momento della conferma del viaggio.

Ricordiamo che con alcune compagnie, la preassegnazione del posto è a pagamento e che la preassegnazione di posti speciali (es. uscita di sicurezza…) è soggetta a restrizioni.

Eventuali modifiche sui posti preassegnati vanno richieste direttamente al banco di accettazione del volo.

I posti preassegnati possono subire cambi per esigenze aereoportuali e nessuna pretesa, reclamo o rimborso può essere avanzato se non verranno assegnati i posti prescelti; nel caso di cambi di posti precedentemente pagati, potrà essere richiesto il rimborso dell’importo pagato.

L’assegnazione del posto specifico verrà convalidata solo al momento del check-in sulla carta d’imbarco.

 

 

INFORMAZIONI UTILI

DOCUMENTI

È necessario che il passaporto in corso di validità.

Dal 10 gennaio 2013 non è più necessario il visto d’ingresso in Armenia per tutti i cittadini dell’Unione Europea per soggiorni fino a un periodo massimo di 180 giorni nell’arco di 12 mesi.

 

FUSO ORARIO

+3 ore rispetto all’Italia, +2 ore quando in Italia vige l’ora legale (l’Armenia non adotta ora legale).

 

ELETTRICITA’

A 220 volt. È consigliabile portare con sé un adattatore universale anche se le prese sono generalmente a due lamelle tonde tipo Shuko e compatibili con quelle italiane.

 

CLIMA E ABBIGLIAMENTO

L’Armenia è un paese montagnoso: il 90% del territorio si trova ad un’altitudine di almeno 1000 metri sul livello del mare. I periodi migliori per le visite vanno da aprile a ottobre. Ad agosto si possono raggiungere i 35/40°C, anche se il caldo è secco. L’inverno è freddo, con temperature che sovente raggiungono anche i -10°C e durante l’autunno, di breve durata, i boschi si trasformano in distese dorate e rosse; le distese di margherite e papaveri che ammantano i rilievi sono un aspetto tipico della tarda primavera. È consigliabile un abbigliamento casual, scarpe comode e qualcosa di pesante per la sera nelle aree montane, anche in estate.

 

VACCINAZIONI

Non sono richieste vaccinazioni particolari. Consigliamo di portare i medicinali personali e un piccolo kit pronto soccorso. Per quanto sia sempre potabile, il consiglio è di non bere acqua che non sia imbottigliata.

 

MONETA

Il Dram armeno (AMD) è la valuta dell’Armenia e al cambio attuale (giugno 2024) 1 euro equivale a circa 410 dram.

Ci sono monete da 10, 20, 50, 100, 200 e 500 dram.

Ci sono banconote da 1000, 5000, 10000, 20000, 50000 e 100000 dram.

Le principali valute straniere (euro, dollari, sterline, rubli) possono essere cambiate senza difficoltà ma non sono accettate banconote rovinate. L’utilizzo di bancomat e carte di credito è abbastanza agevole nelle grandi città ma è molto limitato nel resto del Paese.

 

TELEFONO

Il prefisso dell’Armenia è +374. Per telefonare in Italia si deve digitare +39 seguito da prefisso e numero telefonico richiesto. Gli hotel applicano normalmente costi abbastanza alti per chiamate internazionali e i costi di roaming sono elevati. Connessioni Wi-fi di buona qualità sono comunque disponibili in alberghi e locali e sono spesso messe a disposizione dei clienti in maniera gratuita.

 

LINGUA

La lingua ufficiale è l’Armeno, una lingua autonoma riconosciuta come un ramo linguistico a sé stante nella grande famiglia delle lingue indoeuropee, che possiede un alfabeto proprio ideato nel IV secolo da Mesrop Mashtots. Sono molto parlati il russo, il francese e l’inglese.

 

TRASPORTI

Bus, filobus e metropolitana, aperta dalle 6.30 alle 23.00 sono i mezzi più utilizzati a Yerevan e sono molto economici. Molto utilizzate sono anche le cosiddette Mashrutke, pullmini a 10/15 posti che percorrono tragitti predeterminati, anche collegando tra di loro le città. Possibile girare in taxi a prezzi economici.

 

SICUREZZA

L’Armenia è un paese generalmente sicuro e vanta livelli di sicurezza per lo straniero tra i più alti del mondo. La sua capitale, Yerevan (così come le altre due grandi città di Gyumri e di Vanadzor), malgrado sia una metropoli da un milione e mezzo di abitanti, non è una città pericolosa e la microcriminalità è pressoché inesistente. Questo non vuol dire che non si debba sempre usare il buon senso quando si cammina per le strade di notte, le visitatrici di sesso femminile devono essere consapevoli che le donne sole sono uno spettacolo insolito durante le ore più tarde.

 

SHOPPING

I negozi sono aperti dalle 9 alle 19 o dalle 10 alle 22.

Il Vernissage, un mercato all’aperto che si trova a poca distanza da Piazza della Repubblica, offre grandi opportunità per lo shopping (da artigianato a cimeli di epoca sovietica) ed è una tappa obbligata per chiunque venga in Armenia. Negli anni passati il mercato si svolgeva solo di Sabato e Domenica ma, negli ultimi tre anni, è aperto tutti i giorni (anche se comunque il fine settimana le bancarelle sono molto più numerose).

Un altro mercato da non perdere a Yerevan è il mercato coperto di GUM, che si tiene tutti i giorni nel sud della città. Qui sono in vendita, oltre alla frutta e verdura fresche, ogni tipo di spezia e tantissima frutta secca e disidratata.

Molti supermercati nelle grandi città sono aperti 24/7.

 

CUCINA

Il cibo è uno dei punti forti dell’Armenia ed è generalmente sicuro, anche quello di strada.

Alcuni esempi di gustosi piatti armeni sono:

Khoravats, barbecue di maiale, agnello, pollo o manzo, solitamente aromatizzato con cipolle e spezie serviti alla brace con pomodori, melanzane o patate.

Borsch, una zuppa di verdure di origine russa, tradizionalmente preparata con barbabietole che conferiscono il suo tipico colore rosso.

Dolma, foglie di vite ripiene di riso e carne, esistono anche varietà con foglie di cavolo ripiene, peperoni, pomodori o melanzane.

Khash, un piatto tradizionale, un alimento nutriente invernale di piedi di manzo bolliti che una volta mangiavano i poveri delle campagne, oggi è considerato una prelibatezza e di solito è mangiato la mattina presto in inverno nei periodi di festa.

Frutta e verdura armeni sono speciali. Si consiglia vivamente di provarli, vi assicuriamo che non dimenticherete mai il sapore di albicocche, pesche, melograni, uva, ecc

Lavash, il tipico pane armeno, è un impasto senza lievito cotto all’interno di un forno d’argilla ed è servito quasi ovunque.

 

BEVANDE

Bevande Alcoliche

In Armenia sono molto diffusi gli Oghi, distillati dalla frutta ad alta gradazione alcolica che gli Armeni chiamano anche Vodka. I più bevuti sono Tut oghi (Vodka di gelso), Tsiran oghi (Vodka di albicocca).

I marchi più famosi di birra sono Gyumri, Kilikia, Kotayk ma si stanno affacciando sul mercato anche le produzioni di birra artigianale. Il marchio più famoso è Dargett.

Per quanto riguarda il vino, l’Armenia è il luogo dove è stata ritrovata la più antica cantina del mondo (risalente a 6000 anni fa) e le cantine sono innumerevoli. I vini prodotti sono derivati da uve autoctone come Areni, Khndoghni, Voskehat, Haghtanak, Kangun, ecc.

Il Brandy, che gli armeni chiamano Cognac in base a un accordo internazionale con la Francia che permette all’Armenia di utilizzare questo nome, è di altissimo livello e molteplici sono le distillerie che lo producono. Il marchio più famoso è Ararat (che si dice fosse il preferito da Winston Churchill), ma sono anche molto apprezzati i marchi Noy e Proshyan.

Altri tipi di bevande

Il Tan è una bevanda a base di yogurt Matsun mescolato con acqua e sale.

Il caffè di Jazzve (la tipica caffettiera armena) è bevuto ovunque e l’acqua viene bollita insieme alla polvere che, una volta che il caffè viene versato in tazza, si deposita sul fondo.

Molto apprezzato e bevuto è anche il tè e le tisane alle erbe.

Acqua

L’acqua del rubinetto è generalmente sicura (anche se è sconsigliato comunque berla) in quanto proviene direttamente dalle montagne, ma si può anche acquistare acqua minerale in bottiglia sia liscia che frizzante a quasi ogni angolo di strada.

 

MUSICA, FILM E LETTERATURA

Famosissima è la “Danza delle sciabole”, un classico di Aram Khachaturian, nato in Georgia ma di origina armena. Nell’ambito della musica tradizionale armena Djivan Gasparyan, virtuoso dell’antichissimo “duduk” (nominato dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’umanità), una sorta di flauto con sonorità simili all’oboe e ottenuto da legno d’albicocco, conosciuto dal grande pubblico dopo il suo utilizzo nelle colonne sonore dei film Il Corvo e Il Gladiatore.

Per i cinefili l’indiscusso padre del cinema armeno è Sergej Parajanov e il suo film più conosciuto è “Il colore del melograno” (1969) che racconta la vita del trovatore armeno Sayat-Nova. Più recentemente, un film che va sicuramente ricordato è “Ararat” (2002) di Atom Egoyan, presentato fuori concorso al 55mo Festival del Cinema di Cannes.

Tra le letture da non perdere, “Viaggio in Armenia” del poeta russo Osip Mandelstam e “La masseria delle Allodole”, un romanzo sullo sfondo del genocidio armeno scritto da Antonia Arlsan, una scrittrice italo-armena.

 




OMAN

18 APRILE  – 1° giorno: Roma – Muscat 

Ritrovo dei partecipanti in  aeroporto e operazioni di imbarco per Muscat. Arrivo in serata all’aeroporto di Muscate (il visto dell’Oman on line possiamo farlo noi) e dopo aver espletato le formalità di ingresso, incontro con il nostro rappresentante e trasferimento in hotel.

19  APRILE – 2° giorno: Muscat

Pranzo e cena libera e pernottamento in Hotel.

20 APRILE   – 3° giorno:  -MUSCAT – QURIYAT – BIMAH SINKHOLE-WADI SHABSe il Souk di Muscat è un intricato labirinto di vicoli in cui la vostra vista era rimasta offuscata dal fumo e profumo dell’incenso, noterete subito che il Souk di Niwza è molto diverso. Sicuramente ha un aspetto più moderno e vi sorprenderà l’ordine e la pulizia che regna sovrana. Se quello di Muscat vi era piaciuto, ora preparatevi a lustrarvi gli occhi. Troverete fucili, pugnali, argento, otre giganti, ceramiche, spezie coloratissime, legumi di ogni tipo. I monili in argento sono più cari rispetto a Muscat e non si contratta, il prezzo è fisso ma la qualità nettamente superiore. Io nel dubbio ho comprato un ricordino in entrambi i posti. Qui i venditori sono omaniti, e non pakistani o indiani e rispetto al Souk di Muscat potrete curiosare con calma senza l’assillo dei negozianti che tentano di vendersi ogni cosa su cui posate gli occhi.

Forte Bahla, e il Forte di Jabrin 2024 - Mascate

 

 

Misfat Al Abriyeen, Oman: The Ancient Mud Village

 

 

Nizwa (Oman), Al Dakhiliya: città storica, dintorni interessanti

 

21 APRILE  – 4° giorno: -MUSCAT CON TOUR IN BARCA AL TRAMONTO

Prima colazione e Inizia la giornata con una visita alla magnifica Grande Moschea del
Sultan Qaboos. Ammira la stupefacente architettura islamica, le decorazioni intricate e
la grandiosità di questo luogo spirituale. Dedica del tempo ad apprezzare la bellezza
della sala delle preghiere, la cupola imponente e l’atmosfera serena. Si consiglia ai
visitatori di vestirsi in modo modesto, con le donne che coprono testa, spalle e
ginocchia. Prosegui il tuo viaggio verso il Souk di Mutrah, uno dei mercati più antichi
dell’Oman. Perditi nei vicoli stretti pervasi dal profumo di spezie esotiche, tessuti
colorati e manufatti tradizionali omaniti. Contratta per i souvenir e immergiti
nell’atmosfera vivace interagendo con i venditori locali. Questo souk vivace offre una
ricca panoramica della cultura omanita ed è un luogo ideale per acquistare autentici
ricordi. Dopo l’esplorazione del souk, recati al Museo Bait Al Zubair. Immergiti
nell’eredità culturale dell’Oman, poiché il museo presenta una collezione diversificata
di manufatti, costumi tradizionali omaniti, antiche armi e documenti storici. Ottieni una
prospettiva sulla evoluzione del paese dall’antichità ai giorni nostri attraverso le
esposizioni attentamente curate. Successivamente, dirigiti verso il Palazzo Al-Alam, il
palazzo cerimoniale di Sua Maestà il Sultan Qaboos. Ammira la sua sorprendente
facciata blu e oro e le due fortezze portoghesi, Mirani e Jilali, che ne presidiano i lati.
Sebbene l’ingresso al palazzo possa essere limitato, la sua estetica offre un’anteprima
della ricca storia reale dell’Oman

Birkat al Mawz a Nizwa: 2 opinioni e 13 foto

Luxury Wahiba Sands Tours, Private & Tailor-made | Jacada Travel

 

22 APRILE    – 5° giorno: MUSCAT – FABBRICA DI PROFUMI – WADI BANI KHALID – WAHIBA SANDS(circa 350 km) 

 

Iniziate la giornata con una deliziosa colazione prima di intraprendere un tour del quartiere delle
ambasciate dei profumi, con particolare attenzione all’incantevole “Amouage”, dove scoprirete i
segreti di queste mitiche fragranze. Successivamente, dirigetevi verso Wadi Bani Khalid, una vera oasi
incastonata in una valle stretta e lussureggiante, nota per il suo bacino naturale dalle acque turchesi.
Avrete l’opportunità di nuotare in queste acque calde e godere di un magnifico paesaggio. Dopo la
visita all’oasi, il viaggio prosegue attraverso le maestose montagne alla volta del deserto di Wahiba
Sands, una vasta distesa di dune che variano in colore, simili a montagne di sabbia. Pranzo in un
ristorante locale o in un luogo suggestivo, circondato da dune alte anche più di 100 metri. Questo
territorio è l’habitat naturale dei beduini da oltre 7000 anni. Lungo il percorso, fermatevi per esplorare
caratteristici borghi che sembrano fermi nel tempo, catturando scatti fotografici suggestivi. Il
pernottamento al campo completerà questa giornata avvolta dalla magia delle dune di Wahiba
Sands.Pernottamento al Campo.

Wadi Bani Khalid: how to escape the crowds at Oman's most popular wadi — Walk My World

BIMMAH SINKHOLE: Tutto quello che c'è da sapere (AGGIORNATO 2024) - Tripadvisor

23 APRILE    – 6° giorno: -WAHIBA SANDS SINAW JABRIN BAHLA NIZWA
(circa 250km) 

 

Inizia la vosta giornata con una colazione nutriente, quindi esplora il vasto deserto che vi
circonda. Prosegui l’avventura con un viaggio in 4×4 verso Al Mintrib, godendoti il paesaggio
mozzafiato. Una sosta a Sinaw per visitare l’antico villaggio e il vostro vivace souk locale, dove
potete immergerti nelle tradizioni omanite.
Dopo Sinaw, dirigivi verso Jabrin per visitare il vostro magnifico castello, famoso per i soffitti
dipinti e le decorazioni elaborate. Continua il vostro viaggio con un pranzo a Bahla, gustando
piatti tipici locali e visitando il vostro storico forte preislamico.
Concludi la vostra giornata a Nizwa, dove potete passeggiare nel suo rinomato souk, perfetto
per acquistare artigianato locale e assorbire l’atmosfera culturale della città. Questo itinerario
vi permetterà di vivere un giorno ricco di storia, cultura e avventure naturalistiche in Oman.

24 APRILE 7° giorno -NIZWA – AL HAMRA-MISFAH-DJEBEL SHAMS
MUSCAT (circa 230km)

Iniziate con una ricca colazione prima di dirigervi a Nizwa, la capitale dell’interno
dell’Oman e fulcro dell’Islam nel Sultanato. Esplorate il maestoso Forte di Nizwa e
immergetevi nell’atmosfera vivace del mercato del bestiame. Ammirate la moschea
antica mentre vi dirigete verso Al Hamra per una visita a Bait Al Safah, un’esperienza
autentica della vita tradizionale omanita. Proseguite verso Misfah per una
passeggiata tra le strade del villaggio e poi verso Jebel Shams per ammirare il Grand
Canyon dell’Oman. Godetevi una pausa pranzo nel campeggio prima di continuare il
viaggio verso Muscat in autobus o macchina, concludendo la giornata con una cena
libera e un pernottamento confortevole in hotel.

 

25 APRILE  – 8° giorno –  Partenza Per L’aeroporto

Prelievo dall’hotel come da programma dei voli. Imbarco sul volo per Roma Fiumicino. Pernottamento a bordo.

26 APRILE – 9° giorno –  Arrivo in Italia

Arrivo in Italia e fine dei servizi.

 

LA QUOTA COMPRENDE

  • Volo di linea Roma – Muscat in classe economica con franchigia bagaglio di 20 kg.
  • • Trasferimento andata e ritorno dall’Aeroporto Internazionale di Muscat all’hotel
    • 05 notti di alloggio presso l’hotel Ramada o simile, Muscat
    • 01 notte di alloggio presso il Desert Rose Campo o simile, Wahiba Sands
    • 01 notte di alloggio presso il Nizwa heritage o simile, Nizwa
  • Trasferimenti durante il tour
  • Colazione e cene come da programma
  • Guida in lingua italiana
  • Ingressi ai siti come da programma
  • • Pranzo il giorno 03(Pranzo Picnic), 05.
  • • Tutte le visite come da itinerario
    • Acqua in omaggio durante il tour
    • Tasse e oneri di servizio applicabili
    • Guida parlante italiano
  • Assicurazione medico bagaglio
  • Assicurazione annullamento

LA QUOTA NON COMPRENDE

  • Tasse aeroportuali € 280,00 soggette a riconferma all’atto dell’emissione del biglietto
  • Bevande ai pasti
  • Mance guida e autista
  • Extra di carattere personale
  • • Costi del VISTO on line € 80,00
    • Tutti i pasti non menzionati
    • Tutte le spese di natura personale
  • Tutto quanto non espressamente indicato alla voce “la quota comprende”

Scelta del posto a bordo dell’aereo:  

I voli sono previsti in una specifica classe di prenotazione. Nel caso sia consentita una preassegnazione gratuita del posto da parte del vettore aereo, la preassegnazione verrà effettuata automaticamente all’emissione del biglietto.

Eventuali preferenze sull’assegnazione del posto ci devono pervenire al momento della conferma del viaggio.

Ricordiamo che con alcune compagnie, la preassegnazione del posto è a pagamento e che la preassegnazione di posti speciali (es. uscita di sicurezza…) è soggetta a restrizioni.

Eventuali modifiche sui posti preassegnati vanno richieste direttamente al banco di accettazione del volo.

I posti preassegnati possono subire cambi per esigenze aereoportuali e nessuna pretesa, reclamo o rimborso può essere avanzato se non verranno assegnati i posti prescelti; nel caso di cambi di posti precedentemente pagati, potrà essere richiesto il rimborso dell’importo pagato.

L’assegnazione del posto specifico verrà convalidata solo al momento del check-in sulla carta d’imbarco.

Documenti per l’espatrio:

  • Passaporto: necessario, con validità residua di almeno sei (6) mesi al momento dell’arrivo nel Paese.
  • Visto d’ingresso:  necessario



CAPODANNO IN EGITTO

                Itinerario nella terra dei FARAONI

Fin dall’antichità imperatori romani, eruditi arabi e antichi viaggiatori si abbandonarono al fascino della terra dei Faraoni. E ancora oggi le piramidi di Giza, i templi di Karnak, le sepolture della Valle dei Re, con la tomba rupestre di Tutankhamon, ed i templi di Abu Simbel, emanano un fascino di rara intensità. Secolo dopo secolo la grande civiltà dell’antico Egitto ha saputo mantenere intatto il suo potere di attrazione, con le maestose vestigia dell’architettura, dell’arte e della tecnica, con l’eccezionale grado di perfezione della scrittura (geroglifici) e dell’arte orafa, e infine con una concezione globalizzante del mondo, nella quale scienza e religione formano un tutt’uno indissolubile.

egitto

 1° Giorno: Roma – Cairo

Ritrovo dei partecipanti in aeroporto e operazioni di imbarco. Volo diretto per il Cairo. Arrivo e trasferimento in hotel.

Pernottamento.

Immagini Cittadella Cairo | Vettori Gratuiti, Foto Stock e PSD

2° Giorno: Cairo

Prima colazione in hotel. Incontro con la guida e inizio delle escursioni alla Piana di Giza, dove si trovano le tre Piramidi dedicate ai tre Faraoni della IV dinastia: Cheope, Chefren e Micerino.

Visitare le Piramidi di Giza: info orari e prezzi biglietti - Egitto & Sharm el Sheikh

I faraoni, alla loro morte, erano imbalsamati e collocati all’interno di sarcofagi che, successivamente, erano introdotti nelle piramidi insieme ad un sontuoso corredo funebre che comprendeva una gran varietà di suppellettili, dagli oggetti personali agli alimenti, che dovevano accompagnare il regale defunto nel suo viaggio verso l’aldilà. Anche se è difficile stabilire con esattezza l’anno di costruzione di questi templi funerari, gli egittologi ritengono che i lavori siano iniziati verso il 2500 a.C.

Cheope

Conosciuta anche come la Grande Piramide di Giza, Cheope (Khufu) è la piramide più grande, oltre ad essere la più importante di tutte. È alta 140 metri e il perimetro della sua base è di quasi 1 chilometro.

Chefren

La Piramide di Chefren è la seconda più grande d’Egitto e, attualmente, è l’unica che conserva sulla sommità una parte della copertura in calcare bianco di Tura che originariamente ricopriva l’intera struttura.

Micerino

La Piramide di Micerino è la più piccola delle tre, ma non per questo la meno interessante. Raggiunge un’altezza di 66 metri e il lato della sua base quadrata misura circa 100 metri.

Infine ammireremo infine la Sfinge, maestosa guardiana della Piramide di Kephren e il Tempio della Valle.

La Sfinge | Sfinge Egitto | La Sfinge di Giza

Dove si trova la tomba di Tutankhamon e perché si dice che sia maledetta

Pranzo in corso di escursione.

Si prosegue con la visita al souk Khan Al-Khalili. Nessuna visita al Cairo può dirsi completa senza fare il classico giro al mercato di Khan Al-Khalili. Il quartiere di Khan al-Khalili è il mercato principale del quartiere islamico del Cairo ed è una delle attrazioni più importanti dove fare shopping. Questo colorato, rumoroso, affollato ed eccitante mercato offre ogni tipo di articoli e scintillante chincaglieria.

Tripadvisor | Tour a piedi islamico del Cairo: Khan el Khalili, moschea di Al-Azhar fornito da Deluxe Travel Egypt | Egitto

In serata crociera sul Nilo con cena e spettacolo. Rientro in hotel e pernottamento.

3° Giorno: Cairo

Dopo colazione visita Grande Museo Egizio

Dove si trova la tomba di Tutankhamon e perché si dice che sia maledetta

Successivamente visita Chiesa Sospesa, visita Chiesa dei Santi Sergio e Bacco.

Cena di gala di Capodanno in hotel.

Pernottamento.

 

4° Giorno: Cairo- Aswan

Dopo colazione trasferimento all’aeroporto del Cairo e partenza con volo diretto per Aswan.
Arrivo e trasferimento a bordo della motonave, sistemazione in cabina per la crociera sul Nilo. Pranzo e inizio delle visite: Diga Alta, Obelisco incompiuto e il Tempio di Philae.

Cena e pernottamento a bordo.

 

IFornita da egyptianstreets.com

I templi di File (talvolta il nome dell’isola si può trovare nella forma greco-latina Philae, in uso presso altre lingue) sono il complesso dei templi che sorgevano sull’omonima isola del Nilo in Egitto, poi smontati e trasferiti sulla vicina isola di Agilkia nel 1977. Il tempio di Iside rappresentava il principale centro del culto isiaco.

Nel 1979 i templi di File sono stati inseriti nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Il suo nome in lingua egizia era “l’isola del tempo”.

Cena e pernottamento a bordo.

5° Giorno: Abu Simbel

 

Giornata dedicata alla visita di Abu Simbel e visita dei templi di Kom Ombo e Edfu.

Visita al grandioso complesso monumentale costituito dal Grande Tempio di Ramses (o Ramsete) II e al Tempio di Hathor. Ma facciamo un passo indietro per meglio capire i fatti che hanno determinato l’attuale situazione nella Bassa Nubia. Oggi la Bassa Nubia può essere citata a pieno titolo come uno degli esempi più evidenti dell’intervento dell’uomo sull’ambiente, intervento che può modificare in profondità l’assetto originario, creando paesaggi del tutto nuovi. Di colpo apparve chiaro anche all’opinione pubblica: la costruzione della Diga Alta di Assuan avrebbe sommerso nella Bassa Nubia un’ampia fascia della Valle del Nilo, cancellando di colpo non solo campi e villaggi, ma anche straordinarie testimonianze dell’Egitto faraonico.

All’ondata di emozione generale seguì, l’8 marzo 1960, un solenne appello lanciato dall’UNESCO, che conferì al problema una dimensione mondiale e mise in moto una serie d’interventi finanziari e scientifici decisivi.

Gita con pernottamento ad Assuan da Luxor con visita al Tempio di Abu Simbel - 2022 - Viator

La motivazione fondamentale per la visita di questa regione del Sud Egitto rimane tuttavia legata a quei 14 grandiosi templi e monumenti che, disseminati lungo questo tratto della Valle del Nilo e condannati a essere inghiottiti dal lago, sono stati invece smontati e ricostruiti al riparo dalle acque. Si tratta di uno straordinario patrimonio storico e artistico, che merita un’attenta visita anche perché immagine chiarissima dell’ideologia politico-religiosa della società che lo produsse. Questa tocca il vertice nel Grande Tempio di Abu Simbel, dove il faraone appare divinizzato già in vita e compare con dignità e dimensione pari a quelle delle massime divinità del Paese. Impossibile, però, non correre col pensiero anche alla grandiosa opera di salvataggio e all’eccezionale tecnologia che la rese possibile. Un lavoro davvero difficile e complesso, che idealmente richiama le fatiche ciclopiche sostenute dagli antichi costruttori di questi templi. Dopo aver scartato numerosi progetti troppo audaci e di difficile realizzazione, venne approvato il progetto dello scultore egiziano Ahmad Osmad che prevedeva di tagliare in numerosi blocchi i templi e di ricomporli, come un enorme puzzle, in un luogo più sicuro, poco distante dal sito originale. I lavori iniziarono nella primavera del 1964 quando il lago Nasser aveva raggiunto un’altezza tale che i templi dovettero essere pro-tetti da delle paratie. I due templi furono divisi, rispettivamente, in 807 e 235 blocchi del peso massimo di 20 tonnellate e accuratamente numerati. I tagli dei vari blocchi vennero eseguiti in modo da essere il meno visibili possibile una volta ricomposti. I due edifici furono quindi ricomposti in una posizione 65 m più in alto e 200 m verso l’interno rispetto all’originale (ciò ha ritardato, di qualche minuto, il raggio di sole che penetra all’interno del tempio illuminando la statua del faraone, e questo avviene due volte all’anno: il 21 febbraio – giorno della nascita di Ramesse II e il 22 ottobre – il giorno della sua incoronazione). Per dare solidità al complesso i due templi furono fissati ad una struttura di cemento armato quindi ricoperti da cupole di cemento con una campata rispettivamente di 50 e 24 m con all’interno uno spazio libero di 19 e 7 m, spazi destinati a contenere varie infrastrutture turistiche. Per eseguire questi ”faraonici” lavori furono impegnate circa 2000 maestranze tra le quali avevano un ruolo rilevante e delicato numerosi tagliatori delle cave di marmo di Carrara, che eseguirono i tagli per dividere in blocchi i due monumenti. I lavori furono completati nell’estate del 1968, cioè dopo soli 4 anni.

Entrambi i templi sono stati costruiti durante il regno di Ramesse II (nato nel 1297 a.C., regnò dal 1278 al 1213 data della sua morte) e furono completati per il trentesimo anniversario del suo regno, cioè nel 1248 a.C.. Trenta anni per costruirli e soli 4 per smontarli e ricostruirli (è una semplice considerazione). Il tempio grande è consacrato al dio Amon-Ra di Tebe e a Harmakhis di Eliopoli che erano le principali divinità dell’Alto e Basso Egitto. Inoltre, in questo luogo, si veneravano il dio Ptah di Menfi e lo stesso Ramesse II divinizzato. Nel “sacta santorum”, cioè nel fondo del Grande tempio, ci sono infatti 4 statue: (da sinistra a destra) Ptah, Amon-Ra, Ramesse II, e Harmakhis. Il tempio più piccolo è invece consacrato alla dea Hathor e alla sposa favorita di Ramesse, Nefertari divinizzata anche lei come il marito. Non si conoscono i motivi perché Ramesse II decise di far costruire i templi in questi luoghi, si è praticamente certi che la costruzione fu il principale passo per la sua completa divinizzazione, ma la scelta di erigere questi maestosi monumenti nella Nubia fu, probabilmente, dovuto al fatto di dare un forte segno del potere faraonico in queste terre molto importanti per l’economia dell’Egitto dell’epoca a causa delle miniere di rame e d’oro che si trovavano in questa regione.

Pranzo a bordo, navigazione verso Kom Ombo.

Il luogo è celebre per le imponenti rovine di un tempio, costruito sulla piatta cima di una collina, unico esempio in Egitto di complesso monumentale dall’aspetto di acropoli : questo è il Tempio di Sobek e Haroeris. Aristocratica e solenne l’immagine di questo antico complesso che domina i campi coltivati e le acque del Nilo. Fu costruito in epoca tolemaica e la particolarità del tempio è quella di essere un edificio ”doppio”, che unisce allo schema tolemaico classico il dualismo di molti elementi, con due entrate, una doppia fila di porte parallele e un duplice santuario, realmente separato da un muro divisorio. Questo si deve al fatto che il tempio è contemporaneamente dedicato a due divinità differenti: la parte meridionale è consacrata a Sobek, dio coccodrillo, mentre quella settentrionale al dio guaritore Haroesis, Horus il Grande dalla testa di falco.

navigazione verso Edfu, cena e pernottamento a bordo.

Visit to Egypt's Kom Ombo Temple - Travel Addicts

6° Giorno: navigazione verso Esna

Dopo la prima colazione, visita al Tempio di Horus a Edfu.

Temple of Horus at Edfu, Egypt: The Complete Guide

Risalente all’Antico Regno, fu restaurato durante il Nuovo Regno nella XVIII dinastia da Thutmosi III ed inglobato successivamente nella nuova ricostruzione durante la dinastia tolemaica, le cui antiche vestigia sono tuttora visibili.

Nel 1860 venne liberato, da Mariette, dalle sabbie che lo seppellivano quasi completamente rivelando la sua ottima conservazione sia dell’edificio, naos compreso, che delle tre statue colossali di falchi in granito nero recanti la doppia corona dell’Alto e Basso Egitto.

Tempio di Edfu, ingresso della Sala ipostila

Risulta essere l’archetipo del tempio egizio con struttura “a cannocchiale” con una teoria di sale sempre più piccole e sempre più buie fino al sacrario del naos completamente avvolto nell’oscurità. Esattamente il contrario della tipologia del tempio solare.

Esternamente il pilone presenta vari decori e numerosi personaggi tra cui Tolomeo XII che sacrifica dei prigionieri al dio, altri sovrani tolemaici e la triade locale composta da Horo di BehedetHathor ed il figlio Ihi.

Vi sono anche rappresentati molti antichi dogmi religiosi quali i quattordici ka del dio solare Ra ed altre divinità quali Ra-Harakhti, Hathor e Horo Sema-tawi, ossia Horo “che unisce le due Terre”.

Mammisi di Tolomeo VIII Evergete

Numerosi i dettagliati rilievi, tra i quali la processione delle barche solari, la “Festa annuale di Opet“, la posa della prima pietra del tempio, le personificazioni dei nomoi e lo splendido decoro astrale delle barche del Sole e della Luna con quattordici divinità simboleggianti le fasi di luna calante.

Sopra i varchi di accesso del sacrario è rappresentato il disco solare alato simbolo di Horus di Behedet, nome egizio della località del delta del Nilo ove, in origine, nacque il culto.

Sul fondo, come già accennato vi era l’ultima segreta stanza, quella del sacrario contenente il tabernacolo monolitico in granito, con la statua del dio falco Horo, eretto dal sovrano Nectanebo I della XXX dinastia e che risulta essere il reperto più antico insieme al supporto della barca sacra.

Le numerose e particolareggiate iscrizioni del tempio ci dicono che le cerimonie della fondazione si erano svolte il 7 del mese di Epihi e cioè il 23 agosto del 237 a.C. nel X anno del regno di Tolomeo III Evergete I e che il suo architetto era Imhotep, figlio di Ptah, recante il titolo di “Primo Celebrante del Tempio” e da non confondere con il suo omonimo e famoso predecessore vissuto circa 23 secoli prima.

Il tempio fu terminato il 5 dicembre del 57 a.C. dopo circa due secoli di lavori ed è il secondo per dimensione, dopo quello di Karnak per la sua estensione di quasi settemila metri quadrati comprendente anche un mammisi di Tolomeo VIII Evergete II ma che fu decorato solo successivamente da Tolomeo IX Soter II.

Numerose le cerimonie religiose che vi si svolgevano, tra le quali tre feste molto importanti come la “Festa del Nuovo Anno”, il matrimonio annuale di Horus con Hathor di Dendera e la vittoria del dio su Seth.

Navigazione verso Luxor via Esna, Visita alla riva est dove si trovano il Tempio di Karnak e il Tempio di Luxor.

Tempio di Karnak | Complesso templare di Karnak

Il complesso templare di Karnak (di cui il Grande tempio di Amon e il Tempio di Luxor costituiscono solo una parte) si trova sulla riva destra, rispetto alla sorgente del Nilo e la sua costruzione procede di pari passo con la storia egiziana antica; esso è, infatti, un sovrapporsi di strutture successive tanto che è oggi quasi impossibile individuare il nucleo originale (vedi fig. b.), risalente al Re Sesostri I della XII Dinastia, che era costituito da tre piccoli locali orientati Est-Ovest, oggi inesistenti, e di cui si conservano solo le soglie ubicate nell’area posteriore al santuario della “barca sacra” di Filippo Arrideo, e nei pressi del “Chiosco di Sesostri I” ricostruito con componenti rinvenuti quale materiale di riempimento del III Pilone (Seti IXIX Dinastia).

Dalla XII alla XXX Dinastia, in un arco di oltre 1600 anni, ogni Re o Faraone ha lasciato la propria traccia apportando modifiche, talvolta sfruttando le preesistenti costruzioni come cave di materiale o “usurpandole” a proprio nome.

Secondo la convenzione egiziana, la perfezione divina era costituita da una triade, o trinità; anche nel caso del complesso templare di Karnak, si assiste alla medesima immagine talché la triade è costituita dal citato Amon, dalla sua sposa Mut e dal figlio Khonsu che, pur non godendo di un complesso proprio, viene celebrato, come nella Festa di Opet, in entrambi i recinti dei genitori con un tempio a lui dedicato in ciascuno. Il recinto templare della Dea Mut (di circa m 250 x 400) è collegato a quello del marito Amon da un “dromos”, un viale di sfingi criocefale (ovvero con corpo di leone e testa di ariete), mentre in ognuno dei recinti maggiori si trova un lago per i lavacri sacri dei sacerdoti.

Cena e pernottamento a bordo.

7° Giorno: sbarco

Colazione a bordo. sbarco e partenza per la visita della riva ovest di Luxor (la Valle dei Re, il Tempio della Regina Hatschepsut e i Colossi di Memnone.

Il Tempio di Hatshepsut, Guida - Egitto 2024 | Arché Travel

Il tempio funerario di Hatshepsut, noto anche come Djeser-Djeseru (“Santo fra i Santi”), è un tempio situato sotto le scogliere di Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla Valle dei Re in Egitto. L’edificio è una ricostruzione ottocentesca del tempio funerario dedicato alla divinità solare Amon-Ra, e si trova vicino al tempio di Mentuhotep II, entrambi serviti come fonte di ispirazione e, in seguito, come fonte di materiale edilizio. È considerato uno degli “incomparabili monumenti dell’antico Egitto“.

Colossi of Memnon - Wikipedia

Colossi di Memnone (anche noti in arabo come el-Colossat o es-Salamat) sono due enormi statue di pietra del faraone Amenhotep III. Eretti oltre 3400 anni fa nella necropoli di Tebe, lungo le rive del Nilo, di fronte sulla riva opposta all’attuale città di Luxor, le due statue facevano parte del complesso funerario eretto da Amenhotep III. Le statue successivamente alla morte del faraone divennero già famose nell’antichità, quando, a causa del progressivo degrado, da una di esse si propagavano rumori che all’epoca furono interpretati come il saluto di Memnone a sua madre.

Alla fine delle visite, trasferimento all’aeroporto di Luxor per volo di rientro  al Cairo. Sistemazione in hotel e pernottamento.

 

8° Giorno: Cairo – Italia

Nelle prime ore del mattino, trasferimento in aeroporto e imbarco sul volo diretto a Roma.

Fine dei servizi.

 

La quota comprende:

  • Volo internazionale Roma-Cairo-Roma franchigia bagaglio 23 kg
  • 2 voli interni Cairo-Aswan  e Luxor-Cairo con Nile Air
  • Incontro e assistenza all’aeroporto Internazionale del Cairo all’arrivo e alla partenza
  • Sistemazione in hotel 5 ***** al Cairo per 4 notti con prima colazione
  • Sistemazione a bordo di una crociera Cat. 5 *****e per 3 notti in trattamento pensione completa
  • Tutti i trasferimenti in bus privato munito di aria condizionata
  • Biglietti d’ingresso ai vari siti menzionati nel programma
  • Pasti menzionati nell’itinerario
  • Guida turistica parlante italiano durante tutte le visite del programma
  • Kit da viaggio
  • Assicurazione medica annullamento (massimale 10.000,00) bagaglio (1.500,00) e Covid19

La quota non comprende:

  • Tasse aeroportuali (soggette a riconferma sino emissione dei biglietti aerei) € 250,00
  • Ingressi esclusi a pagamento
  • Bevande ai pasti
  • Visto € 25,00  da pagare in loco
  • Mance per guida, autisti, equipaggio, facchini e camerieri
  • Tutto ciò non indicato nella voce “la quota comprende”

N.B : L’APERTURA O LA CHIUSURA DI ALCUNI SITI, SOPRATTUTTO TOMBE, DIPENDE DALLE AUTORITA’ EGIZIANE, LE QUALI ANCHE SENZA PREAVVISO, POSSONO DECIDERE DI CHIUDERE I SITI E ALCUNE TOMBE PREVISTE NEL PROGRAMMA

Scelta del posto a bordo dell’aereo:  

I voli sono previsti in una specifica classe di prenotazione. Nel caso sia consentita una preassegnazione gratuita del posto da parte del vettore aereo, la preassegnazione verrà effettuata automaticamente all’emissione del biglietto.

Eventuali preferenze sull’assegnazione del posto ci devono pervenire al momento della conferma del viaggio.

Ricordiamo che con alcune compagnie, la preassegnazione del posto è a pagamento e che la preassegnazione di posti speciali (es. uscita di sicurezza…) è soggetta a restrizioni.

Eventuali modifiche sui posti preassegnati vanno richieste direttamente al banco di accettazione del volo.

I posti preassegnati possono subire cambi per esigenze aereoportuali e nessuna pretesa, reclamo o rimborso può essere avanzato se non verranno assegnati i posti prescelti; nel caso di cambi di posti precedentemente pagati, potrà essere richiesto il rimborso dell’importo pagato.

L’assegnazione del posto specifico verrà convalidata solo al momento del check-in sulla carta d’imbarco.

Documenti per l’espatrio:

  • Passaporto: necessario, con validità residua di almeno sei (6) mesi al momento dell’arrivo nel Paese.
  • Solo per turismo, è possibile l’ingresso nel Paese con carta d’identità cartacea o elettronica valida per l’espatrio, con validità residua superiore ai sei mesi, accompagnata da due foto formato tessera (*), necessarie per ottenere il visto che si richiede alle locali Autorità di frontiera, all’arrivo nel Paese (in mancanza delle foto NON viene rilasciato il visto di ingresso): si raccomanda, pertanto, di munirsi delle foto prima della partenza dall’Italia.
    Consultare la Sezione “Requisiti di Ingresso” di questa Scheda per maggiori informazioni.
  • Visto d’ingresso: necessario



CAPODANNO IN OMAN

28 dicembre – 1° giorno: Roma – Muscat 

Ritrovo dei partecipanti in  aeroporto e operazioni di imbarco per Muscat. Pasti e pernottamenti a bordo.

29 dicembre – 2° giorno – Muscat

Arrivo all’aeroporto Internazionale di Muscate(II visto dell’Oman on line possiamo farlo noi) e dopo aver espletato le formalità di ingresso, incontro con il nostro rappresentante e trasferimento in hotel.

Cena libera e pernottamento Hotel.

30 dicembre – 3° giorno:  -MUSCAT – QURIYAT – BIMAH SINKHOLE-WADI SHABSe il Souk di Muscat è un intricato labirinto di vicoli in cui la vostra vista era rimasta offuscata dal fumo e profumo dell’incenso, noterete subito che il Souk di Niwza è molto diverso. Sicuramente ha un aspetto più moderno e vi sorprenderà l’ordine e la pulizia che regna sovrana. Se quello di Muscat vi era piaciuto, ora preparatevi a lustrarvi gli occhi. Troverete fucili, pugnali, argento, otre giganti, ceramiche, spezie coloratissime, legumi di ogni tipo. I monili in argento sono più cari rispetto a Muscat e non si contratta, il prezzo è fisso ma la qualità nettamente superiore. Io nel dubbio ho comprato un ricordino in entrambi i posti. Qui i venditori sono omaniti, e non pakistani o indiani e rispetto al Souk di Muscat potrete curiosare con calma senza l’assillo dei negozianti che tentano di vendersi ogni cosa su cui posate gli occhi.

Forte Bahla, e il Forte di Jabrin 2024 - Mascate

 

 

Misfat Al Abriyeen, Oman: The Ancient Mud Village

 

 

Nizwa (Oman), Al Dakhiliya: città storica, dintorni interessanti

 

31 dicembre – 4° giorno: -MUSCAT CON TOUR IN BARCA AL TRAMONTO

Prima colazione e Inizia la giornata con una visita alla magnifica Grande Moschea del
Sultan Qaboos. Ammira la stupefacente architettura islamica, le decorazioni intricate e
la grandiosità di questo luogo spirituale. Dedica del tempo ad apprezzare la bellezza
della sala delle preghiere, la cupola imponente e l’atmosfera serena. Si consiglia ai
visitatori di vestirsi in modo modesto, con le donne che coprono testa, spalle e
ginocchia. Prosegui il tuo viaggio verso il Souk di Mutrah, uno dei mercati più antichi
dell’Oman. Perditi nei vicoli stretti pervasi dal profumo di spezie esotiche, tessuti
colorati e manufatti tradizionali omaniti. Contratta per i souvenir e immergiti
nell’atmosfera vivace interagendo con i venditori locali. Questo souk vivace offre una
ricca panoramica della cultura omanita ed è un luogo ideale per acquistare autentici
ricordi. Dopo l’esplorazione del souk, recati al Museo Bait Al Zubair. Immergiti
nell’eredità culturale dell’Oman, poiché il museo presenta una collezione diversificata
di manufatti, costumi tradizionali omaniti, antiche armi e documenti storici. Ottieni una
prospettiva sulla evoluzione del paese dall’antichità ai giorni nostri attraverso le
esposizioni attentamente curate. Successivamente, dirigiti verso il Palazzo Al-Alam, il
palazzo cerimoniale di Sua Maestà il Sultan Qaboos. Ammira la sua sorprendente
facciata blu e oro e le due fortezze portoghesi, Mirani e Jilali, che ne presidiano i lati.
Sebbene l’ingresso al palazzo possa essere limitato, la sua estetica offre un’anteprima
della ricca storia reale dell’Oman

Birkat al Mawz a Nizwa: 2 opinioni e 13 foto

Luxury Wahiba Sands Tours, Private & Tailor-made | Jacada Travel

 

01 gennaio   – 5° giorno: MUSCAT – FABBRICA DI PROFUMI – WADI BANI KHALID – WAHIBA SANDS(circa 350 km) 

 

niziate la giornata con una deliziosa colazione prima di intraprendere un tour del quartiere delle
ambasciate dei profumi, con particolare attenzione all’incantevole “Amouage”, dove scoprirete i
segreti di queste mitiche fragranze. Successivamente, dirigetevi verso Wadi Bani Khalid, una vera oasi
incastonata in una valle stretta e lussureggiante, nota per il suo bacino naturale dalle acque turchesi.
Avrete l’opportunità di nuotare in queste acque calde e godere di un magnifico paesaggio. Dopo la
visita all’oasi, il viaggio prosegue attraverso le maestose montagne alla volta del deserto di Wahiba
Sands, una vasta distesa di dune che variano in colore, simili a montagne di sabbia. Pranzo in un
ristorante locale o in un luogo suggestivo, circondato da dune alte anche più di 100 metri. Questo
territorio è l’habitat naturale dei beduini da oltre 7000 anni. Lungo il percorso, fermatevi per esplorare
caratteristici borghi che sembrano fermi nel tempo, catturando scatti fotografici suggestivi. Il
pernottamento al campo completerà questa giornata avvolta dalla magia delle dune di Wahiba
Sands.Pernottamento al Campo.

Wadi Bani Khalid: how to escape the crowds at Oman's most popular wadi — Walk My World

BIMMAH SINKHOLE: Tutto quello che c'è da sapere (AGGIORNATO 2024) - Tripadvisor

02 gennaio  – 6° giorno: -WAHIBA SANDS SINAW JABRIN BAHLA NIZWA
(circa 250km) 

 

Inizia la vosta giornata con una colazione nutriente, quindi esplora il vasto deserto che vi
circonda. Prosegui l’avventura con un viaggio in 4×4 verso Al Mintrib, godendoti il paesaggio
mozzafiato. Una sosta a Sinaw per visitare l’antico villaggio e il vostro vivace souk locale, dove
potete immergerti nelle tradizioni omanite.
Dopo Sinaw, dirigivi verso Jabrin per visitare il vostro magnifico castello, famoso per i soffitti
dipinti e le decorazioni elaborate. Continua il vostro viaggio con un pranzo a Bahla, gustando
piatti tipici locali e visitando il vostro storico forte preislamico.
Concludi la vostra giornata a Nizwa, dove potete passeggiare nel suo rinomato souk, perfetto
per acquistare artigianato locale e assorbire l’atmosfera culturale della città. Questo itinerario
vi permetterà di vivere un giorno ricco di storia, cultura e avventure naturalistiche in Oman.

 

03 gennaio – 7° giorno -NIZWA – AL HAMRA-MISFAH-DJEBEL SHAMS
MUSCAT (circa 230km)

Iniziate con una ricca colazione prima di dirigervi a Nizwa, la capitale dell’interno
dell’Oman e fulcro dell’Islam nel Sultanato. Esplorate il maestoso Forte di Nizwa e
immergetevi nell’atmosfera vivace del mercato del bestiame. Ammirate la moschea
antica mentre vi dirigete verso Al Hamra per una visita a Bait Al Safah, un’esperienza
autentica della vita tradizionale omanita. Proseguite verso Misfah per una
passeggiata tra le strade del villaggio e poi verso Jebel Shams per ammirare il Grand
Canyon dell’Oman. Godetevi una pausa pranzo nel campeggio prima di continuare il
viaggio verso Muscat in autobus o macchina, concludendo la giornata con una cena
libera e un pernottamento confortevole in hotel.

 

04 gennaio – 8° giorno Partenza Per L’aeroporto

Prelievo dall’hotel come da programma dei voli.

Arrivo in Italia e fine dei servizi.

 

LA QUOTA COMPRENDE

  • Volo di linea Roma – Muscat in classe economica con franchigia bagaglio di 20 kg.
  • • Trasferimento andata e ritorno dall’Aeroporto Internazionale di Muscat all’hotel
    • 04 notti di alloggio presso l’hotel Ramada o simile, Muscat
    • 01 notte di alloggio presso il Desert Rose Campo o simile, Wahiba Sands
    • 01 notte di alloggio presso il Nizwa heritage o simile, Nizwa
  • Trasferimenti durante il tour
  • Colazione e cene come da programma
  • Guida in lingua italiana
  • Ingressi ai siti come da programma
  • • Pranzo il giorno 02(Pranzo Picnic), 04.
    • 06 Cena in hotel dal 01 GG al 06 Giorno
  • Cena di gala il 31 dicembre
  • • Tutte le visite come da itinerario
    • Acqua in omaggio durante il tour
    • Tasse e oneri di servizio applicabili
    • Guida parlante italiano
  • Assicurazione medico bagaglio
  • Assicurazione annullamento

LA QUOTA NON COMPRENDE

  • Tasse aeroportuali € 390,00
  • Bevande ai pasti
  • Mance guida e autista
  • Extra di carattere personale
  • • Costi del VISTO on line € 80,00
    • Tutti i pasti non menzionati
    • Tutte le spese di natura personale
  • Tutto quanto non espressamente indicato alla voce “la quota comprende”

Scelta del posto a bordo dell’aereo:  

I voli sono previsti in una specifica classe di prenotazione. Nel caso sia consentita una preassegnazione gratuita del posto da parte del vettore aereo, la preassegnazione verrà effettuata automaticamente all’emissione del biglietto.

Eventuali preferenze sull’assegnazione del posto ci devono pervenire al momento della conferma del viaggio.

Ricordiamo che con alcune compagnie, la preassegnazione del posto è a pagamento e che la preassegnazione di posti speciali (es. uscita di sicurezza…) è soggetta a restrizioni.

Eventuali modifiche sui posti preassegnati vanno richieste direttamente al banco di accettazione del volo.

I posti preassegnati possono subire cambi per esigenze aereoportuali e nessuna pretesa, reclamo o rimborso può essere avanzato se non verranno assegnati i posti prescelti; nel caso di cambi di posti precedentemente pagati, potrà essere richiesto il rimborso dell’importo pagato.

L’assegnazione del posto specifico verrà convalidata solo al momento del check-in sulla carta d’imbarco.

Documenti per l’espatrio:

  • Passaporto: necessario, con validità residua di almeno sei (6) mesi al momento dell’arrivo nel Paese.
  • Visto d’ingresso: non necessario



1,090,00 NEW YORK: SHOPPING CHRISTMAS PREZZO INCREDIBILE

SONO PREVISTI AVVICINAMENTI A ROMA DA TUTTA ITALIA 

1°GIORNO :  Roma -New York
Ritrovo dei partecipanti in aeroporto e operazioni imbarco volo per New York. Pasti e intrattenimenti a bordo. Arrivo  e trasferimento in hotel con bus privato e assistenza in lingua italiana. Tempo  libero per un primo assaggio di visita con la grande mela. Cena libera. Pernottamento.

 

Shopping natalizio a New York | GorgoViaggi

Natale a New York City: i 18 eventi da non perdere | La Madia

 

2°GIORNO : New York
Visita guidata alla città di New York , intera giornata.
Scoprirete Times Square e i suoi immensi cartelloni pubblicitari illuminati. Percorrete la 5th Avenue ammirando Saint Patrick’s Cathedral, il Rockfeller Center e il Flatiron Building.

Rockefeller Center a New York: guida e visita - myusa.it

Vedrete la Grand Central Station per proseguire verso Wall Street e il Financial District. Visita di Greenwich Village percorrendo i suoi viali alberati, Soho e Chinatown, luogo etnico e autentico di Manhattan.

Viaggio a New York: Consigli per organizzare una vacanza a Manhattan

Al termine rientro in hotel .Tempo libero come anche la cena. Pernottamento .

3°GIORNO : New York
Partenza per la punta sud di Manhattan dove imbarcherete sul ferry per la traversata in direzione di Liberty Island dove si trova la Statua della Libertà.

Statua della Libertà: storia, significato e descrizione | Studenti.it

La libertà che illumina il mondo (Liberty enlightening the world), conosciuta più comunemente con il nome di statua della Libertà, è un monumento simbolo di New York e degli interi Stati Uniti d’America.

Svetta all’entrata del porto sul fiume Hudson, sulla rocciosa Liberty Island (un tempo Bedloe’s Island), come ideale benvenuto a tutti coloro che arrivano negli USA ed è costituita da un’armatura di acciaio rivestita di lastre di rame (modellate a martello e assemblate con rivetti), su un basamento granitico di provenienza sarda. È alta 93 metri (compresi i 47 m del piedistallo) ed è visibile fino a 40 chilometri di distanza. Raffigura una donna che indossa una lunga toga e sorregge fieramente in una mano una fiaccola (simbolo del fuoco eterno della libertà), mentre nell’altra stringe un libro recante la data del 4 luglio 1776 (giorno dell’Indipendenza americana); ai piedi vi sono delle catene spezzate (simbolo della liberazione dal potere del sovrano dispotico) e in testa vi è una corona, le cui sette punte rappresentano i sette mari e i sette continenti.Dopo la visita prenderete il ferry per recarvi all’isola di Ellis Island per la visita del Museo dell’Immigrazione.

NYC: Visita alla Statua della Libertà e tour a piedi di Manhattan di 3 ore | GetYourGuide

Ellis Island é situata a meno di un kilometro al nord della Statua della Libertà ed é stata nella prima parte del XX° secolo la porta d’accesso degli immigranti che arrivavano negli Stati Uniti. I servizi d’immigrazione hanno funzionato dal 1 gennaio 1892 al 1é noviembre &954.L’isola é gestita dal governo federale e fa parte ormai del monumento nazionale della Statua della Libertà sotto la giuridizione del servizio dei parchi nazionali degli Stati Uniti e ospita un museo.

Statua della Libertà: storia, significato e descrizione | Studenti.it

Ritorno in ferry à Manhattan e ritorno all’hotel

Nel pomeriggio possibilità di visitare (escursione non inclusa) i  quartieri di Brooklyn e Queen 

Bronx, Queens e Brooklyn: tour da Manhattan | GetYourGuide

La visita continuerà verso Brooklyn dove visiterete i nuovi quartieri tendenza di Williambsburgh con le sue eleganti gallerie d’arte e ristoranti alla moda che contrastano con il rigoroso quartiere ortodosso della comunità Satmar che occupa l’estremità est del quartiere e di DUMBO (acromimo per: Down Under the Manhattan Bridge Overpass). Visiterete in seguito il quartiere di Queens ed in particolare Asgtoria. Visita di questo quartiere la cui calma e casette eleganti contrastano con i grattacieli di Manhattan.

 

4° GIORNO: New York

Intera giornata a disposizione per attività individuali. Cena libera, pernottamento.

Natale a New York City: i 18 eventi da non perdere | La Madia

5° GIORNO : New York – Italia

Mattinata  libera per visite individuali o terminare gli ultimi acquisti natalizi.

Nel   tardo pomeriggio trasferimento in aeroporto e imbarco volo di linea per Roma.

Pasti e pernottamento a bordo.

 

Natale a New York (2021): cosa fare durante le vacanze natalizie

 

Natale a New York City, cosa fare? Ecco gli eventi da non perdere

New York City, la primavera come non l'avete mai vista - Il Fatto Quotidiano

 

6° GIORNO : ITALIA
Arrivo a Roma previsto in mattinata e fine dei servizi. Per chi proviene da altre città, trasferimento al terminal di riferimento e imbarco volo di rientro. Fine dei servizi

La quota comprende:

  • Volo di linea in classe economica franchigia bagaglio 20 kg
  • 4 notti in hotel 3*** trattamento solo pernottamento in zona Brooklyn
  • trasferimenti in e out con bus privato e assistenza  in lingua italiana
  • visita guidata intera giornata con mezzi pubblici e guida in lingua italiana;
  • visita guidata mezza giornata con mezzi pubblici e guida in lingua italiana:
  • assicurazione medica  (massimale 10.000,00)e bagaglio (massimale 1.500,00).
  • Assicurazione COVID 19.ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO VIAGGIO.

 

La quota non comprende:

  • Tasse aeroportuali soggette a riconferma sino emissione biglietti aerei pari a euro 302,00
  • Metro card New York per corse illimitate per 2 giorni  euro 40,00
  • Biglietto Ferry € 30,00
  • Extra di carattere personale; le visite non previste nel programma.
  • Mance.
  • Esta 40,00 (per entrare negli Usa)

Nb. Si consiglia di stipulare una polizza sanitaria integrativa per aumentare i massimali.




CAPODANNO NAPOLI E CAMPANIA INEDITA…..

SONO PREVISTI  VOLI AVVICINAMENTO A ROMA O NAPOLI DA TUTTA ITALIA

ANCHE IN TRENO ALTA VELOCITA’ CON ARRIVO STAZIONE DI NAPOLI

30 Dicembre  Roma-Napoli 

Ritrovo dei partecipanti,luogo e orario da definire,e partenza in bus privato in direzione della Campania.Soste lungo autostrada.

Esiste a Napoli sulla collina di Poggioreale un luogo particolare che è il cimitero di Santa Maria del Popolo, conosciuto in città e nel mondo intero come Cimitero delle 366 fosse. Voluto da re Carlo di Borbone fu poi realizzato nel 1762 dall’architetto Ferdinando Fuga su incarico di Re Ferdinando IV di Borbone.

Un’opera straordinaria e particolare progettata e realizzata dal Fuga secondo lo spirito dell’epoca dei “lumi” e che introdusse la sepoltura per i poveri razionalizzando al tempo stesso il criterio degli interramenti.

All’epoca per le persone nobili e per i ricchi c’erano le sepolture nelle cappelle delle chiese mentre i poveri erano sepolti in fosse comuni appena fuori la città come ad esempio il Cimitero delle Fontanelle o in una cavità dell’Ospedale degli Incurabili.

L’architetto Fuga, già autore dello straordinario Albergo dei Poveri di piazza Carlo III, progetto unico per l’accoglienza e l’assistenza dei poveri del Regno ideò così, su volontà reale, un luogo per dargli degna e sicura sepoltura.

Un luogo importante che anticipò di almeno cinquant’anni gli editti napoleonici riguardanti l’igiene delle sepolture e il conseguente obbligo di edificare i cimiteri lontano dall’abitato.

Una fossa per ogni giorno dell’anno compreso gli anni bisestili

La particolarità del luogo, oltre a un posto degno di sepoltura, era di disporre di 366 fosse, una per ogni giorno dell’anno, che consentivano la sepoltura ordinata dei morti secondo il giorno del decesso e un criterio cronologico che teneva conto anche degli anni bisestili.

Le fosse erano numerate e ogni giorno veniva aperta una fossa diversa che corrispondeva al numero progressivo del giorno, che a sera veniva poi richiusa e sigillata dopo la benedizione del sacerdote. Una volta messi i cadaveri del giorno nella fossa si provvedeva a ricoprire di calce e terra la fossa che veniva poi riaperta l’anno successivo.

Le sepolture avvenivano tutti i giorni dalle sei e mezza della mattina alle sei e mezza della sera. In questo modo anche le persone povere del regno avevano una sepoltura degna e i familiari un luogo dove pregare.

Pranzo libero.

Siamo in via Duomo, lungo la «Via dell’Arte» o meglio ancora sulla «Via dei Musei» come è stata recentemente battezzata; una passeggiata culturale che racchiude ben 7 splendide meraviglie dell’arte napoletana, uno scrigno prezioso che abbraccia simbolicamente chiese e musei.
E se a queste aggiungessimo l’8 meraviglia?

La Chiesa di San Giorgio Maggiore (ai Mannesi) ubicata in via Duomo, rappresenta per Napoli una rilevante testimonianza dell’ arte Paleocristiana ben conservata, costruita fra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C durante il Medioevo era fra le prime quattro chiese di Napoli, insieme a quella di dei Santi Apostoli, di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni Maggiore che primeggiava nel cuore del centro storico, divenendo l’edificio di culto e di devozione locale da parte del popolo, tra Forcella e Spaccanapoli.

La Chiesa di San Giorgio Maggiore - ècampania

Inizialmente fu chiamata «La Saveriana» appellativo derivante dal nome del Vescovo fondatore che volle erigere la Chiesa: Saverio di Napoli, un uomo molto amato dai suoi fedeli sopratutto in un’epoca carica di paganesimo, un pastore di grande spessore umano e religioso, venerato come un santo e canonizzato dalla Chiesa Cattolica dopo la sua morte.
Il suo culto secondo una leggenda, pare che sia legato al «primo miracolo» di San Gennaro ovvero della liquefazione dei santi grumi; infatti San Saverio è eletto il secondo compatrono di Napoli e Patrono della diocesi San Severo a Foggia.
Le sue spoglie risalgono al V secolo d.C.  e furono scoperte presso le Catacombe nel cuore della Sanità, da Gennaro Aspreno Galante nel 1867. Queste furono traslate in San Giorgio Maggiore , dove tutt’ora sono conservate gelosamente, custodite sotto la mensa dell’altare maggiore della chiesa; insieme ai resti mortali è custodito anche il famoso «Battistero» (impiegato per officiare il rito del Battesimo) considerato il più antico d’Occidente ed il più importante di Napoli.

Il dipinto nascosto nella Chiesa di San Giorgio Maggiore

«La Saveriana» durante il IX secolo,fu intitolata al grande martire guerriero San Giorgio una delle figure cristiane più importanti e suggestive, legata al mito fantasioso del «Drago» simbologia dell’eterna lotta del bene contro il male.

Dove è custodito il dipinto nascosto?

Il tesoro nascosto della Chiesa di San Giorgio Maggiore è custodito alle spalle dell’altare e rivela (per chi non l’ha mai vista) qualcosa di sorprendente e misterioso. L’altare maggiore è di impianto rettangolare ed è stretto da un solido abbraccio da un fascio di colonne bianche disposte a semicerchio; qui alle spalle si possono ammirare due capolavori della pittura napoletana del seicento: opere di Alessio D’Elia legato alla grande scuola di Francesco Solimena. Le due enormi tele si fronteggiano in un’armonico sguardo, quella a lato destro raffigura la maestosità del ciclo di battaglia di «San Giorgio e il Drago» e quella a lato sinistro ha come soggetto la vita di San Severo, il santo fondatore.

La sorpresa è celata dietro al dipinto di San Giorgio e il Drago che rivela il medesimo soggetto ritratto alcuni decenni prima da un brillante pittore.
Dopo un recente restauro di qualche anno fa che ha visto impegnato la parte del coro, si è notato che sotto al quadro del D’Elia di San Giorgio e il Drago, veniva alla luce un bellissimo affresco ancora integro e dai colori brillanti. Immaginate lo stupore e il suo valore artistico.

Chiesa di San Giorgio Maggiore di Napoli: come visitarla - Napoliving

Trattasi dell’affresco di San Giorgio e il Drago di Aniello Falcone databile attorno al 1645, un’opera carica di forza emotiva e di impatto suggestivo che descrive con pochi e chiari elementi, le atmosfere «fiabesche» del mito medioevale. Cosa ci faceva lì?

L’affresco è custodito con parsimonia, nascosto dalla tela del D’Elia che è stata sistemata su un forte telaio con cerniere, come un possente libro che viene aperto tramite una lunga cordicella che svela il dipinto retrostante: la magnificenza di San Giorgio e il Drago di Aniello Falcone.

Natale al Castello di Lettere 2022: orari e prezzi

IL CASTELLO DI LETTERE ILLUMINATO CHE VEDRETE DAL VOSTRO HOTEL.

Al termine delle visite trasferimento in hotel per la cena e pernottamento.

Durante la cena è prevista la Tombola della Vajassa a cura dei Viaggi di Giorgio.

La Tombola Vajassa è la spettacolarizzazione del gioco della tombola così come viene giocato nei “bassi” napoletani esclusivamente da femminielli e donne. Il femmenello estrae i numeri dal panaro proclamandoli ad alta voce. Di solito non dice direttamente i numeri: ma il loro significato secondo la smorfia napoletana. E qui sta il divertimento della tombolata: man mano che i numeri escono, il femmenello li associa creando una storia che si forma dalla casualità del sorteggio e dalla sua fantasia!

 

31 Dicembre -Castellammare-Napoli-Castellammare 

Dopo la prima colazione,Vi aspetta una visita magnifica di grande spessore e curiosità,inedita.

Nell’area postindustriale di Napoli una grande fabbrica della produzione metallica manifatturiera è stata trasformata dall’intervento progettato dallo studio Vulcanica Architettura in una fabbrica della nuova produzione delle idee e della creatività, che accoglie al suo interno uffici, alimentazione a km 0, startup. L’esperienza di Brin 69 mette insieme una visione d’impresa e la visione dell’architettura, puntando a creare un nuovo paesaggio urbano, attento alla specificità del luogo e alla sostenibilità ambientale, con un valore simbolico di riscatto sociale e un valore urbano nell’ottica della rivalutazione del paesaggio ex industriale.
Il progetto crea un’immagine nitida e contemporanea, insieme legata alla memoria del tempo, rispettando la preesistenza della fabbrica col suo impianto geometrico rigoroso, sviluppando una nuova relazione con il paesaggio circostante. I nuovi volumi, trasparenti in direzione della città storica, pieni verso la città industriale, appaiono sospesi, immersi nello spazio della fabbrica, attraversano la griglia strutturale a differenti quote, oltrepassano le facciate, ritmano i prospetti, svelano l’interno/esterno dell’architettura. Lungo la galleria aperta si snoda uno dei segni più caratterizzanti, il giardino pensile con alberi d’alto fusto; l’acqua, la luce solare, la ventilazione naturale, assicurano un microclima salubre e confortevole. Un edificio simbolo di quella periferia industriale che aveva divorato le superfici verdi allontanando gli elementi naturali dalla città, ora accoglie al proprio interno luce, acqua, aria, terra.

BRIN 69 - Open House Napoli

 

 

Aedifica: riconversione dell'edificio industriale Brin 69 a Napoli

Al termine, Vi aspetta ancora una visita inedita,bellissima :

                            Castello di Lettere di Castellammare di Stabia.

Castello di Lettere, Napoli: perla della Campania | Viaggiamo.it

Il Castello di Lettere fu edificato dal Ducato Amalfitano nel corso del X secolo per difendere i suoi confini settentrionali ed era parte di una rete di fortificazioni che assicurava agli amalfitani il controllo dei due versanti dei monti Lattari. Il sito, infatti, gode tuttora di una splendida posizione panoramica che permetteva di controllare l’area dal porto di Castellammare fino alla foce del Sarno e tutto il golfo di Napoli, ma anche la Valle del Sarno dominata dal Vesuvio e dai monti di Sarno fino a Pagani.

Fin dalla sua fondazione il castello aveva la forma di un villaggio fortificato con case a più piani, come ci raccontano documenti del 1030 e del 1033. La costruzione della rocca, quella che oggi chiamiamo castello, è probabilmente da collegarsi all’insediamento di un feudatario che la edificò come luogo di residenza all’interno delle mura e simbolo del suo potere. L’edificio ha una forma trapezoidale e conserva quattro torri di cui la più alta con funzione di mastio. All’interno della cinta muraria fu realizzata anche una cattedrale, sede dal 987 di un vescovato. A questo primo edificio fu addossato nel XII secolo il bel campanile decorato con tarsie in tufo grigio e arenaria gialla che formano stelle, croci e losanghe.

Castello di Lettere: nuovo allestimento museale realizzato nel Torrione della Rocca

La Torre del Grano e il Mastio ospitano il Museo del Parco Archeologico del Castello di Lettere, con l’esposizione dei reperti rinvenuti nel corso delle campagne di scavo condotte a partire dal 2007 quali ceramiche, oggetti in bronzo e moltissime ossa animali e la rievocazione dell’assedio del 1500. I reperti esposti illustrano non solo le modalità alimentari e la dieta del villaggio tra il X ed il XVI sec., ma evidenziano anche la rete di commerci mediterranei in cui Lettere era inserita grazie alle rotte gestite dagli amalfitani, con contenitori da trasporto e ceramiche invetriate dall’Africa Settentrionale, dalla Spagna e dalla Sicilia.

Castello Medievale di Lettere (NA) - Napoli Turistica

Rientro in hotel e tempo libero per prepararsi al veglione in hotel.

Il centro storico di Castellammare in questo periodo è  illuminato da centinaia di luminarie.

Consigliamo una passeggiata sul lungomare per ammirare il tramonto con questa bellissima atmosfera.

Castellammare, ecco tutti gli eventi natalizi - Ottopagine.it Napoli

Veglione con musica e balli in hotel.

01 Gennaio -BUON ANNO-Castellammare-Napoli-Castellammare.

Sveglia e colazione con comodo.

                 La leggenda delle scarpe consumate della Madonna Annunziata

                   LA BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA MAGGIORE.

La leggenda delle scarpe consumate della Madonna Annunziata - Voce di Napoli

Uno dei tratti più teneri della Madonna è il suo ruolo di madre. Un ruolo che la avvicina a tante madri che hanno fatto esperienza dell’amore per i propri figli. Questa condivisione dello stesso sentire fa si che il momento dell’Annuncio, nel quale l’Arcangelo Gabriele rivela a Maria che sarà madre del Figlio di Dio, venga vissuto in maniera particolarmente emozionante da tante madri o aspiranti tali.

E non solo dalle madri. Tutti noi ci siamo ritrovati nell’infanzia ad immaginare quel momento: lo splendido angelo che scende lentamente dal cielo, la Madonna che lo accoglie con calma ed umiltà, come se di fronte a lei non vi fosse un prodigio più unico che raro, la voce dell’Arcangelo, la risposta di Maria. A Napoli la devozione per la Santissima Annunziata ha delle ragioni che vanno oltre questo semplice immaginario.

La Madonna dell'Annunziata e le scarpine consumate - Il Punto Quotidiano

                                           LA REAL CASA DELL’ANNUNZIATA

Ragioni molto concrete, riassunte in una frase ed in secoli di storia: “A Santa Annunziata, tutto ‘o popolo è saziàt”. Il detto popolare si riferisce all’iniziativa oggi commemorata ogni 25 di marzo, ma intrapresa nel 1304 da due giovani fratelli napoletani, Nicolò e Jacopo Scondito, quando i due provarono ad arginare il dilagante fenomeno dell’abbandono di minori.

Successivamente si occupò dell’iniziativa la Congregazione della Santissima Annunziata, finché Roberto d’Angiò, sollecitato da sua moglie la regina Sancia di Majorca, non le riconobbe un valore giuridico preciso, rinominandola Real Casa dell’Annunziata di Napoli. Soprattutto in seguito al riconoscimento statale ufficiale, la Congrega necessitava di sedi ufficiali.

                  LA BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA MAGGIORE

Gli Angioini non perdettero tempo, e la sede più importante fu costruita a Napoli: si trattava della chiesa di Sant’Annunziata, in Via dell’Annunziata 34. Passata attraverso incendi e bombardamenti, giunge ai giorni nostri in perfette condizioni grazie ai numerosi restauri, e regala gioie per gli occhi quali Cappella del Tesoro e Cappella Carafa, una scultura in legno del 1300 (la Madonna dei Repentiti, altrimenti detta “Mamma Chiatta”.)

Le scarpe consumate della Madonna - Libero Ricercatore

Più che le meraviglie artistiche, però, ha contribuito alla notorietà della chiesa la cosiddetta “Ruota degli Esposti”. In questa specie di ruota di legno orizzontale venivano adagiati i neonati da parte di chi non aveva intenzione o possibilità di tenerli. I registri del convento non segnano nomi (per forza di cose, sconosciuti), ma caratteristiche: morfologia, peculiarità fisiche, eventuali oggetti, tutto quanto potesse essere utile ad un futuro riconoscimento del neonato da parte della famiglia.

I neonati affidati alle cure delle suore dell’Annunziata venivano chiamati Figli della Madonna, Figli d’a Nunziata, o semplicemente “Esposti”, da cui “Esposito”, che nel tempo è diventato uno dei cognomi più diffusi a Napoli (e questo la dice lunga sulla portata del fenomeno legato all’abbandono di minori, protrattosi per secoli).

Se i fratelli Scondito provarono a far qualcosa di caritatevole per aiutare i bambini abbandonati, chi usò tutt’altre maniere fu Gioacchino Murat, avviando quel processo che portò alla chiusura della Ruota degli Esposti nel 1875. Le madri napoletane intenzionate a non allevare i propri figli, spesso per indigenza estrema, non cambiarono però le proprie abitudini: cominciarono a lasciare neonati sulle scale della Chiesa, anziché nella ruota.

                       LE SCARPE CONSUMATE DELL’ANNUNZIATA

La fiducia nelle suore che operavano all’interno della Basilica dell’Annunziata, ereditata dalla fiducia nell’aiuto della Madonna, è testimoniata dal calore con cui viene percepita la festa dell’Annunciazione a Napoli, il 25 Marzo, e da una credenza molto particolare. Si dice che di notte la statua della Madonna presente nella Basilica dell’Annunziata si aggiri tra le vie della città per portare sostegno e conforto ai meno fortunati, soprattutto bambini.

L’instancabile opera di bene le procura però un problema: le suole delle sue scarpe si consumano. Si può e si deve credere questa sia solo una leggenda. Ma le suole delle scarpe risultano effettivamente consumate, man mano che trascorrono i mesi. Una volta all’anno, quindi, le scarpe della Madonna vengono sostituite con scarpe nuove.

E le vecchie? Vengono donate a genitori che hanno figli malati gravemente, per fornire un aiuto ed una speranza in più. Le scarpe dell’Annunziata, per quanto logore, continuano incessantemente il loro cammino, anche se ufficialmente dismesse. Come continua incessante la devozione di chi crede profondamente nella Madonna dell’Annunziata a Napoli, affidandole i propri figli.

“Per le donne del quartiere “La Madonna va a visitare tutti i suoi figli“ e quelle scarpine consumate vengono curate e considerate come una reliquia, anche se la Chiesa non riconosce il fatto. Vengono affidate a chi ha bisogno di una grazia: c’è chi le infila sotto al cuscino del figlio malato o chi le chiede per il proprio caro in fin di vita.

Suor Maura racconta che ancora oggi la Madonnina vegli sui bimbi dell’Annunziata. “Un giorno un medico in servizio di notte ha sentito una voce chiamare il suo nome. Quella voce lo ha trascinato davanti alla culla di un neonato, poi è sparita. Quel bimbo stava soffocando, la Madonna l’ha salvato. La Madonna che consuma le scarpe, quella notte vegliava su uno dei suoi figli“.

Pranzo/brunch.

Si prosegue con la visita della :

Chiesa Di San Giovanni A Carbonara E I Suoi Misteri

La trecentesca chiesa di San Giovanni a Carbonara si trova nell’omonima strada a Via Carbonara 4, è di origine trecentesca ed è tra quella più ricca di opere d’arte della città e senza alcun dubbio una delle più belle chiese della città di Napoli.

La Via Carbonara si chiamava così perché era in origine una discarica a cielo aperto per i residui della combustione del legno, del carbone appunto e tutta la cenere veniva stipata lungo questa strada.

Questa zona era anche luogo di incontro e scontro con cruenti duelli tra cavalieri descritti anche dal Petrarca che assistette sgomento ad alcuni di essi.La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1339 grazie alle donazioni del patrizio napoletano Gualtiero Galeota durante il regno di Ladislao di Durazzo, nel luogo dove sorgeva un piccolo convento di agostiniani.

Chiesa di San Giovanni a Carbonara e i suoi misteri - Napoli misteriosa

L’ampliamento del quattrocento portò alla costruzione di un nuovo chiostro e la chiesa fu abbellita con marmi pregiati.E’ un monumento architettonicamente molto importante perché è un elemento di transizione tra l’arte gotica e l’arte rinascimentale.

Uno degli elementi più pregiati il magnifico mausoleo di Ladislao che Giovanna II regina di Napoli volle dedicare al proprio fratello Re Ladislao, prematuramente morto all’età di 37 anni.

Molto bella è anche la rinascimentale cappella Caracciolo del Sole, accessibile passando sotto al monumento funebre di re Ladislao nella quale è sepolto Sergianni Caracciolo.

 

Da visitare anche la Cappella Recco, che ospita un presepe del 1400, inizialmente fornito di 45 pastori originali dell’epoca.

Merita sicuramente una attenta osservazione anche la Crocifissione del Vasari che è possibile ammirare nel presbiterio della chiesa accanto alla tomba di Ladislao.

             I misteri di San Giovanni a Carbonara

I primi misteri della chiesa di San Giovanni a Carbonara risiedono innanzitutto nei due personaggi che vi sono sepolti.

Il fratello della regina Ladislao, che fu assassinato con un veleno su parti intime di una fanciulla che desiderava possedere, ma soprattutto Sergianni Caracciolo, un maniscalco anch’egli assassinato che era ritenuto amante della regina.

La chiesa di San Giovanni a Carbonara è intrisa di massoneria, di simboli misteriosi ed esoterici che si celano tra i suoi monumenti, i suoi marmi ed i suoi pavimenti.

Innanzitutto è orientata est ovest verso il sole nascente e verso Gerusalemme, cosa insolita e chiaramente di derivazione massonica di cui ci sono diverse tracce nella chiesa.

Ad esempio su un monumento funebre nella cappella di Somma ci sono molte simbologie che si rifanno al mondo esoterico come immagini di satiri, figure demoniache che un tempo era impensabile poterli imprimere su elementi funerari.

Chiesa di San Giovanni a Carbonara: storia e informazioni - Napoliving

Sul tetto c’è un occhio onniveggente racchiuso in un triangolo che è un simbolo massone che indica i tre princìpi morali: lealtà uguaglianza e fraternità.

Napoli, riaperta la splendida Chiesa di San Giovanni a Carbonara dall'11 novembre 2022 - Campania For You

Sull’altare Miroballo invece sono simboleggiate delle pigne che si rifanno al culto egizio, il non ti scordar di me e l’aquila che è il massimo simbolo della perfezione tutti simboli massoni presenti anche sul dollaro americano voluti dal presidente Roosevelt e dal ministro dell’agricoltura Henry Agard Wallace entrambi massoni.

Nella cappella Caracciolo del Sole il pavimento ottagonale con tanti ottagoni che si intersecano tra di loro vanno a formare il simbolo dell’infinito, simbolo matematico che rappresenta due universi che si succedono tra loro eternamente.

סלח לי שופר חלזון ים la cappella caracciolo del sole a san giovanni a carbonara תבלוט פרידה שבריר

Questo simbolo richiama quello dei nodi d’amore presenti in tutti i templi massonici.

Inoltre nella Cappella Caracciolo del Sole è visibile anche un’incisione che riporta le parole: “antico ed accettato”. Questi erano i termini del rito scozzese iniziatico con cui venivano accolti nuovi adepti nelle logge massoniche per ottenere il primo grado di Apprendista Libero Muratore.

Alla scoperta di Napoli: San Giovanni a Carbonara -

Se ne desume che questa cappella veniva utilizzata, probabilmente nel diciottesimo secolo, come sede di riunione per facoltosi massoni napoletani in calzamaglia.

Tempo libero per passeggiare a Spaccanapoli ,San -Gregorio Armeno la strada dei presepi ecc.ecc.Cena e pernottamento in hotel.

02 Gennaio -Castellammare-Abbazia Sant’Angelo in Formis-Pietravairano-Roma

Dopo la prima colazione e aver rilasciato le camere,si parte in direzione Roma,ma prima abbiamo 2 visite di una bellezza,e interesse,incredibili.

              Campania: a Capua l’Abbazia con la Bibbia illustrata

E’ uno dei più bei monumenti del Medioevo campano e possiede un ciclo di dipinti tra i più ricchi della pittura romanica: ecco l’Abbazia di Sant’Angelo in Formis

ABBAZIA DI SANT'ANGELO IN FORMIS | I Luoghi del Cuore - FAI

Lo straordinario , però, lo si avverte quando si varca la soglia e si viene totalmente investiti dall’azzurro lapislazzulo che colora le pareti e dal variopinto splendore dell’ambiente interno.  Sappiamo sicuro che gli affreschi sono datati tra il 1072 e il 1087, anno di morte di Desiderio, ritratto insieme al Cristo in trono nell’iconica decorazione absidale. Ad ammantare di mistero i più importanti affreschi romanici del Sud Italia è soprattutto la circostanza per cui, ancora oggi, non si hanno molte conoscenze sugli autori del ciclo pittorico, che ricorda quello realizzato a Montecassino da maestri bizantini.Il priore cassinese, Desiderio, grande appassionato di cultura antica, nel richiamare questi “artigiani” avviò una fioritura artistica che coinvolse anche l’architettura, la scultura, la miniatura e naturalmente la pittura del tempo. Alcuni studiosi parlano di pittori che unirono a un’educazione artistica bizantina motivi occidentali; un’altra, la più accreditata, di maestranze locali liberamente ispirate dalle forme bizantine che hanno riprodotto con contrasti cromatici, espressività e movimento più forti.

Grazie al lavoro e all’abilità di questi artisti sconosciuti, oggi possiamo ammirare un immenso Giudizio Universale riprodotto sulla controfacciata mentre, sulle pareti, si possono osservare episodi salienti della vita di Cristo che accompagnano, come in un fumetto, i tradizionali riti processuali. Tra le a rcate, inoltre, figure d i antichi profeti reggono cartigli i cui versetti rimandano a Cristo, così da sottolineare il forte legame tra Vecchio e Nuovo Testamento, già noto nelle prime forme di arte cristiana e qui riprodotto in uno stile vicinissimo a quello orientale.

Dedicata a San Michele Arcangelo, la basilica benedettina sorge lungo il declivio occidentale del monte Tifata. Fu edificata nel X secolo sui ruderi del tempio dedicato a Diana Tifatina, di cui ripercorre il perimentro con l’aggiunta delle absidi al termine delle navate. Di quest’ultimo sono stati reimpiegati, nella ricostruzione della basilica del 1072 voluta dall’abate Desiderio di Montecassino (il futuro papa Vittore III), capitelli corinzi, colonne e la pavimentazione. La facciata è preceduta da un ampio porticato a cinque arcate ogivali di cui la centrale, più ampia, è realizzata con materiali marmorei di reimpiego. Il campanile ha un basamento in blocchi di pietra calcarea e bifore al secondo livello. La chiesa è a pianta basilicale, senza transetto, con tre navate absidate. Anche le colonne che dividono le navate sono di reimpiego. Le pareti risultano completamente affrescate con episodi dall’Antico e Nuovo Testamento attribuibili al periodo di ricostruzione della chiesa voluta dall’abate Desiderio, come testimoniano il suo ritratto nell’abside con il nimbo quadrato (utilizzato per distinguere i personaggi viventi) mentre offre a Cristo il modello della chiesa nonché l’epigrafe sul portale d’ingresso.

Affresco dell'Ultima Cena

La decorazione interna della Basilica di Sant’Angelo in Formis è di notevole rilievo. La sua pavimentazione è molto antica, identificata come parte di quella che decorava il tempio di Diana Tifatina. Altre decorazioni a mosaico sono state recuperate in loco nel corso del tempo e oggi sono conservate presso il Museo Campano. Gli affreschi che caratterizzano la decorazione muraria della basilica sono stati scoperti nel 1868 e ne fanno uno dei monumenti più significativi del Medioevo italiano. Essi testimoniano il ruolo che i centri legati all’Abbazia di Montecassino svolsero nel territorio nell’XI secolo come centro di mediazione tra la cultura orientale e quella occidentale.

Di grande interesse è il ciclo di affreschi che abbellisce l’interno dell’edificio. L’attenzione del visitatore è immediatamente catturata dal Cristo Pantocratore che giganteggia nel catino absidale, circondato dai simboli dei quattro Evangelisti. Nella fascia inferiore sono, invece, rappresentati i tre Arcangeli (nell’ordine: Gabriele, Michele e Raffaele), affiancati dall’abate Desiderio a sinistra (raffigurato con il modello della chiesa tra le mani), e da San benedetto a destra. Anche nell’abside destra l’affresco è diviso in due fasce sovrapposte: in quella superiore vi è raffigurata la Vergine col Bambino fiancheggiata da due angeli ai quali si aggiungono, nella fascia inferiore, sei santi.

Lungo la parete di sinistra si possono trovare molte tracce, tra l’altro ben conservate, di un ciclo di affreschi rappresentante episodi del Vecchio Testamento. Sulle pareti laterali della navata centrale sono raffigurati episodi del Nuovo Testamento. Sulla base del tradizionale e logico presupposto di un inizio dei lavori di costruzione della chiesa, avvenuto nella zona presbiteriale intorno al 1072, poiché gli affreschi venivano eseguiti dopo l’innalzamento delle murature, è possibile ritenere che la loro stesura sia stata avviata poco dopo la fondazione dell’edificio nella zona absidale, per poi estendersi alle pareti perimetrali, alla controfacciata, e a quelle interne del cleristorio. Gli affreschi, che ornano l’interno della basilica, furono probabilmente realizzati da alcune botteghe locali, che operarono ispirandosi a modelli bizantini. Va infatti osservato come l’uso di schemi bizantini, evidenziato dalla suddivisione dell’intero ciclo pittorico in pannelli mediante colonnine dipinte, e dalla disposizione delle figure all’interno dei singoli riquadri (si noti, ad esempio, la scena della Crocifissione), sia attenuato da un primo, seppur timido, tentativo di caratterizzazione delle figure, reso evidente dal rosso che colora le guance dei personaggi, e dalle rughe che, con tratti fortemente marcati, ne segnano i volti. Simili caratteristiche si ritrovano anche nel grande affresco della controfacciata, che raffigura il Giudizio Universale, e che ricalca lo schema iconografico bizantino, particolarmente diffuso in quel periodo; infatti, anche in questo caso le scene si suddividono in fasce sovrapposte. In alto, tra le finestre, sono raffigurati i quattro angeli con le trombe del Giudizio; nella fascia centrale vi è rappresentato Cristo Giudice con la mandorla apocalittica, tra gli Apostoli seduti sui troni; più in basso i Beati, ed infine i Dannati. Si deduce, pertanto, basandosi sul dogma dell’Incarnazione, questo ciclo di affreschi tende ad evidenziare il piano provvidenziale di Dio per la redenzione finale e la salvezza eterna dell’umanità, attuato mediante il sacrificio di Cristo, suo figlio.

Bisanzio: L'abbazia di sant'Angelo in Formis

L’edificio appare espressamente menzionato, per la prima volta, in un documento della prima metà del X secolo, con cui il vescovo di Capua, Pietro I, concesse ai monaci dell’abbazia di Montecassino, la chiesa di San Michele Arcangelo, prima detta ad arcum Diana e nei documenti coevi, poi, in quelli successivi, ad Formas, e, infine, Informis, o in Formis.

DOSSIER: Affreschi di Sant'Angelo in Formis

L’edificio è a tre navate, con quella centrale larga il doppio delle laterali, e segue il modello architettonico benedettino – cassinese con l’abside centrale più larga e più alta delle laterali; tuttavia, rispetto alla planimetria della basilica di San Benedetto a Montecassino, ricostruita dall’abate Desiderio tra il 1066 e il 1071, questa chiesa è priva di transetto.

Come si è prima detto, molti pezzi che compongono la scultura architettonica dell’edificio risalgono all’età classica, e gli unici elementi realizzati appositamente per questa chiesa sono il portale e i capitelli situati accanto all’abside centrale. Si tratta essenzialmente di capitelli corinzi caratterizzati da un fogliame piatto e bidimensionale.

L’architrave reca incisa l’iscrizione che rievoca Desiderio come fondatore della basilica. Il testo è il seguente: “CONSCENDES CELUM, SI TE COGNOVERIS IPSUM/ UT DESIDERIUS QUI SANCTO FLAMINE PLENUS/ COMPLENDO LEGEM DEITATI CONDIDIT EDEM/ UT CAPIAT FRUCTUM QUI FINEM NESCIAT ULLUM” ( CELUM e EDEM non sono errori di trascrizione). La traduzione dovrebbe essere, pressappoco, la seguente: “ Salirai al cielo, se conoscerai te stesso, come Desiderio che, pieno di Spirito Santo, adempiendo alla legge, edificò il tempio a Dio, affinché colga il frutto che non conosce fine”.

Abbazia di Sant'Angelo in Formis - Secret World

Questo borgo è famoso, inoltre, per la sua bellissima Basilica Benedettina situata nella parte più antica del borgo. Sorta sui resti del tempio di Diana, non si hanno date certe sulla sua edificazione anche se interessanti testimonianze sull’edificio sacro sono risalenti al 925 d.C.

Dopo aver ammirato questo piccolo gioiello nascosto,ci aspetta ancora una visita ancora più sorprendente :

Al termine di queste visite,pranzo di saluti a base di prodotti tipici locali.

Arrivo a Roma e fine dei servizi.

La quota comprende: 

Bus Gt. per tutta la durata del tour.

3 notti in Hotel 4**** S camera standard,in trattamento di mezza pensione bevande incluse.

Cenone e veglione in hotel bevande incluse.

Visite guidate con guida autorizzata Regione Campania

2 pranzi del 1 e 2 gennaio 2024 bevande incluse

1 aperitivo del 31 dicembre

Visite  ESCLUSIVE DEI VIAGGI DI GIORGIO

Assicurazione medica e bagaglio e ANNULLAMENTO AL VIAGGIO

Assicurazione Covid19

Tombola “scostumata della vajassa” con attori

Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio

Auricolari per la durata del tour

Iva  di legge.

 

La quota non comprende:

Eventuale tassa di soggiorno da pagare in hotel

Eventuali ingressi ai siti e musei e monumenti indicati in programma(al momento solo 5.00 euro Castello di Lettere)

Pasti e visite non indicate in programma.

Mance per camerieri autisti e guide,facchini.

Tutto quanto non espressamente previsto nella ” comprende”




Capodanno a Ravenna: I SUOI TESORI UNESCO,(BEN 8)…I DINTORNI

Sono previsti voli e treni da tutta Italia

1° Giorno – Roma – Bertinoro – Ravenna

Ritrovo dei partecipanti in luogo e orario da stabilire e partenza in bus privato,destinazione il borgo di Bertinoro.Pranzo libero lungo la strada.

Sono principalmente due le storie che si tramandano riguardo all’origine del nome di Bertinoro. La prima racconta che Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, assaggiato un vino servito in un’umile coppa di terracotta, disse: “Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro”. Da qui il nome della città. La seconda teoria, fa derivare il nome “Bertinoro” dal genitivo dei frati britannici che anticamente soggiornarono qui, britannorum, poi modificatosi nelle varie trascrizioni.

Risultati immagini per foto bertinoro

Percorrendo le vie acciottolate del borgo di Bertinoro, fra palazzi storici, chiese, abitazioni e i sentieri che costeggiano i resti dell’antica cinta muraria, si respira un’atmosfera di stampo medievale. Il cuore medievale di Bertinoro si identifica con Palazzo Ordelaffi, antico palazzo municipale risalente al 1306, il quale custodisce due importanti sale: la Sala del Popolo, utilizzata per le riunioni cittadine, e la Sala della Fama, meglio conosciuta come Sala Quadri perché al suo interno si conserva il ciclo delle tele dedicato alla storia di Bertinoro, opera del pittore Antonio Zambianchi.Situata in Piazza della Libertà è la Torre dell’Orologio che, in passato, grazie alla sua notevole altezza, fungeva da faro per i naviganti. La cattedrale, dedicata a Santa Caterina di Alessandria patrona del borgo, è situata sempre nella piazza principale, e fu edificata alla fine del sec. XVI e ultimata nel 1601.Da non perdere è inoltre la Rocca: costruita prima dell’anno Mille, nel 1302 ospitò persino Dante Alighieri, come ricorda Carducci nella sua ode “La Chiesa di Polenta”. Dal 1994 è sede del Centro Residenziale Universitario di Alta formazione e Ricerca di Bertinoro e dal 2010 è sede anche del Museo Interreligioso, dedicato a studi, ricerche e opere d’arte sulle tre grandi religioni monoteiste.Nel cuore del paese risiede uno dei principali monumenti, la Colonna delle Anella, nota anche come colonna dell’ospitalità. Fu fatta costruire per volontà di Guido del Duca e Arrigo Mainardi, per porre fine ai continui scontri tra le famiglie nobili del luogo. La colonna aveva 12 anelli, ad ognuno corrispondeva una famiglia: quando un pellegrino giungeva a Bertinoro e legava il suo bastone o la sua cavalcatura ad uno degli anelli, veniva ospitato dalla famiglia che esso rappresentava.

Faremo una sosta per degustare il vino romagnolo e prodotti tipici del territorio.

Ravenna: come raggiungere - Sitabus.it

In serata arrivo a Ravenna, sistemazione in hotel cena e pernottamento.

2° Giorno:  Ravenna

Ravenna, carica di secoli, pesante vascello arenato nelle sabbie dell’Adriatico con il suo carico di Bisanzio”…
M. Barrès

 

Living Ravenna:

Dopo aver consumato la prima colazione in hotel,incontro con la guida e inizio della visite,dei siti Patrimonio Unesco di Ravenna e non solo.

La Basilica di San Vitale, fondata da Giuliano Argentario su ordine del vescovo Ecclesio, fu poi consacrata dall’arcivescovo Massimiano nel 548; oggi è nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Penso sia il monumento che meglio esprime il concetto che volevo trasmettervi all’inizio di questa presentazione. Essa si trova in un complesso circondato da un bellissimo prato verde, dove regna la pace e la tranquillità; all’esterno è semplice e spoglia, ma quando arrivi all’interno beh… mancano veramente le parole.

La Basilica si divide in due parti, che insieme creano un connubio perfetto: una dipinta con un affresco meraviglioso, l’altra con una serie di mosaici fenomenali.

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Per capirne la bellezza bisogna vederla con i proprio occhi, è impossibile da spiegare. Io mi sono divertito a scattare mille foto in tutte le angolazioni e poi ho deciso di ammirarla un po’ senza l’obbiettivo. Caspita Basilica di San Vitale, quanto sei bella.

Il Mausoleo di Galla Placidia è stato commissionato dall’imperatrice nel V secolo, ma non venne mai utilizzato in quanto venne sepolta a Roma. All’esterno il monumento, inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ha un aspetto veramente modesto, ma entrando si viene catapultati in un’altra dimensione

L’ambiente è suggestivo, si è circondati da uno splendido mosaico rappresentante un cielo stellato e le piccole finestre presenti fanno sì che entri una luce giusta per rendere l’atmosfera davvero speciale.

 

Mosaico di Notte 2021 - Ravenna Turismo

 

Si può rimanere al suo interno solo pochi minuti, in quanto è molto piccolo e non possono entrare più di un certo numero di persone. Io sono rimasto con il naso all’insù per tutta la durata della visita, quei mosaici sono come magneti che ti attraggono gli occhi e non riesci più ad andare via.

Cosa vedere e fare a Ravenna: guida alternativa alla città dei mosaici

Il Battistero Neoniano (o degli Ortodossi), Patrimonio Mondiale dell’Unesco,  fu voluto dal vescovo Urso nel V secolo, ma prese il nome dal suo successore, il vescovo Neone, che ne fece decorare gli interni con splendidi mosaici.

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Al centro vi è raffigurato il battesimo di Cristo, immerso nelle acque del fiume Giordano; tutt’intorno, invece, sono state rappresentate le figure dei dodici apostoli.

Aperitivo in location esclusiva.

La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, così chiamata per distinguerla da quella di Sant’Apollinare Vecio, è stata eretta nel 505 per volere del re goto Teodorico ed era originariamente dedicata al culto ariano. Nel 1996 è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dall’Unesco.Le pareti nella navata centrale sono completamente decorate con mosaici, il cui colore dominante è l’oro; nella parte superiore si trova il più antico ciclo musivo dedicato al Nuovo Testamento ancora esistente ai nostri giorni. In una delle raffigurazioni presenti all’interno della Basilica è rappresentato il Porto di Classe, che a quel tempo era il più grande dell’Adriatico.

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La Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è stata definita il più grande esempio di basilica paleocristiana: costruita nel VI secolo e consacrata dall’arcivescovo Massimiano, fu dedicata al primo vescovo di Ravenna, Sant’Apollinare. Essa è collocata in una grande area verde, dalla quale può essere ammirata in tutta la sua imponenza.

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Battistero degli Ariani, fu fatto costruire all’epoca del re OstrogotoTeodrico a partire dalla fine del V secolo, terminato poco dopo, nella prima metà del VI sec. Era il battistero della antica cattedrale ariana oggi denominata Chiesa del Santo Spirito.

Il Battistero è inserito, dal 1996 nella lista dei siti italiani patrimonio dell’umanità dall’ UNESCO.

Rientro in hotel  e tempo per il riposo per prepararsi al cenone.

3° Giorno: BUON ANNO !!Ravenna

Dopo la prima colazione in hotel, ecco una visita che vi lascera’ a bocca aperta:

DOMUS dei TAPPETI di PIETRA

La Domus dei Tappeti di Pietra, riportata alla luce nel 1993 in maniera del tutto fortuita durante alcuni lavori in Via d’Azeglio, è uno dei più importanti siti archeologici italiani scoperti negli ultimi decenni; all’epoca emerse un intero complesso di strutture edilizie di età romana e bizantina, ma il più interessante risultò essere un palazzetto composto da quattordici stanze e tre cortili, in quanto i suoi pavimenti erano decorati con mosaici e tarsia di marmo.

Alberto Angela ne ha parlato durante la sua trasmissione Passaggio a Nord Ovest,e cosi ho deciso di inserire questo secondo giorno di visita a Ravenna.
Per accedervi, è necessario attraversare la piccola ma deliziosa chiesa di S.Eufemia costruita su progetto dell’architetto Giovanfrancesco Buonamici, in uno stile tardo barocco, nel XVIII secolo. Secondo la tradizione la chiesa attuale sarebbe sorta su una chiesa molto più antica, costruita tra il V e il VI secolo ed intitolata, appunto a S.Eufemia, la quale a sua volta era una ricostruzione di un altro luogo di culto cristiano risalente al II-III secolo d.C e considerato il più antico di Ravenna e dell’Emilia. All’interno della chiesa, sono tutt’ora conservate le reliquie delle sante martiri Eufemia e Agata, insieme ad opere pittoriche settecentesche.
Durante le fasi di scavo, sono stati identificati diversi periodi, tuttavia, si è deciso di musealizzare la fase di epoca teodoriciana-bizantina, del VI secolo, in quanto considerata di grande interesse tipologico. Il palazzetto doveva essere costituito da una parte di ambienti di rappresentanza e da un settore che doveva corrispondere all’abitazione privata del proprietario; i mosaici, sono policromi e, nella maggior parte degli ambienti, decorati con motivi geometrici; fanno parte di questo settore anche un  ninfeo con vasche e una fontana monumentale.
Di particolare interesse sono due mosaici, di epoche differenti, che rappresentano la “Danza dei Geni delle Stagioni” del VI secolo e perciò coevo alla domus, e un mosaico che rappresenta il “Buon Pastore” riferibile, invece al IV d.C.Entrambi i mosaici, hanno suscitato problemi in merito all’iconografia, non ancora del tutto risolti.
Se il tema del Buon Pastore viene affrontato, infatti, anche nel famoso mosaico del Mausoleo di Galla Placidia, il tema, invece della Danza delle Stagioni, resta ancora un tema difficile da comprendere, soprattutto, nel caso ravennate sia per la recondita simbologia dei personaggi ivi rappresentati, che per lo stile che non coincide con la tipica astrazione bizantina, ma che risponde ancora a criteri stilistici precedenti, confermati dall’animazione della scena, e dal “naturalismo” generale della scena.

Si prosegue la visita guidata.

La Basilica di San Francesco venne costruita intorno al 450 per volere del vescovo Neone e intitolata agli apostoli Pietro e Paolo. Nella seconda metà del XI secolo tale edificio venne demolito e, sullo stesso terreno, venne eretta una nuova chiesa; nel 1261 essa passò all’ordine francescano e venne dedicata a San Francesco d’Assisi.

Ravenna: cosa vedere e come arrivare da Bologna | Trainline

 

In questa Basilica nel 1321 furono celebrate le esequie di Dante Alighieri, le quali spoglie oggi riposano nella Tomba adiacente.La Tomba di Dante fu costruita tra il 1780 e il 1782 per volontà del cardinal legato Luigi Valenti Gonzaga e su progetto dell’architetto ravennate Camillo Morigia, secondo i contemporanei dettami neoclassici, nell’intento di restituire nobiltà e decoro alla sepoltura dantesca, fino ad allora ospitata all’interno di una semplice cappellina, più volte ristrutturata nel corso dei secoli. Le spoglie del poeta, dopo essere state a lungo nascoste dai frati francescani, per essere sottratte ai Fiorentini che le avevano richieste, furono rinvenute nel 1865 e da quel momento riposano nella Tomba.L’interno fu rivestito di marmi policromi per il Centenario dantesco del 1921: sulla parete di fronte all’entrata è collocato il bel bassorilievo con il ritratto di Dante, scolpito da Pietro Lombardo nel 1483; ai piedi dell’arca sepolcrale è posta una ghirlanda in bronzo e argento offerta nel 1921 dall’esercito vittorioso nella Prima Guerra Mondiale e sul lato destro si trova la raffinata ampolla realizzata da Giovanni Mayer e donata dalle città giuliano-dalmate nel 1908.

Il vero motivo per cui ho deciso di inserire la chiesa nell’itinerario è il fatto che al suo interno nasconde un bellissimo segreto, nonostante il suo aspetto apparentemente modesto. Al di sotto del presbiterio, raggiungibile tramite una doppia rampa di scale, si trova una splendida finestrella, la quale offre una favolosa vista sulla cripta, posta sotto il livello del mare e perciò piena d’acqua. Immagina una stanza con i pavimenti decorati da straordinari mosaici, ricoperti da uno strato di acqua nel quale nuotano dei pesciolini rossi. Davvero molto suggestivo.

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Pranzo in corso di escursione.

Mausoleo di Teodorico.Fatto costruire dallo stesso Teodorico nel 520 d.C. come propria sepoltura, il Mausoleo, interamente realizzato in blocchi di pietra d’Istria, si articola in due ordini sovrapposti, entrambi decagonali.Al di sopra del mausoleo si innalza una grande cupola monolitica, coronata da dodici anse recanti i nomi di otto Apostoli e di quattro Evangelisti. Le sue misure sono sorprendenti: 10,76 m di diametro e 3,09 m di altezza. Il peso, secondo calcoli recenti, raggiunge le 230 tonnellate.Da una nicchia si accede all’ordine inferiore la cui destinazione, si presume, fosse quella di una cappella, a pianta cruciforme, usata in origine per servizi liturgici. Al vano superiore si accede attraverso una piccola scala esterna. Qui è collocata una vasca di porfido in cui si presume fosse stato sepolto lo stesso Teodorico, le cui spoglie furono rimosse durante il dominio bizantino, a seguito dell’editto di Giustiniano del 561, quando il mausoleo fu trasformato in oratorio e consacrato al culto ortodosso.

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La Cappella Arcivescovile o di Sant’Andrea costituisce l’unico esempio di cappella arcivescovile paleocristiana giunta integra sino a noi. Fu costruita da Pietro II (494-519) come oratorio privato dei vescovi cattolici durante il regno di Teoderico, quando il culto dominante era quello ariano. Dedicata originariamente a Cristo, fu in seguito intitolata a Sant’Andrea, le cui reliquie erano state trasportate da Costantinopoli a Ravenna attorno alla metà del VI secolo.

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La cappella è costituita da un vano a pianta cruciforme preceduto da un piccolo vestibolo rettangolare, ricoperto da volta a botte e interamente rivestito in marmo nella parte inferiore e a mosaico in quella superiore. L’iconografia è di grande interesse: tutto il programma decorativo, difatti, tende a glorificare la figura del Cristo, in un’interpretazione chiaramente anti-ariana. La presenza del Salvatore in veste di guerriero, il suo monogramma e il suo volto dominano infatti in vari punti della cappella e le immagini dei Martiri, degli Apostoli e degli Evangelisti concorrono anch’essi a sottolineare questo concetto di glorificazione, come chiara affermazione dell’ortodossia cattolica.

Al termine delle visite, tempo libero per passeggiare nel centro storico di Ravenna,

Rientro in Hotel cena e pernottamento.

4° Giorno: Ravenna – Longiano – Roma o altre città

Dopo la prima colazione, rilascio delle camere e partenza per la visita di Longiano.

Longiano, o come scrivevano gli antichi, Lonzano, terra delle più copiose, è situato fra Cesena e Rimini, sopra assai delizioso colle. Chiunque, per poco sia pratico di questi luoghi, può rilevare e la salubrità dell’aria e l’amenità del sito ov’è collocato”…  [estratto da un antico testo di storia locale]

Il Comune di Longiano, in Provincia di Forlì-Cesena, è stato insignito nel 1992 dalla Comunità Europea e dalla rivista Airone del riconoscimento di “villaggio ideale” e, nel 2015, della bandiera arancione, ambito riconoscimento riservato  dal Touring Club Italiano ai borghi e ai Comuni che si distinguono per la qualità del vivere, dell’accoglienza e dell’offerta culturale.

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La visita al borgo di Longiano ha inizio con il Museo di Arte Sacra, allestito nella chiesa settecentesca di S. Giuseppe Nuovo, piccolo gioiello dell’arte tardo-barocca che custodisce opere provenienti dagli edifici sacri longianesi, pezzi di arredo sacro ed alcune interessanti opere dello scultore contemporaneo di fama nazionale Ilario Fioravanti.

Altro importante luogo della fede a Longiano è il Santuario del S.S. Crocifisso, che custodisce un crocifisso di scuola giuntesca della fine del Duecento, ritenuto miracoloso.

La passeggiata guidata prosegue, attraverso il rifugio bellico sotterraneo – memoria storica che ci ricorda del passaggio del fronte in Romagna durante la II Guerra mondiale – fino al Castello malatestiano, posto in magnifica posizione panoramica.

Il fiore all’occhiello di questa giornata ricca di emozioni ,è senza dubbio la visita alla Collezione Balestra.
Il castello ospita oggi la Collezione Tito Balestra, esposizione permanente dell’arte  grafica e pittorica del Novecento italiano con le sue oltre 2000 opere di artisti che hanno dominato il panorama artistico prima dell’avvento della Pop Art e dell’arte informale americana. Tra i pezzi esposti, il corpus più imponente è rappresentato dalla collezione di opere di Mino Maccari, intellettuale tra i più prolifici del secolo scorso. Inoltre si possono ammirare opere di Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Tono Zancanaro, Renzo Vespignani, Francisco Goya, Henri Matisse, ed altri…  

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La nascita della raccolta si deve principalmente agli intensi rapporti di scambio e di amicizia intercorsi fra Tito e l’universo artistico-culturale del secondo Dopoguerra. Collezionista del tutto particolare, guidato da una passione e una sensibilità uniche, ben lontane dalle mode, dall’opportunismo e dalle logiche prettamente economiche del mercato, nelle proprie scelte Tito Balestra non veniva influenzato da null’altro che non fosse il proprio spirito ed il proprio gusto, che lo portavano, attraverso il collezionare, ad integrare visivamente la propria poetica. Un vero amatore in grado di raccogliere intorno a sé quelle testimonianze dell’arte spesso destinate a dissolversi poco dopo essere nate: molti sono infatti gli schizzi, i ripensamenti, gli scarti di una produzione d’artista che Balestra recuperava e custodiva gelosamente, riconoscendo in essi quel valore aggiunto che lo stesso autore negava loro. Altre opere sono entrate a far parte della raccolta attraverso regali, baratti e scambi, meno frequentemente acquisti veri e propri, segnale questo di come la collezione si alimentasse ad ogni incontro, e rappresenti ora come allora, un percorso di vita, costellato di amicizie e passioni. Spettatore certo, ma anche protagonista di una grande stagione, quella romana che copre gli anni dal 1946 al 1976, corpus principale della collezione, alla quale si aggiungono come perle le preziose opere di autori stranieri.

Da vedere anche il piccolissimo Teatro Errico Petrella: risalente al 1870,  con i suoi 200 posti a sedere rappresenta, dal 1986, anno della sua riapertura dopo un significativo intervento di restauro, un palcoscenico ambito dai grandi artisti italiani che lo scelgono come luogo per le proprie anteprime nazionali.

Da non perdere il piccolo Museo Italiano della Ghisa fondato dai F.lli Neri: allestito all’interno degli spazi settecenteschi della chiesetta sconsacrata di Santa Maria delle Lacrime, è unico nel suo genere e rappresenta un interessante spaccato storico, prevalentemente ottocentesco, sull’arte dell’arredo urbano in ghisa..

Pranzo  in ristorante. Al termine, partenza per il rientro, arrivo a Roma in serata e fine dei servizi.

 

La quota comprende:

Bus G.T per la durata del tour.

3 notti in hotel 4**** Ravenna ,in trattamento di mezza pensione.

Cenone del 31 dicembre bevande incluse.

2 pranzi bevande incluse.

Degustazione di vino a Castrocaro.

Servizio di guida autorizzata Regione Emilia Romagna per tutto il periodo.

Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio.

Assicurazione medico, bagaglio e annullamento .

Non comprende :

Mance da versare giorno di partenza pari a euro 6 al giorno a persona.

Ingressi da pagare in loco.

Tassa di soggiorno da pagare in loco.