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Sulle orme di Piero della Francesca…e non Solo

In Breve

                                                                             Con  storico dell’arte.

                                                                            Il Cammino del Sacro

                       Altissime testimonianze di spiritualità ed arte nel territorio aretino

Posto alla confluenza di tre delle quattro vallate racchiuse nella provincia di Arezzo, il territorio aretino è circondato a nord dal Casentino, la valle attraversata dal primo tratto dell’Arno, terra di eremi e pievi e di grande spiritualità; a nord-ovest dal Valdarno Superiore, zona sempre percorsa dal fiume più importante della Toscana nel tratto fra Arezzo e Firenze, a sud dalla Val di Chiana, una pianura ricavata dalla bonifica di preesistenti paludi il cui più significativo corso d’acqua è il canale maestro della Chiana e, infine, ad est – tramite l’agevole valico del Torrino e la valle del Cerfone – dalla Valtiberina, in cui scorre il primo tratto del Tevere.

Piero  della Francesca è uno tra i più  importanti pittori rinascimentali, esponente della seconda generazione di  pittori-umanisti.

          Ricostruire la sua vita non è  impresa facile data la scarsità dei documenti a cui riferirsi. Il vero  nome è Piero di Benedetto de’ Franceschi, ma è comunemente conosciuto come  Piero della Francesca.

La prima opera documentata di Piero della Francesca è  il polittico della Misericordia. Il fondo oro testimonia il  legame con la tradizione gotica mentre le figure rivelano già la nuova e  originale impostazione geometrica. A Rimini collabora all’affresco del Tempio  Malatestiano. Nel 1452 lavora al celebre ciclo della Leggenda della vera Croce, che gli viene commissionata  dalla famiglia Bacci. Con la Madonna  del Parto,  Piero della Francesca si cimenta con un soggetto iconografico insolito: la  Vergine rappresentata come una semplice donna in stato di gravidanza.
Tra le opere più importanti del  pittore c’è inoltre la Flagellazione eseguita negli anni presso la Corte di Urbino e sempre  dello stesso periodo è la tavola che fa da cuspide al polittico di Sant’Antonio  delle Monache di Perugia, rappresentante L’Annunciazione. Per i Montefeltro esegue il Ritratto di Battista Sforza e Federico da  Montefeltro.  Infine tra le ultime opere: la Madonna di Senigallia e la Sacra  conversazione.

Il territorio del comune di Arezzo è molto ampio e vario. Si va dalla pianura che si apre sulla Val di Chiana e sull’Arno, alle colline, a sud della città, a zone montuose, soprattutto nella parte orientale. I comuni confinanti sono diversi: sul lato Val di Chiana ci sono Civitella in Val di Chiana e Castiglion Fiorentino, Cortona, Monte San Savino e Marciano della Chiana; sul lato del Valdarno superiore abbiamo Laterina e Castiglion Fibocchi; sul lato del Casentino Capolona e Subbiano;  sul lato della Valtiberina Anghiari e Monterchi.

 

 

Partenza: 03 Aprile - 05 Aprile
Durata: 3 giorni 2 notti
Gruppo minimo: 30
Costo per persona: € 345,00 in camera doppia - Supplemento singola € 55,00
Prenotazioni entro: entro il 15 febbraio ,sino esaurimento disponibilità, versando un acconto di € 150,00. Essendo inclusa la polizza contro annullamento al viaggio,siete coperti sino al giorno di partenza in caso di rinuncia o annullamento al viaggio avrete ZERO PENALI. N.B. La nostra polizza prevede anche copertura per pandemia,quindi contro Covid19. Valutate e confrontate altri Tour Operator se offrono la stessa garanzia.

Il Programma di Viaggio

1° giorno: Cortona: ordini mendicanti, culti mariani e grande arte (Beato Angelico, Signorelli e Pietro da Cortona)

Ritrovo dei partecipanti e partenza in direzione della Toscana.

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L’antica  Curtun fu una delle più importanti lucumonie etrusche, dominando già dall’VII sec. a C. il contrafforte del monte di Sant’Egidio con cui si serra ad oriente la Valdichiana. Di quella grande stagione della storia cortonese rimangono per fortuna emergenze di grande importanza come la cinta muraria la necropoli del Sodo la porta Bifora e un ricchissimo museo archeologico. Non meno importante fu il Medioevo e il Rinascimento cortonese, periodi che hanno lasciato un’impronta formidabile sull’aspetto urbanistico della città e più in generale sul patrimonio artistico cortonese. Già agli inizi del Duecento si respirava a Cortona un particolare clima religioso per la presenza di San Francesco presso l’Eremo delle Celle e l’attività instancabile di frate Elia e poi di Santa Margherita. Nel Quattrocento fu soprattutto la comunità domenicana e le confraternite dei laudesi che incisero maggiormente nel panorama religioso ed artistico della città come committenti di artisti oggi universalmente noti come Beato Angelico e Luca Signorelli. Alla devozione verso simulacri miracolosi si deve invece l’edificazione fuori della cinta muraria di Cortona del Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, importantissimo santuario mariano e capolavoro del rinascimento realizzato a partire dal 1485 da Francesco di Giorgi Martini. Il Seicento è la grande stagione di Pietro da Cortona di cui Cortona conserva pregevolissime opere in Santa Chiara e nella Cattedrale di Santa Maria.

Pranzo libero.

All’interno di Cortona si possono apprezzare i resti della città nel periodo etrusco con le principali opere costituite dalle poderose mura, dalla porta bifora, e da una serie di strutture sotterranee (l’arco a volta di palazzo Cerulli Diligenti, la volta a botte di via Guelfa, il muro etrusco di palazzo Casali); del periodo romano si possono osservare resti dell’acquedotto costituito da condutture in cocciopesto presso porta Montanina e dalla cisterna dei “Bagni di Bacco” accanto alla chiesa di S. Antonio. All’esterno dominano la pianura i “meloni”, tumuli etruschi di età arcaica, uno ubicato a Camucia e due presso la località Sodo. Tra questi spicca il tumulo II del Sodo, con la spettacolare gradinata-terrazza decorata da gruppi scultorei ed elementi architettonici di stile orientalizzante. Sulla fascia pedecollinare, tra oliveti di rara bellezza, si possono visitare la tanella di Pitagora, celebre monumento noto ai viaggiatori fin dal 1500, la tanella Angori e la tomba di Mezzavia. Al di sopra di tale area, nella montagna cortonese, è stato di recente recuperato un fitto reticolo di strade basolate di periodo romano. Sul versante prospiciente il lago Trasimeno sono i notevoli resti della villa tardo repubblicana e imperiale di Ossaia.Arrivo in hotel cena e pernottamento.

2° giorno: Camaldoli e La Verna nel segno di Vasari e dei Della Robbia.

Prima colazione in hotel.

Il Casentino è terra di spiritualità: nel silenzio dei suoi boschi, che sono oggi patrimonio naturalistico del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, vissero S. Romualdo e S. Francesco. Il complesso religioso legato alla congregazione benedettina fondata da San Romualdo  nel XI secolo,  comprende due parti ben distinte, eremo e monastero, immerse nella monumentale foresta che i monaci hanno gestito nei secoli in perfetta simbiosi con la natura. Lo stabile connubio tra eremo e monastero costituisce una struttura unica nella tradizione benedettina e una delle realtà più vive del monachesimo occidentale. Qui nel 1537 fu chiamato per dipingere alcune pale d’altare da porre nella Chiesa dei Santi Donato e Ilariano il giovane Giorgi Vasari, in fuga da Firenze dopo l’assassinio  del suo protettore Alessandro dei Medici.

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Fondato da S.Francesco a partire dal 1214 La Verna è il più famoso dei conventi del Casentino e il cuore del culto francescano. Fortemente legato all’episodio delle stigmate il santuario offre al visitatore nei suoi angoli più suggestivi la possibilità di ammirare le terrecotte invetriate realizzate da Andrea della Robbia a partire dal 1475 e considerate dai cultori di questa particolare tecnica scultorea tra le migliori realizzazioni dell’abilissimo nipote di Luca della Robbia.Pranzo in corso di escursione.

Cena e pernottamento in hotel.

3° giorno: Nel raggio di Piero della Francesca:  la Cappella Bacci di Arezzo, la Madonna del Parto di Monterchi e il Museo Civico di Sansepolcro.

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Prima colazione in hotel.Pranzo in corso di escursione.

Proviamo ad immaginare Arezzo come una rosa dei venti, come uno strumento di precisione che indica, ai quattro punti cardinali, le direttrici di quella stagione delle arti che i manuali chiamano del Rinascimento. Il punto di partenza non può che essere Arezzo con Piero della Francesca. In città l’attività del grande maestro risulta  indiscutibilmente salda a cavallo tra la prima e la seconda metà del secolo. In San Francesco la Leggenda della vera Croce, affrescata dall’artista nella cappella Bacci, è oggi pienamente fruibile grazie ad un restauro concluso quasi due decenni fa, mentre in Cattedrale l’opera di Piero spicca con la mirabile figura della Maddalena. Ad est del capoluogo c’è la Valtiberina e la strada ci porterà verso Monterchi dove Piero dipinse per la chiesa di Santa Maria a Momentana la Madonna del Parto opera straordinaria ed icona universalmente riconosciuta della maternità. Poco più in là sorge Sansepolcro la città che intorno al 1412 dette i natali al grande pittore.  Qui nel locale Museo Civico, con ben quattro opere di Piero della Francesca (Resurrezione il Polittico della Misericordia il San Ludovico e il San Giuliano) si concluderà il nostro magnifico itinerario nel raggio di Piero della Francesca.Al termine del pranzo, rientro a Roma e fine dei servizi.

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Itinerario di Viaggio

La quota comprende:

Bus G.T.per la durata del tour.Due notti in hotel  4 stelle in mezza pensione bevande ai pasti incluse.Due pranzi in ristorante locale bevande incluse.Guida autorizzata Regione Toscana specializzato sulla storia di Piero della Francesca.Iva.Assicurazione medica e bagaglio.

Non comprende:

Mance pari a euro 4 euro al giorno a persona da consegnare al capogruppo giorno di partenza

Ingressi a siti e monumenti pari ad Euro 25.00 per persona(eventuali adeguamenti vanno saldati in loco)

Tutto quanto non espressamente previsto nella quota comprende.Eventuali tasse di soggiorno da pagare in loco.

STILE DI PIERO DELLA FRANCESCA

La figura umana è la protagonista dei  dipinti di Piero della  Francesca,  immersa in atmosfere nitide rischiarate da una luce metafisica. Le sue scene  sono sempre molto statiche con composizioni molto equilibrate ed un’atmosfera di  sospensione, come in attesa di qualcosa  che si deve compiere.  La forte  plasticità delle figure è ripresa da Masaccio. Con i suoi dipinti mira a coinvolgere l’osservatore  non tanto sentimentalmente ma più sul piano razionale, intellettuale, depurando  ogni aspetto emotivo. Anticipa la figura di artista “dotto”  che trova piena affermazione nel Rinascimento. Come Paolo Uccello ha un’impostazione geometrica, rigorosa nella prospettiva e nelle  proporzioni, ma, diversamente da lui, rifiuta il dinamismo e le scene cortesi. Piero della  Francesca usa colori molto chiari, pieni di luce, tinte quasi  prive di ombre che ricordano le tonalità di Beato Angelico. Gli incarnati sono  avorio. Porta nella pittura le teorie elaborate da Alberti in architettura. L’iconografia delle opere di Piero della  Francesca ha acceso frequenti dibattiti che spesso non  hanno prodotto spiegazioni esaustive a causa della mancanza di chiavi di  comprensione che permettano di fondare le ipotesi interpretative su dati certi.

MORTE

Negli ultimi anni della sua vita una grave malattia  agli occhi lo rende cieco. Piero della Francesca muore a Borgo San Sepolcro nel 1492, il giorno della  scoperta dell’America, il 12 ottobre. Piero della Francesca influenzerà  profondamente gli artisti rinascimentali, ma non solo: in Edgard Degas, nei  Macchiaioli, nel postimpressionismo di Seurat e Signac e nelle vedute  geometriche di Cezanne si possono ritrovare echi di questo grande artista.

 

Informazioni generali

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