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Ravenna i suoi Tesori Unesco,(ben 8)…i dintorni

In Breve

“Romagna solatia, dolce paese,
cui regnarono Guidi e Malatesta;
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta”…

Giovanni Pascoli

 

Un patrimonio (Unesco dal 1996) unico ed incredibile che vi lascerà letteralmente a bocca aperta, per la bellezza, i colori e la bravura di chi ha creato autentici gioielli dal valore inestimabile.

Ravenna è città colma d’arte e cultura. È la città del mosaico, una città antica, eletta per ben tre volte capitale: dell’Impero Romano d’Occidente prima, del Regno goto sotto Teoderico poi, e per ultimo dell’Impero bizantino in Europa.

La magnificenza di quel periodo ha lasciato una grande eredità di monumenti: sono ben otto gli edifici che sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco,la Lista del Patrimonio Mondiale, che rendono la città di Ravenna un vero e proprio scrigno di tesori da scoprire.

Per l’inestimabile valore delle testimonianze storiche e artistiche, Ravenna, città del mosaico, è stata riconosciuta Patrimonio Mondiale dall’UNESCO con queste motivazioni: “l’insieme dei monumenti religiosi paleocristiani di Ravenna è di importanza straordinaria in ragione della suprema maestria artistica dell’arte del mosaico. Essi sono inoltre la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo importante della storia della cultura europea”.

Basilica di San Vitale –  Basilica di Sant’Apollinare Nuovo – Basilica Sant’Apollinare in Classe –  Battistero degli Ariani -Battistero Neoniano – Cappella Arcivescovile –  Mausoleo di Galla Placidia –  Mausoleo di Teodorico

osservate questo video clikkando qui sotto :

http://www.ravennamosaici.it/orari-e-prezzi/

Scoprire Ravenna significa percorrere un viaggio nella storia, ammirando le basiliche paleocristiane e bizantine, i battisteri, le chiese romaniche, gli affreschi giotteschi di Santa Chiara, la monumentale Biblioteca Classense,gli edifici di architettura rinascimentale, gli eleganti palazzi seicenteschi e settecenteschi del centro.

Ravenna Capitale dei Mosaici

Narra la leggenda che i Bizantini fossero un popolo magnifico e misterioso. Ravenna, la loro antica città, capitale dell’Impero Romano d’Occidente, è proprio così: misteriosa e splendida . Ravenna “superstar” é una delle città cult europee: si viene qui almeno una volta nella vita e da ogni parte del mondo. E non basta un giorno per decifrare – tassello dopo tassello – il mondo pieno di simboli dei Bizantini, attraverso i loro bellissimi mosaici. Unici al mondo.

La storia di un territorio passa certamente anche attraverso la cultura della sua cucina.

La Romagna ha importanti tradizioni enogastronomiche che affondano le proprie radici nella storia della romanità. Non altrimenti sarebbero spiegabili prodotti importanti come l’olio d’oliva, la piadina e i formaggi.

Così la storia spiega la tradizione in tavola e viceversa.

Visiteremo anche due Borghi magnifici,Bertinoro ,e poi Longiano,con la visita alla collezione Balestra…….non aggiungiamo altro…

‹‹Arrivato all’arte della gavetta, ora che comincio ad orientarmi, provo soddisfazioni notevoli.

Alle volte qualcosa di più; quello magari per cui abbiamo lottato per anni senza mai riuscire ad ottenere: la gioia.››

Tito Balestra, Diario di Casimiro Reis, 1946.

Bertinoro è un borgo di origine medievale situato su una collina da cui si gode di un magnifico panorama sul mare a sulla pianura romagnola. Per questo motivo è conosciuto come “Il Balcone della Romagna” oltre a essere la “Città del Vino” e la “Città dell’ospitalità”.Fa parte dell’associazione dei Borghi Autentici d’Italia.

Sono previsite  visite ad aziende del territorio in cui poter assaggiare e comprare i prodotti della tavola, salumi, formaggi e i pregiati vini.

 Un tour ad ampio respiro.

Partenza: 03 Ottobre - 06 Ottobre
Durata: 4 giorni - 3 notti
Gruppo minimo: 25 persone
Costo per persona: Quota a persona in camera doppia € in aggiornamento
Prenotazioni entro: sino ad esaurimento dei posti disponibili,versando un acconto di € 120,00. Saldo entro un mese dalla partenza.

Il Programma di Viaggio

Sono previsti voli e treni da tutta Italia

1° Giorno – Roma – Bertinoro – Ravenna

Ritrovo dei partecipanti in luogo e orario da stabilire e partenza in bus privato,destinazione il borgo di Bertinoro.Pranzo libero lungo la strada.

Sono principalmente due le storie che si tramandano riguardo all’origine del nome di Bertinoro. La prima racconta che Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, assaggiato un vino servito in un’umile coppa di terracotta, disse: Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro”. Da qui il nome della città. La seconda teoria, fa derivare il nome “Bertinoro” dal genitivo dei frati britannici che anticamente soggiornarono qui, britannorum, poi modificatosi nelle varie trascrizioni.

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Percorrendo le vie acciottolate del borgo di Bertinoro, fra palazzi storici, chiese, abitazioni e i sentieri che costeggiano i resti dell’antica cinta muraria, si respira un’atmosfera di stampo medievale. Il cuore medievale di Bertinoro si identifica con Palazzo Ordelaffi, antico palazzo municipale risalente al 1306, il quale custodisce due importanti sale: la Sala del Popolo, utilizzata per le riunioni cittadine, e la Sala della Fama, meglio conosciuta come Sala Quadri perché al suo interno si conserva il ciclo delle tele dedicato alla storia di Bertinoro, opera del pittore Antonio Zambianchi.Situata in Piazza della Libertà è la Torre dell’Orologio che, in passato, grazie alla sua notevole altezza, fungeva da faro per i naviganti. La cattedrale, dedicata a Santa Caterina di Alessandria patrona del borgo, è situata sempre nella piazza principale, e fu edificata alla fine del sec. XVI e ultimata nel 1601.Da non perdere è inoltre la Rocca: costruita prima dell’anno Mille, nel 1302 ospitò persino Dante Alighieri, come ricorda Carducci nella sua ode “La Chiesa di Polenta”. Dal 1994 è sede del Centro Residenziale Universitario di Alta formazione e Ricerca di Bertinoro e dal 2010 è sede anche del Museo Interreligioso, dedicato a studi, ricerche e opere d’arte sulle tre grandi religioni monoteiste.Nel cuore del paese risiede uno dei principali monumenti, la Colonna delle Anella, nota anche come colonna dell’ospitalità. Fu fatta costruire per volontà di Guido del Duca e Arrigo Mainardi, per porre fine ai continui scontri tra le famiglie nobili del luogo. La colonna aveva 12 anelli, ad ognuno corrispondeva una famiglia: quando un pellegrino giungeva a Bertinoro e legava il suo bastone o la sua cavalcatura ad uno degli anelli, veniva ospitato dalla famiglia che esso rappresentava.

Faremo una sosta per degustare il vino romagnolo e prodotti tipici del territorio.

Ravenna: come raggiungere - Sitabus.it

In serata arrivo a Ravenna, sistemazione in hotel cena e pernottamento.

2° Giorno:  Ravenna

Ravenna, carica di secoli, pesante vascello arenato nelle sabbie dell’Adriatico con il suo carico di Bisanzio”…
M. Barrès

 

Living Ravenna:

Dopo aver consumato la prima colazione in hotel,incontro con la guida e inizio della visite,dei siti Patrimonio Unesco di Ravenna e non solo.

La Basilica di San Vitale, fondata da Giuliano Argentario su ordine del vescovo Ecclesio, fu poi consacrata dall’arcivescovo Massimiano nel 548; oggi è nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Penso sia il monumento che meglio esprime il concetto che volevo trasmettervi all’inizio di questa presentazione. Essa si trova in un complesso circondato da un bellissimo prato verde, dove regna la pace e la tranquillità; all’esterno è semplice e spoglia, ma quando arrivi all’interno beh… mancano veramente le parole.

La Basilica si divide in due parti, che insieme creano un connubio perfetto: una dipinta con un affresco meraviglioso, l’altra con una serie di mosaici fenomenali.

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Per capirne la bellezza bisogna vederla con i proprio occhi, è impossibile da spiegare. Io mi sono divertito a scattare mille foto in tutte le angolazioni e poi ho deciso di ammirarla un po’ senza l’obbiettivo. Caspita Basilica di San Vitale, quanto sei bella.

Il Mausoleo di Galla Placidia è stato commissionato dall’imperatrice nel V secolo, ma non venne mai utilizzato in quanto venne sepolta a Roma. All’esterno il monumento, inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ha un aspetto veramente modesto, ma entrando si viene catapultati in un’altra dimensione

L’ambiente è suggestivo, si è circondati da uno splendido mosaico rappresentante un cielo stellato e le piccole finestre presenti fanno sì che entri una luce giusta per rendere l’atmosfera davvero speciale.

 

Mosaico di Notte 2021 - Ravenna Turismo

 

Si può rimanere al suo interno solo pochi minuti, in quanto è molto piccolo e non possono entrare più di un certo numero di persone. Io sono rimasto con il naso all’insù per tutta la durata della visita, quei mosaici sono come magneti che ti attraggono gli occhi e non riesci più ad andare via.

Cosa vedere e fare a Ravenna: guida alternativa alla città dei mosaici

Il Battistero Neoniano (o degli Ortodossi), Patrimonio Mondiale dell’Unesco,  fu voluto dal vescovo Urso nel V secolo, ma prese il nome dal suo successore, il vescovo Neone, che ne fece decorare gli interni con splendidi mosaici.

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Al centro vi è raffigurato il battesimo di Cristo, immerso nelle acque del fiume Giordano; tutt’intorno, invece, sono state rappresentate le figure dei dodici apostoli.

Pranzo in ristorante in corso di escursione.

La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, così chiamata per distinguerla da quella di Sant’Apollinare Vecio, è stata eretta nel 505 per volere del re goto Teodorico ed era originariamente dedicata al culto ariano. Nel 1996 è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dall’Unesco.Le pareti nella navata centrale sono completamente decorate con mosaici, il cui colore dominante è l’oro; nella parte superiore si trova il più antico ciclo musivo dedicato al Nuovo Testamento ancora esistente ai nostri giorni. In una delle raffigurazioni presenti all’interno della Basilica è rappresentato il Porto di Classe, che a quel tempo era il più grande dell’Adriatico.

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La Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è stata definita il più grande esempio di basilica paleocristiana: costruita nel VI secolo e consacrata dall’arcivescovo Massimiano, fu dedicata al primo vescovo di Ravenna, Sant’Apollinare. Essa è collocata in una grande area verde, dalla quale può essere ammirata in tutta la sua imponenza.

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Battistero degli Ariani, fu fatto costruire all’epoca del re OstrogotoTeodrico a partire dalla fine del V secolo, terminato poco dopo, nella prima metà del VI sec. Era il battistero della antica cattedrale ariana oggi denominata Chiesa del Santo Spirito.

Il Battistero è inserito, dal 1996 nella lista dei siti italiani patrimonio dell’umanità dall’ UNESCO.

Rientro in hotel , cena e pernottamento.

3° Giorno: Ravenna

Dopo la prima colazione in hotel, ecco una visita che vi lascera’ a bocca aperta:

DOMUS dei TAPPETI di PIETRA

La Domus dei Tappeti di Pietra, riportata alla luce nel 1993 in maniera del tutto fortuita durante alcuni lavori in Via d’Azeglio, è uno dei più importanti siti archeologici italiani scoperti negli ultimi decenni; all’epoca emerse un intero complesso di strutture edilizie di età romana e bizantina, ma il più interessante risultò essere un palazzetto composto da quattordici stanze e tre cortili, in quanto i suoi pavimenti erano decorati con mosaici e tarsia di marmo.

Alberto Angela ne ha parlato durante la sua trasmissione Passaggio a Nord Ovest,e cosi ho deciso di inserire questo secondo giorno di visita a Ravenna.
Per accedervi, è necessario attraversare la piccola ma deliziosa chiesa di S.Eufemia costruita su progetto dell’architetto Giovanfrancesco Buonamici, in uno stile tardo barocco, nel XVIII secolo. Secondo la tradizione la chiesa attuale sarebbe sorta su una chiesa molto più antica, costruita tra il V e il VI secolo ed intitolata, appunto a S.Eufemia, la quale a sua volta era una ricostruzione di un altro luogo di culto cristiano risalente al II-III secolo d.C e considerato il più antico di Ravenna e dell’Emilia. All’interno della chiesa, sono tutt’ora conservate le reliquie delle sante martiri Eufemia e Agata, insieme ad opere pittoriche settecentesche.
Durante le fasi di scavo, sono stati identificati diversi periodi, tuttavia, si è deciso di musealizzare la fase di epoca teodoriciana-bizantina, del VI secolo, in quanto considerata di grande interesse tipologico. Il palazzetto doveva essere costituito da una parte di ambienti di rappresentanza e da un settore che doveva corrispondere all’abitazione privata del proprietario; i mosaici, sono policromi e, nella maggior parte degli ambienti, decorati con motivi geometrici; fanno parte di questo settore anche un  ninfeo con vasche e una fontana monumentale.
Di particolare interesse sono due mosaici, di epoche differenti, che rappresentano la “Danza dei Geni delle Stagioni” del VI secolo e perciò coevo alla domus, e un mosaico che rappresenta il “Buon Pastore” riferibile, invece al IV d.C.Entrambi i mosaici, hanno suscitato problemi in merito all’iconografia, non ancora del tutto risolti.
Se il tema del Buon Pastore viene affrontato, infatti, anche nel famoso mosaico del Mausoleo di Galla Placidia, il tema, invece della Danza delle Stagioni, resta ancora un tema difficile da comprendere, soprattutto, nel caso ravennate sia per la recondita simbologia dei personaggi ivi rappresentati, che per lo stile che non coincide con la tipica astrazione bizantina, ma che risponde ancora a criteri stilistici precedenti, confermati dall’animazione della scena, e dal “naturalismo” generale della scena.

Si prosegue la visita guidata.

La Basilica di San Francesco venne costruita intorno al 450 per volere del vescovo Neone e intitolata agli apostoli Pietro e Paolo. Nella seconda metà del XI secolo tale edificio venne demolito e, sullo stesso terreno, venne eretta una nuova chiesa; nel 1261 essa passò all’ordine francescano e venne dedicata a San Francesco d’Assisi.

Ravenna: cosa vedere e come arrivare da Bologna | Trainline

 

In questa Basilica nel 1321 furono celebrate le esequie di Dante Alighieri, le quali spoglie oggi riposano nella Tomba adiacente.La Tomba di Dante fu costruita tra il 1780 e il 1782 per volontà del cardinal legato Luigi Valenti Gonzaga e su progetto dell’architetto ravennate Camillo Morigia, secondo i contemporanei dettami neoclassici, nell’intento di restituire nobiltà e decoro alla sepoltura dantesca, fino ad allora ospitata all’interno di una semplice cappellina, più volte ristrutturata nel corso dei secoli. Le spoglie del poeta, dopo essere state a lungo nascoste dai frati francescani, per essere sottratte ai Fiorentini che le avevano richieste, furono rinvenute nel 1865 e da quel momento riposano nella Tomba.L’interno fu rivestito di marmi policromi per il Centenario dantesco del 1921: sulla parete di fronte all’entrata è collocato il bel bassorilievo con il ritratto di Dante, scolpito da Pietro Lombardo nel 1483; ai piedi dell’arca sepolcrale è posta una ghirlanda in bronzo e argento offerta nel 1921 dall’esercito vittorioso nella Prima Guerra Mondiale e sul lato destro si trova la raffinata ampolla realizzata da Giovanni Mayer e donata dalle città giuliano-dalmate nel 1908.

Il vero motivo per cui ho deciso di inserire la chiesa nell’itinerario è il fatto che al suo interno nasconde un bellissimo segreto, nonostante il suo aspetto apparentemente modesto. Al di sotto del presbiterio, raggiungibile tramite una doppia rampa di scale, si trova una splendida finestrella, la quale offre una favolosa vista sulla cripta, posta sotto il livello del mare e perciò piena d’acqua. Immagina una stanza con i pavimenti decorati da straordinari mosaici, ricoperti da uno strato di acqua nel quale nuotano dei pesciolini rossi. Davvero molto suggestivo.

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Mausoleo di Teodorico.Fatto costruire dallo stesso Teodorico nel 520 d.C. come propria sepoltura, il Mausoleo, interamente realizzato in blocchi di pietra d’Istria, si articola in due ordini sovrapposti, entrambi decagonali.Al di sopra del mausoleo si innalza una grande cupola monolitica, coronata da dodici anse recanti i nomi di otto Apostoli e di quattro Evangelisti. Le sue misure sono sorprendenti: 10,76 m di diametro e 3,09 m di altezza. Il peso, secondo calcoli recenti, raggiunge le 230 tonnellate.Da una nicchia si accede all’ordine inferiore la cui destinazione, si presume, fosse quella di una cappella, a pianta cruciforme, usata in origine per servizi liturgici. Al vano superiore si accede attraverso una piccola scala esterna. Qui è collocata una vasca di porfido in cui si presume fosse stato sepolto lo stesso Teodorico, le cui spoglie furono rimosse durante il dominio bizantino, a seguito dell’editto di Giustiniano del 561, quando il mausoleo fu trasformato in oratorio e consacrato al culto ortodosso.

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La Cappella Arcivescovile o di Sant’Andrea costituisce l’unico esempio di cappella arcivescovile paleocristiana giunta integra sino a noi. Fu costruita da Pietro II (494-519) come oratorio privato dei vescovi cattolici durante il regno di Teoderico, quando il culto dominante era quello ariano. Dedicata originariamente a Cristo, fu in seguito intitolata a Sant’Andrea, le cui reliquie erano state trasportate da Costantinopoli a Ravenna attorno alla metà del VI secolo.

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La cappella è costituita da un vano a pianta cruciforme preceduto da un piccolo vestibolo rettangolare, ricoperto da volta a botte e interamente rivestito in marmo nella parte inferiore e a mosaico in quella superiore. L’iconografia è di grande interesse: tutto il programma decorativo, difatti, tende a glorificare la figura del Cristo, in un’interpretazione chiaramente anti-ariana. La presenza del Salvatore in veste di guerriero, il suo monogramma e il suo volto dominano infatti in vari punti della cappella e le immagini dei Martiri, degli Apostoli e degli Evangelisti concorrono anch’essi a sottolineare questo concetto di glorificazione, come chiara affermazione dell’ortodossia cattolica.

Al termine delle visite, tempo libero per passeggiare nel centro storico di Ravenna,

Rientro in Hotel cena e pernottamento.

4° Giorno: Ravenna – Longiano – Roma o altre città

Dopo la prima colazione, rilascio delle camere e partenza per la visita di Longiano.

Longiano, o come scrivevano gli antichi, Lonzano, terra delle più copiose, è situato fra Cesena e Rimini, sopra assai delizioso colle. Chiunque, per poco sia pratico di questi luoghi, può rilevare e la salubrità dell’aria e l’amenità del sito ov’è collocato”…  [estratto da un antico testo di storia locale]

Il Comune di Longiano, in Provincia di Forlì-Cesena, è stato insignito nel 1992 dalla Comunità Europea e dalla rivista Airone del riconoscimento di “villaggio ideale” e, nel 2015, della bandiera arancione, ambito riconoscimento riservato  dal Touring Club Italiano ai borghi e ai Comuni che si distinguono per la qualità del vivere, dell’accoglienza e dell’offerta culturale.

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La visita al borgo di Longiano ha inizio con il Museo di Arte Sacra, allestito nella chiesa settecentesca di S. Giuseppe Nuovo, piccolo gioiello dell’arte tardo-barocca che custodisce opere provenienti dagli edifici sacri longianesi, pezzi di arredo sacro ed alcune interessanti opere dello scultore contemporaneo di fama nazionale Ilario Fioravanti.

Altro importante luogo della fede a Longiano è il Santuario del S.S. Crocifisso, che custodisce un crocifisso di scuola giuntesca della fine del Duecento, ritenuto miracoloso.

La passeggiata guidata prosegue, attraverso il rifugio bellico sotterraneo – memoria storica che ci ricorda del passaggio del fronte in Romagna durante la II Guerra mondiale – fino al Castello malatestiano, posto in magnifica posizione panoramica.

Il fiore all’occhiello di questa giornata ricca di emozioni ,è senza dubbio la visita alla Collezione Balestra.
Il castello ospita oggi la Collezione Tito Balestra, esposizione permanente dell’arte  grafica e pittorica del Novecento italiano con le sue oltre 2000 opere di artisti che hanno dominato il panorama artistico prima dell’avvento della Pop Art e dell’arte informale americana. Tra i pezzi esposti, il corpus più imponente è rappresentato dalla collezione di opere di Mino Maccari, intellettuale tra i più prolifici del secolo scorso. Inoltre si possono ammirare opere di Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Tono Zancanaro, Renzo Vespignani, Francisco Goya, Henri Matisse, ed altri…  

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La nascita della raccolta si deve principalmente agli intensi rapporti di scambio e di amicizia intercorsi fra Tito e l’universo artistico-culturale del secondo Dopoguerra. Collezionista del tutto particolare, guidato da una passione e una sensibilità uniche, ben lontane dalle mode, dall’opportunismo e dalle logiche prettamente economiche del mercato, nelle proprie scelte Tito Balestra non veniva influenzato da null’altro che non fosse il proprio spirito ed il proprio gusto, che lo portavano, attraverso il collezionare, ad integrare visivamente la propria poetica. Un vero amatore in grado di raccogliere intorno a sé quelle testimonianze dell’arte spesso destinate a dissolversi poco dopo essere nate: molti sono infatti gli schizzi, i ripensamenti, gli scarti di una produzione d’artista che Balestra recuperava e custodiva gelosamente, riconoscendo in essi quel valore aggiunto che lo stesso autore negava loro. Altre opere sono entrate a far parte della raccolta attraverso regali, baratti e scambi, meno frequentemente acquisti veri e propri, segnale questo di come la collezione si alimentasse ad ogni incontro, e rappresenti ora come allora, un percorso di vita, costellato di amicizie e passioni. Spettatore certo, ma anche protagonista di una grande stagione, quella romana che copre gli anni dal 1946 al 1976, corpus principale della collezione, alla quale si aggiungono come perle le preziose opere di autori stranieri.

Da vedere anche il piccolissimo Teatro Errico Petrella: risalente al 1870,  con i suoi 200 posti a sedere rappresenta, dal 1986, anno della sua riapertura dopo un significativo intervento di restauro, un palcoscenico ambito dai grandi artisti italiani che lo scelgono come luogo per le proprie anteprime nazionali.

Da non perdere il piccolo Museo Italiano della Ghisa fondato dai F.lli Neri: allestito all’interno degli spazi settecenteschi della chiesetta sconsacrata di Santa Maria delle Lacrime, è unico nel suo genere e rappresenta un interessante spaccato storico, prevalentemente ottocentesco, sull’arte dell’arredo urbano in ghisa..

Pranzo  in ristorante. Al termine, partenza per il rientro, arrivo a Roma in serata e fine dei servizi.

 

 

Informazioni generali

Il nome “Romagna”

Il nome Romagna

“Nomina sunt consequentia rerum”: come dicevano i latini, nel nome c’è l’essenza delle cose…

Il termine Romagna deriva infatti da Romània e Romandìola, perciò “Terra di Roma” definizione data all’Esarcato Ravennate che comprendeva gran parte della Romagna e che si rifaceva all’occupazione romana che due secoli a.C. si sostituì a quella celtica senza però cancellarne le tracce.

Così che oggi il territorio e le tradizioni romagnole conservano le tracce delle due culture. Come l’esistenza in Romagna di ben tre capodanni: a quello del primo gennaio, consolidatosi nel Medioevo, si affiancano il capodanno celtico che va dal primo all’11 novembre, festa di San Martino e quello romano del primo marzo, ancora celebrati in varie parti della Romagna.
Si rifà al capodanno celtico ad esempio la preparazione delle “fave dei morti”, dolcetti rotondi variamente colorati, confezionati con i semi di anice esclusivamente tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Sono dolci che si rifanno all’antica usanza di mangiare fave in onore dei morti che tornavano sulla terra proprio dal primo all’11 novembre per “rinnovare il tempo”, cioè chiudere una stagione agricola e propiziarne un’altra. In questo senso le fave rappresentavano l’inizio della vita e quindi di una nuova stagione essendo un seme e ricordando nella forma un testicolo.  Per lo stesso motivo ancor oggi per San Martino si mangiano castagne e si beve il vino appena spillato, vino rosso o, come si dice in Romagna, vino nero, vale a dire Sangiovese, per esaltare per accumulare calore e vigore che simbolicamente verranno sprigionati nella nuova stagione agricola.
Il capodanno romano del primo marzo è ancora ricordato – soprattutto nella fascia collinare – con il rito del “Lume a marzo”, vale a dire l’accensione di falò nelle ultime tre sere di marzo e nelle prime tre di marzo o solo nella notte di passaggio tra i due mesi. Il fuoco, grazie al suo potere di purificare, ha il compito di eliminare tutti gli influssi negativi della stagione agricola passata e per la luce ed il calore che emana di propiziare quelle che sta per iniziare.

La collezione costituita da Tito Balestra è, senza dubbio, la più consistente di tutta la regione nel settore dell’arte contemporanea, vi si possono trovare tracce dei più grandi artisti del ‘900 italiano (da Mafai a Rosai, da De Pisis a Sironi, passando per Guttuso, Morandi, Vespignani, Zancanaro) e del panorama internazionale (Chagall, Goya, Kokoschka, Matisse, Twombly fra gli altri). Particolarmente ingente è il numero di opere di Mino Maccari, intimo amico del poeta (ne fu il testimone di nozze) e importante figura della pittura italiana del secondo Novecento. I 1903 pezzi, fra olii e grafica, testimoniano l’attività dell’artista toscano dal 1920 al 1976, costituendone quasi un museo autonomo.

 

La nascita della raccolta si deve principalmente agli intensi rapporti di scambio e di amicizia intercorsi fra Tito e l’universo artistico-culturale del secondo Dopoguerra. Collezionista del tutto particolare, guidato da una passione e una sensibilità uniche, ben lontane dalle mode, dall’opportunismo e dalle logiche prettamente economiche del mercato, nelle proprie scelte Tito Balestra non veniva influenzato da null’altro che non fosse il proprio spirito ed il proprio gusto, che lo portavano, attraverso il collezionare, ad integrare visivamente la propria poetica. Un vero amatore in grado di raccogliere intorno a sé quelle testimonianze dell’arte spesso destinate a dissolversi poco dopo essere nate: molti sono infatti gli schizzi, i ripensamenti, gli scarti di una produzione d’artista che Balestra recuperava e custodiva gelosamente, riconoscendo in essi quel valore aggiunto che lo stesso autore negava loro. Altre opere sono entrate a far parte della raccolta attraverso regali, baratti e scambi, meno frequentemente acquisti veri e propri, segnale questo di come la collezione si alimentasse ad ogni incontro, e rappresenti ora come allora, un percorso di vita, costellato di amicizie e passioni. Spettatore certo, ma anche protagonista di una grande stagione, quella romana che copre gli anni dal 1946 al 1976, corpus principale della collezione, alla quale si aggiungono come perle le preziose opere di autori stranieri.

 

La quota comprende:

Bus G.T per la durata del tour;

3 notti in hotel 4**** Ravenna ,

in trattamento di mezza pensione;

Degustazione di vino a Castrocaro;

Servizio di guida autorizzata Regione Emilia Romagna per tutto il periodo;

Accompagnatore da Roma dei Viaggi di Giorgio;

Assicurazione medico, bagaglio e annullamento .

Non comprende :

Mance da versare giorno di partenza pari a euro 6 al giorno a persona.

Ingressi;

Tassa di soggiorno da pagare in hotel 3 euro a notte.

 

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